«Bibliotime», anno III, numero 2 (luglio 2000)


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Evelina Ceccato

La biblioteca digitale tra progetti e realtà





Il 2 giugno scorso, presso l'Istituto di Biblioteconomia e Paleografia [1] dell'Università degli Studi di Parma [2], ha avuto luogo un interessante incontro tra gli studenti del corso di Organizzazione informatica delle biblioteche [3], tenuto da Anna Maria Tammaro, e alcuni bibliotecari sul tema della biblioteca digitale [4].

Dopo una breve presentazione dell'iniziativa, destinata a mettere in contatto gli studenti del Corso di laurea in conservazione dei beni culturali con la realtà bibliotecaria cittadina e nazionale, Anna Maria Tammaro ha ceduto la parola a Michele Santoro, Presidente regionale dell'AIB Emilia-Romagna, che ha introdotto il discorso sulla digital library e ha sottolineato quelli che, al momento presente, sono i problemi più urgenti da affrontare nel contesto digitale, ossia quelli connessi alle nuove tipologie di utenza, alle possibilità di accesso ai documenti elettronici on-line ed alla loro conservazione.

La parole è poi passata agli studenti che hanno presentato i lavori di gruppo elaborati nel corso del corrente anno accademico e dedicati ad esaminare alcune iniziative in corso per realizzare la biblioteca digitale.

Il primo gruppo di studio, composto dagli studenti Rachele Agrò, Stefania Ditanna, Annalisa Fanfoni, Pietro Gozzetti, Cristina Gualdi, Emanuel Sacchini, Stefano Vascelli, ha preso in esame la percezione e le reali aspettative degli utenti di fronte alla biblioteca digitale [5]. Per affrontare questo stimolante argomento di studio, gli studenti si sono rivolti al panorama americano e hanno esaminato quello che è noto come il rapporto Benton [6], pubblicato nel novembre 1996: si tratta di un'indagine, effettuata dalla Benton Foundation e pubblicata a spese della W. K. Kellogg Foundation, che rivela l'opinione e le aspettative dell'utenza di fronte alla biblioteca pubblica in generale ed al futuro della biblioteca pubblica nel contesto digitale in particolare [7].

Gli studenti hanno esaminato le metodologie adottate nella somministrazione del questionario ed i criteri di selezione degli intervistati e hanno poi commentato i risultati dell'indagine soffermandosi in particolare su alcuni aspetti, quali i servizi che gli americani intervistati vorrebbero dalla biblioteca digitale, e che sono, tutto sommato, piuttosto tradizionali, il nuovo ruolo del bibliotecario come navigatore-istruttore degli utenti, i vantaggi e gli svantaggi che gli utenti riconoscono alla biblioteca digitale. Tra i vantaggi, gli intervistati individuano soprattutto quelli offerti dal documento on-line, vale a dire la possibilità di consultazione da parte di più utenti contemporaneamente e da qualsiasi postazione indipendentemente dalla collocazione della risorsa. Tra gli svantaggi, sono stati sottolineati l'allargarsi della frattura tra gli information have e gli information have not e la preoccupante disumanizzazione dei rapporti.

Dal rapporto Benton, come gli studenti hanno giustamente rilevato, emerge comunque l'amore degli americani per la biblioteca, un pubblico bene che deve andare incontro al futuro conservando la memoria del passato.

Il gruppo di lavoro composto da Manuela Sofia, Daniela Fiorini, Sara Adamo, Agnese Perrone, Luciana Di Candia e Alessandra Bianchi si è occupato dell'utilizzo della biblioteca digitale da parte degli utenti [8]. Il gruppo ha esaminato il lavoro del Social science team [9] della Digital Library Initiative della University of Illinois [10]. All'interno di un ambizioso progetto di digital library, il Social science team aveva il compito di monitorare, in generale, l'uso della biblioteca digitale da parte degli utenti e di testare, sempre relativamente all'utilizzo reale ed a quello potenziale degli utenti, i prototipi di sistemi di recupero dell'informazione messi a punto dai gruppi tecnici del progetto.

