«Bibliotime», anno II, numero 2 (luglio 1999)
Linee guida per la valutazione delle biblioteche universitarie, Roma, AIB, 1999
International Federation of Library Associations and Institutions, Associazione Italiana Biblioteche, Linee guida per la valutazione delle biblioteche universitarie: edizione italiana di Measuring quality, a cura della Commissione nazionale Università ricerca. Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1999. ISBN 9788878120471, L. 30.000.
Edizione italiana di:
IFLA Section of University Libraries & other General Research Libraries, Measuring Quality. International Guidelines for Performance Measurement in Academic Libraries, [edited by] Roswitha Poll and Peter te Boekhorst, in collaboration with Ramon Abad Hiraldo, Aase Lindahl, Rolf Schuursma, Gwenda Thomas and John Willemse. Munchen, New providence, Paris, K.J. Saur, 1996 (IFLA Publication, 76). ISBN 3-598-21800-1.
Concludendo la recensione all'edizione originale del manualetto IFLA (comparsa sul "Bollettino AIB", 37 (1997), 3, p. 360-363) auspicavo una pronta traduzione italiana che stimolasse, all'interno del nostro contesto biblioteconomico universitario, l'adozione di metodi di lavoro e di procedure di misurazione ispirate a criteri standardizzati di gestione efficace. La recente pubblicazione dell'edizione italiana, curata dalla Commissione nazionale Università e ricerca dell'AIB, non solo traduce in realtà quanto auspicato, ma lo fa anche in maniera autorevole. Il risultato si configura come un prodotto collettivo omogeneo, la cui realizzazione va, però, ascritta al merito dei singoli: Mariella Fazio, Sonia Minetto, Biagio Paradiso, Simonetta Pasqualis, Vanna Pistotti, Serafina Spinelli e il coordinatore della Commissione, Gabriele Mazzitelli.
Mi soffermo solo brevemente sui contenuti del manuale e sul suo significato. Si tratta di una selezione di 17 indicatori, considerati essenziali nella valutazione dei servizi delle biblioteche universitarie, per ognuno dei quali vengono fornite le seguenti informazioni, definizione, obiettivi, metodo di calcolo, interpretazione dei dati e possibili correttivi, riferimenti bibliografici. L'introduzione permette di contestualizzare l'uso degli indicatori all'interno della gestione manageriale di una biblioteca e del processo di misurazione delle prestazioni; il glossario in 5 lingue consente di chiarirsi il significato di alcuni concetti e di individuare le corrispondenze esistenti a livello tecnico tra contesti biblioteconomici diversi. Per una descrizione più ampia e più approfondita dei contenuti rimando alla recensione prima ricordata. Mi preme piuttosto sottolineare alcune scelte di fondo dei curatori di questa edizione italiana. Intanto il titolo: l'espressione Measuring Quality non si può certo considerare una scelta felice dei curatori dell'edizione originale, in quanto ambigua e fuorviante, benché sicuramente attraente. La decisione di ispirarsi al sottotitolo, che invece focalizza l'attenzione del lettore sull'attività oggetto di analisi (Valutazione, nell'edizione italiana, Performance Measurement in quella IFLA), sulla tipologia di biblioteche oggetto dell'applicazione (rispettivamente, Biblioteche universitarie e Academic Libraries), e sul taglio dello studio (rispettivamente, Linee guida e Guidelines), è non solo condivisibile, ma anche dimostrazione di chiarezza d'intenti. Altrettanto condivisibile è la scelta di non pubblicare la vasta bibliografia presente nell'originale (conservando però i riferimenti bibliografici ai singoli indicatori), bensì di proporre una selezione aggiornata dei contributi italiani sull'argomento. Anche la traduzione del glossario costituisce, quantomeno a livello di principio, una proposta significativa, in quanto attesta e nello stesso tempo dichiara l'affacciarsi di una terminologia italiana nel settore. A questo proposito, può essere utile soffermarsi a riflettere sul cammino compiuto negli ultimi dieci anni in questa direzione: la crescente attività di misurazione e valutazione condotta prima nelle biblioteche pubbliche italiane, poi anche nelle altre tipologie di biblioteche, e l'opera di sensibilizzazione verso queste tematiche, suscitata dal dibattito e dai sempre più numerosi interventi nell'ambito della letteratura professionale, hanno avuto il merito di proporre e diffondere una terminologia italiana di settore. Così, pur continuando ad essere per tanti versi debitori del mondo angloamericano, è evidente un cambio di atteggiamento, da ricettivo a propositivo. Il volume rappresenta perfettamente questo passaggio, in quanto testimonia l'impegno dei curatori in due principali direzioni: la traduzione di vocaboli inglesi finora importati nel linguaggio tecnico italiano nella loro versione originale e la preferenza accordata, in presenza di soluzioni alternative proposte dalla lingua inglese, a termini ormai metabolizzati dalla biblioteconomia italiana. Qualche esempio renderà più chiaro questo concetto: in presenza di termini come benchmarking, unobtrusive tests, reference, browsing, facilities si sarebbe tentati di utilizzarli esattamente come sono; probabilmente si tratterebbe della scelta meno rischiosa, in quanto caratterizzata da un significato univoco. Pur non condividendo alcune delle traduzioni proposte e soprattutto l'utilizzo di varianti di traduzione, considero apprezzabile e importante questo sforzo, perché in grado di innescare il dibattito da cui scaturisce quel linguaggio tecnico condiviso a cui la biblioteconomia italiana dovrebbe tendere. Certo, l'uso di un'espressione come Osservazione discreta per Unobtrusive test, per