Rinnovare il volto della metropoli. La BPI e la Bibliothèque de l'Université Paris 8
Nella capitale francese sono stati diversi, negli ultimi anni, gli interventi di edilizia bibliotecaria che meriterebbero un approfondimento, non ultimo quello che ha portato alla nascita della nuova Bibliothèque Nationale. [1] In particolare, in questo articolo si prenderanno in considerazione due realtà bibliotecarie che, da punti di vista diversi, presentano numerosi caratteri di originalità; si tratta della Bibliothèque Publique d'Information (BPI) e della Bibliothèque de l'Université di Paris 8.
La BPI [2] è parte di una delle prime realizzazioni di architettura postmoderna (1977; anche se la biblioteca è stata completamente rinnovata e riorganizzata architettonicamente e funzionalmente tra il 2000 e il 2004), e cioè il Beaubourg o Centre Pompidou, edificio con ampie e variegate funzioni culturali, costruito nel centro storico di una grande metropoli come Parigi. [3] Sul piano amministrativo, la BPI, che per molti versi ha rappresentato in Francia il prototipo della mediateca pubblica, non dipende dal Comune di Parigi, bensì appartiene all'Amministrazione centrale francese. La sua nascita non fu determinata dalla necessità di uno spazio nuovo per una preesistente biblioteca, ma costituiva una struttura e un'offerta bibliotecaria del tutto inedita nel panorama parigino, e non solo. (Foto 1)
Foto 1 - Bibliothèque Publique d'Information
Si può dunque dire che, sia dal punto di vista urbanistico sia da quello bibliotecario, la BPI rappresenta un esperimento originale e interessante, il cui successo è oggi senza tema di smentita.
1.1. La localizzazione urbanistica
Sul piano urbanistico la localizzazione del Beaubourg è eccellente, in quanto l'edificio si trova nel cuore della città, in uno dei quartieri più antichi di Parigi, ossia quello di Les Halles, [4] lo storico mercato coperto, nel 4eme arrondissment, a due passi dall'Hotel de Ville, dalla chiesa di Notre Dame e da numerosi altri edifici di importanza storica, politica o artistica della città.
Già prima della nascita della biblioteca, la zona era ben collegata al resto della città con mezzi di trasporto pubblici, in quanto urbanisticamente considerata punto di connessione strategico tra il centro e la banlieue. A seguito della nascita del Beaubourg e della BPI sono state create una nuova fermata della metropolitana, Chatelet-Les Halles, e una stazione della RER, la linea ferroviaria che collega l'Ile de France al centro di Parigi. L'area di localizzazione della biblioteca non è una zona pedonale, ma la piazza antistante e le strade limitrofe - soprattutto di sera - diventano luogo privilegiato di passeggio per parigini e turisti, visto anche il numero di artisti di strada che ha scelto questo luogo per esibirsi (musicisti, teatranti, giocolieri, pittori…), e l'elevata densità di ristoranti, bar e pub presenti in quest'area.
La zona nella quale si situa la biblioteca si potrebbe complessivamente definire commerciale, turistica e istituzionale. Prima della nascita del Centre Pompidou, nella piazza in cui sorge c'era un parcheggio. Il centro non è stato però costruito con la finalità di rivitalizzare o di dare un contributo urbanistico all'area, anzi si potrebbe dire che la sua progettazione è stata realizzata malgrado la contrarietà della maggior parte dei parigini e indipendentemente dal quartiere e dal contesto. Non a caso la costruzione dell'edificio nel 1977 ha suscitato un amplissimo dibattito. Nonostante questo, e forse al di là della stessa volontà di coloro che hanno progettato la struttura, il Centre Pompidou è comunque diventato catalizzatore di attività e di persone nell'area dove sorge, ed ha contribuito a modificare il ruolo e il significato di quello che è diventato un nuovo centro della città.
