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Per la gratuità del prestito in biblioteca.
La posizione dell'AIB

Roma, 7 luglio 2005

Il procedimento di infrazione

Prima fase: l'avvio del procedimento

Il 16 gennaio 2004, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro alcuni paesi dell'Unione, tra cui l'Italia, per il mancato o erroneo recepimento della direttiva 92/100/CE del 19 novembre 1992, "concernente il diritto di noleggio, il diritto di prestito e taluni diritti connessi al diritto d'autore in materia di proprietà intellettuale".

La direttiva (art. 1) attribuisce all'autore o ai suoi aventi causa il diritto esclusivo di autorizzare o proibire il prestito o il noleggio di un'opera, ma prevede (art. 5) un regime di deroghe a favore di istituzioni pubbliche.

Art. 5   Deroghe al diritto esclusivo di prestito da parte di istituzioni pubbliche

1.   Gli Stati membri possono derogare al diritto esclusivo previsto all'articolo 1 per il prestito da parte di istituzioni pubbliche, a condizione che almeno gli autori ricevano una remunerazione per tale prestito. Gli Stati membri hanno la facoltà di stabilire tale remunerazione tenendo conto dei loro obiettivi di promozione culturale.

2.   Qualora gli Stati membri non applichino il diritto esclusivo di prestito di cui all'articolo 1 per quanto riguarda i fonogrammi, le pellicole ed i programmi per elaboratore, essi introducono, almeno per quanto riguarda gli autori, una remunerazione.

3.   Gli Stati membri possono esonerare alcune categorie di istituzioni dal pagamento della remunerazione di cui ai paragrafi 1 e 2.

4.   La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, elabora anteriormente al 1o luglio 1997 una relazione sui prestiti di opere da parte di istituzioni pubbliche nella Comunità. Essa trasmette detta relazione al Parlamento europeo ed al Consiglio.

Come si vede, i primi due comma dell'art. 5 trasformano il diritto esclusivo dell'autore in diritto a una remunerazione, mentre il terzo comma prevede la possibilità di totale esonero per alcune categorie di istituzioni dall'obbligo di pagamento.

L'Italia ha recepito la direttiva con D.Lgs. 16 novembre 1994 n. 685, prevedendo l'esonero totale a favore delle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici:

Art. 69 Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio

1.   Il prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale, non è soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del relativo diritto, al quale non è dovuta alcuna remunerazione e ha ad oggetto esclusivamente:

a)   gli esemplari a stampa delle opere, eccettuati gli spartiti e le partiture musicali;

b)   i fonogrammi e i videogrammi contenenti opere cinematografiche o audiovisive o sequenze d'immagini in movimento, siano essere sonore o meno, decorsi almeno diciotto mesi dal primo atto di esercizio del diritto di distribuzione, ovvero, non essendo stato esercitato il diritto di distribuzione, decorsi almeno ventiquattro mesi dalla realizzazione delle dette opere e sequenze di immagini.

2.   Per i servizi delle biblioteche, discoteche e cineteche dello Stato e degli enti pubblici è consentita la riproduzione, senza alcun vantaggio economico o commerciale diretto o indiretto, in un unico esemplare, dei fonogrammi e dei videogrammi contenenti opere cinematografiche o audiovisive o sequenze di immagini in movimento, siano esse sonore o meno, esistenti presso le medesime biblioteche, cineteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici

Seconda fase: il parere motivato

Nel luglio 2004, quale secondo atto del procedimento di infrazione, la Commissione Europea ha inviato all'Italia un parere motivato secondo cui non è accettabile il regime di esonero totale per tutte le biblioteche pubbliche e le discoteche di stato dal pagamento della remunerazione agli autori. Contestazioni di simile tenore simili vengono fatte anche ad altri paesi membri (Spagna, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Francia).

La procedura di infrazione prevede il deferimento alla Corte di Giustizia entro due mesi dal parere motivato, se non intervengono nel frattempo fatti nuovi. Mentre per Spagna, Portogallo e Irlanda il deferimento è avvenuto a dicembre 2004, Italia e Lussemburgo hanno ottenuto una proroga per aver annunciato di voler ottemperare con provvedimenti normativi ad hoc.

Terza fase: il deferimento alla Corte di Giustizia

Il 21 marzo 2005, constatata la mancata adozione di tali provvedimenti, la Commissione Europea ha deferito anche Italia e Lussemburgo alla Corte di Giustizia.

Le reazioni

Fin da gennaio 2004 la notizia del procedimento d'infrazione ha suscitato sconcerto e mobilitazione tra i bibliotecari dei paesi coinvolti (per l'Italia, cfr. <http://www.nopago.org>). Sono state organizzate molte manifestazioni e forme di coordinamento internazionale del movimento contro l'introduzione di un ticket sul prestito. Sono state raccolte decine di migliaia di firme a sostegno della campagna, a cui hanno aderito, tra gli altri, autori, politici e anche alcuni esponenti del mondo dell'editoria.

