«Bibliotime», anno III, numero 2 (luglio 2000)
Grande entusiasmo e repentina stanchezza; fascino di una realtà stimolante e dinamica e senso di intolleranza crescente; ansia di immergersi in una dimensione inedita e accattivante e voglia di prendere le distanze, di stabilire una moratoria: sono questi gli stati d'animo che sembrano pervadere l'opinione pubblica in relazione ad Internet, via via che il superfenomeno di questi anni si accresce e si consolida in tutti i settori della società contemporanea.
Difatti, a leggere con attenzione i segnali che provengono dai contesti più vari, la rete è oggi percepita non solo o non tanto come uno strumento privilegiato di trasmissione delle informazioni o un innovativo mezzo di comunicazione di massa, ma come un elettrodomestico totipotente, come una sorta di canale (termine che preferiamo al troppo inflazionato "portale") che consente di entrare in un universo parallelo [1], in cui c'è tutto e dove tutto è possibile [2]. Non a caso, scrive Rosanna Santonocito sul 'Sole-24 Ore', "la rete è più che mai identificata con il suo contenuto: serve a 'fare cose', a comprare, a usufruire di servizi utili"; di conseguenza il suo utente-tipo "apprezza soprattutto la possibilità tipicamente 'internettiana' di fare tante cose da casa - dallo shopping alla prenotazione delle vacanze, al trading online - a tutte le ore e (possibilmente) in sicurezza" [3]. E tuttavia a questo atteggiamento di fiducioso attivismo (che con puntuale termine inglese viene definito cocooning) si contrappone la visione di quanti ritengono che l'"Internetmania", lungi dall'essere "l'effetto di una rivoluzione tecnologica e culturale", altro non sia che la forzata tensione di "una umanità che passa una parte rilevante del suo tempo a procacciarsi informazioni delle quali in realtà non sa che cosa fare" [4].
Che gli indubitabili benefici della rete siano compensati da altrettanti svantaggi [5] è opinione che non mette conto discutere in questa sede: se non per ribadire la complessità di un fenomeno che appare decisamente maggiore della somma delle sue parti; e per rilevare la quantità di reazioni da esso suscitate, che per intensità e clamore non trovano l'eguale in nessun altro esempio passato. Sul numero di maggio di "Biblioteche oggi", ad esempio, Arnaldo Dovigo analizza lucidamente i problemi sollevati dall'estensione massiva della rete [6], soffermandosi su quella "diffusa tentazione di demonizzare Internet" che proviene da tanta parte degli organi d'informazione oltre che da autorevoli opinion makers, e facendo rilevare come "Internet sarebbe più apprezzata, e anche più credibile per chi non ci ha mai cliccato seriamente dentro e quindi non ne conosce i contenuti, se i mass media cui tutti un po' facciamo riferimento dessero l'opportuno risalto anche ai suoi aspetti positivi" [7].
Quali siano poi questi aspetti positivi è lasciato agli interessi ed alle esigenze dei singoli "utenti": il che, trasportando il discorso a un ambito a noi più prossimo, equivale a dire dell'impiego ormai decennale che ne fanno le biblioteche, i bibliotecari, il pubblico. E' noto infatti che le biblioteche hanno acquisito familiarità con i sistemi di rete ben prima che Internet ne diventasse "la regina" [8], dal momento che la necessità di una più stretta cooperazione ha dato vita - specie in ambiente angloamericano - ai grandi consorzi ed alle "reti" di biblioteche, che hanno sfruttato al meglio le iniziali forme di automazione per realizzare progetti di notevole portata volti all'abbattimento dei costi e alla condivisione dei servizi. Ma tornano anche alla memoria i primi sistemi di ricerca e recupero remoti, l'utilizzo delle banche dati online, l'impiego di criteri avanzati di information retrieval, la diffusione di strumenti per la catalogazione partecipata [9], e infine l'avvento dei CD-ROM e degli OPAC, che hanno contribuito a rendere l'utente sempre più autosufficiente nella sua interazione con le biblioteche e le altre strutture informative [10].
Si può dunque ritenere che il mondo bibliotecario, per quanto scosso dal tumultuoso avvento delle nuove tecnologie [11], abbia reagito a questo vero e proprio Internet overload con una maturità ed una compostezza che non derivano soltanto da un'antica consuetudine con le molteplici facce della rete, ma dalla precisa consapevolezza che l'intero fenomeno va ricondotto all'unica dimensione davvero pertinente all'ambito bibliotecario, e cioè quella informativa.