Dal punto di vista della strategia complessiva, la BPI ha coltivato fin dal principio un forte orientamento all'accessibilità in tutti i suoi significati, che vanno dal creare le migliori condizioni possibili per l'accesso (centralità urbana, ampi orari di apertura, parcheggio interno), all'assenza di formalità (ingresso anonimo senza tessera di iscrizione), alla gratuità dei servizi, fino all'organizzazione della collezione interamente a scaffale aperto. [5] Come è stato scritto al riguardo,
la première raison avancée pour expliquer le choix de la Bpi, c'est la simplicité d'utilisation du lieu […]. Cette impression de commodité est liée, tout d'abord, comme nous l'explique cet interlocuteur, à la situation de la Bpi: au cœur de Paris, sur un axe central du réseau de transports Paris/banlieue. On peut en effet se rendre aisément à la Bpi de la plupart des points de la capitale et de la banlieue.
Mais la facilité du lieu est aussi associée à la gratuité de la bibliothèque […]. Le coût d'accès aux bibliothèques, même s'il est peu élevé, est ainsi perçu comme une restriction, une barrière qui entrave la fréquentation.
La représentation de cette simplicité d'accès pourrait être un des effets de l'absence de carte, car l'objet carte impose toute une série de démarches - la nécessité de l'obtenir, le fait de devoir la trouver, la montrer… En outre, la carte a une dimension symbolique, tout comme la fiche elle évoque l'idée de restriction des libertés. Pouvoir s'en passer, à la Bpi, c'est donc disposer d'un accès simplifié à l'espace, d'une utilisation des lieux et des documents qui n'est pas compliquées, mais c'est aussi ne pas montrer patte blanche, ne pas décliner son identité, en gardant une part d'ombre vis-à-vis de l'institution […].
L'amplitude des horaires d'ouverture constitue une autre caractéristique, fréquemment soulignée, qui contribue à l'élaboration de cette image de la Bpi comme un lieu offrant une grande souplesse d'utilisation. […]
Enfin, une des composantes essentielles de cette facilité, c'est bien sûr le libre accès aux documents: à la Bpi, nul besoin de procédure pour approcher les livres. [6]
Strettamente collegato al principio dell'accessibilità è la scelta di presentarsi - architettonicamente e organizzativamente - come luogo aperto, il che non dipende solo dagli orari di apertura e dalla trasparenza dell'edificio che si proietta sulla città, ma dal carattere dinamico della struttura, dalla sua capacità di modificarsi insieme alla vita dei suoi utenti, dall'ambiente cosmopolita e ricco di scambi culturali. [7]
Numerose indagini svolte tra il pubblico della BPI dimostrano che essa, oltre a realizzare pienamente le sue finalità culturali e documentarie, ha un ruolo importante anche come luogo di socializzazione, soprattutto per coloro che la frequentano regolarmente, luogo nel quale le persone realizzano se stesse da diversi punti di vista e possono coltivare sentimenti di soddisfazione personale. [8] La biblioteca svolge tale funzione sociale non solo a vantaggio di categorie particolari di utenti (immigrati, disabili, disoccupati), ma anche verso l'insieme del suo pubblico, in particolare di quella parte di esso che l'ha scelta come punto di riferimento per il proprio tempo di studio, di informazione o di svago. [9]
1.2. Le caratteristiche biblioteconomiche
Volendo sintetizzare le caratteristiche biblioteconomiche di questa struttura, si potrebbe partire dalla definizione che la BPI dà di se stessa, ossia una biblioteca pubblica, gratuita, moderna, aperta a tutti senza iscrizione. Si tratta, quindi, di una biblioteca che ha fatto delle scelte precise e in alcuni casi originali rispetto alla vulgata biblioteconomica legata al concetto di "biblioteca pubblica".
Essa in particolare è una biblioteca multimediale ante litteram, in quanto è stata fondata sul principio dell'integrazione dei supporti prima ancora che il fenomeno delle mediathèques investisse la Francia; è orientata all'attualità saggistica più che alla fiction, ed è rivolta agli adulti più che ai bambini (non ha infatti al suo interno una sezione bambini/ragazzi). Assume quindi un carattere enciclopedico, di alta divulgazione piuttosto che specialistico, [10] laboratorio di interdisciplinarità, all'avanguardia sul piano dell'uso di nuove tecnologie dell'informazione, fortemente impegnata a mettere a disposizione dei suoi utenti strumenti per l'autoformazione. [11] Nella recente riorganizzazione infatti è stato creato un apposito spazio per l'autoformazione, dove sono a disposizione numerose postazioni attrezzate e software per l'autoapprendimento dei contenuti più diversi.
