Il dibattito che recentemente ha trovato ospitalità sulle pagine elettroniche di "Bibliotime" [1] e dedicato alla presenza nelle biblioteche di personale definito "non strutturato", è sicuramente una misura del fatto che tale argomento ha iniziato ad assumere importanza e dimensioni tali da meritare un’attenta riflessione da parte dei bibliotecari, in particolare di quelli interessati alle problematiche relative alla gestione delle risorse umane in biblioteca ed impegnati in una consapevole valorizzazione e tutela della propria professionalità.
Recentemente, alcune indagini finalizzate a rilevare la qualità dei servizi erogati dalle biblioteche pubbliche di ente locale hanno messo in evidenza la dimensione reale di tale fenomeno.
In provincia di Parma, ad esempio, la rilevazione relativa al 1997 [2] segnala una presenza di personale non strutturato, calcolata con il metodo del full time equivalent [3], superiore a quella delle figure professionali di ruolo; in ogni caso, laddove è attivo del personale regolarmente in ruolo, l'impiego specifico per il servizio di biblioteca non raggiunge mai l'unità. Significa cioè che si tratta comunque di personale che, contemporaneamente, si occupa anche di altri settori: scuola, servizi sociali, sport e tempo libero (nella migliore delle ipotesi), ma anche servizi demografici o anagrafe canina.
Un analogo rilevamento condotto dall'Amministrazione provinciale di Bologna [4] sottolinea la stessa tendenza: "L'indagine del 1996 aveva fatto emergere un fenomeno rilevante, quello del massiccio ricorso a personale non di ruolo nella gestione del servizio […] la quota più consistente di personale esterno - oltre la metà - è composto da obiettori e volontari". Addirittura i dati relativi al 1998 mettono in evidenza un calo nell'impiego del personale di ruolo (da 0,36 addetti FTE x 2.000 abitanti, si passa a 0,31) e, parallelamente, risulta aumentato l'impiego di personale non strutturato.
In provincia di Reggio Emilia [5], nel 1996, sono state registrate presenze, fra obiettori e volontari, pari a 20 unità FTE, rispetto alle 36 di ruolo.
Vogliamo inoltre citare un'indagine promossa dall'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna [6], avviata con lo scopo di "censire" i volontari e gli obiettori che sono effettivamente impiegati nel settore beni culturali della regione, anche in vista del passaggio dall’obiezione di coscienza al servizio civile e del possibile impiego di soggetti femminili. Il dato interessante è che le risposte più numerose sono pervenute da biblioteche ed archivi e che, pur manifestando un concreto interesse alla collaborazione volontaria, dai più viene lamentato il fatto che tale personale rappresenta l'unica fonte per adempiere a servizi che altrimenti rimarrebbero scoperti. Nella stessa indagine emerge la mancanza di specifica formazione per questi addetti, del resto abbastanza comprensibile visto il turn over degli stessi (attualmente gli obiettori rimangono in servizio per 10 mesi, comprese licenze e permessi).
Ma cerchiamo, riprendendo quanto scritto da Andrea Menetti e Giovanna Del Corno, di rappresentare le diverse tipologie di personale non strutturato che, a vario titolo, può trovarsi ad operare in biblioteca, e distinguiamo le seguenti tipologie:
1) personale non strutturato ma qualificato professionalmente
A questa categoria appartengono figure professionali non di ruolo, utilizzate soprattutto per lavori a tempo determinato (catalogazione, bonifica cataloghi) o, più raramente, per la gestione della biblioteca.
Tale personale può operare in biblioteca in modo autonomo (con incarichi di consulenza professionale) oppure organizzato in società o cooperative, ed essere attivato a attraverso forme di ingaggio che possono prevedere l'espletamento di gare d’appalto del servizio richiesto, che prevedano non solo la valutazione dei costi ma anche delle esperienze e delle professionalità dei singoli operatori.
In questo caso, tra l'altro, potrebbe essere molto utile un lavoro di elaborazione, ad esempio, di un capitolato-tipo per una gara per il servizio di catalogazione o di bonifica.
