«Bibliotime», anno I, numero 2 (luglio 1998)


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Michele Santoro

Scelte strategiche e misurazione delle biblioteche pubbliche:
quale indicazione dagli indicatori? [*]



Per quelli che, come lo scrivente, hanno intrapreso la loro esperienza lavorativa presso una biblioteca pubblica, è difficile sottrarsi alla sensazione che le proprie attitudini professionali siano state fortemente influenzate da questa istituzione, in grado di condizionare, come un vero e proprio imprinting, la dimensione psicologica e le scelte operative dei bibliotecari. Esaminare questa sensazione, analizzarla in tutti i suoi risvolti per individuare i meccanismi che forgiano il bibliotecario di pubblica lettura, non è certo cosa facile; ma forse, scavando all’interno della quotidiana routine, si può individuare almeno un elemento a conferma di tale impressione: e cioè la speciale disponibilità nei confronti dell’utenza, quella sensibilità e dedizione che spesso supplisce ai problemi organizzativi e alle mille difficoltà che impediscono alle biblioteche pubbliche di esplicare al meglio il proprio ruolo di trasmissione dell’informazione e della cultura sul territorio.

È grazie a questo abito mentale che il bibliotecario riesce a compiere il suo percorso professionale nel vivo della comunità di cui la biblioteca fa parte; e forse è questa la ragione per cui nel nostro paese le biblioteche pubbliche riescono spesso a sottrarsi alla sensazione di inefficienza e di scarsa qualità dei servizi [1] che pesa su tanti istituti bibliotecari, e di cui si sono fatti interpreti non solo illustri uomini di cultura [2] ma anche comuni cittadini e utenti [3].

È comunque evidente che tali requisiti attitudinali non sempre sono sufficienti a risolvere i problemi che, per ragioni che sarebbe troppo lungo ricordare [4], le nostre biblioteche pubbliche si trovano a vivere, e che vanno dalla cronica mancanza di fondi a una carente o inadeguata automazione, dall'insufficienza del personale in servizio alla scarsa attenzione prestata dalle amministrazioni alle specifiche funzionalità biblioteconomiche di queste strutture.

Se questo è il quadro, allora una ricerca come quella promossa dalla Provincia di Bologna [5] si pone come un prezioso contributo volto a individuare i problemi delle biblioteche dell'area provinciale e a ipotizzarne le possibili soluzioni. Del tutto manifesti appaiono quindi i meriti di questa indagine, al pari degli altri censimenti volti alla misurazione dei servizi delle biblioteche pubbliche italiane, specie da quando l'apposito gruppo di lavoro dell'AIB ha messo a punto una specifica metodologia [6] sulla base della quale è stata sviluppata, ad esempio, l'indagine in esame. E tuttavia non può sfuggire un elemento di preoccupazione che pare emergere ogni qualvolta si ha a che fare con inchieste di tipo statistico, e cioè la scarsa udienza che questo tipo di rilevazioni ottengono non solo presso le amministrazioni coinvolte, ma anche presso gli stessi bibliotecari: difatti, secondo l'acuminata diagnosi di Daniele Danesi,

uno dei motivi che sta alla base dello scarso interesse dei bibliotecari italiani per le statistiche e la misurazione dei servizi è senza dubbio la relativa staticità e le poche possibilità di evoluzione e di cambiamento che si presentano alle biblioteche in una situazione come la nostra, che è di sostanziale stallo [7].
E il più delle volte è proprio la difficoltà a intervenire a fondo sulla situazione esistente, unita all'insufficiente incisività delle opinioni dei tecnici, spesso subordinate ad altre necessità da parte delle amministrazioni, a far apparire queste indagini sovradimensionate rispetto alle effettive possibilità delle strutture; nondimeno, prosegue Danesi,

questa è una giustificazione solo parziale: la raccolta di dati quantitativi, e la loro valutazione, è infatti attività indispensabile per qualunque organizzazione, con finalità economiche o sociali comunque misurabili, che voglia tenere sotto controllo la realtà in cui agisce per adattarsi ai suoi cambiamenti, per pianificare i propri servizi e attività, per orientare o riorientare l'impiego delle proprie risorse, per povere che siano [8].