C'est un manifeste encyclopédique, en rupture avec la spécialisation progressive du monde universitaire et en rupture aussi avec le primat de la fiction tel qu'il s'affichait alors dans le réseau des bibliothèques publiques. [12]
Qualcuno l'ha definita una biblioteca che coltiva i paradossi:
[...] unique en son genre, elle a cependant servi pour partie de référence aux bibliothèques publiques qui maillent aujourd'hui le territoire; ouverte à tous, elle sert majoritairement un public d'étudiants qui vient y satisfaire des besoins essentiellement universitaires; bibliothèque nationale, elle accueille un public essentiellement issu de la région parisienne. Ces paradoxes, qui font de la Bpi une bibliothèque à la fois exemplaire et inimitable, sont au principe même de sa capacité d'adaptation et d'innovation. [13]
Nel tempo la BPI, che ha ormai trent'anni di vita alle proprie spalle, ha dovuto fare i conti con i principi su cui era stata fondata, impegnandosi a rinnovarli senza tradirli. Per quanto riguarda, ad esempio, il paradigma dell'attualità delle collezioni, si è dovuta riconoscere la grande difficoltà di tener fede a questo principio, a causa dell'invecchiamento di alcune parti della raccolta, dei ritardi nella messa a scaffale delle novità, della concorrenza che, soprattutto in alcuni settori, esercita Internet.
Nonostante tutto, la biblioteca ha continuato a investire in questa direzione, puntando su contenuti documentari di particolare importanza per l'informazione d'attualità (come quella di tipo giornalistico), sulla scelta del supporto digitale per l'offerta informativa, sulla riduzione dei tempi per la messa a disposizione dei documenti. La scelta di riaffermare il principio dell'attualità è la riconferma di un posizionamento originale della biblioteca che si è sempre contrapposta alla logica cumulativa così preponderante in alcuni contesti al di là della necessità effettiva, privilegiando la selezione, la valutazione e l'organizzazione delle raccolte.
Per quanto riguarda l'enciclopedismo, questo principio continua ad essere la struttura concettuale di fondo su cui si organizza la BPI, in quanto è ciò che consente a una raccolta disponibile esclusivamente per la consultazione in sede di rappresentare la massima diversità tra i domini disciplinari, mettendone al contempo in evidenza la contiguità e i rapporti trasversali grazie anche alla presenza continua delle opere di base in ciascuna disciplina, dei corpora letterari e artistici, delle opere e collezioni di reference.
Ancora, la BPI resta fedele alla sua funzione informativa rivolta ai suoi differenti pubblici mettendo a disposizione un gran numero di strumenti di informazione sociale, pratica e culturale di uso immediato. In particolare, a seguito della riorganizzazione degli ultimi anni, si è scelto di dedicare uno spazio specifico alla ricerca di informazioni in merito alla formazione e al lavoro, vista la centralità sociale di questi temi e il numero elevatissimo di giovani delle scuole superiori e dell'università che frequentano la biblioteca. [14] Numerosi sono anche i ricercatori e i docenti di provenienza universitaria, che spesso preferiscono questa biblioteca alle rispettive biblioteche universitarie per l'ampiezza degli orari di apertura, per la rapidità dei tempi di acquisizione e di messa a disposizione dei documenti ed il libero accesso agli scaffali.
Un altro principio su cui si è più volte tornati a riflettere alla BPI è l'apertura a tutti, senza formalità di accesso né di iscrizione. Alla nascita della biblioteca questo concetto era stato interpretato in un senso molto ampio, non potendosi immaginare probabilmente lo straordinario successo di pubblico che la biblioteca avrebbe avuto, con tutte le inevitabili forme di concorrenza tra pubblici diversi e usi differenti dei servizi e degli spazi. Si pensi, ad esempio, alla fila di attesa per l'ingresso che si forma ogni giorno all'apertura ed alla sua inevitabile funzione dissuasiva nei confronti del pubblico dei professionisti, dei lavoratori e di tutti coloro che hanno impegni familiari o di altro genere, e dunque poco tempo da investire. Da qui il dibattito sull'identità della BPI e sul significato e la natura della "lettura pubblica", la cui offerta si deve talvolta confrontare con effetti paradossalmente opposti nel determinare l'appropriazione della biblioteca da parte di un pubblico specifico. Con il tempo, il dibattito sulla concorrenza tra un pubblico interessato allo studio e uno con bisogni informativi più vari è diventato piuttosto acceso.