Fin dal principio infatti i bibliotecari hanno riconosciuto le straordinarie capacità documentarie di Internet, la sua natura di immenso contenitore di informazioni, che potevano vantaggiosamente affiancarsi alle tradizionali risorse possedute dalle biblioteche per rispondere con efficacia alle rinnovate esigenze conoscitive degli utenti. Non è un caso se la letteratura professionale di questi ultimi anni si sia focalizzata sulle problematiche della corretta ricerca delle informazioni in Internet [12], sulla interazione tra le fonti di rete e quelle fisicamente presenti in biblioteca [13], sulla necessità di incrementare le abilità di recupero degli utenti con adeguate strategie di consulenza bibliotecaria [14]. Non è un caso se una terminologia propriamente bibliotecaria - classificazione, soggetto, parole chiave, operatori booleani, recupero dell'informazione - sia diventata parte integrante del linguaggio della rete, rendendo evidente l'osmosi fra la dimensione informativa delle biblioteche e quella che pervade il mondo di Internet. Non è un caso infine se l'alternativa fra "accesso" alle risorse e "possesso" delle medesime [15] - ormai patrimonio comune dei bibliotecari - venga valutata con un'attenzione che, anche nel nostro paese, conduce a forme di coordinamento quanto mai avanzate e plurali [16].
E' forse per questo che la recente pubblicazione del volume di Jeremy Rifkin dal titolo L'era dell'accesso [17] non sembra aver costituito un evento di rilievo per il mondo delle biblioteche. E non solo perché il complemento del titolo sposta subito il focus su un ambito propriamente disciplinare [18]; ma essenzialmente perché il tema dell'accesso, che nell'opera di Rifkin è paradigmatico di una nuova "era" fondata non più sul possesso di beni materiali ma sulle "idee e le conoscenze" in quanto "generatori di ricchezza", non appare un elemento di reale novità per le biblioteche, dal momento che rappresenta una dimensione con la quale esse si sono misurate "da sempre", e non solo da quando le nuove tecnologie hanno reso possibile l'accesso "remoto" ad una molteplicità di fonti documentarie.
Difatti, come ci ricorda Maurice Line in un intervento di alcuni anni fa [19], "l'accesso alle fonti informative non è per nulla un fenomeno recente, potendosi far risalire ai primordi della documentazione scritta; lo studioso in particolare individua "quattro periodi o ere che si sovrappongono. La prima è l'era individuale dell'accesso", caratterizzata dalla scarsa presenza di biblioteche, e dunque dal possesso da parte dei singoli "della maggior parte dei libri e di altri documenti": una dimensione che, a parere dell'autore, "è stata dominante fino al XIX secolo ed è tuttora un fenomeno rilevante". Il secondo periodo corrisponde all'"era locale dell'accesso", periodo in cui "le risorse librarie venivano condivise mediante forme di prestito a pagamento (dalle biblioteche circolanti) o mediante la costituzione di raccolte da parte di comunità (biblioteche di istituzioni o pubbliche)": una forma che, scrive Line, si è generalizzata soltanto con l'avvento delle biblioteche pubbliche, le quali hanno esteso le possibilità di accesso a tutti coloro che "prima ne usufruivano poco o per niente". La terza prospettiva, relativamente recente, è "l'era nazionale dell'accesso", contrassegnata dallo sviluppo del prestito interbibliotecario, dal moltiplicarsi dei "piani nazionali per assicurare adeguatamente l'accesso alle collezioni" e dalla nascita dei programmi per il controllo bibliografico e la disponibilità universale delle pubblicazioni [20]. La quarta fase - tuttora in piena espansione - corrisponde all'"era internazionale dell'accesso", segnata dall'impetuoso progresso delle telecomunicazioni e dall'intensificarsi degli scambi informativi, che hanno dato vita ai complessi fenomeni che oggi ci troviamo ad osservare [21].
Tale periodizzazione, che forse ci può apparire sommaria e insoddisfacente, ha comunque il merito di ricondurre l'immagine delle biblioteche a un aspetto topico del proprio agire professionale e sociale, oltre a ridimensionare l'enfasi - che tanto spesso pervade anche la comunità dei bibliotecari - sul tema dell'accesso e delle sue strategie; ma soprattutto accentua quel sapore un po' giornalistico e a effetto proprio del titolo di Rifkin, che ricorda piuttosto la celebre "age of Acquarius" del cult-musical Hair [22] più che suggerire l'avvento di un nuovo paradigma economico e sociale.
