[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2005)

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L'assessore alla cultura del Comune di Firenze risponde alle domande di "Bibelot"

LA BIBLIOTECA DELLA CITTÀ: UN NUOVO BEAUBOURG A FIRENZE?

Intervista a cura di Alessandro Sardelli ed Elisabetta Francioni

Firenze, 29 luglio. L'appuntamento è presso gli uffici dell'Assessorato in via Ghibellina, dove poco dopo mezzogiorno ci raggiunge l'assessore Simone Siliani, maglietta nera attillata stile Armani, aria dinamica e affabile. Fiorentino, 43 anni, alla Cultura dal 2000, ha accettato di rispondere con molta disponibilità alle nostre domande. È con lui Luca Brogioni, bibliotecario comunale, dal 2001 coordinatore dello SDIAF (Sistema Documentario Integrato dell'Area Fiorentina, 93 biblioteche pubbliche e private a Firenze e provincia), suo braccio destro nell'elaborazione dell'ambizioso progetto «Biblioteca della Città», una struttura moderna, amichevole e accessibile ai cittadini che Firenze, capitale italiana delle biblioteche, non ha mai avuto.

D. La nuova biblioteca che aprirà tra circa un anno nell'edificio ex Oblate è qualcosa di nuovo e di diverso dalla Biblioteca Comunale Centrale che vi ha sede? Come si rapporterà ad essa?

R. Si tratta di un progetto completamente nuovo, anche come concezione. La "Biblioteca della Città" (BdC) sarà un centro in grado di erogare servizi (non solo lettura e prestito, ma anche informazioni, banche dati, attività culturali in senso ampio) e insieme un momento di filtro e di ponte, di raccordo e d'indirizzamento verso gli altri patrimoni documentari presenti sul territorio fiorentino. La sua caratteristica sarà la contemporaneità, l'informazione corrente. Nello stesso edificio, al piano terreno, continueranno a coesistere la Biblioteca Comunale Centrale (che potrà riprendere il suo ruolo di tipo più storico), l'Accademia toscana di scienze e lettere "La Colombaria" e la Biblioteca e Archivio del Risorgimento. Al primo piano sono in via di ultimazione gli ambienti della nuova biblioteca, che proseguono al secondo piano con gli spazi dedicati alle attività culturali varie e al relax (vedi il box I numeri della Biblioteca). Insomma, un mix di passato e futuro nello stesso complesso: il tutto affacciato e racchiuso nella cornice del chiostro duecentesco dell'ex convento. In futuro gli spazi potrebbero ampliarsi perché dovrebbero emigrare altrove il Museo "Firenze com'era" e il Museo della Preistoria, che attualmente hanno sede anch'essi alle Oblate.

D. Quali sono i tempi per l'apertura e qual è stata la spesa complessiva per la realizzazione del progetto?

R. Entro fine dicembre 2005 termineranno i lavori strutturali, poi ci sarà la gara per l'arredamento; seguirà infine l'allestimento bibliografico e informatico. E' nostra intenzione inaugurare la BdC entro la prossima estate, e comunque non oltre la fine del 2006. Per la spesa: abbiamo usufruito del restauro, adeguamento e messa a norma che erano già avvenuti nell'edificio prima di questa nuova destinazione, per un totale con lìallestimento della BdC di spesa di ca. 5 milioni di euro, di cui 500.000 sono stati coperti da un finanziamento della Regione per il quale avevamo presentato un progetto, approvato insieme a molti altri dell'Assessorato.

D. La BdC nasce sulla falsariga di altre realizzazioni presenti in Italia, come la Biblioteca Sala Borsa di Bologna. Ma non solo, sembra che abbiate l'ambizione di rifarvi al modello del Beaubourg di Parigi... La domanda allora è: ci sono le risorse economiche per mantenere nel tempo una struttura che sarà senz'altro onerosa, visto che promette tante cose tra cui un orario anche notturno di apertura? È prevista l'assunzione di nuovi operatori o la riqualificazione di personale comunale (operatori che dovranno, tra l'altro, avere competenze non solo di tipo bibliotecario ma anche per l'alfabetizzazione informatica, di gestione di percorsi tematici virtuali, di animazione ecc.)?