Et de partir du postulat qu'à côté du public en situation d'étude et de recherche, il existe un autre public sans temps disponible, sans formation particulière, mais qui a besoin d'avoir accès à différentes sources d'informations qu'il ignore. Ce public, mal traité actuellement, a déserté l'institution qui avait pourtant été faite pour lui. [15]
Anche il concetto di "libero accesso" tende ad evolvere nel tempo per effetto della diffusione delle nuove tecnologie di consultazione dei documenti, che consentono di estendere più ampiamente tale possibilità agli utenti distanti e a quelli disabili. [16] Il principio del libero accesso alle raccolte fisiche continua a passare attraverso lo "scaffale aperto" e la sua organizzazione per grandi dipartimenti, al cui interno è possibile la consultazione di tipologie diverse di materiali bibliografici, nonché di documenti su vari supporti. Rispetto alla soluzione iniziale, che cercava di realizzare al massimo grado la mescolanza dei supporti, nella recente riorganizzazione - forti dell'esperienza dei primi vent'anni di vita - i dipartimenti hanno trovato una nuova organizzazione logistica che prevede il posizionamento stabile e distinto al loro interno di specifiche tipologie di documenti, come ad esempio i periodici o gli audiovisivi, al fine di accrescere la leggibilità dell'organizzazione e la visibilità di materiali documentari, prima soffocati dalla preponderanza dei libri.
Una novità di questa riorganizzazione è la creazione di uno spazio chiuso e vetrato dedicato ai documenti video e sonori, che per la prima volta sono stati estrapolati dai dipartimenti e raggruppati tutti insieme all'interno di quest'area. [17] (Foto 2)
Foto 2 - Bibliothèque publique d'information: Spazi di lettura e consultazione
Spostandosi dal cuore della città alla periferia nord di Parigi, nel quartiere di Saint-Denis, [18] si trova un altro edificio bibliotecario di grande rilievo per il significato urbanistico e biblioteconomico che riveste: si tratta della Bibliothèque de l'Université Paris 8, [19] progettata da Pierre Riboulet (1928-2003). [20]
La costruzione della biblioteca rientrava nel programma nazionale "Universités 2000", lanciato nel 1990 da Lionel Jospin, allora Ministro dell'Educazione nazionale, che si proponeva di realizzare una migliore integrazione delle università all'interno delle città. È opportuno ricordare che la biblioteca fa parte di una università sperimentale, realizzata nel 1968 e allora chiamata Vincennes, poi Paris 8, avente due obiettivi primari: permettere ai lavoratori, ai non universitari e agli stranieri di accedere alla formazione universitaria e proporre delle pratiche pedagogiche innovative. [21]
L'installation de l'université à cet endroit a créé une situation peu ordinaire et inédite, en mettant en présence deux mondes contrastés, celui de l'université, lieu des savoirs et celui de ce territoire typique de la banlieue, constitué de façon aléatoire, au gré des opportunités, jusqu'alors resté relativement à l'écart de la marche du temps. [22]
2.1. La localizzazione urbanistica
Il nuovo edificio è stato realizzato insieme a diversi altri interventi urbanistici, tra cui l'apertura della stazione della metropolitana Saint-Denis-Université e la creazione di un grosso capolinea di autobus. La nascita contemporanea del nuovo edificio della biblioteca e di importanti nodi dei trasporti pubblici ha creato di fatto un nuovo quartiere, identificato con il nome di Université, rendendo finalmente visibile ai cittadini di questo territorio l'esistenza dell'università che già da qualche anno ospitavano.
