Venerdì 29 ottobre 2004
ore 9,30-13,30
Roma EUR, Palazzo dei congressi
Sala Esquilino
La lettura un'emergenza nazionaleUn manifesto--appello lanciato dall'Associazione Italiana Biblioteche a politici, amministratori, librai, editori, giornalisti, bibliotecari, insegnanti, intellettualiNel mondo globalizzato ricchezza e ignoranza non vanno d'accordo. Purtroppo l'Italia, non solo spende poco per l'università e per la ricerca, ma si rassegna a mantenere decine di milioni di cittadini in un rapporto di estraneità verso i libri e i giornali. Questa estraneità è drammaticamente evidente nelle cifre dell'editoria: poco più di un italiano su 10 compera un quotidiano ogni mattina, circa uno su due legge un libro ogni 12 mesi. Qualche anno fa sembrava che i ragazzi cominciassero a leggere un po' di più degli adulti, ora anche i consumi di libri tra chi sta nella fascia d'età 6--14 sono in calo. La ragione di questa situazione non è un mistero: manca una strategia che sostenga la crescita culturale dei cittadini e, in particolare, mancano i luoghi della lettura. In circa metà degli 8000 comuni italiani non esiste una libreria o una biblioteca. In alcune regioni, come Lombardia, Trentino - Alto Adige, Emilia - Romagna, sono stati fatti sforzi positivi per creare una rete di biblioteche efficienti, ma ben poco rispetto ai bisogni. Le biblioteche di pubblica lettura non sono depositi di libri. Sono invece una particolare istituzione adottata nei paesi industrializzati come elemento di integrazione delle classi subalterne, degli immigrati, delle nuove generazioni, come accesso libero e gratuito all'informazione, alla conoscenza, alla lettura. Ieri, la biblioteca era legata alla costruzione dello stato nazionale e della democrazia: essa serviva a formare cittadini, prima che lettori. Oggi, essa serve a mantenere il Paese competitivo, ampliano il numero di tecnici e ricercatori, garantendo quello sviluppo della fantasia e della creatività necessari per produrre merci innovative e di grande qualità. Senza creatività, il grande atout dello sviluppo, la nostra industria e i nostri servizi saranno rapidamente vittime della concorrenza dei paesi emergenti o degli altri paesi sviluppati che investono molto più di noi in cultura e ricerca. Le biblioteche (pubbliche, scolastiche, universitarie) posso stimolare la creatività nei ragazzi, creando nei piccoli e nei piccolissimi l'abitudine e la passione per il libro e, per questa via, salvando anche l'editoria italiana. Il mercato italiano di libri e giornali resterà asfittico senza un intervento radicale: non servono le "provvidenze per l'editoria", occorre pensare ad una rete di luoghi del sapere, concepire biblioteche, musei, scuole, librerie, giornali, editoria, come un sistema integrato. Le biblioteche pubbliche devono essere il cuore di una strategia di alfabetizzazione permanente il cui scopo è quello di permettere ai cittadini di esercitare i loro diritti democratici e di ottenere le informazioni necessarie a competere nell'economia globale. In Europa si va nella direzione giusta: Spagna, Francia, Paesi Nordici, Germania, hanno continuato a costruire biblioteche, sempre più grandi, più ricche, più attraenti. Questi paesi hanno capito che l'investimento in cultura è l'unico che permetterà di ottenere un vantaggio competitivo nelle relazioni tra economie sempre più indipendenti. In Italia è solo da pochi anni che bibliotecari competenti ed entusiasti ed amministratori lungimiranti hanno concepito biblioteche moderne, che attirano centinaia di miglia di bambini e adulti prima estranei all'esperienza della lettura: succede in vari paesi e città soprattutto nel centro-nord d'Italia, ci piacerebbe che succedesse in tutto il paese. Una politica che faccia nascere l'interesse per il libro nei piccolissimi e poi lo alimenti costantemente è ormai una priorità nazionale. La si può concepire soltanto capendo che un sistema integrato per la lettura che ruoti attorno alla biblioteca pubblica è, in un paese moderno, un servizio di base del territorio, come la scuola, l'ospedale o la distribuzione dell'acqua. Sono le biblioteche che fanno nascere le librerie, che creano i clienti di domani per il libro, il cinema di qualità, il teatro, la musica, l'opera lirica. Per questo, come bibliotecari, lanciamo un appello al governo, alle regioni, alle amministrazioni locali, agli editori, ai librai per una strategia comune che abbia al suo centro i luoghi della lettura: ne va del futuro del nostro Paese. |