R. Il riferimento al Beaubourg è da intendersi naturalmente come ispirazione. Per quanto riguarda le risorse umane, siamo nella fase in cui stiamo contrattando col nostro Ufficio del Personale, perché è evidente che una struttura come questa implica un certo numero di addetti, non solo con competenze tecnico-bibliotecarie ma anche di tipo informatico e culturale nel senso più esteso. Il personale sarà un mix di soggetti interni all'Amministrazione (con nuove assunzioni, passaggi, trasferimenti, o con un processo di riqualificazione), e di altri soggetti per i servizi che si possono esternalizzare (portierato, orientamento, aperture notturne, ecc.). Per le assunzioni dirette abbiamo richiesto 13 unità e attualmente stiamo trattando, ma sono trattative complicate e non facili, in queste condizioni di bilancio. Molto è stato speso per i vigili, per l'istruzione, per i cosiddetti "servizi alla persona" (settori in cui si pensa che esista un "ritorno" concreto, in termini anche di immagine), quasi nulla per quanto riguarda gli operatori addetti alla cultura. La sfida sta qui: far passare l'idea che anche questo è un settore dove l'investimento non è in perdita, ma un punto qualificante per i cittadini e per l'Amministrazione stessa.

D. Il progetto BdC rientra in una "logica di sistema" che deve tenere conto delle altre biblioteche fiorentine, e in particolare di quelle comunali già esistenti. Non c'è il rischio che una struttura centrale e ricca di novità come la BdC sottragga risorse (in certi casi già abbastanza risicate) alle altre biblioteche comunali fiorentine?

R. Assolutamente no, nessun impoverimento delle risorse da destinare alle altre biblioteche. Da tempo stiamo lavorando ad un piano di riorganizzazione del personale bibliotecario comunale. E' evidente che tra le biblioteche cosiddette "di quartiere" c'è la necessità di ritrovare degli equilibri, nel senso che la stessa collocazione e distribuzione del personale all'interno di esse non risponde in alcuni casi a una logica stringente. Quello che ci proponiamo è non solo di rafforzare un servizio centrale, ma che ci sia allo stesso tempo un rafforzamento di tutta la rete delle comunali.

D. Intende dire che la BdC farà in qualche modo da "volano" per questo tipo di riorganizzazione?

R. Certo. La BdC sta assolutamente dentro la logica di questa riorganizzazione, che tra l'altro avremmo realizzato ugualmente.

D. Per restare sul tema del sistema bibliotecario cittadino, uno dei problemi tipici del "gestire sistemi" è quello dei ruoli. Quale sarà in particolare il ruolo della BdC?

R. Tra le biblioteche comunali ci sono già ora funzioni molto diversificate: pensiamo soltanto alla Biblioteca dell'Isolotto che ha investimenti importanti, alla Centrale che ha un patrimonio di tipo storico, a quella di via Tripoli che è dedicata a bambini e ragazzi, eccetera. All'interno di questo quadro, la BdC deve avere un ruolo di forte innovazione, deve essere un centro di propulsione continua nell'ambito della politica per la pubblica lettura: insomma, io la vedo come una sorta di laboratorio. Ma non solo. La nuova biblioteca dovrà anche essere dentro un sistema più ampio: ad esempio rapportarsi alla nuova grande biblioteca umanistica dell'Università, che sarà realizzata in piazza Brunelleschi. Nella stessa zona, tra l'altro, è presente anche l'Archivio di Stato, che sta ampliando i suoi locali, e la Nazionale che ha acquisito per l'emeroteca la ex caserma di via Tripoli. Questo ne fa in qualche modo un punto baricentrico della città, se è vero - come io credo - che i luoghi hanno un loro significato e ruolo. Quando ho presentato il mio programma parlavo - forse un po' esagerando - di una sorta di "distretto", cioè di questa parte del centro di Firenze che ritengo avrà una vocazione sempre più culturale nel prossimo futuro, dove tutte queste strutture di qualità e con diversi ruoli potranno offrire una serie di servizi in modo dinamico.

D. In fase di progettualità come è nato il progetto BdC, per esempio rispetto al Piano Strategico dell'Area Metropolitana Fiorentina?