Il quartiere dunque è sorto intorno all'università, e tutte le sue attività ruotano intorno allo studio e alla ricerca; del resto, prima della nascita dell'università, questo era uno spazio vuoto di transizione tra la città e i suoi sobborghi. L'università è, infatti, a cavallo di strade a grande scorrimento, che rendono problematica la vivibilità degli spazi esterni; è per questo che la maggior parte dei servizi di ristorazione e di tipo commerciale trovano collocazione all'interno del complesso universitario, e la costruzione della biblioteca ha voluto mettere a disposizione dell'utenza universitaria e anche dei cittadini del quartiere percorsi pedonali e spazi di socializzazione. (Foto 3)
Foto 3 - Bibliothèque de l'Université Paris 8
Altrettanto importante è il posizionamento della biblioteca all'interno dell'università, di cui di fatto costituisce l'ingresso e ne rappresenta un passaggio obbligato. Una parte del progetto architettonico, infatti, non appartiene strettamente alla biblioteca, in quanto costituisce l'ingresso generale dell'università, dove avviene la distribuzione dei flussi di persone e dove sono situati un caffè e dei negozi. [23] Inoltre, all'edificio bibliotecario è stato affidato, fin dalla fase progettuale, l'importante compito di collegare le due parti dell'università divise dall'avenue Stanlingrad, offrendo a studenti e docenti un passaggio interno per la circolazione nell'università. [24]
Il modello architettonico cui si ispira la biblioteca è dunque quello dell'edificio-ponte, anzi più esattamente della "strada-galleria-ponte", che attraversa l'edificio al livello del primo piano, poi fuoriesce a sud con un ponte che scavalca il viale e a nord con una passerella, e verso cui sono convogliati tutte gli spazi della biblioteca e tutte le funzioni dell'università. [25] Questa strada-ponte, oltre a riunificare gli spazi universitari, è una porta aperta sulla città, sia per chi vi si avvicina dall'esterno, sia per chi la attraversa dall'interno, offrendo molteplici viste sulla città e sul campus. [26] Si tratta, dunque, di una strada il cui attraversamento rappresenta la vita stessa dell'università per il suo intrinseco carattere di dinamicità, ma che ha anche un carattere profondamente urbano. [27]
Le bâtiment-pont est le symbole de la traversée. La traversée est un des thèmes majeurs de l'edifice, privilégié par l'architecte. […]
La rue intérieure ou rue-galerie est un élément-clef dans l'architecture de Pierre Riboulet. [28]
L'edificio inoltre ha altre due caratteristiche preminenti: la presenza diffusa della luce naturale, che modella lo spazio interno offrendo condizioni favorevoli alla lettura e dando significato ed espressività ai luoghi; [29] e l'uso del bianco, colore tipico dell'architettura moderna cui Riboulet si ispira, capace di creare un senso di ordine e di stabilità anche in un contesto caotico ed eterogeneo e una condizione di riposo visivo e mentale che favorisce la concentrazione intellettuale: un bianco interrotto solo dal giallo dei punti di accoglienza delle sale, dalla segnaletica colorata e dal legno del pavimento, dei tavoli e degli scaffali. [30]
2.2. Caratteristiche biblioteconomiche
Fin dalla sua costruzione, alla biblioteca sono stati attribuiti compiti specifici, che da certi punti di vista vanno al di là della sua natura di biblioteca universitaria e che invece ne rafforzano il ruolo sociale; in particolare, se ne è voluto fare un luogo pluridisciplinare di accesso alla conoscenza e alla cultura, di apprendimento dei saperi, di formazione, aperto a pubblici diversi da quello universitario. (Foto 4)
Foto 4 - Bibliothèque de l'Université Paris 8: L'ingresso
