AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2002)
di Carlo Paravano
Mi è tornata in testa una discussione su biblioteche e mafia, passata alcuni mesi or sono su AIB CUR. Lo spunto lo offrì la notizia che alla moglie di un potente boss era stata affidata la locale biblioteca civica, apparentemente quale mezzo di reinserimento, in realtà - mi sembrò di capire - in ossequio al temibile consorte. Alcuni considerarono l'avvenimento indegno di una società civile: eppure la signora in questione non era stata incaricata di gestire la biblioteca di Cosa Nostra! Casomai il rischio era che le sue competenze professionali acquisite, o da acquisire, sarebbero ragionevolmente potute servire a realizzare una biblioteca della mafia. Vi sembrerà strano ma anche in quel caso, per dare un buon servizio, si dovrebbero seguire le solite regole per i servizi di qualità: rispetto degli standard: centralità e soddisfazione del picciotto, riconoscimento della specificità di ciascun utente (un riciclatore ha necessità informative diverse da un collettore di "pizzo"), nessun atteggiamento censorio (per esempio sulla nuova identità dei pentiti). Sto scherzando. E, forse, lo scherzo è anche un po' pesante, visto che il picciotto di turno adopererebbe il tritolo piuttosto dei tomi, e che (forse) non si è mai sentito dire di bibliofili mafiosi. Eppure, cari colleghi, penso che le biblioteche non debbano combattere la mafia (o la fame nel mondo o che altro so io); in particolare non dovrebbero sposare ora una, ora l'altra iniziativa moralista (sempre benvenuta, beninteso), ma dovrebbero esistere in quanto biblioteche, soprattutto come istituti d'inclusione e di accesso all'informazione insita nella documentazione. È facendo ciò che diventano antagoniste alla mafia che è fondamentalmente esclusione, limite e chiusura.
Per essere sincero fino in fondo l'idea che la biblioteca debba essere un luogo moralizzante non mi piace, probabilmente per pigrizia, forse perché non vorrei cominciare a giudicare indegni gli operatori e poi gli utenti: si comincia a fin di bene, e non si sa dove si va a finire.
Copyright AIB 2002-09-26, ultimo aggiornamento 2002-09-29 a cura di Vanni Bertini
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