«Bibliotime», anno V, numero 1 (marzo 2002)


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Roberta Maggi e Roberto Di Cintio

Proposta di un'interfaccia web
per la consultazione di una
Virtual Digital Library



In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva, inesorabile trasformazione delle Biblioteche che, da luogo dedicato alla raccolta, come vuole l'etimologia (biblion "libro" e theke "custodia"), sono divenute un luogo dove trovare l'accesso all'informazione: si è cioè verificato un passaggio da collezioni fisiche (possesso) a collezioni virtuali (accesso).
Il World Wide Web ha modificato le strategie con le quali le Biblioteche offrono i loro servizi: abolendo i muri fisici degli archivi di carta e concretizzando nuovi ambienti informativi nei quali il processo comunicativo evolve attraverso lo scambio di oggetti digitali [1].
Le Biblioteche pertanto, mediante il Web ed all'interno del Web, giocano un ruolo fondamentale, dapprima come fruitori nella cattura e nella selezione dell'informazione, poi come distributori nella conseguente disseminazione all'utenza locale e remota di quanto recuperato, nell'organizzazione di percorsi di indirizzo e nella produzione di prodotti informativi di eccellenza.

Se il compito del bibliotecario era un tempo quello di organizzare i suoi spazi entro mura limitate, in ordini fisici di volumi posti su scaffali, ora, in alcune realtà, tra quelle stesse mura si sono aperti degli spiragli attraverso i quali transita una parte dell'informazione. In altri contesti si intravedono dei varchi più ampi, dove flussi informativi viaggiano in ingresso ed in uscita.
Sempre più spesso le mura delle biblioteche fisiche si stanno sgretolando per lasciar spazio al movimento informativo; dunque l'organizzazione di unità fisiche tangibili si estende al di fuori, laddove l'opera del bibliotecario arriva ad organizzare documenti digitali all'interno di spazi virtuali definiti
[2].

Prende così forma la biblioteca ibrida, un concetto definito da Chris Rusbridge [3].
L'integrazione di risorse fisiche e digitali costituisce il nucleo portante della biblioteca ibrida che si caratterizza per unire:

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fig.1 Schematizzazione della Biblioteca ibrida secondo il concetto di Chris Rusbridge.

A questa tipologia, innovativa ma comunque incanalata in strutture gerarchicamente definite, si sta affiancando, almeno per le scienze biomediche, una grande biblioteca esclusivamente virtuale. Il progetto in questione ha già un nome "Public Library of Science"
[4] e prevede che ogni rivista di biomedicina depositi i suoi articoli, al più tardi dopo sei mesi dalla loro pubblicazione, in un potente ed efficiente database ad accesso completamente libero e gratuito. Un paio di autorevoli sponsor: Harold Varmus, già direttore del National Institutes of Healthes, e Pat Brown, genetista della Stanford University assicurano all'iniziativa le condizioni necessarie per un sicuro futuro successo. Certamente il progetto è visto con diffidenza da parte degli editori delle riviste biomediche, in quanto ritengono che possa costituire una seria minaccia alla solidità economica della loro attività; ma la pressione della comunità scientifica a favore della Public Library of Science è così forte che molti editori, spesso loro malgrado, hanno già annunciato di aderire allo spirito dell'iniziativa. Accade così che l'editore dei Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America rende libero e gratuito l'accesso in rete ai suoi articoli dopo un mese dalla pubblicazione, quelli del Biophysical journal e del Journal of cell biology dopo sei mesi dalla pubblicazione e quello del The Journal of neuroscience dopo un anno dalla pubblicazione, solo per citarne alcuni.

Vista la progressiva ed inesorabile trasformazione delle Biblioteche e la democratizzazione dell'informazione, per ora solo nel campo biomedicale, può il bibliotecario rimanere arroccato sulle tradizionali metodiche di gestione dell'informazione? Certamente no, deve al contrario sviluppare sistemi ed interfacce in grado di ottimizzare l'accessibilità alla fonte bibliografica sia essa localizzata in spazi fisici definiti, sia essa presente in siti più ampi e meno facilmente caratterizzabili.

Numerosi sono attualmente gli strumenti software che il bibliotecario ha a disposizione per ottemperare ai criteri sopracitati: vi sono infatti soluzioni in grado di offrire massima prestazionalità nel campo della strutturazione e compilazione di database bibliografici di riferimenti (Reference Manager, EndNote, ProCite, etc.) ed applicazioni atte alla realizzazione di OPAC ricchi di funzionalità (Basis Plus, TechLib, Isis, Aleph, FileMaker, etc.), ma spesso questi sistemi hanno difficoltà ad interagire tra loro, problema che può essere superato solo mediante la concretizzazione, non sempre banale, di interfacce software.
A questo proposito si ritiene utile riferire quanto sviluppato presso il Servizio di Documentazione Scientifica dell'Area della Ricerca di Genova.

In questa realtà, oggetto di attenzione da parte della stampa nazionale [5], nata nel 1994 a seguito dell'aggregazione di otto Istituti di ricerca del CNR, sono stati sperimentati e validati numerosi servizi informatizzati assolutamente unici per una struttura di modeste dimensioni; tra questi sono degni di nota:

Ma si ritiene doveroso anche ricordare:

La configurazione hardware attualmente impiegata per la distribuzione in Intranet/Internet dei servizi sopracitati è caratterizzata da un PC Pentium IV (1.700 Mhz, 512 Mb di RAM ed oltre 80 Gb di memoria di massa) con sistema operativo Windows NT Server 4.0, mentre le soluzioni software adottate sono rappresentate da Reference Manager 8.5 e FileMaker Pro 5.0. Tutte le interfacce Web per la consultazione dei numerosi archivi vengono realizzate con Claris Home Page 3.0.
Tra queste ultime quella che si vuole illustrare, in quanto ritenuta innovativa, riguarda la consultazione di una Digital library relativa ad oltre cento periodici nei settori delle scienze biologiche, chimiche, fisiche e matematiche.