Per questi motivi si ritrovano, all'interno della biblioteca, alcune caratteristiche riconoscibili nelle biblioteche pubbliche di nuova costruzione nelle grandi città. Per esempio, dal punto di vista dell'organizzazione delle collezioni a scaffale aperto, si è scelto di non suddividere le raccolte per livello o settore di insegnamento - come forse sarebbe stato più tipico di una biblioteca centrale universitaria - bensì in sei grandi ripartizioni tematiche (dette anche "poli tematici"), che utilizzano la CDU come criterio interno di ordinamento e sono identificate da una segnaletica a bandiera che ha fatto scuola in molti altri contesti bibliotecari. Tale scelta di organizzazione delle raccolte è nata dalla volontà di rappresentare i legami tra le discipline e la natura interdisciplinare del sapere, superando alcune rigidità dei sistemi di classificazione tradizionale come la CDU, ma anche dal desiderio di riprodurre, attraverso la collocazione dei documenti, quella sensazione di continuità e fluidità che l'architetto ha voluto suggerire attraverso una particolare organizzazione interna degli spazi e delle sale, che sembrano aprirsi l'una nell'altra facilitando la libera circolazione degli utenti. [31]
Les espaces de lecture répartis en six thèmes se différencient par le jeu de niveaux. Ils sont reliés par des escaliers ou des rampes grâce auxquels ils s'enchaînent de manière fluide. [32]
Del resto, non si dimentichi che anche la biblioteca francese di conservazione e di ricerca per eccellenza, la Bibliothèque Nationale de France, ha optato per la dipartimentalizzazione delle collezioni e dei servizi, ed è solo all'interno di ciascun dipartimento che le raccolte sono poi organizzate per sottoinsiemi, di solito corrispondenti alle discipline così come sono articolate nel mondo dell'insegnamento e della ricerca (storia, scienze politiche, matematica ecc.), a loro volta ordinate secondo la classificazione Dewey, salvo alcuni sezioni particolari organizzate per categorie di documenti (pubblicazioni ufficiali, opere di consultazione, etc.). [33]
A Paris 8, oltre che su una forma di dipartimentalizzazione ante litteram, si è puntato sulla molteplicità dei supporti e si è voluto creare uno spazio ad hoc per la fruizione dei documenti audiovisivi, del tutto originale per una biblioteca universitaria. (Foto 5)
Foto 5 - Bibliothèque de l'Université Paris 8: Spazi di consultazione dei dipartimenti
Sul piano della presentazione del materiale documentario, non ci si è però spinti fino alla mescolanza di supporti diversi all'interno delle aree tematiche, in quanto si è ritenuto che questa soluzione fosse più difficile da gestire e meno chiara e leggibile dal punto di vista degli utenti. In alcuni casi, come ad esempio per i periodici, si è ritenuto che il carattere pluridisciplinare delle collezioni fosse maggiormente rappresentato tenendo questo materiale bibliografico separato dai dipartimenti tematici, in quanto l'inserimento all'interno di essi avrebbe inevitabilmente determinato la scelta di collocare periodici con coperture disciplinari più ampie all'interno di un'unica ripartizione. [34]
Le scelte di organizzazione del materiale bibliografico adottate dalla biblioteca si inscrivono all'interno di un'altra importante scelta preliminare, quella dell'accesso libero al patrimonio documentario, rispetto alla quale l'esistenza del magazzino è considerata sostanzialmente complementare. Infatti il magazzino, che è collocato in parte al piano terra in parte al seminterrato, è destinato a ospitare le opere meno consultate, nonché le collezioni più specializzate e i fondi rari e antichi; la sua esistenza dunque consente di mantenere vivo e più rispondente ai bisogni degli utenti lo scaffale aperto. [35] Il magazzino in ogni caso è collegato - mediante un sistema di trasporto automatizzato del materiale bibliografico - alle sale di lettura collocate agli altri piani. (Foto 6)
Foto 6 - Bibliothèque de l'Université Paris 8: Scaffale aperto e percorsi di connessione
Se a quanto fin qui messo in evidenza si aggiungono le modalità di accesso semplici e anonime alla biblioteca e gli orari di apertura molto ampi e non necessariamente legati alla vita dell'università (60 ore a settimana), si deve concludere che la biblioteca di Paris 8 intende proporsi come spazio di convivialità, di lettura e di informazione anche per il grande pubblico.
