AIB.
Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2009)
di Nicola Pardini
La mia storia da bibliotecario e da precario comincia nel 2000 quando ho iniziato a lavorare al Centro di documentazione del Centro Nazionale per il Volontariato a Lucca; in questo contesto ho partecipato a un corso di formazione di 900 ore per bibliotecari documentalisti in area del terzo settore, organizzato dal mio ente in collaborazione con la Fondazione Devoto, l´AIB e la Regione Toscana, col contributo di fondi europei.
Anche il mio percorso universitario alla Facoltà di Lettere e filosofia si è indirizzata verso la biblioteconomia, per concludersi con una tesi su "La rete di documentazione territoriale della Provincia di Lucca" con relatore Alberto Petrucciani. Anche mentre lavoravo alla tesi non ho mai abbandonato la formazione e l´aggiornamento professionale.
L´esperienza professionale in un ente di volontariato è stata esaltante, ma intendevo anche avvicinarmi al mondo delle biblioteche pubbliche, e l´occasione mi si offrì attraverso cooperative o società in cerca personale per la catalogazione o per la gestione dei servizi bibliotecari. Di qui è iniziato il mio pellegrinaggio che da Lucca mi ha portato a Pisa, a Firenze, nel Sistema bibliotecario della Piana di Lucca (Altopascio, Capannori, Montecarlo, Porcari), nel Sistema bibliotecario della Media Valle (Barga, Borgo a Mozzano, Coreglia Antelminelli), a Pescaglia, a Montecatini Terme e così via. In pratica dove c´è la possibilità di lavorare o di formarsi, da un punto di vista professionale, io sono presente.
Queste sono due grandi risorse di noi precari, la flessibilità e l´attenzione all´evoluzione della nostra disciplina; tali risorse, a mio giudizio, non vengono sufficientemente considerate e valorizzate né dal mondo politico, né da quello sindacale, né da quello del lavoro nel suo complesso.
Viene sostenuto spesso da esperti di dinamiche del lavoro che l´era del posto fisso si avvia a conclusione; noi bibliotecari precari siamo pronti a questa sfida, ma in questo momento manca purtroppo una legislazione che tuteli la nostra professionalità e la nostra flessibilità: il salto di qualità dovrebbe risiedere appunto nell´aggiornamento professionale continuo, nella possibilità di percepire uno stipendio continuo e dignitoso e di avere più tutele sociali, come nel caso della malattia, della genitorialità e altro. Essere bibliotecari con rapporti diversi dal classico contratto di lavoro a tempo indeterminato dei pubblici dipendenti non può significare disporre di tutele economiche e sociali insufficienti.
Certamente sono necessarie innovazioni sostanziali sul fronte del diritto del lavoro, che salvaguardino un livello minimo di diritti e un adeguato trattamento economico per qualsiasi tipo di prestazione lavorativa. Intanto, è importante vigilare sul fronte dei contratti, perché il bibliotecario "atipico" venga preferito per caratteristiche e qualità che non siano il minor costo e le minori tutele rispetto ai colleghi "tipici".
Lavorare in biblioteca è un´esperienza entusiasmante, che arrichisce da un punto di vista umano e culturale e ti fa sentire di svolgere un ruolo socialmente utile. Che anche l´Associazione vigili perché tale ruolo possa essere svolto anche da noi "precari" senza penalizzazioni.
Copyright
AIB 2009-11-16, ultimo aggiornamento 2009-11-19 a cura di Paolo Baldi e Carlo Ghilli
URL:
http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0901/b0901d.htm