"Bibliotime", anno IV, numero 2 (luglio 2001)
Problemi e prospettive della biblioteconomia in Italia [*]
Una prima questione riguarda i mezzi finanziari da mettere a disposizione delle biblioteche. Casamassima e Cerulli si dichiarano soddisfatti, felicemente sorpresi, di un finanziamento appena ottenuto e finalmente sufficiente ad avviare una "difficile e complessa opera di restituzione e di rinnovamento" delle due biblioteche centrali [2]. Subito dopo, però, esprimono il dubbio che la prosecuzione di questo impegno possa non essere sorretta da risorse altrettanto adeguate. C'è insomma un clima di incertezza al riguardo, tale da non consentire "quella programmazione e quella pianificazione ad ampio respiro che è indispensabile per una vera, profonda trasformazione, ristrutturazione dei due maggiori istituti bibliografici italiani" [3]. E commentano: "Il finanziamento per le biblioteche [...] non può essere precario, seppure a volte abbondante; deve bensì essere certo, costante, prevedibile; deve commisurarsi alle reali, constatate esigenze delle biblioteche, ai loro piani di rinnovamento e sviluppo" [4]. Di pari passo con la certezza delle risorse viaggia poi la necessità di assicurare almeno alle biblioteche maggiori "forme di amministrazione autonoma" [5]. Casamassima, in modo particolare, tornerà altre volte su questi concetti, a profilare gli orizzonti della programmazione, del cambiamento, anche della valutazione, come costitutivi della prassi biblioteconomica e del rapporto tra organizzazione bibliotecaria e amministrazioni di riferimento [6]. In nessun momento della sua vicenda intellettuale e professionale di bibliotecario [7] queste idee risulteranno derubricate a mera routine amministrativa, a parenti povere di altri luoghi ed espressioni della professione: la consapevolezza gestionale, qui nella forma di rapporto mezzi-fini, caratterizza la professione bibliotecaria ed è parte preminente del suo corredo culturale. Per inciso: non mi pare faccia velo a questa verità il sospetto, pure fondato, di una sovrapposizione del retroterra politico-ideologico di Casamassima alla specificità e "purezza" biblioteconomica del suo pensiero. Se così è stato (e il discorso vale anche per altre questioni cui accennerò di qui a poco), il connubio non ha penalizzato più di tanto la valenza e l'efficacia delle sue posizioni.
In un altro punto del loro intervento Casamassima e Cerulli toccano il problema del livello scientifico e professionale del personale bibliotecario, problema che viene interpretato sotto diverse angolazioni: la qualità della formazione, le procedure di reclutamento, la necessità di promuovere adeguate forme di specializzazione. All'interno delle ipotesi di lavoro che i due direttori delineano, vi sono almeno tre spunti di interesse e valore non solo storico: l'insistenza sulla necessità di una più stretta cooperazione tra università e biblioteche, tra luoghi della ricerca e della formazione e luoghi dell'esercizio professionale (un'altra costante in Casamassima); l'importanza formativa del tirocinio; il pericolo rappresentato dalla routine burocratica e dalla resistenza al cambiamento presente tra i vertici direzionali delle biblioteche. Quest'ultimo punto è sostenuto da considerazioni di straordinaria intelligenza organizzativa e in anticipo rispetto a esiti recentissimi della riflessione biblioteconomica non solo italiana, riflessione poi aiutata da un esplicito rinvio a suggestioni e stimoli segnatamente provenienti dalla sociologia delle organizzazioni. Scrivono Casamassima e Cerulli: "La direzione accentrata, fondata in definitiva sull'autoritarismo, e il tipo di collaborazione, diciamo così, verticale, che ne è la diretta conseguenza, non rispondono più alle complesse articolate funzioni, soprattutto scientifiche e tecniche, di una grande biblioteca moderna, che esigono molte e distinte competenze. La collaborazione tecnica dei colleghi non è mancata; se fosse altrimenti le biblioteche sarebbero naufragate da tempo. Ma qui s'intende parlare di collaborazione direzionale e decisionale, che è altra cosa e che è reale, creativa soltanto se si accompagna a precise, dirette responsabilità scientifiche e amministrative" [8]. Nella letteratura biblioteconomica italiana del trentennio successivo non si troverà nulla su questo argomento che possa reggere il confronto con la lungimiranza, la precisione e la forza sintetica di queste parole. Vi è nettissima la percezione della crisi irreversibile di un modello organizzativo fondato sulla gerarchizzazione dei rapporti di lavoro, sull'accentramento della decisione, sulla separazione tra istanza decisionale e livello esecutivo, un modello che le biblioteche