Tous les public, même s'ils ne sont pas universitaires, ont droit à la lecture, à l'information, à l'accès à Internet et à l'information plus spécialisée de la salle de référence. Tous peuvent également participer à des sessions de formation méthodologique. […]
La bibliothèque de l'université de Paris 8 innove et expérimente une ouverture au grand public et même à un public non diplômé. [36]
Pur non essendoci servizi ad hoc per il pubblico esterno, la biblioteca ha puntato molto - oltre che sulle raccolte di supporto all'attività di didattica e di ricerca - anche su servizi di respiro più ampio, tra cui l'accesso a Internet, l'utilizzo dei PC per elaborazione di testi e documenti, nonché la creazione di una sezione per la ricerca dell'impiego e di una mediateca dotata di materiale audiovisivo, all'interno della quale è presente una significativa raccolta di film - documentari e non - visionabili in sede da apposite postazioni. Si può affermare che la tipologia dei servizi e le caratteristiche delle raccolte siano state pensate fin dall'inizio per rispondere ad una gamma di bisogni molto ampi.
Se è vero che, in teoria, tutte o la gran parte delle biblioteche universitarie sono accessibili a tutti, di fatto esse sono pensate e strutturate per lettori che abbiano almeno un diploma o che possano giustificare lo svolgimento di una ricerca nell'ambito di un programma strutturato di formazione, escludendo sostanzialmente l'ampia categoria degli autodidatti curiosi e degli studiosi per diletto. A Paris 8 si è ritenuto di dover interpretare la biblioteca universitaria come un'istituzione al passo con i tempi, ossia come un luogo che si inscrive in un progetto culturale e sociale, inserendosi a pieno nell'ambiente di riferimento e stringendo rapporti non solo con l'università, ma anche con la città e con la provincia in cui è inserita e, dunque, con le altre strutture culturali e associative. [37] Per tutti questi motivi e da tutti questi punti di vista, questa biblioteca non è così distante dalle biblioteche pubbliche di nuova concezione che sono nate in molte grandi città negli ultimi anni.
Anna Galluzzi, Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", e-mail: anna.galluzzi@gmail.com
[1] Per maggiori informazioni sulla biblioteca si veda il relativo sito web: <http://www.bnf.fr/>, in particolare le pagine dedicate alla presentazione dei dipartimenti: <http://www.bnf.fr/pages/zNavigat/frame/collections.htm>.
[2] Per maggiori informazioni sulla biblioteca si veda il relativo sito web: <http://www.bpi.fr/>, nonché la voce relativa in Wikipedia: <http://fr.wikipedia.org/wiki/Biblioth%C3%A8que_publique_d%27information>. Si veda inoltre la localizzazione della BPI su Google Maps: <http://maps.google.it/maps?f=q&hl=it&geocode=&time=&date=&ttype=&q=beaubourg+75197+Paris&sll=49.252722,-123.11054&sspn=0.01035,0.020084&ie=UTF8&z=16&om=1>.
[3] Per informazioni generali e dati quantitativi sulla città di Parigi si veda la relativa voce in Wikipedia Français: <http://fr.wikipedia.org/wiki/Paris>.
[4] Si veda la voce di Wikipedia Français dedicata al quartiere di Les Halles: <http://fr.wikipedia.org/wiki/Halles_de_Paris>, nonché la voce relativa al 4eme arrondissement: <http://fr.wikipedia.org/wiki/4e_arrondissement_de_Paris>.
[5] François Gaudet, [Intervento], in Les 25 ans de la Bpi. Encyclopédisme, Actualité, Libre accès. Actes du colloque international organisé par la Bibliothèque publique d'information au Centre Pompidou, les 23 et 24 octobre 2002, Paris, Bpi, Centre Pompidou, 2003, p. 97.
[6] Christophe Evans - Agnès Camus - Jean-Michel Cretin, Les habitués. Le microcosme d'une grande bibliothèque, préface de Christian Beaudelot,Paris, Bibliothèque publique d'information - Centre Georges Pompidou, 2000, p. 80-81.
[7] Ibid., p. 84;86.
[8] Ibid., p. 158-159.
[9] Ibid., p. 240.
[10] Francesco Dell'Orso, La nuova BPI. Nel Centre Pompidou di Parigi riapre rinnovata la Bibliothèque publique d'information, "Biblioteche oggi", 18 (2000), p. 26.
[11] Bibliothèque publique d'information. Projet d'établissement, 2003, p. 27, consultabile su: <http://www.bpi.fr/uploadfile/projet_etablissement.pdf>.
