[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2006)

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Preoccupazione per la biblioteca-archivio della Fondazione Bianciardi di Grosseto

VIGILARE, VIGILARE, VIGILARE

di Riccardo Lucetti e Elisabetta Francioni

La "Fondazione Luciano Bianciardi" di Grosseto - intitolata all'autore de La Vita agra morto nel 1971, che fu anche bibliotecario a Grosseto nel dopoguerra - attraversa una profonda crisi interna che covava da tempo, e di cui si sono occupati quest'estate anche i giornali locali. Prima ancora di ragionare sul nuovo ruolo che essa vorrà darsi in futuro, è a nostro avviso prioritario vigilare affinché la biblioteca-archivio dei documenti di e su lo scrittore grossetano sia "messa in salvo". I fatti in breve. A metà luglio il presidente del Consiglio d'Amministrazione, Fabio Taiti, si dimette, inviando una lettera con forti critiche alla Fondazione ("scarsa visibilità", "timidezza di ruolo", "crescente autoreferenzialità"); in poche parole, la maggioranza del Comitato scientifico diretto da Velio Abati ne avrebbe fatto, nel tempo, "un cenacolo letterario riservato a un piccolo nucleo di intellettuali della provincia", oltre ad aver minato profondamente i rapporti con la figlia di Bianciardi, Luciana, vice presidente del CdA e membro del Comitato stesso. Pochi giorni dopo anche quest'ultima rassegna le dimissioni, dichiarando: "da anni ormai ho la sensazione che il ruolo del CdA e del Comitato sia quello di ratificare decisioni già prese in precedenza e che non mi trovano minimamente d'accordo. [...] Ho dato incarico al mio legale di studiare tutte le iniziative necessarie a far sì che il nome di Luciano Bianciardi venga svincolato dalle attività della Fondazione". A questo punto inizia su Il Tirreno e La Nazione una forte polemica giornalistica, in seguito alla quale il resto del Comitato scientifico si dimette a sua volta, esprimendo forti inquietudini circa il futuro della Fondazione e inviando un appello a soci e collaboratori1. La Fondazione, oltretutto, deve lasciare (come previsto da tempo) l'attuale sede di Alberese, fuori città, per un altro luogo non ancora individuato.

Perché ci riguarda, come associazione professionale di bibliotecari, questa vicenda? Per diversi motivi. In primo luogo perché la Fondazione - nata ufficialmente nel 1993 e riconosciuta dalla Regione Toscana - ha il merito di aver creato una biblioteca e un archivio specializzati, in cui sono stati raccolti e messi a disposizione degli studiosi manoscritti, libri, articoli, tesi di laurea, audiovisivi e fotografie inerenti l'opera di un importante scrittore italiano. Un secondo motivo è la creazione di un "Fondo Riviste contemporanee di cultura" (raccolta di testate difficilmente reperibili altrove, indicizzate in un database presente sul sito: www.fondazionebianciardi.it) e un censimento degli archivi privati e pubblici effettuato sul territorio: iniziative della Fondazione che non possiamo non apprezzare come bibliotecari. Interessante anche il lavoro bibliografico che - ci pare con competenza - è stato portato avanti in questi anni, attraverso i Quaderni della Fondazione Luciano Bianciardi: dalle bibliografie su autori contemporanei (come Zanzotto, Pratolini, Ginzburg, fino a quella su Bianciardi stesso con oltre 1000 segnalazioni), agli atti dei convegni sullo scrittore o su temi da lui frequentati, come il cinema e l'industria culturale. Ma sono state forse iniziative come "Scrittori di pace" (serie di incontri che hanno coinvolto nella conoscenza delle "culture altre" studenti, insegnanti e alcune biblioteche del Grossetano) che, secondo alcuni, avrebbero "distratto" le energie della Fondazione dal suo compito principale: quello di valorizzare l'opera di Bianciardi, magari con eventi di maggior respiro nazionale e con un collegamento più diretto alle università. Al di là di opinioni personali e di scelte culturali più o meno condivisibili - nel merito delle quali non ci sentiamo di entrare - è in qualità di bibliotecari operanti nella regione, ben consapevoli della penuria di istituzioni culturali nell'area maremmana, che vogliamo intervenire nella vicenda segnalando con forza la necessità di vigilare attivamente sul patrimonio della Fondazione, un unicum dal punto di vista documentario a livello non solo nazionale. Il presidente (già dimissionario) succeduto a Taiti, Silvano Polvani, ha in questo senso raggiunto almeno un confortante risultato. In agosto, funzionari della Regione Toscana e della Soprintendenza ai beni archivistici hanno effettuato un sopralluogo presso la Fondazione, prendendo visione del patrimonio bibliografico e archivistico conservato; a seguito di ciò è stata avviata la pratica per dichiarare la raccolta di "notevole interesse storico-culturale" con particolare riferimento agli originali dello scrittore, e dunque degna di tutela da parte della Regione. Ciò dovrebbe scongiurare (ce lo auguriamo) il rischio dello smembramento o allontanamento da Grosseto di un materiale faticosamente raccolto, negli anni, da un gruppo di appassionati che - è il caso di sottolinearlo - fanno nella vita gli insegnanti e dunque hanno svolto questo lavoro da "volontari" e a titolo gratuito. In attesa della lettera di "notifica unica" per i due fondi, ritenuti dalla Soprintendenza "inscindibili", gli assessori alla cultura del Comune e della Provincia di Grosseto si sono fatti avanti per dare rassicurazioni circa il futuro del materiale: è dei primi di settembre la notizia comparsa su Il Tirreno dell'individuazione di alcuni locali della Provincia, come luogo provvisorio dove ospitare la biblioteca-archivio.

Da più parti si è cominciato intanto a parlare della Biblioteca comunale "Chelliana" come sede stabile della Fondazione (un'idea che piace alla figlia di Bianciardi, e anche a noi): la notizia è stata positivamente accolta dalla comunità locale, che in alcuni frangenti della querelle aveva temuto la migrazione della raccolta verso quella Milano in cui Bianciardi ha vissuto parte della sua tormentata esistenza: in questo caso si raggiungerebbe l'obiettivo di una maggiore visibilità del materiale, con orari più estesi (finora l'apertura era solo il martedì, per 2 ore) e sede in centro. La "Chelliana", tuttavia, non può al momento ospitare il materiale: la sede storica di via Mazzini - che Bianciardi riaprì nel '49 dopo i bombardamenti e un'alluvione - è infatti in restauro da anni, ma i lavori non procedono per una serie di contenziosi burocratico-legali con le ditte di appalto. Questa però è un'altra storia (sulla quale dovrebbero interrogarsi gli amministratori locali, che hanno spostato la biblioteca in un prefabbricato in periferia); per quanto ci riguarda, come Sezione AIB Toscana continueremo a vigilare per far sì che Bianciardi resti a Grosseto e possibilmente sia restituito alla sua Biblioteca.

1 L'appello - circolato via e-mail - è stato firmato da bibliotecari, docenti, ricercatori, direttori di periodici e case editrici, scrittori, semplici soci e lettori del Gabellino (il periodico della Fondazione che esce dal 1999)


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Copyright AIB2006-10-25, ultimo aggiornamento 2006-10-30 a cura di Vanni Bertini e Paolo Baldi
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0602/b0602k.htm


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