hanno mutuato dagli apparati amministrativi e che più latamente caratterizza la storia della società industriale, da Taylor in poi. Condivisione delle decisioni, riduzione dei livelli gerarchici, responsabilizzazione, libertà creativa - le linee di riforma organizzativa invocate da Casamassima e Cerulli – occupano solo da pochi anni, e non senza impacci - l'agenda concettuale della biblioteconomia e quella strategica delle biblioteche. Una domanda, ancora di sfuggita e a margine: non si possono leggere anche sotto questa luce - che rimanda a un'idea fortemente innovativa, e una volta di più consapevole, della leadership e del lavoro di squadra in biblioteca - le discusse misure di disarticolazione delle gerarchie adottate in Nazionale da Casamassima nei giorni dell'alluvione [9]? Misure da stato d'eccezione, certo, e senz'altro condizionate nel loro radicalismo, estremo e imbarazzante, da esperienze e modelli di matrice politica, della militanza partigiana, e dal proverbiale fastidio ideologico di Casamassima per la burocrazia, ma misure interessanti come precoce tentativo di sperimentare coraggiosamente forme organizzative del tutto nuove, perché centrate sul principio della delega e del trasferimento di potere, piuttosto che su quello tradizionale dell'autorità formale e del comando [10]: oggi tutto questo, cambiato ciò che va cambiato, si chiama "valorizzazione delle risorse umane".
Prima di lasciare il contributo di Casamassima e Cerulli, non mi sento di rinunciare alla tentazione di elencare, nulla di più, almeno altre quattro sue idee forza: la proposta di riforma del deposito obbligatorio degli stampati; il richiamo all'opportunità di proseguire sulla strada del catalogo collettivo nazionale e insieme alla necessità di allestire cataloghi collettivi su base regionale, finalizzati al coordinamento del prestito interbibliotecario; infine, la doppia intuizione sul coordinamento possibile dei servizi di informazione bibliografica da un lato e degli acquisti dall'altro. E' innegabile che sui diversi tavoli della nostra politica bibliotecaria, della nostra progettualità biblioteconomica e delle pratiche di servizio delle nostre biblioteche vi siano ancora tutte, ma proprio tutte, quelle sollecitazioni.
L'altro aspetto che mi preme evidenziare, in questa parte del mio intervento, attiene alla cultura e alle tecniche della misurazione e valutazione delle attività e dei servizi bibliotecari. Colgo qui un altro esempio di osmosi riuscita tra biblioteconomia "pensata" e biblioteconomia "praticata": nell'arco di un decennio, i principii culturali e i criteri metodologici di fondo della valutazione - prima filtrati dalla letteratura scientifico-professionale anglosassone, poi anche autonomamente ridefiniti - sono diventati patrimonio comune di tante biblioteche italiane, grandi e piccole, grazie anche alla pubblicazione e diffusione di alcuni, utilissimi manuali d'uso, tra l'altro appositamente concepiti per i diversi contesti di servizio. Le esperienze sul campo hanno contribuito all'arricchimento del bagaglio professionale dei bibliotecari italiani e al miglior funzionamento delle strutture, fornendo anche decisivi elementi di riscontro per l'affinamento delle stesse tecniche e degli strumenti utilizzati [20]. Riassumerei così i punti fermi della nostra esperienza in materia di valutazione:
In un quadro di ricerche e di iniziative che si va consolidando, le prospettive potrebbero interessare almeno tre settori d'intervento: una più articolata e sofisticata attività di valutazione dei servizi ad accesso remoto; la valutazione dei servizi a carattere cooperativo; infine, la valutazione di alcuni fattori intangibili, legati alla soggettività, come le competenze professionali interne, espresse o potenziali, la qualità della formazione, il contributo dei soggetti esterni alle decisioni e allo sviluppo dei servizi.
Sul versante gestionale tiene banco il tema dei periodici elettronici e in generale delle risorse informative a pagamento: se ne valutano i vantaggi e gli svantaggi, l'impatto sulle forme della comunicazione scientifica, sul mercato editoriale, sul diritto d'autore, la rispondenza ai bisogni degli utenti, le modalità di accesso, i costi, il rapporto con le collezioni cartacee esistenti [31]. Contestualmente al dibattito, crescono di numero le biblioteche italiane, soprattutto accademiche, che mettono a disposizione dei loro utenti accessi selezionati, spesso guidati, alle riviste elettroniche. Inoltre, si sta facendo opportunamente strada la realizzazione di modelli consortili di acquisizione, nel tentativo di contenere la spesa e garantirsi condizioni contrattuali e di fruizione più favorevoli [32].