A queste finalità rispondono dunque i dati raccolti dalla Provincia di Bologna, che appaiono di indubbio interesse anche al di fuori dell'area provinciale: per quanto, probabilmente, essi acquisirebbero un diverso rilievo se fossero integrati con quelli che potremmo definire dati "squisitamente biblioteconomici", rilevabili attraverso una serie di indicatori non del tutto assimilabili a quelli adottati nella presente ricerca.

Ci riferiamo a indicatori rivolti non soltanto a descrivere quantitativamente le attività e i servizi delle biblioteche - quali la presenza dei cataloghi e la loro tipologia, o i sistemi di catalogazione in uso (SBN, Sebina nelle sue diverse versioni, etc.) - ma capaci di mettere in luce la vitalità di una serie di funzioni svolte dalle biblioteche pubbliche nel corso della loro attività quotidiana. Tali indicatori possono essere, ad esempio, alcuni fra quelli individuati da Zweizig e Rodger nel volume citato:

  1. il numero di transazioni informative pro capite, cioè la quantità di informazioni che la biblioteca è in grado di fornire in rapporto al numero complessivo di utenti;

  2. il grado di risposta per autore-titolo e il grado di risposta per soggetto, cioè la percentuale di documenti individuati a partire dall'autore-titolo o dal soggetto;

  3. il grado di risposta fornito da una ricerca a scaffale aperto, ossia il numero di documenti recuperati attraverso il browsing a scaffale da parte degli utenti [9].

Ma oggi, di fianco a queste non trascurabili possibilità, si apre un campo d'indagine inedito e interessante, quello cioè legato ai molteplici strumenti e servizi offerti dalle nuove tecnologie dell'informazione [10], con i quali è sempre più necessario interagire se è vero che proprio su questo terreno si misura la validità, l'efficacia e il ruolo strategico delle biblioteche pubbliche in un contesto che appare estremamente innovativo e dinamico. E' opinione di molti osservatori infatti che le tecnologie digitali e le reti telematiche sono in grado di ampliare e ridefinire principi costitutivi delle biblioteche pubbliche [11], principi che James Billington, direttore della Library of Congress, ha sintetizzato in quattro punti fondamentali:

  1. un sistema di biblioteche pubbliche deve essere fondato su un uso dinamico del sapere, deve cioè condividere l'impegno di rivolgere le conoscenze a vantaggio di un uso pratico per la società nel suo complesso;

  2. questo sapere, diffuso in modo dinamico, deve essere accessibile nella maniera più ampia per tutti;

  3. le biblioteche pubbliche sono espressioni del pluralismo politico, sociale, culturale, etnico, religioso;