Gli studenti hanno illustrato i metodi di analisi utilizzati dai componenti del Social science team, hanno commentato i risultati e hanno tratto le loro conclusioni, ma soprattutto hanno sottolineato l'importanza di questo progetto finalizzato a mettere l'utente, ed i suoi bisogni informativi, al centro della biblioteca digitale.

Ottimo lavoro quello del gruppo [11] che aveva il compito di esaminare i problemi dell'accesso nel contesto digitale e ha studiato il progetto EULER.
Il progetto EULER (European Libraries and Electronic Resources in Mathematical Sciences) [12], al quale partecipano 8 partner europei, tra i quali l'Università di Firenze, mira a fornire un'unica interfaccia per l'accesso a diverse tipologie di risorse informative elettroniche indipendentemente dalla loro collocazione. Le risorse (basi di dati bibliografiche, OPAC, riviste elettroniche, archivi di pre-print e di letteratura grigia) sono rese interoperabili grazie all'utilizzo del protocollo Z39.50 per l'interrogazione simultanea delle diverse risorse e del Dublin Core per la descrizione delle risorse. Il progetto EULER prevede anche il servizio di fornitura di documenti.

Sempre di problemi di accesso a collezioni, distribuite in rete, di risorse elettroniche eterogenee si sono occupate Fiorenza  Bernardi, Luisa Cervati, Ludmilla Pradi, Silvia Trevenzoni, Serena Razzetti, Daniela Mena ed Elisa Marengo, che hanno studiato i progetti di digital library della University of Michigan e della University of Stanford.

Il Digital Library Project dell'Università del Michigan (UMDL) [13] ha come fondamento l'idea che il vero valore di una biblioteca digitale sta nei servizi che questa può fornire, più ancora che nella ricchezza d'informazioni. Partendo da questo presupposto, gli ideatori del progetto hanno disegnato l'architettuta di un sistema nel quale diversi tipi di agenti  software interagiscono per fornire i servizi di biblioteca [14]. Gli agenti software sono essenzialmente di tre tipi:

L'architettura del progetto risulterà sicuramente più chiara grazie a quest'illustrazione, reperibile all'URL  <http://ai.eecs.umich.edu/people/wellman/pubs/Building-UMDL.html>

Le riflessioni degli studenti su questo progetto non ci sono sembrate entusiaste [15]: ad una neppure troppo realistica disintermediazione fa da contrappeso una disumanizzazione che lascia l'utente smarrito davanti ad una pletora d'informazioni non "umanamente" filtrate.

Il gruppo che ha studiato lo Stanford Digital Libraries Project [16] ha dapprima illustrato il concetto di interoperabilità definendolo come "la possibilità di fare coesistere efficacemente risorse informative elettroniche eterogenee e di potervi accedere in maniera integrata" [17] e ha proseguito soffermandosi su Infobus, "una infrastruttura tecnologica che ha lo scopo di provvedere interfacce uniformi verso risorse e servizi online che presentano diverse modalità di utilizzazione e diversi protocolli di accesso" [18].
Gli studenti del gruppo di lavoro sembrano convinti che non si può prescindere dall'"interoperabilità" per disegnare la digital library e che, almeno per il momento, è necessario far "interoperare" la biblioteca tradizionale e quella digitale per offrire un servizio di qualità [19].

Molto interessante il lavoro delle studentesse che hanno affrontato l'argomento della Conservazione e preservazione dei documenti digitali [20]. Feliciana Faiella, portavoce del gruppo, ha illustrato, sinteticamente ma non superficialmente, quelli che sono i problemi di conservazione, ma sarebbe meglio dire di preservazione, dei documenti digitali e ha esaminato costi e benefici delle tecniche attualmente in corso di sperimentazione per rendere fruibili i documenti elettronici anche in futuro: il refreshing, la migrazione e l'emulazione.