Giunti sin qui, conviene però ampliare il nostro campo di osservazione. Non sfuggono, infatti, al dibattito in corso i rischi e le opportunità connessi alla presenza delle biblioteche nel Web, all'attivazione cioè di servizi bibliotecari disponibili in rete. Forse se ne possono richiamare velocemente tre elementi di raccordo: le caratteristiche e le funzioni dei siti bibliotecari; il ruolo giocato dagli OPAC; l'evoluzione dei servizi di reference e di fornitura dei documenti. Non è pensabile concentrare nel breve spazio di una relazione gli approfondimenti che ciascuno di essi merita. Tuttavia, c'è qualcosa di molto sentito, che tocca contemporaneamente tutti questi punti: parlo della cosiddetta "disintermediazione", che è il nome dato al fenomeno della tendenziale emancipazione dell'utente dalla necessità di rivolgersi al bibliotecario per accedere alle risorse informazionali remote, grazie ai servizi, ai motori di ricerca e alle interfacce Web [33]. Il fenomeno si colloca al crocevia di molte realtà (tra ricerca universitaria e comunicazione scientifica, tra tempo libero e tempo di lavoro, tra lavoro e formazione permanente, etc.). Nella comunità professionale la percezione del problema ha assunto aspetti di seria preoccupazione, anche "drammatici": ci si è insomma interrogati sul presente e sul futuro di una professione che si sospetta in declino. Naturalmente – e direi per fortuna - non è stata sottovalutata nemmeno l'altra faccia della medaglia, quella su cui si possono leggere i limiti (di inefficacia, di ridondanza, di costo), che molto spesso accompagnano la navigazione, la ricerca, la frequentazione di banche dati e ipertesti eseguite autonomamente. In realtà, come ogni crisi, anche questa contiene eccellenti opportunità di crescita. Strapparsi i capelli è inutile: occorre invece analizzare bisogni, motivazioni e comportamenti degli utenti, per riformulare i processi della mediazione, e dunque introdurre elementi di dinamicità, di personalizzazione, di reciprocità, di nuovo e apprezzabile valore nella costruzione di architetture e mappe segnaletiche per la ricerca e nell'offerta dei servizi bibliotecari. L'impegno è notevole. Si tratta di focalizzare l'attenzione sui processi di servizio, concepire anche la biblioteca, ibrida o digitale che sia, come un'organizzazione che opera in funzione di determinati utenti e che ha a disposizione strumenti inediti e straordinari per analizzarne i bisogni, per soddisfarli, e ancora di più: per giocare d'anticipo sulle aspettative degli utenti, elaborando tempestivamente servizi e prodotti informativi originali, a valore aggiunto, come si dice. Focalizzare l'attenzione su ciò che fa valore per l'utente significa misurarsi con un'esperienza complessa del servizio bibliotecario, che va molto al di là della percezione legata alla presenza e alla potenzialità delle nuove tecnologie. I lavori sono comunque in corso. Passando in rassegna la nostra letteratura professionale, si possono catturare alcuni concetti-guida:
Giovanni Di Domenico - Università di Urbino, e-mail: giodidomenico@libero.it
Note
[1] Emanuele Casamassima, Emidio Cerulli, Aspetti, strutture, strumenti del sistema bibliotecario italiano, "Accademie e biblioteche d'Italia" 37, 1969, n. 3, p. 181-188. La relazione Accardo figura nel numero precedente della stessa rivista (p. 88-99) con il titolo Accademie e biblioteche per la diffusione della cultura.
[2] Ivi, p. 182.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Ivi, p. 185.
[6] Si veda, per esempio, Emanuele Casamassima, [Intervento], in Per Emanuele Casamassima, Firenze, Provincia di Firenze, 1971, p. 43-54.
[7] Per una densa e meditata ricostruzione del pensiero e dell'opera di Casamassima, v. Piero Innocenti, Pretesti della memoria per Emanuele Casamassima. Studi sulle biblioteche e politica delle biblioteche in Italia nel secondo dopoguerra, "La specola", 1991, p. 149-263.
[8] Emanuele Casamassima, Emidio Cerulli, op. cit., p. 184.
