«Bibliotime», anno V, numero 1 (marzo 2002)
Proposta di un'interfaccia web
per la consultazione di una Virtual Digital
Library
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una
progressiva, inesorabile trasformazione delle Biblioteche che, da
luogo dedicato alla raccolta, come vuole l'etimologia (biblion
"libro" e theke "custodia"), sono divenute un luogo dove trovare
l'accesso all'informazione: si è cioè
verificato un passaggio da collezioni fisiche (possesso) a collezioni
virtuali (accesso).
Il World Wide Web ha modificato le strategie con le quali le
Biblioteche offrono i loro servizi: abolendo i muri fisici degli
archivi di carta e concretizzando nuovi ambienti informativi nei
quali il processo comunicativo evolve attraverso lo scambio di
oggetti digitali [1].
Le Biblioteche pertanto, mediante il Web ed all'interno del Web,
giocano un ruolo fondamentale, dapprima come fruitori nella
cattura e nella selezione dell'informazione, poi come
distributori nella conseguente disseminazione all'utenza
locale e remota di quanto recuperato, nell'organizzazione di percorsi
di indirizzo e nella produzione di prodotti informativi di
eccellenza.
Se il compito del bibliotecario era un tempo
quello di organizzare i suoi spazi entro mura limitate, in ordini
fisici di volumi posti su scaffali, ora, in alcune realtà, tra
quelle stesse mura si sono aperti degli spiragli attraverso i quali
transita una parte dell'informazione. In altri contesti si
intravedono dei varchi più ampi, dove flussi informativi
viaggiano in ingresso ed in uscita.
Sempre più spesso le mura delle biblioteche fisiche si stanno
sgretolando per lasciar spazio al movimento informativo; dunque
l'organizzazione di unità fisiche tangibili si estende al di
fuori, laddove l'opera del bibliotecario arriva ad organizzare
documenti digitali all'interno di spazi virtuali definiti
[2].
Prende così forma la biblioteca ibrida,
un concetto definito da Chris Rusbridge [3].
L'integrazione di risorse fisiche e digitali costituisce il nucleo
portante della biblioteca ibrida che si caratterizza per
unire:
fig.1
Schematizzazione della Biblioteca ibrida secondo il
concetto di Chris Rusbridge.
A questa tipologia, innovativa ma comunque incanalata in strutture
gerarchicamente definite, si sta affiancando, almeno per le scienze
biomediche, una grande biblioteca esclusivamente virtuale. Il
progetto in questione ha già un nome "Public Library of
Science" [4]
e prevede che ogni rivista di biomedicina depositi i suoi articoli,
al più tardi dopo sei mesi dalla loro pubblicazione, in un
potente ed efficiente database ad accesso completamente libero e
gratuito. Un paio di autorevoli sponsor: Harold Varmus, già
direttore del National Institutes of Healthes, e Pat Brown, genetista
della Stanford University assicurano all'iniziativa le
condizioni necessarie per un sicuro futuro successo. Certamente il
progetto è visto con diffidenza da parte degli editori delle
riviste biomediche, in quanto ritengono che possa costituire una
seria minaccia alla solidità economica della loro
attività; ma la pressione della comunità scientifica a
favore della Public Library of Science è così
forte che molti editori, spesso loro malgrado, hanno già
annunciato di aderire allo spirito dell'iniziativa. Accade
così che l'editore dei Proceedings
of the National Academy of Sciences of the United States of
America rende libero e gratuito
l'accesso in rete ai suoi articoli dopo un mese dalla
pubblicazione, quelli del Biophysical
journal e del Journal
of cell biology dopo sei mesi dalla
pubblicazione e quello del The
Journal of neuroscience dopo un
anno dalla pubblicazione, solo per citarne alcuni.