  4. in base a ciò, le biblioteche pubbliche rappresentano una forza unificante per la società nella quale esistono [12].
Se si riconoscono in queste caratteristiche, le biblioteche pubbliche possono allora rispondere alla sfida delle nuove tecnologie non già con atteggiamenti di rinuncia, sentendosi inadeguate di fronte a realtà tecnologicamente più avanzate, ma con la consapevolezza che la propria 'missione' è quella di offrire un accesso quanto mai vasto, senza preclusioni di sorta, a qualsiasi tipo d'informazione su qualsiasi supporto [13] ovvero, secondo un recente rapporto statunitense,
le biblioteche pubbliche dovrebbero agire come una rete di protezione dell'informazione per chi non ha informazione (information have-nots) [14].
E certo la possibilità che le biblioteche pubbliche si facciano garanti della diffusione dell'informazione anche per quanti oggi non siano in grado di accedervi in modo completo e soddisfacente (si pensi alle fasce di utenza disagiata, quali le minoranze linguistiche, gli anziani, i disabili) diventa sempre più reale grazie all'estrema pervasività dei supporti elettronici e delle reti telematiche [15]. Ma in che maniera le biblioteche possono assumere questo ruolo davvero strategico per la società del 2000? Senz'altro rimuovendo quella mentalità misoneista e tecnofobica che può aver influito sulle scelte di alcune strutture, e di conseguenza familiarizzandosi con i nuovi strumenti dell'information technology per sfruttarne i vantaggi in termini di celerità e di completezza dell'informazione [16]. Tuttavia se l'impatto delle nuove tecnologie non si esplica soltanto nel miglioramento delle procedure, nella velocizzazione delle transazioni informative e nell'ampliamento della gamma conoscitiva, ma va a toccare in maniera considerevole la vita di intere comunità, è allora possibile individuare per le biblioteche pubbliche una vera e propria funzione didattica, di alfabetizzazione informatica e di conoscenza delle tecnologie digitali, rivolta a fasce assai ampie di popolazione. È questa la prospettiva in cui si muove, ad esempio, il progetto Next Generation Internet [17], varato dall'Amministrazione Clinton e teso a diffondere l'uso della rete in tutte le aree cruciali per la vita della nazione, come la sanità, la formazione e la ricerca: consapevoli che una larga fetta di abitanti non possiede un computer e non è collegata a Internet, gli estensori del progetto hanno individuato due soluzioni che chiamano in causa le istituzioni più capillarmente diffuse sul territorio: la prima infatti s'indirizza alle scuole, mentre la seconda
coinvolge le biblioteche pubbliche, punto di aggregazione sociale di qualunque centro abitato americano, anche piccolissimo. Tutte le public library saranno dotate di una o più postazioni Internet e di tecnici-skipper incaricati di traghettare su qualunque sponda i meno avvezzi alla navigazione in rete [18].
Se negli Stati Uniti le tecnologie digitali trovano nelle biblioteche pubbliche il loro luogo di elezione per la formare la popolazione e offrire una vasta gamma di informazioni a quelle fasce di information have-nots, è certo possibile che un ruolo simile venga giocato anche nel nostro paese, così come in tutte le altre nazioni in cui questo istituto esiste ed esplica le proprie capacità al servizio della cittadinanza.

Se ciò avverrà - e in realtà vi sono tutti i presupposti perché ciò avvenga - è allora inevitabile che le biblioteche pubbliche si trovino ad affrontare i numerosi problemi connessi alla gestione dei nuovi nuovi servizi informativi; e questo ci riporta al nostro punto di partenza, essendo utile fin d'ora individuare una serie di indicatori in grado di valutare le possibilità offerte dagli strumenti dell'information technology: indicatori che dovranno essere non solo di tipo quantitativo (come ad esempio il numero di CD-ROM posseduti da una biblioteca o la quantità di personal computer disponibili per il pubblico) ma che potranno essere anch'essi "squisitamente biblioteconomici", andando a misurare, ad esempio, il grado di soddisfazione degli utenti in seguito ad una data ricerca online, o la loro capacità di orientarsi fra le risorse di rete, o le possibilità per la biblioteca di integrare adeguatamente le tradizionali fonti cartacee con le nuove disponibilità digitali [19]. Solo così il panorama sarà davvero completo, e le biblioteche potranno mettere in atto le opportune strategie perché il servizio da esse erogato sia sempre più aggiornato, completo e gradito all'utente.


Michele Santoro, Biblioteca del Dipartimento di Scienze Economiche, Università di Bologna, e-mail santoro@spbo.unibo.it



Riferimenti bibliografici


[1] Cfr. Romano Vecchiet, Un'indagine sulla percezione del servizio bibliotecario pubblico in Italia. "Bollettino AIB", 37 (1997) 1, p. 7-27, da cui emerge un giudizio "sostanzialmente molto positivo [...] sul servizio in generale", sulla "preparazione culturale e professionale del bibliotecario", sulle "dotazioni e gli orari di apertura al pubblico di questa tipologia di biblioteca".

