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Servizio Civile Nazionale

Documento del Comitato Esecutivo Nazionale dell'AIB

17 maggio 2005

L'annuale scadenza dei bandi per la selezione di giovani da impiegare nel Servizio Civile Nazionale ha scatenato in AIB-CUR un'ondata di segnalazioni, messaggi e commenti. Non è una novità: qualcosa di simile -- se pur di minori proporzioni -- era accaduto un anno fa, tanto che se ne occupò anche "AIB notizie" con una approfondita inchiesta che invitiamo a rileggere, anche perché vi sono espresse opinioni di persone tuttora impegnate negli organismi dell'associazione (vd.: <http://www.aib.it/aib/editoria/n16/0403inchiesta.htm>).

L'AIB crede -- e dall'inchiesta sopra citata ne derivano conferme documentate -- che la legge istitutiva del servizio volontario nazionale sia una buona legge, promotrice di cittadinanza attiva, valorizzatrice di potenzialità ricche di senso civico da porre al servizio della società, utile alla collettività, capace di proporre forme di servizio al proprio paese che superano l'antica forma unica del servizio militare (o dell'obiezione di coscienza, evidentemente eccezione e non regola comune, nell'ordinamento di allora).

Vale la pena ricordare i principi della 64/2001:

"È istituito il servizio civile nazionale finalizzato a:

a) concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari;

b) favorire la realizzazione dei princìpi costituzionali di solidarietà sociale;

c) promuovere la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona ed alla educazione alla pace fra i popoli;

d) partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, con particolare riguardo ai settori ambientale, anche sotto l'aspetto dell'agricoltura in zona di montagna, forestale, storico-artistico, culturale e della protezione civile;

e) contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all'estero."

Pare utile, inoltre, ricordare -- per l'utilizzo del SCN nelle biblioteche -- il richiamo ai servizi alla persona e alla educazione alla pace tra i popoli; alla salvaguardia e tutela del patrimonio artistico-culturale; alla formazione dei giovani volontari. Questi sono gli "ingredienti" necessari perché ogni progetto di SCN sia LEGITTIMO (e non solo utile, buono, interessante...). Se queste cose mancano c'è motivo di ritenere che il progetto non dovrebbe essere nemmeno accettato dall'autorità preposta (Ufficio Nazionale per il Servizio Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri).

Ne deriva a nostro avviso che il SCN dovrebbe essere ovunque un'opportunità di crescita per la comunità sociale che lo promuove e lo ospita, e non certo di conflitto o lesione di diritti di altre categorie, in particolare i cittadini-utenti e i lavoratori del settore interessato. E quindi che l'attività tipica e ordinaria dei professionisti del settore non può essere sostituita dal volontariato. Che invece deve costituirsi come risorsa ulteriore per la comunità: aprire servizi alla persona aggiuntivi a quelli svolti, portare il servizio a categorie disagiate non raggiungibili altrimenti, promuovere azioni di salvaguardia straordinaria di un patrimonio culturale la cui responsabilità resta però ben salda nelle mani di amministratori e tecnici.

In questo senso, contenuti progettuali come la catalogazione, il prestito, le operazioni gestionali sui documenti sembrano -- almeno a una prima lettura -- assai poco consoni allo spirito della legge sul volontariato.

Purtroppo sappiamo come nel passato l'utilizzo di obiettori di coscienza in servizio civile per gestire sottocosto servizi di alto valore sociale e contenuto professionale e per colmare lacune negli organici sia stata una prassi largamente diffusa e tollerata, se non addirittura promossa e incentivata da amministrazioni di ogni colore politico, ma è legittimo aspettarsi che la nuova legge ponga più severi vincoli a questi abusi.

L'AIB ritiene che tale prassi sia contraria sia al senso civico e alla cittadinanza attiva che fanno parte dei nostri più generali valori, sia alla deontologia del bibliotecario che dovrebbe in ogni occasione promuovere la professione, la sua dignità, i suoi contenuti anche scientifici.

Può essere comprensibile che alcuni colleghi abbiano ritenuto in buona fede di rimanere fedeli allo spirito della legge promuovendo progetti utili al servizio e alla collettività. Ma in ogni caso non va bene fare proprio sempre tutto "per le biblioteche" senza tener conto delle implicazioni "sui bibliotecari".

Forse a volte è meglio chiudere un servizio e far valere di più la propria professione.

Riteniamo che per la delicatezza dell'argomento occorra mettere in campo la masima cautela nel progettare, proporre, diffondere queste inizitive nelle nostre biblioteche: anche -- e non è poco -- per non rischiare alla lunga una sottovalutazione totale dei contenuti professionali di cui come categoria proponiamo il riconoscimento legale e pubblico.

Nel concreto, l'AIB svolgerà nel più breve tempo possibile quattro azioni:

-- invio all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile di una presa di posizione ufficiale dell'associazione, con specifico riferimento ai progetti SCN proposti in servizi bibliotecari

-- inserimento del problema nell'agenda dei prossimi incontri che l'AIB avrà con i presidenti degli organismi associativi degli enti locali (ANCI e UPI)

-- sensibilizzazione dei soci (tutti, ma con particolare raccomandazione a chi si trova in posizioni direttive) alla tutela della dignità e ai contenuti della professione nell'attuare progetti di volontariato e nelle situzioni di esternalizzazione dei servizi. Tale azione "culturale" dovrà se necessario sfociare in una ulteriore e più precisa elaborazione del nostro codice deontologico

-- proposta di riclassificazione dei messaggi su progetti SCN nella lista di discussione (per es. utilizzando per questi casi il soggetto "Lavoro volontario" o "Volontariato" invece che "Lavoro").

L'AIB ha un ruolo indipendente di proposta e valutazione, nella formazione delle politiche bibliotecarie nel nostro paese; ha anche -- come altri soggetti sociali -- il dovere di richiamare il rispetto di valori generali, specie sulle tematiche della cultura, della libertà di informazione, della professione, della formazione. L'AIB non è però certo il "decisore" di queste politiche (particolari e tantomeno generali). Ha la forza che le danno il numero dei suoi soci e la capacità e il lavoro (volontario) dei suoi dirigenti. In questo spirito, il CEN si dichiara disponibile a lavorare e ad accettare ogni costruttivo suggerimento, di cui terrà il massimo conto.

Gianfranco Crupi <gianfranco.crupi@uniroma1.it>
Segretario Nazionale AIB <segreteria@aib.it>

[Testo diffuso in AIB-CUR il 17 maggio 2005.]


Copyright AIB 2005-07, ultimo aggiornamento 2005-07-01 a cura di Andrea Marchitelli
URL: http://www.aib.it/aib/cen/stampa/c0505.htm

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