Ciò appare maggiormente rilevante se si considera che lo stesso concetto di "accesso" sembra venir superato - almeno in ambito anglosassone - da una visione più elaborata e complessa: difatti nelle strutture bibliotecarie, e in particolar modo in quelle universitarie, si accresce l'importanza del coordinamento fra tutti i settori della biblioteca, a cominciare da quello davvero strategico delle acquisizioni: pertanto, al posto termine "accesso", viene ora impiegata un'espressione più articolata, sintetizzata nell'acronimo RADAR (Resources Access Detection Acquisition and Retrieval [23]). La seguente tabella [24] ne visualizza lo spostamento cronologico e concettuale:
c. 1950 |
c. 2000 |
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Accesso |
Assicurare e utilizzare il controllo bibliografico |
Assicurare e utilizzare il controllo bibliografico, la connettività, gli appropriati legami ipertestuali, e selezionare gli URL appropriati |
Scoperta
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Trovare, identificare e valutare le risorse rilevanti per richieste di uso consueto o di consapevolezza corrente |
Trovare, identificare e valutare le risorse rilevanti per richieste di uso consueto o di consapevolezza corrente |
Acquisizione |
Acquisto e trasporto |
Acquisto e trasporto, o downloading, o fornitura di password |
Recupero |
Classificazione interna, indicizzazione per soggetto e ordinamento fisico |
Classificazione interna, indicizzazione per soggetto e ordinamento fisico. Integrazione di selezionate risorse di rete in strumenti interni di recupero, ad es. OPAC o intranet. |
A questo quadro, che appare decisamamente mosso, frammentato e ricco di sviluppi, saremmo lieti se anche la nostra rivista potesse portare un proprio, originale apporto. E' dunque con particolare soddisfazione che licenziamo il numero estivo di "Bibliotime", che nella diversità e ricchezza dei suoi contributi ci pare possa assolvere con pienezza a questo obiettivo.
Michele Santoro
Note
[1] Il Net, ha scritto Giuseppe Salza, "è come un'istantanea, sempre in movimento, della temperatura sociale del mondo: un prolungamento del reale, con le sue arene, i suoi café per discutere, gli uffici dove lavorare e produrre servizi, i quartieri poco raccomandabili, le aree di svago e i territori vergini da esplorare. Il Net siamo noi" (Giuseppe Salza, Internet: la più grande invenzione dopo la scrittura, a cura di Laura Incardona, "Specchio della Stampa", (1997), n. 98, p. 56); al riguardo si veda anche il nostro Esplorando il Mondo 3. Breve viaggio tra le meraviglie e gli assilli dell'informazione elettronica. "Culture del testo", 3 (1997), n. 8, p. 7-27, <http://www.burioni.it/forum/santoro-mondo.htm>.
[2] Sul tema segnaliamo l'ormai classico contributo di Elisabetta Di Benedetto, Ma non c'è già tutto gratis su Internet, in CD-ROM e basi dati. Catalogo '96. Genova, Burioni, 1995, p. 352-361, <http://www.burioni.it/forum/bo95-edb.htm>.
[3] Rosanna Santonocito, Un supermarket chiamato Internet, "New Economy. Supplemento al Sole-24 Ore", 12 luglio 2000, p. IX.
[4] Così si esprime Alberto Lovati in una lettera a Eugenio Scalfari dal titolo Navigo, dunque sono... virtuale, pubblicata su "Il Venerdì di Repubblica", n. 636, 26 maggio 2000, p. 44.
[5] Pregi e difetti della diffusione di Internet sono analizzati con notevole equilibrio da Eugenio Scalfari che, nella risposta alla lettera di cui sopra, li compendia nei seguenti punti:
"1. Aumenta il tempo libero. Diminuisce la fatica fisica richiesta dai vari tipi di lavoro, le macchine sostituiscono sempre più la forza lavoro. Per ora aumenta anche la disoccupazione.
2. Nonostante questa palese crescita del tempo libero, la società e i singoli individui che la compongono vivono sempre più in fretta; più risparmiano tempo più hanno la sensazione che gliene manchi. Gli spazi dedicati alla riflessione si sono vistosamente ristretti.
3. La nuova società 'on line' rende possibile il collegamento continuo tra persone che vivono lontane l'una dall'altra e che sono in grado ora di comunicarsi notizie ed esperienze che prima restavano incomunicate. Tuttavia la solitudine spirituale di cui soffre la società contemporanea non sembra affatto diminuita. Anzi.
4. La possibilità di usare la rete per una immensa gamma di operazioni accresce l'iniziativa degli individui e quindi la loro libertà. Di pari passo però sembra aumentare la reciproca dipendenza e il desiderio di delegare ad altri il compito di decidere per tutti. Dilaga la dimensione ludica e la deresponsabilizzazione sociale" (Ibid).
[6] Arnaldo Dovigo, Parliamone bene, per favore. A proposito della diffusa tentazione di demonizzare Internet. "Biblioteche oggi", 18 (2000) 4, p. 82-83.