La Digital library in questione è caratterizzata da due archivi in FileMaker: un primo archivio che caratterizza la tipologia della testata in termini di periodicità ed un secondo archivio che rappresenta il contenuto della rivista stessa.
Per ciascuna testata si compilano due archivi in FileMaker: nel primo archivio (si veda la schematizzazione in
figura 2) si ha, per ciascuna testata, una sola registrazione (1 record) a questa vengono poi associate tante registrazioni (x record) quanti sono gli anni considerati e, per ciascun anno, sono infine associate tante registrazioni (y record) quanti sono i volumi pubblicati per ciascun anno. In queste ultime registrazioni vengono ovviamente inserite inoltre le indicazioni in merito alla caratterizzazione del singolo volume, cioè la sua composizione in fascicoli.
Nel secondo archivio (illustrato in
figura 3) si hanno, per ciascuna testata e per ogni singolo fascicolo, tante registrazioni quanti sono gli articoli pubblicati in quel fascicolo. Si dà pertanto corpo ad un vero e proprio database relativo ai Table of contents della rivista in questione. La compilazione di questo secondo archivio viene automatizzata grazie alla collaborazione del già citato software Reference Manager. In pratica si tratta di catturare mediante la consultazione delle più comuni basi di dati (Current contents, Medline, Science citation index, etc.) gli indici del periodico in questione ed importare gli stessi in Reference Manager. I riferimenti bibliografici così catturati sono poi esportati in un comune file testo ed inseriti nell'archivio di FileMaker. Il flusso documentale relativo all'implementazione della base dati in Reference Manager ed alla conversione in archivio FileMaker viene riferito in figura 4.

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Fig.2 Rappresentazione dell'archivio in FileMaker relativo alla tipologia della rivista in Digital library.

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Fig.3 Rappresentazione dell'archivio in FileMaker relativo alla composizione della Digital library.

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Fig.4 Flusso documentale relativo all'implementazione degli archivi in Reference Manager e FileMaker.

Dopo la descrizione dell'ossatura portante della Digital library (i due archivi in FileMaker) passiamo all'analisi dell'interfaccia Web per la consultazione della stessa. Questa, realizzata con Claris Home Page, è graficamente caratterizzata dalla struttura in frame riportata nella seguente
figura 5.

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Fig.5 Rappresentazione dell'interfaccia Web per la consultazione della Digital library.

La rappresentazione grafica riferita in
figura 5 è la conseguenza di una tripla interrogazione dell'archivio in FileMaker descritto in figura 2, tale interrogazione restituisce di fatto una pagina dinamica che consente di visionare:

Di seguito vengono riportate, in formato PDF, le strutturazioni in HTML delle pagine dinamiche relative alla tripla interrogazione, al I, al II ed al III frame. Per la loro visualizzazione è necessario il viewer Adobe Acrobat Reader v.3.0 o successiva.

Appendice I

Appendice II

Appendice III

Appendice IV


Con l'interfaccia qui descritta il bibliotecario diviene l'unico protagonista all'interno del “sistema informativo biblioteca”: può determinare numero, natura, struttura ed interrelazioni dei database, può compilarli manualmente o mediante funzioni più o meno automatizzate di capture, può infine deciderne o meno una loro immediata pubblicazione in Web. Un ulteriore elemento di interesse è infine rappresentato dal fatto che l'applicativo proposto (FileMaker Pro) è impiegabile sia su sistemi Macintosh, sia su piattaforme Windows (9xx e/o NT); quindi in definitiva su configurazioni estremamente semplici, ma non per questo poco prestazionali. Anzi proprio questa può essere considerata la carta vincente: la configurazione hardware ed il sistema software sono direttamente gestiti dal bibliotecario evitando quindi le incomprensioni che si determinano in architetture più complesse dove entrano in gioco più persone di riferimento, quali ad esempio: il system manager ed il database administrator.

La Biblioteca in Rete si plasma così in una dimensione che la trasforma da sede di materiale fisico ad aggregazione di servizi; attraverso la Rete il Web entra nella Biblioteca, la recupera e le restituisce il suo ruolo primario di "trasferitore di conoscenza".


Roberta Maggi, Servizio di Documentazione Scientifica -
CNR Area della Ricerca di Genova, e-mail: maggi@area.ge.cnr.it

Roberto Di Cintio, Servizio di Documentazione Scientifica -
CNR Area della Ricerca di Genova, e-mail: dicintio@area.ge.cnr.it


Riferimenti bibliografici

[1] Antonella De Robbio, La biblioteca nel web, il web nella biblioteca, Bibliotime, Luglio 1999.
<
http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-ii-2/derobbio.htm>.

[2] Roberta Maggi e Roberto Di Cintio, Una proposta di library automation. Biblioteche oggi, Aprile 2000, p. 20-25.

[3] Chris Rusbridge, Toward the hybrid library. D-Lib Magazine July/August 1998.
<
http://mirrored.ukoln.ac.uk/lis-journals/dlib/dlib/dlib/july98/rusbridge/07rusbridge.html>.

[4] Pietro Greco, Informazione libera e gratuita. Sapere Giugno 2001, p. 48-49.

[5] Federica Micardi, Il Sole 24 ore Supplemento Nordovest 1 Maggio 2000, p.11.
<
http://www.ge.cnr.it/SDS/Service/SDS.PDF>.

[6] Roberta Maggi e Roberto Di Cintio, Document delivery: meglio se elettronico. Biblioteche oggi, Giugno 2001, p. 24-28.



«Bibliotime», anno V, numero 1 (marzo 2002)


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