Vista la progressiva ed inesorabile trasformazione delle Biblioteche e la democratizzazione dell'informazione, per ora solo nel campo biomedicale, può il bibliotecario rimanere arroccato sulle tradizionali metodiche di gestione dell'informazione? Certamente no, deve al contrario sviluppare sistemi ed interfacce in grado di ottimizzare l'accessibilità alla fonte bibliografica sia essa localizzata in spazi fisici definiti, sia essa presente in siti più ampi e meno facilmente caratterizzabili.
Numerosi sono attualmente gli strumenti
software che il bibliotecario ha a disposizione per
ottemperare ai criteri sopracitati: vi sono infatti soluzioni in
grado di offrire massima prestazionalità nel campo della
strutturazione e compilazione di database bibliografici di
riferimenti (Reference Manager, EndNote, ProCite, etc.) ed
applicazioni atte alla realizzazione di OPAC ricchi di
funzionalità (Basis Plus, TechLib, Isis, Aleph, FileMaker,
etc.), ma spesso questi sistemi hanno difficoltà ad interagire
tra loro, problema che può essere superato solo mediante la
concretizzazione, non sempre banale, di interfacce software.
A questo proposito si ritiene utile riferire quanto sviluppato presso
il Servizio di Documentazione Scientifica dell'Area della
Ricerca di Genova.
In questa realtà, oggetto di attenzione da parte della stampa nazionale [5], nata nel 1994 a seguito dell'aggregazione di otto Istituti di ricerca del CNR, sono stati sperimentati e validati numerosi servizi informatizzati assolutamente unici per una struttura di modeste dimensioni; tra questi sono degni di nota:
Ma si ritiene doveroso anche ricordare:
La configurazione hardware attualmente
impiegata per la distribuzione in Intranet/Internet dei servizi
sopracitati è caratterizzata da un PC Pentium IV (1.700 Mhz,
512 Mb di RAM ed oltre 80 Gb di memoria di massa) con sistema
operativo Windows NT Server 4.0, mentre le soluzioni software
adottate sono rappresentate da Reference
Manager 8.5 e FileMaker
Pro 5.0. Tutte le interfacce Web per la
consultazione dei numerosi archivi vengono realizzate con
Claris
Home Page 3.0.
Tra queste ultime quella che si vuole illustrare, in quanto ritenuta
innovativa, riguarda la consultazione di una Digital library
relativa ad oltre cento periodici nei settori delle scienze
biologiche, chimiche, fisiche e matematiche.
La Digital library in questione è
caratterizzata da due archivi in FileMaker: un primo archivio che
caratterizza la tipologia della testata in termini di
periodicità ed un secondo archivio che rappresenta il
contenuto della rivista stessa.
Per ciascuna testata si compilano due archivi in FileMaker: nel primo
archivio (si veda la schematizzazione in figura
2) si ha, per ciascuna testata, una
sola registrazione (1 record) a questa vengono poi associate tante
registrazioni (x record) quanti sono gli anni considerati e, per
ciascun anno, sono infine associate tante registrazioni (y record)
quanti sono i volumi pubblicati per ciascun anno. In queste ultime
registrazioni vengono ovviamente inserite inoltre le indicazioni in
merito alla caratterizzazione del singolo volume, cioè la sua
composizione in fascicoli.
Nel secondo archivio (illustrato in figura
3) si hanno, per ciascuna testata e per
ogni singolo fascicolo, tante registrazioni quanti sono gli articoli
pubblicati in quel fascicolo. Si dà pertanto corpo ad un vero
e proprio database relativo ai Table of contents della rivista
in questione. La compilazione di questo secondo archivio viene
automatizzata grazie alla collaborazione del già citato
software Reference Manager. In pratica si tratta di catturare
mediante la consultazione delle più comuni basi di dati
(Current contents, Medline, Science citation index, etc.) gli indici
del periodico in questione ed importare gli stessi in Reference
Manager. I riferimenti bibliografici così catturati sono poi
esportati in un comune file testo ed inseriti nell'archivio di
FileMaker. Il flusso documentale relativo all'implementazione della
base dati in Reference Manager ed alla conversione in archivio
FileMaker viene riferito in figura
4.