Non poche amministrazioni comunali e provinciali hanno denunciato ufficialmente l'insostenibilità economica e di principio dell'eventuale introduzione di un ticket sul prestito a carico delle biblioteche o degli utenti.

La questione è stata oggetto di numerose iniziative parlamentari (interrogazioni, risoluzioni, atti ispettivi), che vedono schierati per la gratuità del prestito nelle biblioteche pubbliche esponenti di diverse forze politiche, dai DS alla Lega.

Inizialmente, il Governo aveva istituito due "tavoli" di confronto tra i rappresentanti delle istituzioni coinvolte dal provvedimento e i rappresentanti delle associazioni di autori ed editori, uno presso il ministero delle Politiche comunitarie, l'altro presso il ministero per i Beni ambientali e culturali. A quest'ultimo partecipava anche l'AIB.

Tutti i partecipanti sembravano condividere l'obiettivo di non far gravare il ticket sulle biblioteche e sugli utenti, tuttavia le associazioni di autori ed editori premevano (e premono) per il riconoscimento in ogni caso di un "equo compenso" per il prestito in biblioteca. La crisi e il successivo rimpasto di governo da un lato, e il deferimento alla Corte di Giustizia dall'altro hanno segnato l'arresto dell'esperienza dei "tavoli". La materia resta affidata all'Esecutivo, ma è anche oggetto di un progetto di legge presentato dal senatore diessino Passigli. Finora erano state prospettate varie ipotesi:

È evidente che le ipotesi più pericolose sono quelle che pongono il pagamento a carico degli utenti, delle biblioteche o delle loro amministrazioni di riferimento. Se si entrasse nell'ottica del pagamento necessario per sottrarsi alle eventuali sanzioni della Corte di Giustizia (si parla di circa 300 000 euro per ogni giorno di violazione), le ipotesi di finanziamento basate su voci di spesa già esistenti, o al massimo quella basata sul contributo statale - regionale, tenendo indenni gli utenti, le biblioteche e le loro amministrazioni maggiori, potrebbero anche apparire come il minore dei mali.

L'obiezione fondamentale che è stata avanzata da più parti a qualunque forma di pagamento aggiuntivo è che, in realtà, il diritto d'autore è già ampiamente remunerato dalle biblioteche italiane e dalle amministrazioni alle quali afferiscono.

L'intera normativa europea sul copyright si basa sull'assunto che il diritto d'autore, come il diritto di proprietà, è un cardine delle economie nazionali ed è condizione della libertà di espressione e dello sviluppo sociale e civile. Si ritiene che il suo potenziamento possa favorire la crescita del mercato editoriale, salvaguardando l'occupazione e garantendo nuovi posti di lavoro, nonché la promozione culturale.

Ora, se tali sono gli obiettivi espressamente dichiarati- sostegno al mercato editoriale e promozione culturale-, non è affatto dimostrato che la loro realizzazione dipenda dal pagamento del prestito, o che tutti i paesi membri debbano realizzarli con le stesse modalità.

Se è vero che in paesi come l'Inghilterra, la Germania e la Danimarca il pagamento del prestito (effettuato su fondi governativi) è un'importante misura a sostegno dell'editoria nazionale, è anche vero che quei paesi investono sulle biblioteche pubbliche, economicamente e politicamente, molto più di quanto si faccia altrove. Sono paesi in cui è forte la consapevolezza che le biblioteche sono servizi essenziali per i cittadini, e un importante fattore di crescita sociale e culturale della comunità.

In paesi come il nostro la situazione è molto diversa. I finanziamenti alle biblioteche sono tradizionalmente esigui e negli ultimi anni soggetti a progressiva riduzione: porre a carico delle biblioteche o delle loro amministrazioni di riferimento, in modo diretto o indiretto, una ulteriore voce di spesa significherebbe in molti casi determinarne, se non la chiusura, certamente una notevole riduzione nell'entità degli acquisti librari e dei servizi erogati. In questo modo, si indebolirebbe un servizio essenziale per i cittadini e si determinerebbe un calo nelle vendite di libri.

Oltre agli acquisti, i servizi a valore aggiunto garantiti dalle biblioteche (organizzazione delle raccolte, catalogazione, reference, percorsi di lettura, attività di promozione culturale) prolungano notevolmente la vita commerciale dei prodotti editoriali e, come è stato dimostrato dagli economisti, favorendo la crescita del pubblico dei lettori, ne ampliano la domanda potenziale: la riduzione o la scomparsa di tali attività avrebbe negative ripercussioni per gli autori e per gli editori.

Esiste poi tutta una serie di normative e provvedimenti, nazionali e locali, che vanno dagli incentivi fiscali a finanziamenti diretti alle attività editoriali, o di promozione di prodotti librari. A livello locale, molte regioni, province e comuni stanziano annualmente cospicui fondi per l'organizzazione di iniziative di promozione della lettura, di eventi, fiere, presentazioni di volumi.