R. E' nato originariamente dalla constatazione della necessità di un grande centro d'innovazione e dinamicità che noi vedevamo assente a Firenze, mentre esiste invece un ruolo storico, da parte di molteplici biblioteche. Non era quest'ultimo che ci interessava: il ruolo storico lo fanno già altri e molto meglio, noi ci occupiamo di altre cose...

D. Restando alla progettazione: spesso si lascia mano libera agli architetti, e si verificano casi deludenti come il progetto della Très Grande Bibliothèque di Parigi, nel quale sono stati fatti errori clamorosi proprio perché non c'è stato un coinvolgimento del personale tecnico-scientifico, cioè dei bibliotecari. Avete valutato questo problema?

R. Per noi tutto è nato dalla professionalità bibliotecaria, sia nella fase di progettazione sia in quella di attuazione (e la presenza di Luca Brogioni è abbastanza eloquente in questo senso). Un punto di vista bibliotecario che vuole essere però molto aperto, per cercare soluzioni innovative.

D. Una delle critiche che viene fatta a questa Giunta è di non ascoltare abbastanza i cittadini e le associazioni. In questo senso, c'è stato un "percorso partecipato" per quanto riguarda la progettazione e quindi i contenuti della BdC?

R. Un percorso specifico, no. Con la nuova Giunta abbiamo fatto assieme all'Assessore al Decentramento Cristina Bevilacqua un percorso di partecipazione complessiva per quanto riguarda la cultura (una serie di incontri ad es. nel Quartiere 1, una conferenza finale all'interno del Piano Strategico, ecc.) in cui la BdC stava in cima a tutti i progetti illustrati. In queste sedi, una serie di indicazioni sono venute anche dalle associazioni.

D. Noi però intendevamo un coinvolgimento diretto, di associazioni culturali o di utenti, per non parlare delle associazioni professionali. Nel momento in cui si metteva su un progetto di nuova biblioteca, l'AIB avrebbe potuto dire qualcosa...

R. Siamo in tempo per farlo: noi abbiamo fatto solo un disegno su carta. Possiamo senz'altro pensare di collaborare, perché sono convinto che queste strutture non vivono solo se sono belle ma se c'è partecipazione. Alla fine di settembre si potrebbe organizzare una discussione, degli incontri: ci interesserebbe molto, perché non è usualissimo in Italia investire sulle biblioteche. E' nostro interesse far percepire che la BdC è un investimento importante, cosa che non è affatto scontata (basti pensare, appunto, alle difficoltà di contrattazione per il personale cui facevo accenno prima).

D. Ma appunto per questo, è realistico pensare che si trovino risorse umane per la BdC quando, per tenere aperta tre sere la settimana fino alle ore 22 la Biblioteca Palagio di Parte Guelfa, bisogna fare ricorso ai volontari?

R. È vero, il problema c'è sia per una carenza di risorse sia per la rigidità dei contratti. I volontari ci permettono di tenere aperta una struttura in cui, fino ad ora tarda, gli utenti sono moltissimi e in particolare gli studenti. In questo sicuramente suppliamo a una carenza dell'Università, ma questo è anche un po' il compito delle biblioteche pubbliche. Per la BdC si farà ampio ricorso ai servizi esterni, perché è una biblioteca che resterà aperta tutto il giorno e regolarmente anche il dopocena. Abbiamo studiato con gli uffici dell'Università (anche dal punto di vista amministrativo) un livello minimo di sostenibilità e le fasi successive di sviluppo della nuova biblioteca.

D. Per le raccolte (su vario supporto) di cui la BdC dovrà dotarsi, avete scritto di volervi rifare alle linee IFLA. Ma chi si occuperà della scelta, rinnovo, rotazione e scarto del materiale? In quale equilibrio reciproco si collocheranno le varie biblioteche dello SDIAF riguardo alla politica degli acquisti? In poche parole: esiste un progetto biblioteconomico, per quanto riguarda l'incremento delle raccolte?