[12] Valérie Tesnière, Encyclopedisme: un concept fondateur malmené, in Les 25 ans de la Bpi, cit., p. 22.
[13] Bibliothèque publique d'information, cit., p. 13-14.
[14] Ibid., p. 7-8.
[15] Martine Blanc-Montmayeur, La Bibliothèque publique d'information. Vingt ans après, "Bullettin des bibliothèques de France", 41 (1996), p. 34, consultabile anche su: <http://bbf.enssib.fr/sdx/BBF/pdf/bbf-1996-5/08_blanc-montmayeur.pdf>.
[16] Bibliothèque publique d'information, cit., p. 13-14.
[17] M. Blanc-Montmayeur, La bibliothèque publique d'information, cit., p. 46-47.
[18] Per maggiori informazioni su quest'area della città si veda la relativa voce in Wikipedia Français: <http://fr.wikipedia.org/wiki/Saint-Denis_%28Seine-Saint-Denis%29>.
[19] Per maggiori informazioni sulla biblioteca si veda il relativo sito web: <http://www.bu.univ-paris8.fr/web/>. Si veda inoltre la localizzazione della BU Paris 8 su Google Maps: <http://maps.google.it/maps?f=q&hl=it&time=&date=&ttype=&q=2+Rue+de+la+Libert%C3%A9,+93200+Saint-Denis,+Senna+Saint+Denis,+Ile-de-France,+Francia&sll=49.280012,-123.114143&sspn=0.010345,0.020084&ie=UTF8&cd=2&geocode=0,48.945242,2.363943&z=16&om=1>.
[20] Per una prima informazione sulla biografia e sulle opere dell'architetto si veda la voce "Pierre Riboulet" in Wikipedia Français: <http://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_Riboulet>. Si consiglia inoltre la consultazione del sito a lui dedicato dall'Associazione fondata dopo la sua morte: <http://www.pierreriboulet.org/>.
[21] Agnès Paty, Une bibliothèque. La bibliothèque de l'université Paris 8 à Saint-Denis, Pierre Riboulet, architecte, Bobigny, CAUE, 2004, p. 6-8.
[22] Ibid., p. 11.
[23] Le caractère du bâtiment. Entretien avec Pierre Riboulet, "Bullettin des bibliothèques de France", 41 (1996), 5, p. 72-79, consultabile anche su: <http://bbf.enssib.fr/sdx/BBF/pdf/bbf-1996-5/16_riboulet.pdf>, p. 73-75.
[24] Brigitte Dujardin - Madeleine Jullien, Bibliothèque universitaire, bibliothèque publique? La bibliothèque de l'Université de Paris 8, "Bullettin des bibliothèques de France", 45 (2000), n. 5, p. 66-67, consultabile anche su: <http://bbf.enssib.fr/sdx/BBF/pdf/bbf-2000-5/08-dujardin.pdf>.
[25] Luciana Miotto, Pierre Riboulet. Spazi urbani pacificati, Torino, Testo & Immagine, 2000, p. 33-34.
[26] A. Paty, Une bibliothèque, cit., p. 43-44.
[27] L. Miotto, Pierre Riboulet, cit., p. 69-77.
[28] A. Paty, Une bibliothèque, cit., p. 26-27.
[29] Ibid., p. 51-52.
[30] Ibid., p. 54-55.
[31] Ibid., p. 14; 16.
[32] Ibid., p. 34; 36.
[33] Bruno Béguet - Catherine Hadjopoulou, Les collections en libre accès de la Bibliothèque nationale de France. Organisation par départements et usage de la Dewey, "Bullettin des bibliothèques de France", 41 (1996), 4, p. 41, consultabile anche su: <http://bbf.enssib.fr/sdx/BBF/pdf/bbf-1996-4/10-hadjopoulou.pdf>.
[34] Construire une bibliothèque universitarie. De la conception à la réalisation, sous la direction de Marie-François Bisbrouck et Daniel Renoult, Paris, Éditions du Cercle de la Librairie, 1993, p. 131.
[35] Ibid., p. 136.
[36] B. Dujardin - M. Jullien, Bibliothèque universitaire, bibliothèque publique?, cit., p. 66-69.
[37] Ibidem.