[9] Ne riferisce Piero Innocenti nel contributo citato (p. 217-218), richiamando alcune commenti di Francesco Barberi, che risalgono al 1966/67 e che si trovano nelle sue Schede di un bibliotecario (1933-1975), pref. di Diego Maltese, Roma, Associazione italiana biblioteche, 1984, p. 215-217.
[10] Cfr., a tal proposito, Giancarlo Savino, Ricordo di Emanuele Casamassima, "Medioevo e Rinascimento" 3, 1989, p. x: "Nel suo ideale di biblioteca si erano compendiate la conservazione non inerte (cioè attiva nella sollecitudine della tutela e nell'intrepidezza dello studio) di un patrimonio e la gestione non autoritaria, anzi collettiva fino all'estremo possibile, tuttavia competente e produttiva, di un servizio. Utopia fu il luogo dove raccolse tutte le sue delusioni nella valigia con cui partì senza salutare per la nuova destinazione accademica".
[11] Cfr. Michele Santoro, Biblioteconomie, "Bibliotime" 3, 2000, n. 2, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-3/editoria.htm> (queste e le altre pagine Web citate nelle seguenti note sono state consultate l'ultima volta in data 26 febbraio 2001).
[12] Cfr. Michael Buckland, Library services in theory and context, 2nd. ed., 1999, <http://sunsite.berkeley.edu/Literature/Library/Services/index.html>.
[13] Cfr. Mario Piantoni, "Library and information science" e "Biblioteconomia", "Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari", 1990, p. 9-19, in part. p. 9-10.
[14] Resta intatta, su questo punto, la lezione di Alfredo Serrai. V., almeno, In difesa della biblioteconomia. Indagine sulla identità, le competenze e le aspirazioni di una disciplina in cerca di palingenesi, prem. di Luigi Tassinari, Firenze, Giunta regionale toscana; La nuova Italia, 1981.
[15] Mi corre però l'obbligo di richiamare alcuni passaggi importanti. Il primo, ormai lontano, è il volume di Marco Cupellaro, la biblioteca vende. Costi e tariffe dei servizi bibliotecari, Milano, Editrice Bibliografica, 1987, che al dibattito professionale ha offerto spunti particolarmente originali sulla gestione dei servizi di biblioteca in chiave di marketing. Il secondo è il libro di Ferruccio Diozzi, Il management della biblioteca. Gli obiettivi nella prospettiva del cambiamento, Milano, Editrice Bibliografica, 1990, primo lavoro organico espressamente dedicato agli aspetti organizzativi del lavoro di biblioteca. Il terzo è l'articolo che ha di fatto introdotto la cultura della qualità totale nella letteratura biblioteconomica italiana: Alberto Petrucciani, Igino Poggiali, La qualità totale in biblioteca, "Bollettino AIB" 32, 1992, n. 1, p. 7-20. Il quarto è il volume di Giovanni Solimine, Introduzione allo studio della biblioteconomia. Riflessioni e documenti, Manziana (Roma), Vecchiarelli, 1995, opera di sintesi e di proposta di un percorso scientifico particolarmente innovativo e attento al rapporto tra biblioteconomia e cultura manageriale (di Solimine è inoltre da leggere almeno Le raccolte delle biblioteche. Progetto e gestione, Milano, Editrice Bibliografica, 1999). Il quinto passaggio è rappresentato dagli studi di Paolo Traniello sul quadro istituzionale e normativo nel quale operano le biblioteche italiane, v. in particolare Legislazione delle biblioteche in Italia, Roma, Carocci, 1999. Il sesto è rappresentato dal convegno "La qualità nel sistema biblioteca" (Milano, Palazzo delle Stelline, 9-10 marzo 2000), utile per mettere a confronto gli sviluppi più recenti in materia di management bibliotecario (La qualità nel sistema biblioteca: innovazione tecnologica, nuovi criteri di gestione e nuovi standard di servizio, a cura di Ornella Foglieni, Milano, Editrice Bibliografica, 2001). La settima citazione è per il manuale dell'Associazione italiana biblioteche, Linee guida per la redazione delle carte dei servizi delle biblioteche pubbliche, a c. della Commissione nazionale Biblioteche pubbliche (Elena Boretti, Alida Emma, Giovanni Galli, Sandro Ghiani, Giorgio Lotto, Paolo Repetto), Roma, AIB, 2000, espressione di una concreta traccia di lavoro per la definizione di standard qualitativi e quantitativi di