2) personale non strutturato e non qualificato professionalmente
A questa seconda categoria appartengono figure non specializzate professionalmente, quali possono essere obiettori di coscienza e volontari (studenti part-time, anziani, gruppi "amici della biblioteca", ecc.) la cui presenza in biblioteca può presentare anche elevate caratteristiche di provvisorietà e turn over frequenti.
Il loro impiego dovrebbe essere considerato esclusivamente in appoggio al personale specializzato (di ruolo o non di ruolo) e svolto prevalentemente in presenza di esso (e non in sostituzione), così come prescrive anche la normativa attualmente in vigore per gli obiettori di coscienza; in ogni caso la presenza di personale volontario dovrebbe essere regolato da specifica convenzione con l’ente titolare del servizio, nella quale vengono definiti i compiti assegnati a tali figure.
Recentemente la Regione Emilia Romagna ha elaborato uno Schema di regolamento tipo per i rapporti tra istituzioni pubbliche e singoli volontari per lo svolgimento di attività solidaristiche promosse dalle stesse istituzioni, nel quadro di una delibera della Giunta regionale (la n. 521 del 20 aprile 1998, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Emila Romagna, n. 74 del 3.6.1998) riguardante gli Indirizzi concernenti le modalità di rapporto tra le istituzioni pubbliche e le persone che intendono svolgere attività di volontariato.
In molti casi, e soprattutto nelle biblioteche pubbliche di comuni medio-piccoli (diciamo compresi fra i 5 ed i 15.000 abitanti), tale personale viene impiegato in modo pressoché esclusivo, per gestire in toto la biblioteca. Poiché in questa situazione vengono a mancare certi elementi di qualità che dovrebbero essere garantiti dal personale qualificato (consulenza e supporto agli utenti, qualità del catalogo, ecc.), tali servizi, in alcune situazioni comunque positive (mi riferisco ad esempio a certi piccoli comuni di montagna o a certe frazioni di comuni più grandi) vengono definiti come centri di lettura e prestito. A questo proposito si potrebbe citare l’esperienza avviata dalla Comunità Montana Parma Est, dove sono state attivate delle piccole biblioteche (ovvero centri di lettura e prestito) comunali, tenute aperte da personale volontario (insegnanti, anziani, pro loco) ma seguite da una bibliotecaria assunta dalla Comunità Montana e che, per quanto riguarda il futuro inserimento nel Catalogo Unico Parmense, faranno riferimento alla biblioteca di Langhirano, che funge da Comune capofila.
Presso la biblioteca di Sorbolo (PR) è stato attivato un servizio di apertura nella serata di giovedì (dalle 20.33 alle 22,30) e nel pomeriggio di sabato (dalle 15 alle 18), con la presenza di volontari del locale Centro Sociale Anziani (in convenzione con il Comune), per ora con esclusione del servizio di prestito.
Presso le biblioteche comunali di Parma è prevista l’apertura nella fascia oraria 13-15 con personale anziano della Coop. AUSER, anche in questo caso, con esclusione del servizio di prestito.
Presso le biblioteche di Reggio Emilia si trovano circa 6 obiettori e 35 volontari, ed utilizzati prevalentemente per la ricollocazione ed il riordino dei volumi, vigilanza nelle sale aperte al pubblico, fotocopie, piccola manutenzione del patrimonio librario, incartatura ed etichettatura dei libri nuovi, preparazione periodici per la rilegatura, riproduzione microfilm.
Il Sistema bibliotecario del Comune di Modena è articolato in Biblioteche di carattere generale, Punti di lettura, Biblioteche specializzate e Biblioteche speciali. Le strutture definite come Punti di lettura vengono gestite con personale non strutturato (volontari singoli, volontari aderenti ad un gruppo culturale, volontari di un comitato anziani). A regolare i rapporti con il Comune sono attive specifiche convenzione ed inoltre un bibliotecario comunale ha il compito di coordinare tali strutture ed il personale impiegato, curandone, per quanto possibile, la formazione.