Affrontato, ma non risolto, il problema della preservazione dei documenti elettronici, il gruppo è passato ad esaminare il secondo punto nodale della questione, vale a dire quello della responsabilità della conservazione: in una domanda, A CHI compete la conservazione dei documenti elettronici? Faiella ha commentato tre progetti che, a livelli diversi, studiano la fattibilità delle tecniche di preservazione: NEDLIB, partito per iniziativa di alcune biblioteche nazionali europee in collaborazione con alcuni grossi editori [21], il progetto PANDORA della biblioteca nazionale australiana [22] ed il progetto CEDARS delle biblioteche delle università di Oxford, Leeds e Cambride [23].

Spostandosi, per un attimo, su fonti d'informazione più tradizionali, i periodici su carta, e sull'impiego dell'informatica e della telematica per facilitarne il recupero, la diffusione e l'utilizzo, Patrizia Celi e Nicoletta Dallara si sono occupate del progetto europeo CASA (Cooperative Archive of Serials and Articles) [24], del quale hanno spiegato chiaramente gli obiettivi e le tecniche di realizzazione. I partner del progetto CASA, tra i quali ci sono il Centro internazionale ISSN, l'ICCU, alcune biblioteche universitarie, due software house e un editore, intendono realizzare un repertorio europeo on-line di periodici, che possa essere utilizzato come authority file attraverso un controllo incrociato dei dati.
Celi e Dallara si sono soffermate sul problema dell'identificazioni univoca dei vari "oggetti" che contribuiscono a costituire l'archivio, vale a dire i periodici, gli articoli, le biblioteche e gli editori e fornitori di servizi.

L'ultimo gruppo di studio, composto dagli studenti Michela Allione, Luca Ariano, Valeria Baudo, Chiara Casotti, Diego Cattaneo, Chiara Contini, Stefano Pettinelli e Caterina Ramonda, ha presentato IMPEL2 [25], metaprogetto della University of Northumbria di Newcastle: si tratta, in breve, di indagini volte ad analizzare l'impatto che l'applicazione delle nuove tecnologie informatiche e telematiche in biblioteca ha avuto sullo staff, sugli utenti, sull'addestramento e la formazione del personale.
Nella loro analisi, gli studenti si sono soffermati in particolare sull'influenza che l'information technology ha esercitato sulla professione bibliotecaria: le considerazioni finali, a tale proposito, non sono confortanti: "dalle interviste di IMPEL2 emerge un mancato superamento della tradizionale figura di bibliotecario ed un’incertezza sul futuro della sua professionalità. L’impatto dell’IT è fortemente destabilizzante poichè i bibliotecari vi oppongono il loro "dynamic conservatism" [26] che è la tendenza a combattere per non cambiare lo stato delle cose.
Una menzione particolare meritano le fluorescenti pagine web di questo gruppo di studio [27].

Terminata l'esposizione degli studenti di Organizzazione informatica delle biblioteche, è stata la volta degli information professional.

Giulio Blasi, docente di Teorie e tecniche dei nuovi media all'Università di Bologna, ha parlato di Conservare Internet illustrando il progetto di Brewster Kahle The Internet Archive [28]: l'idea è quella di "fotografare" i siti Internet pubblici per conservarne la memoria. Attualmente, l'archivio contiene circa 14 terabyte di dati, tra pagine Web, FTP, Usenet.

Il progetto di Brewster Kahle ha fatto molto discutere, ma non, come ci si sarebbe aspettati, sull'opportunità di conservare o meno tutti questi dati in questa forma, quanto, piuttosto, sui problemi di copyright che un'operazione di schedatura e conservazione dei documenti Internet potrebbe comportare. Attualmente, The Internet Archive adotta quella che potremmo definire una "politica dissociativa": se un autore non vuole che i suoi documenti siano conservati nell'archivio, può inserire nelle sue pagine un codice che non consente l'indicizzazione da parte dei robot [29] che collezionano i documenti da conservare [30].