servizio (ma come testimonianza/riflessione sulla ricerca della qualità, questa volta in una grande biblioteca, va segnalata anche la relazione di Alessandro Sardelli, Certificare la biblioteca: tra ISO 9000 e sistema qualità, presentata al citato convegno su "La qualità nel sistema biblioteca). Mi permetto, infine, di rinviare anche a Giovanni Di Domenico, Michele Rosco, Comunicazione e marketing della biblioteca. La prospettiva del cambiamento per la gestione efficace dei servizi, Milano, Editrice Bibliografica, 1998. Per una repertoriazione completa della letteratura biblioteconomica italiana degli ultimi anni, v. la base dati su cd-rom "BIB. Bibliografia italiana delle biblioteche, del libro e dell'informazione", a c. di Alberto Petrucciani e Giulia Visintin, n. 4 (1980-1999), Roma, AIB, 2001. Per il periodo successivo è da consultare la rubrica "Letteratura professionale italiana", a c. di Giulia Visintin, ospitata dalla rivista "Bollettino AIB". Per una panoramica degli studi di biblioteconomia in Italia negli anni Ottanta/Novanta, v. Gianna Del Bono, La biblioteconomia in Italia alle soglie degli anni ‘90, "L'informazione bibliografica" 15, 1989, n. 3, p. 505-512 e Id., Le biblioteche in Italia: interventi, dibattiti, prospettive, "L'informazione bibliografica" 18, 1992, n. 3, p. 439-445. Rassegna di riferimento per gli anni successivi è quella di Giovanni Solimine, Studi italiani di biblioteconomia 1992-1995, "Accademie e biblioteche d'Italia" 64, 1996, n. 2, p. 59-72.
[16] Tra i primi contributi è senz'altro da ricordare Paolo Traniello, La biblioteca tra istituzione e sistema comunicativo, Milano, Editrice Bibliografica, 1986. V. anche Giambattista Tirelli, Il "sistema" biblioteca, Milano, Editrice Bibliografica, 1990. Infine, v. Giovanni Solimine, Introduzione..., cit., p. 195-209.
[17] Scontato il riferimento a Karl Weick, Senso e significato nell'organizzazione, Milano, Cortina, 1997, tit. orig.: Sensemaking in organizations, 1995.
[18] Cfr. Paolo Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea, Bologna, Il mulino, 1997, p. 359-361.
[19] Ho svolto, a tal proposito, alcune considerazioni in La biblioteca apprende. Qualità organizzativa e qualità di servizio nella società cognitiva, relazione presentata al convegno "La qualità…", cit., in La qualità nel sistema biblioteca, cit., p. 32-48.
[20] Tra numerosi lavori, citerei in questa sede: Associazione italiana biblioteche, Quanto valgono le biblioteche pubbliche? Analisi della struttura e dei servizi delle biblioteche di base in Italia. Rapporto finale della ricerca "Efficienza e qualità dei servizi nelle biblioteche di base", condotta dalla Commissione nazionale AIB "Biblioteche pubbliche" e dal Gruppo di lavoro "Gestione e valutazione", coordinamento del Gruppo e direzione della ricerca: Giovanni Solimine; gruppo di lavoro: Sergio Conti, Dario D'Alessandro, Raffaele De Magistris, Pasquale Mascia, Vincenzo Santoro, Roma, AIB, 1994; Giovanni Solimine, Paul G. Weston, Caterina Fasella, Criteri di valutazione dei sistemi di automazione per biblioteca, Firenze, IFNIA, 1994; Associazione italiana biblioteche, Biblioteche e servizi: misurazioni e valutazioni. Atti del XL Congresso nazionale dell'Associazione biblioteche, Roma, 26-28 ottobre 1994, progetto scientifico di Giovanni Solimine, redazione a c. di Maria Teresa Natale, Roma, AIB, 1995; Giovanni Solimine, Problemi di misurazione e valutazione dell'attività bibliotecaria: dall'analisi di sistema agli indicatori di qualità, in Il linguaggio della biblioteca. Scritti in onore di Diego Maltese, a c. di Mauro Guerrini, Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p. 118-151; Elisabetta Pilia, La misurazione dei servizi delle biblioteche delle università, "Bollettino AIB" 37, 1997, n. 3, p. 281-326; Anna Galluzzi, La valutazione delle biblioteche pubbliche. Dati e metodologie delle indagini in Italia, Firenze Olschki, 1999; International Federation of Library Associations and Institutions, Linee guida per la valutazione delle biblioteche universitarie. Edizione italiana di Measuring quality, a c. della Commissione