[7] Ibid., p. 83.
[8] Giuseppe Caravita, Internet regina delle reti, "Il Sole-24 Ore", 12 febbraio 1993, p. 19.
[9] Cfr. Carla Basili, Dalla biblioteca meccanizzata alla biblioteca virtuale: un tentativo di periodizzazione. "Biblioteche oggi", 15 (1997), n. 8, p. 30-35.
[10] Cfr. The end-user revolution. CD-ROM, Internet and the changing role of the information professional, edited by Richard Biddiscombe. London, Library Association Publishing, 1996.
[11] Al riguardo rinviamo al nostro Il terminale uomo. I bibliotecari e le nuove tecnologie fra passione e ossessione, in Bibliotecario nel 2000. Come cambia la professione nell'era digitale, a cura di Ornella Foglieni. Milano, Editrice Bibliografica, 1999, p. 85-95.
[12] Citiamo soltanto, in ambito italiano, i recentissimi contributi di Claudio Gnoli, Cercare informazioni in Internet: strumenti e strategie, in "Forum Burioni", giugno 2000, <http://www.burioni.it/forum/gnoli-mot.htm>; e di Riccardo Ridi, Strumenti e strategie per la ricerca di informazioni WWW, in "Forum Burioni", aprile 2000, <http://www.burioni.it/forum/ridi-mot.htm>.
[13] Cfr. Chris Rusbridge, Toward the hybrid library. "D-Lib Magazine", July/August 1998, <http://mirrored.ukoln.ac.uk/lis-journals/dlib/dlib/dlib/july98/rusbridge/07rusbridge.html>; Herbert Van de Sompel, Patrick Hochstenbach, Reference linking in a hybrid library environment. "D-Lib Magazine", April 1999, <http://mirrored.ukoln.ac.uk/lis-journals/dlib/dlib/dlib/april99/van_de_sompel/04van_de_sompel-pt1.html>.
[14] Si veda fra l'altro Dolve Bolzoni, Michele Santoro, Le affinità elettive. Modelli di comunicazione fra bibliotecario e utente nella prospettiva digitale, in La biblioteca amichevole. Nuove tecnologie per un servizio orientato all'utente, a cura di Ornella Foglieni. Milano, Editrice Bibliografica, 2000, p. 131-144.
[15] Segnaliamo l'ormai classico Joel S. Rutstein, Anna L. DeMiller, Elizabeth A. Fuseler. Possesso contro accesso.Un cambiamento per le biblioteche. "Biblioteche oggi", 13 (1995) 7, p. 40-52.
[16] Per quanto concerne ad esempio la gestione coordinata dei periodici cfr. Luca Bardi, Anna Ortigari e Maurizio Vedaldi, I sistemi bibliotecari di fronte ai periodici elettronici: problematiche gestionali e scenari organizzativi. "Bibliotime, 3 (2000) 2, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-1/bardiecc.htm>.
[17] Jeremy Rifkin, L'era dell'accesso. La rivoluzione della new economy. Milano, Mondadori, 2000.
[18] Il libro infatti, assai ben documentato e di piacevole lettura, contiene una quantità di spunti e di suggestioni che vanno ben al di là dell'ambito economico, coinvolgendo considerazioni di natura antropologica, culturale e sociale. Più tagliato su un profilo disciplinare è invece Carl Shapiro, Hal R. Varian, Information rules. Le regole dell'economia dell'informazione. Milano, Etas, 1999.
[19] Maurice B. Line, L'accesso alle risorse: la dimensione internazionale. "Biblioteche oggi nel mondo", supplemento al n. 6/1989 di "Biblioteche oggi", p. 25-33.
[20] Sui programmi IFLA-UNESCO relativi al Universal Bibliographic Control (UBC) e Universal Availability of Publication (UAP) cfr. tra l'altro Giovanni Solimine, Controllo bibliografico universale. Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1995.
[21] Maurice B. Line, L'accesso alle risorse: la dimensione internazionale, cit., p. 25-26 (corsivi dell'autore).
[22] Fra i molti siti ad esso dedicati segnaliamo The Hair Pages, <http://www.geocities.com/hairpages/>, con i testi disponibili all'indirizzo <http://www.geocities.com/hairpages/lyrics.html>.
[23] Bruce Reid, Organization models for managing academic information, in Achieving cultural change in networked libraries, edited by Bruce J. Reid e William Foster. Aldershot, Gower, 2000, p. 15-26.
[24] Ibid., p. 16 (traduzione nostra).
«Bibliotime», anno III, numero 2 (luglio 2000)