In conclusione, occorre dunque riconoscere che la presenza di personale non strutturato e non specializzato rappresenta ormai una concreta realtà del lavoro in biblioteca e, parallelamente, un fenomeno per il quale non è difficile prevederne l'espansione, anche in vista delle concreta applicazione, in Emilia Romagna, del servizio civile regionale.
Si tratta dunque di un fenomeno che merita un attento e costante "monitoraggio", magari anche attraverso le citate forme di rilevazione della qualità del servizio erogato dalle biblioteche pubbliche.
Per quanto riguarda il settore specifico delle biblioteche pubbliche, potrebbe essere utile una forma di indirizzo da parte della Sovrintendenza ai beni librari e dell'Istituto Beni Culturali, viste anche le competenze in materia assegnate dalla legislazione regionale [7].
Analogamente l’AIB, che meritoriamente dedica molte energie alla professionalità dei bibliotecari (seminari, convegni, albo professionale, ecc.), potrebbe contribuire a chiarire quali dovrebbero essere i settori e le modalità d’impiego, soprattutto del personale non strutturato de-specializzato.
Solo la piena conoscenza delle utili funzioni, ma anche dei limiti derivanti dall'impiego di tale personale, possono rappresentare qualcosa di concretamente positivo per il servizio di biblioteca, una valida occasione di confronto per gli operatori professionali e rappresentare un'utile esperienza anche per gli stessi volontari soprattutto se in loro vi è la concreta percezione di partecipare ad un programma di lavoro ideato e gestito in modo consapevole ed a condizioni controllate.
Roberto Montali, Biblioteca Comunale di Sorbolo, e-mail: bibsorbo@provincia.parma.it
Note
[1] Michele Santoro, Personale strutturato e personale non strutturato: quale interazione nelle biblioteche? "Bibliotime", 1 (1998) 3,
<htpp:/spbo.unibo.it/aiber/bibtime/num-i-2/santoro.htm>;
Michele Santoro, Metastrutturazione di un dibattito. "Bibliotime", 2 (1999), 1
<htpp:/spbo.unibo.it/aiber/bibtime/num-ii-1/santoro.htm>;
Carla Crivello, Personale strutturato nelle biblioteche: un'occasione per il cambiamento? "Bibliotime", 2 (1999), 1,
<htpp:/spbo.unibo.it/aiber/bibtime/num-ii-1/crivello.htm>; Andrea Menetti e Giovanna Delcorno, Soggetto, complemento, predicato: per una analisi logica o illogica del lavoro in biblioteca, "Bibliotime", 2 (1999), 1, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-ii-1/menetti.htm>.
[2] Indagine sulla qualità dei servizi erogati erogati dalle biblioteche di ente locale della provincia di Parma, a cura di Roberto Montali, Amministrazione Provinciale di Parma, 1998.
[3] Il calcolo del Full Time Equivalent (FTE) consiste nel rapportare le ore di lavoro prestate in biblioteca da ciascuna unità alle ore di lavoro di un dipendente a tempo pieno, cioè alle 36 ore settimanali.
[4] Profilo biblioteca 1997. Analisi di misura e valutazione delle biblioteche della provincia di Bologna, Provincia di Bologna, 1999;
Giampiero Romanzi, Misurar pensando: versione in prosa e commento dei dati statistici forniti dall'indagine Profilo Biblioteca. "Bibliotime", 1 (1998), 2,
<htpp:/spbo.unibo.it/aiber/bibtime/num-i-2/romanzi.htm>;
[5] Le biblioteche pubbliche della provincia di Reggio Emilia. Rapporto finale della rilevazione 1996. A cura di Anna Galluzzi con la consulenza di Sergio Conti, Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia, 1999.
[6] Anna Gianotti, Relazione sui dati ottenuti dall'indagine sul volontariato nel settore beni culturali, Bologna : Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, 1998. [dattiloscritto].
[7] La L.R. 27 dicembre 1983, n. 42 "Norme in materia di biblioteche e archivi storici di enti locali o di interesse locale", all'art. 6 indicata, fra i requisiti minimi di una biblioteca il fatto di avvalersi dell'attività di almeno un bibliotecario o, per le biblioteche minori, di un assistente di biblioteca (art. 16, punto e.).