R. Entro l'anno avremo la definizione sia di un regolamento (che dovrà essere fatto anche col personale, e dovrà riflettere l'attività sul territorio e la rappresentazione del sistema SDIAF) e del piano degli acquisti. Con lo SDIAF nel suo complesso sono stati definiti i "generi" e si dovrebbe partire a cerchi concentrici, sia spaziali sia territoriali. La BdC sarà una "vetrina delle novità" – e non del retrospettivo, ovviamente! – su varie tematiche (per capirsi: le Scuderie di Sala Borsa e non il magazzino, pur tutto a scaffale aperto). Quindi le pubblicazioni degli ultimi 5 anni, organizzate con una CDD molto semplificata, sfruttando anche le tecniche della "biblioteca su tre livelli" di tipo tedesco per quanto riguarda le sale. Inoltre: la letteratura in ordine di titolo, recuperata poi con un'indicizzazione anche spinta, nelle aree tematiche e con le pagine web che guidano gli utenti, mescolando sia i generi che i supporti (cartacei, multimediali, ecc.).

D. Per fare tutto questo lavoro, basteranno le 13 unità di personale che avete richiesto?

R. Il 31 luglio ci sarà la verifica, nella quale indicheremo proprio il personale come punto critico: pensiamo che soltanto a Sala Borsa ci sono ca. 50 addetti interni e altri 50 esterni! C'è da dire che, anche optando per la riqualificazione del personale esistente, ci sono sempre molte resistenze da parte dei bibliotecari a diventare qualcosa di "diverso". La competenza di base sicuramente deve restare, ma oggi la domanda da parte di nuove strutture come la BdC è quella di rivedere e ampliare le competenze e le abilità professionali. D'altro canto, le biblioteche stesse devono interpretare meglio ciascuna il proprio ruolo e integrarsi fra loro (BNCF, Università, biblioteche comunali anche le più piccole). Il progetto "Emeroteca per la città e per la memoria" – nato casualmente – ci ha insegnato molto, portandoci ad una riflessione sul ruolo del Comune (che potrà occuparsi della sala di lettura giornali, della microfilmatura, ecc.) e di biblioteche come il Vieusseux, la Nazionale e la Marucelliana (che possono curare il retrospettivo e la conservazione). La sala di lettura giornali sarà realizzata – come servizio pubblico alla città – in pieno centro, al piano terra della Casa di Dante recentemente restaurata.

D. Quanto è importante investire sulle biblioteche, dal punto di vista del sostegno al tessuto economico della città?

R. Secondo me molto! Purtroppo invece si investe poco, sbagliando clamorosamente. Firenze è una città ricca di librerie e di case editrici, cioè di gente concreta che in questo campo produce, vende, scambia: è questo un sistema completo se ci sono tutti gli elementi, tra cui uno irrinunciabile sono le biblioteche (anche se il loro "impatto economico" è difficilmente calcolabile). Al contrario di quanto in maniera masochistica si dice anche sulla stampa locale, cioè che Firenze è una città morta, in cui non c'è abbastanza circolazione culturale, ecc. io penso proprio il contrario. L'Estate fiorentina ha visto 500.000 presenze, la rassegna di poesia internazionale è stata un successo, a "Leggere per non dimenticare" come pure alla lettura estiva di Guerra e Pace nel Giardino dei Semplici c'è stato sempre il pienone. Io teorizzo il fatto che biblioteche, teatri, cinema, sono parte integrante ormai del "sistema di welfare" della città, e non un lusso. Bisogna creare una lobby che dica questo, anche perché tutte le volte che si va a tagliare nei bilanci si taglia, guarda caso, prima di tutto sulla cultura, intesa appunto come "superfluo".

D. Sempre leggendo la documentazione sul web, ci siamo imbattuti in questa frase un po' criptica: la BdC sarà "luogo fisico e rappresentazione reale della rete documentaria SDIAF". Cosa significa, in concreto?

R. Lo SDIAF non è nato come luogo piramidale bensì orizzontale, come "rete" caratterizzata da una serie di "nodi". La BdC si propone come centro riconoscibile per l'orientamento alla ricerca, come sportello di "turismo culturale", che si rivolge ad un pubblico non (o non solo) di ricercatori, bensì a chi non è frequentatore abituale di biblioteche. Non sarà quindi una "biblioteca di patrimonio" e per es. lo "scarto" potrà essere utilizzato nei vari punti di lettura della rete. Del resto "essere rete" significa proprio valorizzare le singolarità. Nello SDIAF, non dimentichiamolo, ci sono anche archivi e istituti storici, ai quali potranno essere indirizzati i non specialisti, in percorsi di conoscenza mirati. Insomma, la BdC non esaurirà in sé il servizio, ma uno dei suoi servizi sarà proprio quello di "far vedere la città", anche attraverso grafici e pannelli orientativi che stiamo studiando di mettere a completamento della saletta "Il Futuro della memoria".