L'intervento di Anna Ortigari, bibliotecaria presso il Dipartimento di discipline storiche dell'Università degli Sudi di Bologna, ci ha ricondotto alla nostra realtà quotidiana di bibliotecari alle prese con i problemi di budget: negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento esponenziale della produzione editoriale, cartacea ed elettronica, che è andato quasi di pari passo con la riduzione dei fondi destinati allo sviluppo delle collezioni delle biblioteche. Questo fenomeno ha portato, tra le altre, anche alcune conseguenze positive, quali una maggiore razionalizzazione nella gestione delle risorse finanziarie destinate alle acquisizioni, che, in molte realtà, ha comportato tagli ad acquisti "non completamente utili", come, ad esempio, le numerose copie di un periodico nelle biblioteche di un ateneo o, peggio, di una facoltà. Questa operazione di razionalizzazione della spesa ha favorito una logica cooperativa, prima quasi del tutto estranea, almeno per quanto riguarda la funzione delle acquisizioni, al contesto bibliotecario nazionale. Le biblioteche hanno cominciato a condividere i documenti, o almeno una parte di questi, e hanno conseguentemente sviluppato i servizi interbibliotecari di prestito e fornitura.
Nell'ultimo periodo, la cooperazione interbibliotecaria si sta estendendo dalla condivisione delle risorse, in maggioranza cartacee, all'acquisizione cooperativa di risorse elettroniche.

Dopo aver disegnato questo scenario, Anna Ortigari ha parlato di acquisti consortili di risorse elettroniche e ha illustrato il CIPE (Cooperazione Interuniversitaria sui Periodici Elettronici), un consorzio interuniversitario finalizzato all'acquisto ed alla condivisione delle risorse informative di rete, al quale aderiscono le Università di Bologna, Genova, Firenze, Padova, Parma, Venezia e l'Istituto universitario europeo.
Il CIPE ha avviato diverse trattative, finalizzate all'acquisto di pacchetti di periodici elettronici, con i maggiori editori scientifici internazionali: da poco è stata conclusa la trattativa con l'editore Blackwell.

Giovanni Galli, delle Biblioteche comunali di Parma, ha brevemente descritto Iperloc, un progetto sperimentale, di alcuni anni fa, finalizzato a realizzare una guida ipermediale alla documentazione locale delle biblioteche comunali di Parma [31] destinata sia al bibliotecario addetto al reference nella biblioteca comunale sia all'utente che, autonomamente, si accinge ad effettuare una ricerca su un argomento d'interesse locale.
Iperloc vuole essere un'interfaccia amichevole, ma anche una guida, per l'interrogazione di tutte le risorse informative on-line, interne od esterne alla biblioteca, relative alla documentazione locale [32].

L'ultimo intervento è stato quello di Gianna Goberti, bibliotecaria all'Università degli Studi di Parma, che, con metodi tradizionali ma efficaci (proiezione di lucidi), ha parlato di metadati e OPAC. Dopo aver definito i metadati ed aver chiarito che la catalogazione è un processo di creazione dei metadati relativi ad una unità documentaria, Goberti ha preso in esame alcune tipologie di formati di metadati e si è soffermata sull'analisi del Dublin Core, ormai una sorta di standard per la descrizione delle risorse elettroniche on-line, sviluppato in seguito alle considerazioni emerse al 1° seminario ufficiale sui metadati, Metadata Workshop, tenutosi a Dublin (Ohio) nel marzo 1995 [33].

Illustrate le caratteristiche principali del Dublin Core, Goberti ha passato in rassegna alcune iniziative, a livello internazionale, di catalogazione di risorse elettroniche on-line e ha commentato il progetto CORC (Cooperative Online Resource Catalog), un'esperienza di cooperazione interbibliotecaria internazionale finalizzata alla costruzione di un catalogo on-line di risorse Internet tramite la catalogazione partecipata [34].

Dalle esperienze internazionali di catalogazione partecipata, Goberti ha poi portato il discorso sulla situazione della catalogazione nell'Ateneo parmense: attualmente, i dati relativi ai documenti cartacei, e ad alcuni CD-ROM, sono inseriti nel Catalogo Unico Parmense [35], mentre le risorse elettroniche on-line sono accessibili dalle pagine Web delle singole biblioteche [36]. Per il futuro, Goberti auspica che le informazioni, o, meglio, le metainformazioni sui documenti cartacei e sui documenti elettronici siano inserite in un unico catalogo sempre più collettivo e standardizzato per rispondere adeguatamente ai bisogni di chiarezza e semplicità dell’utente; la cooperazione, almeno a livello nazionale, è caldamente consigliata.