Fig.2
Rappresentazione dell'archivio in FileMaker relativo
alla tipologia della rivista in Digital library.
Fig.3
Rappresentazione dell'archivio in FileMaker relativo
alla composizione della Digital library.
Fig.4 Flusso
documentale relativo all'implementazione degli archivi in
Reference Manager e FileMaker.
Dopo la descrizione dell'ossatura portante della Digital
library (i due archivi in FileMaker) passiamo all'analisi
dell'interfaccia Web per la consultazione della stessa. Questa,
realizzata con Claris Home Page, è graficamente caratterizzata
dalla struttura in frame riportata nella seguente figura
5.
Fig.5
Rappresentazione dell'interfaccia Web per la
consultazione della Digital library.
La rappresentazione grafica riferita in figura
5 è la conseguenza di una tripla
interrogazione dell'archivio in FileMaker descritto in
figura
2, tale interrogazione restituisce di
fatto una pagina dinamica che consente di visionare:
Di seguito vengono riportate, in formato PDF, le strutturazioni in HTML delle pagine dinamiche relative alla tripla interrogazione, al I, al II ed al III frame. Per la loro visualizzazione è necessario il viewer Adobe Acrobat Reader v.3.0 o successiva.
Con l'interfaccia qui descritta il
bibliotecario diviene l'unico protagonista all'interno del
sistema informativo biblioteca: può determinare
numero, natura, struttura ed interrelazioni dei database, può
compilarli manualmente o mediante funzioni più o meno
automatizzate di capture, può infine deciderne o meno
una loro immediata pubblicazione in Web. Un ulteriore elemento di
interesse è infine rappresentato dal fatto che l'applicativo
proposto (FileMaker Pro) è impiegabile sia su sistemi
Macintosh, sia su piattaforme Windows (9xx e/o NT); quindi in
definitiva su configurazioni estremamente semplici, ma non per questo
poco prestazionali. Anzi proprio questa può essere considerata
la carta vincente: la configurazione hardware ed il sistema
software sono direttamente gestiti dal bibliotecario evitando
quindi le incomprensioni che si determinano in architetture
più complesse dove entrano in gioco più persone di
riferimento, quali ad esempio: il system manager ed il
database administrator.
La Biblioteca in Rete si plasma così in una dimensione che la trasforma da sede di materiale fisico ad aggregazione di servizi; attraverso la Rete il Web entra nella Biblioteca, la recupera e le restituisce il suo ruolo primario di "trasferitore di conoscenza".
Roberta Maggi, Servizio di Documentazione Scientifica -
CNR Area della Ricerca di Genova, e-mail: maggi@area.ge.cnr.it
Roberto Di Cintio, Servizio di Documentazione Scientifica -
CNR Area della Ricerca di Genova, e-mail: dicintio@area.ge.cnr.it
Riferimenti bibliografici
[1] Antonella De Robbio,
La biblioteca nel web, il web nella biblioteca, Bibliotime,
Luglio 1999.
<http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-ii-2/derobbio.htm>.
[2] Roberta Maggi e Roberto Di Cintio, Una proposta di library automation. Biblioteche oggi, Aprile 2000, p. 20-25.
[3] Chris Rusbridge,
Toward the hybrid library. D-Lib Magazine July/August
1998.
<http://mirrored.ukoln.ac.uk/lis-journals/dlib/dlib/dlib/july98/rusbridge/07rusbridge.html>.
[4] Pietro Greco, Informazione libera e gratuita. Sapere Giugno 2001, p. 48-49.
[5] Federica Micardi,
Il Sole 24 ore Supplemento Nordovest 1 Maggio 2000, p.11.
<http://www.ge.cnr.it/SDS/Service/SDS.PDF>.
[6] Roberta Maggi e Roberto Di Cintio, Document delivery: meglio se elettronico. Biblioteche oggi, Giugno 2001, p. 24-28.
«Bibliotime», anno V, numero 1 (marzo 2002)