L'editoria viene inoltre sostenuta dagli enti pubblici quando stipulano contratti di edizione per le loro pubblicazioni che prevedono la cessione all'editore di tutti i diritti di sfruttamento economico, e in questi casi il rischio d'impresa è azzerato perché le stesse amministrazioni s'impegnano ad acquistare centinaia di copie.

A ciò si aggiungano i cospicui compensi forfetari che, in base alla L. 18 agosto 2000 n. 248, vengono corrisposti dalle biblioteche o dai rispettivi enti di riferimento per i diritti di riproduzione (e anche l'utilità e l'applicazione di questa normativa richiederanno una valutazione seria e scevra da pregiudizi).

Ci si chiede, quindi, quante volte il diritto d'autore debba essere remunerato.

Altra importante considerazione riguarda l'oggetto della remunerazione.

Molti prestiti riguardano libri fuori commercio o difficili da reperire. Una stima di di alcuni anni fa rivelava che solo il 2 % della produzione libraria mondiale è ancora in commercio dopo settant'anni dalla morte dell'autore (com'è noto, il diritto di sfruttamento economico delle opere è stato prolungato a settant'anni dalla morte dell'autore, prima negli USA dal Sonny Bono Copyright Term Extension Act del 1998, poi anche in Europa dalla direttiva 2001/29/CE sull'armonizzazione dei termini di protezione del diritto d'autore), mentre la stragrande maggioranza di quanto viene pubblicato è destinato a scomparire dal mercato in tempi assai più brevi.

Inoltre, una percentuale cospicua di prestiti in biblioteca è composta da libri scritti da autori che pubblicano a spese proprie o dell'ente di appartenenza e il cui unico interesse è alla massima diffusione dell'opera.

Infine, un aspetto da tener presente è che una parte degli utenti del prestito in biblioteca sono essi stessi autori e l'uso che fanno dei libri non potrebbe che inquadrarsi in quella condizione, altrove definita fair use, di mutuo e gratuito scambio delle idee finalizzato al progresso scientifico e culturale collettivo.

La posizione dell'AIB

Premessa

Dalle politiche del copyright e dai meccanismi di controllo sui sistemi di trasferimento dell'informazione dipendono non solo la quantità e la diffusione, ma anche la qualità e la libertà stessa della conoscenza diffusa. Forse ancor più che in passato, le biblioteche pubbliche sono presidi democratici essenziali. Le attuali dinamiche politiche, economiche, tecnologiche della produzione e della circolazione di contenuti scientifici e culturali hanno avuto un impatto dirompente sui tradizionali produttori e sugli utenti. La globalizzazione ha aperto per entrambi nuove possibilità di accesso, ma anche nuove forme di esclusione. Il regime internazionale di libera concorrenza è nei fatti alterato dal consolidamento progressivo di grosse concentrazioni imprenditoriali. Alcune disposizioni contenute nelle direttive sul copyright, e in particolare quella sulla remunerazione del prestito in biblioteca, sembrerebbero aver voluto fornire una risposta a tutela dell'editoria europea, ma non è detto che le soluzioni individuate siano quelle giuste o quelle più appropriate ai bisogni effettivi dei paesi membri. Soprattutto, in un momento storico in cui appare chiaro che l'identità culturale dell'Unione Europea è ancora tutta da costruire e come la costruzione di tale identità debba precedere ogni altra azione istituzionale, è politicamente sbagliato incidere profondamente e negativamente sulle politiche culturali di molti paesi membri attraverso provvedimenti orientati unicamente a regolare il mercato o a tutelare la concorrenza. Le biblioteche e il loro pubblico hanno un ruolo fondamentale nella costruzione di un'identità europea mai cercata fino in fondo e questo ruolo dovrebbe essere strenuamente difeso dalle politiche pubbliche. Da questo punto di vista anche la tutela degli autori e il sostegno all'editoria europea e italiana sono obiettivi fondamentali, che, tuttavia, possono e devono integrarsi con quello della libera circolazione dei saperi, garantito dalle biblioteche. Biblioteche, autori ed editori italiani possono e devono perseguire una strategia comune su questo terreno. Un buon punto di partenza per questa strategia è il Manifesto AIB per la lettura.

L'AIB impegna le proprie strutture nella difesa di questi principi nelle sedi istituzionali e nella ricerca di una posizione comune con le associazioni consorelle dei paesi UE.

Dichiarazione

L'Associazione Italiana Biblioteche

Per questi motivi, l'AIB chiede

Il Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche
Prof. Mauro Guerrini


Copyright AIB 2005-07, rev. 2005-07-09 a cura della Redazione AIB-WEB
URL: http://www.aib.it/aib/cen/prestito0506.htm

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