Siamo usciti soddisfatti da questo incontro-dibattito che avrebbe certamente meritato una maggiore affluenza di pubblico. Abbiamo avuto la conferma che c'è ancora molto da studiare, da progettare e da realizzare per favorire il passaggio alla biblioteca del futuro o, meglio, per facilitare una proficua integrazione tra risorse, strumenti e servizi tradizionali e digitali: l'aggiornamento sulle iniziative in corso, in Italia ed altrove, è un ottimo strumento, per i "vecchi" ed i "nuovi" bibliotecari, per non scoprirsi improvvisamente obsoleti.
 

Evelina Ceccato - Biblioteca centrale di Giurisprudenza dell'Università di Parma
e-mail:  bdgius@unipr.it


Note

[1]  <http://www.aldus.unipr.it/>.

[2]  <http://www.unipr.it>.

[3]  <http://www.ceda.unipr.it/lettere/libretto/biblio.html#gestsist>.

[4]  Le pagine Web dedicate all'incontro, organizzato dall'Istituto di biblioteconomia e paleografia dell'Università di Parma in collaborazione con la Sezione Emilia-Romagna dell'Associazione Italiana Biblioteche, si trovano all'indirizzo  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/>.

[5] Il lavoro degli studenti è visibile su Web all'URL: <http://www.aldus.unipr.it/progetti/benton_file/v3_document.htm>.

[6] Il "vero nome" del rapporto Benton è Buildings, Books, and Bytes: libraries and communities in the digital age e si trova all'URL: <http://www.benton.org/Library/Kellogg/>.

[7] Il testo del questionario sottoposto agli utenti ed i risultati dell'indagine sono visibili all'URL: <http://www.benton.org/Library/Kellogg/appendix.html>.

[8] All'URL  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/deliver/index.html> è disponibile il lavoro degli studenti.

[9] All'indirizzo  <http://dli.grainger.uiuc.edu/dlisoc/socsci_site/index.html> si trova l'home-page del DLI Social science team.

[10] Home page della Digital library initiative alla University of Illinois all'URL  <http://dli.grainger.uiuc.edu/>.

[11] Le componenti del gruppo di studio sul progetto EULER sono Cecilia Tamagnini, Paola Carini e Francesca Cervi. Il loro lavoro è pubblicato all'URL  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/Euler_file/v3_document.htm>.

[12] La pagina del progetto EULER si trova all'URL  <http://www-irma.u-strasbg.fr/EMIS/projects/EULER/>; la versione italiana è disponibile all'URL  <http://opac.unifi.it/euler/>.

[13] Il sito del progetto si trova all'URL  <http://www.si.umich.edu/UMDL/> , mentre le pagine Web di questo gruppo di lavoro sono all'indirizzo <http://www.aldus.unipr.it/progetti/agent_file/v3_document.htm>.

[14] Cfr. Michael P. Wellman, Edmund H. Durfee, William P. Birmingham, The Digital Library as Community of  Information Agents, UMDL IEEE Expert Essay<http://ai.eecs.umich.edu/people/wellman/pubs/expert96.html> : "The agents in this system represent specialized information-processing functions, with additional abilities to reason about their effectiveness and requirements, communicate with other agents, negotiate about terms and resources, and perform other generic agent functions. We call them "agents" because we assign these modules autonomy of action (they choose what services to perform for whom with what resources under what terms), under the general constraints imposed by their situations and their relations with other agents. Typical digital library tasks require teaming among numerous specialized agents, but each agent can choose whether to join a team depending on what it expects to get out of participation."

[15] Le conclusioni degli studenti si trovano all'URL  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/agent_file/v3_document.htm>.