[2] Tullio Gregory, Le biblioteche alla deriva. "Il Sole-24 Ore", 26 settembre 1997, p. 27, nel quale l'autore traccia un'impietosa diagnosi dei problemi che affliggono le biblioteche nazionali, derivanti dall'assenza di un reale investimento da parte dell'attuale ceto politico, dall'acclarata inefficienza di moltre strutture direzionali, nonché dalla vessatorietà dei regolamenti, che scoraggiano una più ampia frequentazione degli utenti.

[3] Trascriviamo integralmente la lettera del sig. Sergio Palazzi, comparsa sul "Corriere della Sera" del 26 maggio 1997, p. 35, nella "Stanza" di Indro Montanelli, con il titolo Libri in condizioni disastrose: "Lo zelo di un lettore nel suggerire l'uso dell'informatica per la consultazione dei libri e la loro 'messa sotto cellophane' è più che apprezzabile. Quel che è vero è che le biblioteche e gli archivi italiani si trovano per la quasi totalità in condizioni che sarebbero indecorose anche per il magazzino di un rigattiere: edifici fatiscenti, impianti tecnologici inesistenti, procedure tecniche arcaiche, personale poco motivato. La cultura del libro è completamente assente dal comune sentire, al di là di lodevoli iniziative commerciali come i periodici sconti sui libri nuovi: a quando un premio per la rottamazione di quelli vecchi?" (Sergio Palazzi, Lomazzo, Como).

[4] Al riguardo cfr. Virginia Carini Dainotti, La biblioteca pubblica istituto della democrazia. Milano, Fabbri, 1964, 2 v.; Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: non leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal 1861 ai nostri giorni. Milano, Mazzotta, 1976; Paul Karstedt, Studi di sociologia della biblioteca. Firenze, Giunta Regionale Toscana - La Nuova Italia, 1980; Alfredo Serrai, La biblioteca pubblica, in Biblioteche e cataloghi. Firenze, Sansoni, 1983, p. 3-24; Raccomandazioni per le biblioteche pubbliche, a cura dell'IFLA.. Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1988; Ettore Fabbietti e le biblioteche popolari. Atti del convegno di studi, Milano, 30 maggio 1994, a cura di Paolo M. Galimberti e Walter Manfredini. Milano, Società Umanitaria, 1994; Luigi Crocetti, Pubblica, in Il nuovo in biblioteca e altri scritti raccolti dall'Associazione Italiana Biblioteche. Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1994, p. 49-57; Paolo Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea. Bologna, Il Mulino, 1997.

[5] Profilo biblioteca. Analisi e valutazione delle biblioteche dei Comuni della Provincia di Bologna, a cura di Vincenzo Santoro, Andrea Reatti, Enrico Malpezzi. Bologna, Luglio 1997 (bozza).

[6] Quanto valgono le biblioteche pubbliche? Analisi della struttura e dei servizi delle biblioteche di base in Italia. Rapporto finale della ricerca Efficienza e qualità dei servizi nelle biblioteche di base condotta dalla Commissione nazionale AIB "Biblioteche pubbliche" e dal Gruppo di lavoro "Gestione e valutazione"; coordinamento del gruppo e direzione della ricerca: Giovanni Solimine. Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1994.

[7] Daniele Danesi, Presentazione dell'edizione italiana, in Douglas Zweizig, Eleanor Jo Rodger, La misurazione dei servizi delle biblioteche pubbliche. Manuale di procedure standardizzate, edizione italiana a cura di Daniele Danesi. Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1987, p. 7.

[8] Ibid. Su tali aspetti cfr. fra l'altro Nick Moore, Quantificare l'indefinibile. La misurazione del rendimento dei servizi bibliotecari. "Bollettino AIB", 34 (1994) 4, p. 401-406; Giuseppe Vitiello, Splendori e miserie delle statistiche bibliotecarie. "Bollettino AIB", 35 (1995) 2, p. 465-478; fra i molti interventi di Giovanni Solimine, si veda almeno Problemi di misurazione e valutazione dell'attività bibliotecaria. Dall'analisi di sistema agli indicatori di qualità, in Il linguaggio della biblioteca. Scritti in onore di Diego Maltese raccolti da Mauro Guerrini, v. 2. Firenze, Regione Toscana - Giunta Regionale, p. 733-767.