D. Per quanto riguarda il rapporto con le biblioteche di altri enti, quali potranno essere le difficoltà - anche burocratiche - di coordinamento? Ci sarà un "gruppo di gestione"?

R. I rapporti con le altre Amministrazioni ci sembrano improntati a grande collaborazione. La direttrice della BNCF, ad esempio, ha chiari questi problemi avendo partecipato anche al Piano Strategico.

D. L'iniziativa della BdC può rientrare, in qualche modo, nel Protocollo d'intesa per lo sviluppo economico e culturale, firmato dai sindaci di Firenze e Bologna qualche giorno fa?

R. Direi di sì, anche se in forme ancora da vedere. Abbiamo lavorato con l'Assessore Guglielmi di Bologna sul tema delle biblioteche e abbiamo un rapporto di studio con la Biblioteca Sala Borsa di Bologna già da un anno e mezzo. Naturalmente Sala Borsa è una realtà ben più ampia, però siccome è il modello a cui ci ispiriamo, questa relazione forte con loro ci serve. Nel futuro della vita della BdC ci potranno essere iniziative culturali che provengono dal circuito bolognese e noi d'altra parte, se ci vorrà davvero mezz'ora a venire da Bologna, potremo facilitare la vita agli studiosi indirizzandoli al nostro immenso patrimonio librario.

D. In conclusione: manca un anno all'inaugurazione della BdC, c'è un bel contenitore tutto da riempire, da decidere una politica degli acquisti anche rispetto allo SDIAF, il personale da adibire va contrattato, manca ancora tutto il lavoro di creazione del sistema integrato virtuale delle risorse e del portale informativo, che non sono cosa da poco. Il nome dell'Assessore Siliani resterà probabilmente legato a questo progetto così ambizioso, ma... all'Assessore non viene un po' di paura, in qualche momento?

R. Ma assolutamente sì, in ogni momento! Però penso anche che questa è la sfida, quando si crea qualcosa di nuovo: l'alternativa non c'è, significherebbe limitarsi a conservare l'esistente.

D. Nel senso che avete fatto la scelta di partire, comunque, con la struttura e poi di vedere strada facendo?

R. Sì, partire con un progetto, che poi significa riprogettarlo continuamente nel momento in cui lo si cala nella realtà concreta. Io sono sicuro che con la presenza della BdC il rapporto rispetto alle altre strutture ed enti migliorerà. Abbiamo già avuto grande disponibilità dalla Biblioteca Nazionale per il Progetto "Emeroteca della città e della memoria" [cfr. l'articolo su "Bibelot" n. 2, 2004, ndr], il che significa che la BNCF non è più un fortino inaccessibile come poteva sembrare un tempo. Inoltre, da quando il Comune di Firenze ha assunto il coordinamento dello SDIAF (prima era della Provincia, col supporto della Biblioteca Comunale di Scandicci) ha aumentato la sua credibilità e affidabilità, cioè si è riconosciuto che la città di Firenze ha fatto e può fare grandi investimenti nella politica bibliotecaria. Il progetto della BdC è ambizioso, ma è anche vero che noi stessi abbiamo individuato una fase A, B, e C, cioè uno sviluppo graduale nel futuro. La biblioteca della città doveva essere, probabilmente - per vocazione e per tradizione - la Marucelliana che questa scelta non l'ha fatta, perdendo secondo me un treno e restando di fatto un ibrido. Noi siamo in grado di dare questa struttura alla città, e la nostra presenza porterà forse la Marucelliana stessa a rivedere il suo ruolo privilegiando l'aspetto storico. Da qui all'apertura, infine, abbiamo in cantiere un momento di incontro tecnico sia con gli operatori, sia con gli utenti. Insomma... ce n'è abbastanza per essere soddisfatti.

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Copyright AIB 2005-09-25, ultimo aggiornamento 2005-09-25 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
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