quanto buona, non rende la complessità delle sfumature che sono proprie del termine inglese, nel quale c'è non solo il concetto di discrezione, ma anche l'idea di una rilevazione effettuata in condizioni di normalità, stante l'inconsapevolezza dei soggetti il cui comportamento si intende osservare. Viceversa, l'utilizzo di un'unica espressione, quale ad esempio Utenti istituzionali in luogo di diverse locuzioni inglesi quali Primary user group, Potential users etc. dimostra da un lato la crescente autonomia della letteratura professionale italiana del settore dall'altro la maturità dei curatori nel far proprie le relative tendenze e acquisizioni. Lo stesso discorso si potrebbe ripetere per espressioni come utenti reali o transazioni d'uso. Complessivamente, la resa italiana è accurata e precisa; al di là di qualche scelta, che può essere ascritta a questioni di gusto e stile soggettivi, vorrei fare solo qualche piccola notazione, che è più proposta di riflessione che vero e proprio dubbio. Nel paragrafo Rapporto costi/efficacia, a p. 49, il concetto di FTE (Full time equivalent) è reso con "equivalenti di lavoratori a tempo pieno" e così motivato: "in modo da eliminare il problema di effettuare calcoli su impieghi a tempo pieno e impieghi part-time". La lettura del brano inglese, che riferisce il concetto di FTE alla comunità di riferimento di una biblioteca universitaria, ci fa pensare che gli autori utilizzino il termine in senso ampio, cioè non solo riferito ai 'lavoratori' e agli 'impieghi' ma a tutti i possibili componenti della popolazione universitaria, quindi studenti, docenti, bibliotecari etc. Basta scorrere qualcuna delle raccolte di dati statistici prodotte dagli inglesi o dagli americani per rendersi conto che gli indicatori rapportati agli FTE, possono essere riferiti ai lavoratori o agli studenti. In Italia il concetto di studente equivalente (SE) e di docente equivalente (DE) sono stati utilizzati dall'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario del MURST per finalità diverse da quelle di cui qui si tratta, ma rappresentano il corrispettivo italiano più vicino, almeno a livello di principio, ai modelli angloamericani. Non so se i curatori delle Linee guida avessero già fatto queste considerazioni e se si tratti quindi solo di un problema terminologico; avrebbe comunque giovato esplicitare tale concetto. Sempre per motivi di chiarezza nei confronti di chi non è addentro a tali questioni, muoverei un appunto alla traduzione della definizione dell'indicatore di Disponibilità: "Si definisce come la quantità di materiale richiesto dall'utente che può essere usato in biblioteca […] o dato subito in prestito". Le pagine successive chiariscono pienamente il concetto, ma ad una prima lettura non emerge chiaramente il vero nodo dell'indicatore che consiste nell'immediata possibilità per l'utente di prendere in consultazione o in prestito il documento cercato.
A livello di contenuti, concordo pienamente con i curatori circa le dichiarazioni contenute nella Premessa all'edizione italiana, che contribuiscono a inquadrare l'attività di misurazione e valutazione nella giusta ottica: "Il nostro intento è quello di offrire ai bibliotecari italiani uno strumento di lavoro che possa servire innanzitutto come modello, come punto di riferimento, ma che possa anche vedere, con gli opportuni adeguamenti, applicazioni pratiche in un numero sempre maggiore di biblioteche" (p. 8). E ancora: "[…] sarebbe un grave errore considerare l'attività di misurazione come una forma di controllo del lavoro del bibliotecario. È fondamentale che l'attenzione venga subito correttamente focalizzata sulle esigenze dell'utenza: in questo ambito tutto ciò che è finalizzato al miglioramento delle prestazioni della biblioteca deve essere inteso come uno stimolo a inserire il lavoro del bibliotecario in un contesto sociale più ampio, ad amplificare l'importanza e la rilevanza, la "visibilità esterna", in un mondo che ha sempre più bisogno di un'informazione disponibile in tempi rapidi e sicuri." (p. 9). Credo che, al di là di una immediata applicazione degli indicatori descritti in questo manualetto nelle procedure di misurazione e valutazione delle biblioteche universitarie italiane, che potrà scaturire solo da una graduale appropriazione della metodologia, sia fondamentale il contributo alla diffusione e all'assimilazione di concetti a livello prima teorico, poi pratico. Ad esempio, la distinzione tra prestazione, compito istituzionale e scopi di una biblioteca, l'idea di biblioteca come sistema organizzato in flussi di attività, il principio del coinvolgimento di utenti e bibliotecari nella gestione dell'attività di misurazione, l'abbandono di qualunque utilizzazione della valutazione in funzione accademica e di controllo, la chiarezza delle finalità qualitative, la centralità di procedure e strutture organizzative sottoutilizzate dalle biblioteche italiane come lo scarto, la segnaletica, l'attività di istruzione degli utenti e gli scaffali aperti. Anche quello che oggi sembrerà alla maggior parte dei bibliotecari universitari italiani inapplicabile nelle loro biblioteche potrebbe diventare in futuro pratica diffusa o argomento di dibattito dal quale scaturiscano contenuti e metodi di misurazione più appropriati alla realtà italiana. Per tale motivo, ci si augura che questo strumento venga usato su vasta scala e così, attraverso l'uso, migliorato e reso più rispondente alle esigenze del nostro contesto biblioteconomico universitario.
Anna Galluzzi, e-mail: anna.galluzzi@murst.it
«Bibliotime», anno II, numero 2 (luglio 1999)