«Bibliotime», anno IV, numero 2 (luglio 2001)
La raccolta locale in ambiente digitale [*]
La documentazione locale in ambiente digitale sembra starci come in un paradosso. Paradossi e contraddizioni apparenti sono peraltro un vecchio vizio della raccolta locale, generale e speciale insieme, scrigno dell'erudizione per alcuni, chiosco dell'informazione di comunità o di cultura popolare e antagonista, alternativa per altri.
Nella visione più accreditata dal luogo comune, quella che fa capo alla fortunata espressione di Mike J. Petty ("the resources of nostalgia", cfr. The resources of nostalgia: local studies library, in "Library review", 28, 1979), una risorsa definita addirittura "primordiale" (ad litteram e senza offesa) della biblioteca pubblica, la raccolta locale appunto, troverà naturale l'habitat digitale quando un vecchio signore in tight e monocolo, cresciuto a Monteverdi e buone maniere, si troverà a suo agio in un rave party o in una discoteca tecno.
Per anni questo si è pensato. Fino ai primi anni Novanta gli stessi studiosi inglesi e americani, maestri della biblioteconomia degli studi locali lamentavano, con senso di impotenza e rassegnazione, la mancata iscrizione della raccolta locale alla corsa all'oro informatico, elettronico, telematico (Mike Seton. Information technology. In: Local studies collections. A manual. Volume 2. Ed. by M. Dewe. Aldershot, Gower, 1990).
Dopo alcuni anni di disorientamento delle biblioteche e degli studiosi di fronte ad un possibile oscuramento dell'importanza degli studi e delle raccolte locale in ambiente digitale, sembra all'improvviso prodursi un effetto paradosso: qualcuno "scopre" e teorizza in termini ideologici che la globalizzazione può esaltare il locale e che questo, naturalmente, non può non avere delle ricadute sulle biblioteche.
La raccolta locale nasce multimediale: Nichols ha sostenuto, e forse storicamente dimostrato, che quella locale è stata la prima raccolta multimediale della biblioteca, davvero ante litteram, cioè prima ancora che il termine fosse coniato; nell'ambito dell'intero patrimonio della biblioteca di riferimento, è stata sempre la più coinvolta nella documentazione e nella conservazione di tutte le tipologie di documento (Harold Nichols. Local studis librarianship. London, Bingley, 1979).
La natura stessa del materiale della raccolta locale (immagini, manifesti, cartoline, materiale cartografico, musica) si presta particolarmente ad essere valorizzata in un ambiente, quello digitale, nel quale la gestione contestuale di dati e informazioni iconografiche e testuali può essere enfatizzata e raggiungere potenzialità inconsuete.
La scoperta di questa opportunità rischia di affollare i siti di materiali e informazioni presentate con modalità di puro trasferimento tra supporti, senza troppa attenzione alle nuove modalità di comunicazione e produzione di informazione e soprattutto senza valorizzare le aggiunte di valore in servizio rese possibili dagli ambienti digitali.
Tutto questo mentre grandissimo è l'impegno di amministrazioni, associazioni, gruppi nella sperimentazione di nuove modalità di comunicazione e di proposta di accesso all'informazione in rete.
Una tendenza che, in molti ambiti, ha già ampiamente bypassato la produzione di documentazione cartacea troppo costosa, poco aggiornabile o semplicemente non più adatta all'informazione di nuova generazione. E' il caso di molta documentazione istituzionale (piani, progetti, risultati di analisi e rilievi) offerta subito in rete ben confezionata per il downloading, e che non sarà disponibile in formato a stampa.
E' il caso ancora del materiale cartografico per il quale si manifesta un interesse sempre più vasto, come testimoniato dalla produzione e dalla presenza di questi materiali ormai in ogni libreria, ma da cui le biblioteche e le raccolte locali, si sono tenute ben lontane.
Eppure nel corso degli ultimi dieci anni, una vera rivoluzione ha radicalmente trasformato la produzione di cartografia, cambiando radicalmente la fisionomia delle raccolte di materiale cartografico e la natura stessa del reference geografico.
