[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2007)

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Ipertesti e dintorni

Internet nell'era della partecipazione

di Elisabetta Di Benedetto

Sono tempi in cui, a vari livelli, ci si interroga sullo stato di salute della democrazia e la democrazia si interroga su se stessa. Tempi in cui la crisi della politica, incapace ormai di coinvolgere ampi strati della popolazione, soprattutto giovanile, e la crisi dei sistemi democratici porta a sperimentare nuove forme di partecipazione e coinvolgimento "dal basso". Tempi in cui se da una parte si cerca di avviare cambiamenti nel segno della democrazia partecipativa e deliberativa, dall'altra politici del calibro di Rodotà, denunciando i sette peccati dell'era digitale, invocano una presa di coscienza affinché i parlamenti, a fronte dei radicali cambiamenti introdotti dalle tecnologie dell'informazione, si facciano garanti della salvaguardia dei diritti dei cittadini, primo fra tutti quello a una cittadinanza realmente attiva e non mistificata dall' "ingannevole illusione di partecipare alle grandi decisioni attraverso referendum elettronici". Tempi in cui si auspica che la "governance dei territori" (espressione molto in voga, spesso riempita di contenuti fittizi), si possa attuare secondo processi bottom up innescati da una presa di coscienza di attori collettivi. In questi tempi in cui la de-territorializzazione e la ri-territorializzazione, provocata dai flussi globali, passa anche e soprattutto attraverso la-Rete-delle-reti, si invoca giustamente il diritto a una cittadinanza digitale. E mentre da una parte si inneggia allo spirito democratico di internet, il cui accesso è ormai alla portata di un abitante del pianeta su sei, è sotto gli occhi di tutti che la vera sfida non si gioca sulla possibilità di accedere, ma su quella di possedere gli strumenti conoscitivi per districarsi nel surplus delle forme e dei contenuti dell'informazione e non lasciarsi irretire (è proprio il caso di dirlo!) dalle lusinghe di una partecipazione facile e facilitata, ma spesso fine a sé stessa. Da questo punto di vista il divario è cresciuto piuttosto che diminuito, visto che studi recenti dichiarano che su 100 partecipanti uno solo contribuisce attivamente, 10 lo fanno sporadicamente e 89 mantengono un atteggiamento passivo. In questo contesto è interessante riflettere su internet come luogo all'interno del quale l'informazione si struttura e si destruttura in una molteplicità di forme di modi: il luogo virtuale per eccellenza sta recentemente tornando ad ancorarsi in maniera forte a dei luoghi reali grazie all'uso che ne stanno facendo le reti sociali, che nascono spesso a partire da esigenze territorialmente circoscritte e trovano poi in rete la loro agorà virtuale; un esempio tra tutti è quello degli urban blog. D'altra parte, tra le tante modalità di aggregazione che danno luogo a comunità virtuali (liste di discussione, forum, newsgroups, ecc.), il blog si trova attualmente al centro di un dibattito che di per sé ne dimostra la rilevanza assunta all'interno del web 2.0, anzi del social web 2.0, dato l'orientamento sociale assunto dalla Rete in quella che è stata definita "l'era della partecipazione". Non mi interessa entrare qui nel merito di polemiche che da una parte individuano nel blog lo strumento di libera espressione per eccellenza, in grado di scuotere e rivitalizzare lo spirito delle nostre malferme democrazie e dall'altra ne stigmatizzano l'appiattimento informativo, la volatilità e l'instabilità. Penso che chi "frequenta" da professionista internet possa e debba apprezzare le peculiarità e le potenzialità di ogni suo mezzo e in virtù della grande popolarità di cui gode possa riconoscere al blog la capacità di innescare, come una buona miccia, dei processi partecipativi. Se l'obiettivo è quello di spostare il 10% verso quella partecipazione attiva che attualmente appartiene solo all'1%, il fine giustifica il mezzo. Il problema è che poi la partecipazione (e con essa il blog) va alimentata e aiutata a crescere e da questo punto di vista ho il sospetto che possa essere più oneroso in termini di tempo, competenze e risorse umane gestire un buon blog piuttosto che un buon sito web. Che alla fine del web 2.0 ci sia, come sostiene qualcuno, il buon vecchio intermediario?


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Copyright AIB 2007-08-12, ultimo aggiornamento 2007-08-12 a cura di Vanni Bertini
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0701/b0701f.htm


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