nazionale Università ricerca dell'Associazione italiana biblioteche (Mariella Fazio, Gabriele Mazzitelli, Sonia Minetto, Biagio Paradiso, Simonetta Pasqualis, Vanna Pistotti, Serafina Spinelli), Roma, AIB, 1999; Associazione italiana biblioteche, Linee guida per la valutazione delle biblioteche pubbliche italiane. Misure, indicatori, valori di riferimento, a c. del Gruppo di lavoro "Gestione e valutazione" (Sergio Conti, Raffaele De Magistris, Pasquale Mascia, Margherita Rubino, Vincenzo Santoro; coordinatore: Giovanni Solimine), Roma, AIB, 2000; Mauro Guerrini, Il catalogo di qualità: dieci criteri di analisi qualitativa, in La qualità nel sistema biblioteca, cit., p. 145-166. Da consultare anche le pagine Web <http://www.murst.it/osservatorio/ricbibl.htm>, con la documentazione relativa alla "Rilevazione sulle biblioteche delle università italiane". L'indagine è stata condotta dal Gruppo di ricerca su misurazione e valutazione delle biblioteche universitarie, istituito dall'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario del MURST. Alla rassegna aggiungo infine due miei lavori, scusandomi ancora per l'autocitazione: Progettare la user satisfaction. Come la biblioteca efficace gestisce gli aspetti immateriali del servizio, "Biblioteche oggi" 14, 1996, n. 9, p. 52-65 (ripubblicato con modifiche in Giovanni Di Domenico, Michele Rosco, op. cit., p. 95-126); La dimensione provinciale della cooperazione, relazione presentata al convegno "La biblioteca provinciale. L'utente e i servizi" (Pescara, 28-29 settembre 2000). Gli atti del convegno sono in corso di pubblicazione.
[21] Per rendersene conto, basta scorrere le ultime annate delle riviste professionali più diffuse (in particolare: "Biblioteche oggi", "Bollettino AIB", "Bibliotime", <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/>) o dare un'occhiata ad alcuni siti di natura professionale ("AIB Web", <http://www.aib.it>, "ESB forum", <http://www.burioni.it/forum/>). Qui mi limito a richiamare alcuni volumi di riferimento generale e di ottima fattura: Carla Basili, Corrado Pettenati, La biblioteca virtuale. L'accesso alle risorse in rete, Milano, Editrice Bibliografica, 1994; Riccardo Ridi, Internet in biblioteca, Milano, Editrice Bibliografica,1996; Il futuro è arrivato troppo presto? Internet, biblioteche ed accesso alle risorse informative. Atti del convegno di studi, Cagliari, 14-15 novembre 1996, a c. di Pasquale Mascia e Beniamino Orrù, Roma, AIB, 1997; Carla Basili, la biblioteca in rete. Strategie e servizi nella società dell'informazione, Milano, Editrice Bibliografica, 1998; Bibliotecario nel 2000. Come cambia la professione nell'era digitale, atti del convegno (Milano, 12-13 marzo 1998), Milano, Editrice Bibliografica, 1999; La biblioteca amichevole. Nuove tecnologie per un servizio orientato all'utente, atti del convegno (Milano, 11-12 marzo 1999), a c. di Ornella Foglieni, Milano, Editrice Bibliografica, 2000; Valentina Comba, Comunicare nell'era digitale, Milano, Editrice Bibliografica, 2000; Alberto Salarelli, Anna Maria Tammaro, La biblioteca digitale, Milano, Editrice Bibliografica, 2000.
[22] V. Luigi Crocetti, Bibliothecarius technologicus, in Bibliotecario nel 2000..., cit., p. 19-27.
[23] V., al riguardo, le autorevoli chiose di Luigi Balsamo nella nota introduttiva al citato volume di Salarelli-Tammaro.
[24] Sulle definizioni, cfr. Giovanni Solimine, Le raccolte..., cit., p. 141-146; Carla Leonardi, I servizi di informazione al pubblico. Il rapporto con l'utente in una biblioteca amichevole, Milano, Editrice Bibliografica, 2000, p. 170-174 e Alberto Salarelli, Anna Maria Tammaro, op. cit., p. 105-109; sulla biblioteca multimediale, v. Biblioteca e nuovi linguaggi. Come cambiano i servizi bibliotecari nella prospettiva multimediale, atti del convegno (Milano, 13-14 marzo 1997), a c. di Ornella Foglieni, Milano, Editrice Bibliografica, 1998; sulla biblioteca ibrida, v. gli interventi al convegno "Strumenti e strategie per la costruzione della biblioteca ibrida" (Firenze, 14 febbraio 2001), alcuni dei quali disponibili in "ESB forum", cit.