[16] All'URL <http://www-diglib.stanford.edu/diglib/pub/> si trovano le informazioni sul progetto della University of Stanford, le pagine degli studenti sono all'URL <http://www.aldus.unipr.it/progetti/Infobus_file/v3_document.htm>.

[17]  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/Infobus_file/v3_document.htm> diapositiva 2.

[18]  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/Infobus_file/v3_document.htm> diapositiva 4. Su Infobus si veda Andreas Paepcke, Michelle Baldonado, Chen-Chuan K. Chang, Steve Cousins, Hector Garcia-Molina, Building the InfoBus: a review of technical choices in the Stanford Digital Library Project, working papers disponibile all'URL  <http://www-diglib.stanford.edu/cgi-bin/get/SIDL-WP-1998-0096>.

[19] Cfr. le Conclusioni degli studenti all'URL:  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/Infobus_file/v3_document.htm> conclusioni.

[20] Elisabetta Cena, Feliciana Faiella, Laura Morelli, Martina Veronesi. La relazione di questo gruppo è disponibile all'URL: <http://www.aldus.unipr.it/progetti/preservation_file/v3_document.htm>.

[21]  <http://www.kb.nl/coop/nedlib/> . NEDLIB è un progetto che mira a realizzare una infrastruttura per il deposito bibliotecario, a livello europeo, che garantisca la diffusione, la leggibilità e la conservazione delle pubblicazioni elettroniche oggi ed in futuro.

[22] PANDORA - Preserving and Accessing Networked Documentary Resources of Australia, <http://pandora.nla.gov.au/pandora/>  Nell'ambito del progetto PANDORA, sono state elaborate delle linee guida per la selezione delle risorse da preservare: Guidelines for the Selection of online Australian Publications Intended for Preservation by the National Library of Australia  <http://pandora.nla.gov.au/scoap/guidelines.html>.

[23] CEDARS HOME PAGE  <http://www.leeds.ac.uk/cedars/>.

[24] La relazione delle studentesse si trova all'URL:  <http://www.aldus.unipr.it/progetti/casa_file/v3_document.htm> . Ulteriori informazioni su CASA possono essere consultate sul sito del progetto, all'URL  <http://www.casa.issn.org:1999/>; per una chiara e sintetica illustrazione di CASA, si legga Alessandra Citti, Periodici in linea, "IBC", 4 (1996), 1, pp. 62-63.

[25] Il sito del progetto IMPEL2 si trova all'URL  <http://ilm.unn.ac.uk/impel/>.

[26]  <http://www.aldus.unipr.it/~etn/impel2/>.

[27]  <http://www.aldus.unipr.it/~etn/impel2/impel2.html>.

[28]  <http://www.archive.org>.

[29] Le istruzioni per dissociarsi sono pubblicate nelle pagine Web dell'iniziativa, Internet Archive: Removing a Site From the Web Collection<http://www.archive.org/remove.html>.

[30] Cfr. Internet Archive: How We Acquire Collections<http://www.archive.org/collections/acquisition.html>, per la "politica delle acquisizioni" dell'archivio di Brewster Kahle.

[31] IPERLOC è in rete all'indirizzo  <http://www.biblcom.unipr.it/BibParma/iperloc/Index.htm>.

[32] Su IPERLOC si legga Giovanni Galli, IPERLOC. Una guida ipermediale alla documentazione locale, "Biblioteche oggi", XIV (1996) 2, pp. 54-60.

[33] Le pagine Web sulla Dublin Core Metadata Initiative si trovano all'URL <http://purl.org/DC/> . La traduzione italiana della versione 1.1 del Dublin Core Metadata Element Set è in rete all'indirizzo  <http://www.iccu.sbn.it/dublinco.html>.

[34] Maggiori informazioni su CORC sono reperibili all'indirizzo  <http://www.oclc.org/oclc/corc/>.

[35]  <http://servernt.biblcom.unipr.it/h3/h3.exe/ase>.

[36] Dalle pagine Web del Settore Biblioteche dell'Università di Parma,  <http://www.unipr.it/arpa/setbibl/settore.htm>, si accede facilmente alle pagine Web delle singole biblioteche.


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