[9] Douglas Zweizig, Eleanor Jo Rodger, La misurazione dei servizi delle biblioteche pubbliche, cit.; per la valutazione dei cataloghi, cartacei e online, cfr. Alberto Petrucciani, L'uso dei cataloghi di biblioteca: per una valutazione dei servizi bibliotecari. Padova, CLUEP, 1984; Id., La valutazione dei sistemi di ricerca documentaria. Implicazioni per una teoria dell'indicizzazione. "Biblioteche oggi", 2 (1984) 1, p. 21-36; Giovanni Solimine, cit., p. 760-761.

[10] Al riguardo cfr. il nostro Uno sguardo dal ponte. Le biblioteche e i nuovi strumenti dell'information technology. "Biblioteche oggi", 16 (1998) 3, p. 22-27, <http://www.burioni.it/forum/bo97-santoro.htm>.

[11] Le funzioni delle biblioteche pubbliche sono state di recente così riformulate: "Promuovere un eguale accesso alle conoscenze e alla cultura mettendo liberamente i libri e le altre tipologie documentarie a disposizione del pubblico; di conseguenza, promuovere valori quali la partecipazione alla società, l'accesso all'educazione e all'eredità culturale, senza tener conto delle condizioni economiche e dello stato sociale; promuovere infine un ampliamento della democrazia" (Ragnar Audunson, Between professional field norms and environmental change impetuses: a comparative study of change processes in public libraries, 63rd IFLA General Conference - Conference Programme and Proceedings - August 31-September 5, 1997, <http://ifla.inist.fr/IV/ifla63/63audr.htm>.

[12] James H. Billington, Libraries, the Library of Congress and the information age, in Books, bricks, and bytes, Issues as volume 125, number 4, of the Proceedings of the American Academy of Arts and Sciences, "Daedalus", Fall 1996, p. 35-54.

[13] Si veda al riguardo New Libraries: the people's network, un rapporto della britannica Library and Information Commission, che dimostra come le biblioteche inglesi, "per molto tempo viste come centri della conoscenza e dell'apprendimento, vadano riposizionate in quanto spina dorsale delle comunicazioni nella società dell'informazione, affinché il Regno Unito costituisca una forza dinamica e competitiva nel nuovo millennio" (http://www.ukoln.ac.uk/services/lic/newlibrary/lic-15oct97.html).

[14] Buildings, books and bytes. Libraries and communities in the digital age. Published by Benton Foundation; funded by the W. K. Kellog Foundation, <http://www.benton.org/Library/Kellogg/buildings.html>.

[15] Del "diritto alla connettività come nuovo diritto di cittadinanza", vale a dire "uno sviluppo di quella funzione sociale che da sempre è la ragion d'essere delle biblioteche", parla anche Gabriele Gatti nel suo Macchine celibi? Accumulo o distribuzione dell'informazione fra tecnologie e professionalità. "Biblioteche oggi", 15 (1997) 6, p. 6-21, <http://www.burioni.it/forum/bo97-gatti.htm>.

[16] Cfr. Elena Boretti, Ritorno al futuro. Le biblioteche pubbliche di fronte alla rivoluzione telematica. "Bollettino AIB", 35 (1995) 1, p. 21-34.

[17] Maria Rosaria Zincone, Internet, il futuro è nelle case. "Il Sole-24 Ore Informatica", 2 ottobre 1997, p. 1.

[18] Ibid.

[19] Si veda al riguardo l'importante volume di F. Wilfrid Lancaster e Beth Sandore, Technology and management in library and information services. London, Library Association Publishing, 1997.

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[*] Questo articolo riporta, parzialmente rielaborato, il testo dell'intervento tenuto in occasione della presentazione dell'indagine citata (Bologna, Sala dello Zodiaco della Provincia di Bologna, 9 ottobre 1997).



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