[25] Tre esempi: Enrico Seta, Digitalizzazione e linguaggi di marcatura, "Bollettino AIB" 39, 1999, n. 1-2, p. 63-77; Gloria Cirocchi, Conservazione di risorse digitali: quali sfide?, "Bollettino AIB" 39, 1999, n. 3, p. 289-300; Michele Santoro, Dall'analogico al digitale: la conservazione dei supporti non cartacei, "Biblioteche oggi" 19, 2001, n. 2, p. 88-100.
[26] Sull'argomento v. i tre articoli pubblicati in "Bollettino AIB" 40, 2000, n. 2: Giliola Barbero, Stefania Smaldone, Il linguaggio SGML/XML e la descrizione di manoscritti, p. 159-178; Giovanna Granata, XML e formati bibliografici, p. 181-191; Santo Motta, Giuseppe Orsino, XML su tecnologia MOM: un nuovo approccio per i software delle biblioteche, p. 195-203.
[27] Sulla questione è intervenuto spesso Riccardo Ridi. V., per esempio, Dal canone alla rete. Il ruolo del bibliotecario nell'organizzazione del sapere digitale, in Bibliotecario nel 2000…, cit., p. 62-76.
[28] V. Antonio Scolari, UNIMARC, Roma, AIB, 2000.
[29] V. Riccardo Ridi, Metadata e metatag: l'indicizzatore a metà strada fra l'autore e il lettore, relazione presentata al convegno "The digital library challanges and solutions for the new millenium" (Bologna, June 17-18 1999) e disponibile alle pagine <http://www.aib.it/aib/commiss/cnur/dltridi.htm>; Metadati, informazione di qualità e conservazione delle risorse digitali, di Gloria Cirocchi, Simona Gatta, Lucia Panciera, Enrico Seta, "Bollettino AIB" 40, 2000, n. 3, p. 309-327.
[30] V. Antonio Scolari, World Wide Web e Z39.50: standard per la ricerca a confronto, "Bollettino AIB" 36, 1996, n. 4, p. 397-409.
[31] V. Antonella De Robbio, I periodici elettronici in Internet. Stato dell'arte e prospettive di sviluppo, "Biblioteche oggi" 16, 1998, n. 7, p. 40-56; Id., Evoluzione e rivoluzione dei periodici elettronici, relazione presentata al convegno "I periodici elettronici: nuova frontiera o terra promessa?" (Bologna, 28 febbraio 2000), ora in "Bibliotime" 3, 2000, n. 1, http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-1/derobbio.htm; Id., I periodici elettronici e la persistenza della memoria cartacea: un problema di definizioni, "Bibliotime" 3, 2000, n. 2, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-2/derobbio.htm>.
[32] V. Copyright elettronico e licenze digitali: dov'è l'inganno? Atti del convegno internazionale, Roma, 5-6 novembre 1998, Roma, ICCU; AIB, 2000. Da consultare anche il sito INFER (Italian National Forum on Electronic Information Resources) all'indirizzo <http://www.uniroma1.it/infer/<.
[33] V. i seguenti due contributi in La biblioteca amichevole..., cit.: Dolve Bolzoni, Michele Santoro, Le affinità elettive: modelli di comunicazione fra bibliotecario e utente nella prospettiva digitale, p. 131-144, e Gabriele Gatti, La sindrome AA.VV.: utenti finali tra disintermediazione tecnologica e trappole bibliografiche, p. 159-194.
[34] Sui criteri di valutazione del Web bibliotecario rimando a Riccardo Ridi, La qualità del web della biblioteca come equilibrio tra forze centrifughe e forze centripete. Alcuni requisiti fondamentali, in La qualità nel sistema biblioteca, cit., p. 194-215; Id., Il web bibliotecario come incunabolo digitale, relazione presentata al convegno "Riforma universitaria e rivoluzione dei media: una sfida per le biblioteche universitarie" (Bolzano, 28-29 settembre 2000), disponibile alle pagine <http://www.unibz.it/libraryconference/pdfrel_ridi.pdf>. Sull'impiego del Web a fini gestionali, v. Maria Stella Rasetti, L'odalisca sul risciò. L'uso del sito web come strumento di management per valutare e dirigere i processi organizzativi in biblioteca, "Biblioteche oggi" 18, 2000, n. 9, p. 8-20.