A riprova di questa difficoltà ad assumere ed integrare tutte le fonti di documentazione nella raccolta locale digitale, basti pensare ai Sistemi Informativi Territoriali, potenti fonti di informazione multidisciplinare di interesse locale e alle nuove tecnologie GIS (Geographic Information Systems) ampiamente diffuse nella pubblica amministrazione, in grado di gestire informazioni di ogni tipo sul territorio legandole a basi dati topografiche.
Fare reference in ambiente digitale per la raccolta locale vuol dire allora, per esempio, collegare alla raccolta locale e fra di loro i soggetti, tradizionali e istituzionali, spontanei e non integrati, protagonisti della vita e della cultura locale, dalle società storiche ai gruppi ambientalisti di territorio, alle pubbliche amministrazioni impegnate in molti settori di grande rilievo locale (l'ambiente, i servizi culturali e sociali, i beni artistici e paesaggistici) nella produzione e normalizzazione di database di cui non vuole essere più il solo utente, rendendone possibile l'accesso ad un pubblico più vasto.
Ma vuol dire anche riconoscere le potenzialità di servizi del tutto inediti che si stanno affermando sulla piazza dell'informazione digitale.
In questo ambito, c'è, ad esempio, anche la necessità di affrontare e approfondire il tema dell'informazione digitale grigia, dell'informazione non organizzata in portali istituzionali, difficile da trovare ma spesso espressione di movimenti, pulsioni, gruppi di grande rilievo locale: pagine di piccole associazioni, di istituti scolastici, di operatori culturali indipendenti.
E' facile e naturale legare a questo il tema della conservazione, in ambiente digitale, della documentazione. Se nulla è chiaro sul backup delle ricorsive versioni dei siti istituzionali, figuriamoci il destino dei siti, per intenderci, minori. Un tema, quello della conservazione digitale, che, se non affrontato per tempo, rischia di compromettere quella continuità tra passato, presente e futuro, tra convenzionale e non convenzionale, tra fonti minori e fonti di rango, che viene assegnato alle raccolte locali come requisito essenziale per la documentazione locale e la ricerca storica.
Al rischio di ridurre la raccolta locale in ambiente digitale al semplice trasferimento tra supporti si può ovviare, oltre e più che sull'offerta di documentazione diretta, solo puntando sull'offerta di servizi informativi integrati.
Possono essere portati esempi ed esperienze probatorie in gran numero, molto più di quanti si sia portati a pensare o a dedurre da una navigazione distratta fra i siti delle biblioteche pubbliche italiane e straniere, di associazioni di cooperazione bibliotecaria, ecc.
Ci limitiamo a indicarne solo alcuni.
L'annosa questione "autori locali" (chi sono? stanno nella raccolta locale o nella raccolta generale? Tutti o solo quelli pertinenti per connessione locale?) cessa di tormentare i bibliotecari addetti, di annoiare gli altri e di confondere gli utenti. Come? Con un servizio come quello offerto dalla sezione St.Louis Missouri Authors – <http://slpl.lib.mo.us/libsrc/authors.htm> - del sito della biblioteca: una lista di nomi di autori linkati non solo con il catalogo delle opere disponibili in biblioteca, ma anche con tutto ciò, siti internet, società letterarie, generi, stampatori ed editori, librerie, appuntamenti, eventi, convegni e incontri con l'autore (anche retrospettivi fino a risalire al 1900) che li riguardano;
L'ingresso in ambiente digitale della raccolta locale pretende una più attenta valutazione delle competenze professionali del local studies librarian, al quale certamente nessun codice deontologico potrà inibire di essere, se vuole, l'erudito di bianciardiana memoria (Luciano Bianciardi. Il lavoro culturale. Milano, Feltrinelli, 1957), ma al quale andrà in ogni caso certamente richiesta una franca dimestichezza con le nuove tecnologie e con le tecniche di reference remoto, oltre che di cordiale colloquio ad personam con il docente universitario e i suoi laureandi, con il pensionato in vena di nostalgie e con lo storico locale "tout court".
Fabrizia Benedetti, Biblioteca Sala Borsa - Bologna, e-mail: Fabrizia.Benedetti@comune.bologna.it
Rino Pensato - Bologna, e-mail: cristobal@libero.it
«Bibliotime», anno IV, numero 2 (luglio 2001)