[35] V. Fabio Metitieri, Riccardo Ridi, Ricerche bibliografiche in Internet. Strumenti e strategie di ricerca, OPAC e biblioteche virtuali, Milano, Apogeo, 1998 e Antonio Scolari, Efficacia vs facilità? Linee di evoluzione degli OPAC, in La biblioteca amichevole…, cit., p. 145-158.
[36] V. Carla Leonardi, op. cit.; Anna Maria Tammaro, Apprendere ad apprendere: la ricerca fai-da-te, in La biblioteca amichevole, cit., p. 109-120; Valentina Comba, op. cit. V. infine gli Atti del convegno Il servizio di reference nell'era digitale, Bologna, 30 novembre-1 dicembre 2000 (1. parte), in "Bibliotime", 4, 2001, 1, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iv-1/index.html>.
[37] Da menzionare sono almeno: il lavoro del GRIS-Gruppo di ricerca sull'indicizzazione per soggetto dell'Associazione italiana biblioteche: Guida all'indicizzazione per soggetto, Roma, AIB, 1996; un ottimo manuale: Carlo Revelli, Il catalogo, Milano, Editrice Bibliografica, 1996; gli interventi italiani al seminario "La catalogazione verso il futuro: normative, accessi costi" (Roma, 13 marzo 1998), pubblicati con una nota di Isa De Pinedo (La catalogazione verso il futuro, p. 135-137) e l'autorevole relazione di Michael Gorman (Il futuro della catalogazione nell'era elettronica, p. 138-147) sul "Bollettino AIB" 38, 1998, n. 2: Diego Maltese, I principi rivisitati, p. 150-158 e Alberto Petrucciani, Problemi di impostazione di un codice di catalogazione, p. 160-165. Gli atti del convegno sono stati poi pubblicati dall'ICCU (Roma, 1998); gli studi di Mauro Guerrini sulla catalogazione, v. in particolare: Riflessioni su principi, standard, regole e applicazioni. Saggi di storia, teoria e tecnica della catalogazione, present. di Attilio Mauro Caproni, Udine, Forum, 1999; il tempestivo dibattito sui Functional requirements for bibliographic records dell'IFLA (v. gli atti del Seminario FRBR. Functional requirements for bibliographic records. Requisiti funzionali per record bibliografici. Firenze, 27-28 gennaio 2000, a c. di Mauro Guerrini, Roma, AIB, 2000); l'attesissima edizione italiana della ventunesima edizione della Classificazione decimale Dewey , condotta dal Gruppo di lavoro della Bibliografia nazionale italiana con la consulenza di Luigi Crocetti e pubblicata in 4 volumi dall'Associazione italiana biblioteche (Roma, 2000).
[38] Il mio tentativo di definizione, dei cui limiti conservo ovviamente per intero la responsabilità, contiene grandi debiti nei confronti di almeno tre autori. Mi riferisco ad Alfredo Serrai, per ciò che concerne il nesso conoscenza/tecnica (v. Guida alla biblioteconomia, Firenze, Sansoni, 1981, p. 7), ad Alberto Petrucciani, circa il carattere applicativo della disciplina e circa il suo oggetto (v. L'uso dei cataloghi di biblioteca. Per una valutazione dei servizi bibliotecari, Padova, CLEUP, 1984, p. 5) e a Giovanni Solimine, soprattutto in riferimento alla sottolineatura degli aspetti organizzativi e gestionali della biblioteconomia e al rapporto tra competenze biblioteconomiche e professione bibliotecaria (v. Introduzione..., cit., p. 50).
La relazione non ambisce a proporsi come rassegna esauriente e ragionata degli studi italiani di biblioteconomia: troppo ampia, per le modeste forze dell'autore, sarebbe la griglia di connessioni disciplinari e di vocazioni scientifiche da esaminare (mi riferisco, per fare solo tre esempi, al rapporto con la bibliografia, alla storia della disciplina, alla storia delle biblioteche). Essa è inoltre sostanzialmente priva di un'adeguata disamina, anche quantitativa, della produzione riflettente singole esperienze di biblioteca e, con poche eccezioni, degli studi di impianto marcatamente tecnico-settoriale. Il tentativo, in forma di semplici appunti e con una certa libertà di orientamento anche quanto a copertura cronologica, è invece quello di annotare pochi snodi significativi di dibattito intorno alla trasformazione scientifico-professionale, senz'altro in cammino nel nostro paese, di quello che credo possiamo ancora denominare, e senza imbarazzi di sorta, "bibliotecariato".
«Bibliotime», anno IV, numero 2 (luglio 2001)