On. Romano Prodi
Presidente del Consiglio dei Ministri
A tutti i membri del Governo
e p. c. On. Oscar Luigi Scalfaro
Presidente della Repubblica
Oggetto: Sulla necessità di una politica per le biblioteche e per i diritti di accesso al sapere, alla conoscenza, alla cultura ed all'informazione: le proposte dell'Associazione italiana biblioteche.
La lunga e contraddittoria vicenda della riforma del Ministero per i Beni culturali si sta già prospettando come un semplice riordino degli uffici che gestiscono i patrimoni culturali che continueranno ad appartenere allo Stato, con qualche modifica delle procedure connesse agli interventi di tutela.
In quel contesto le biblioteche non trovano spazi significativi ed addirittura si legge tra le righe una ulteriore riduzione del loro peso rispetto alla missione che il Ministero si assumerà. Troviamo tra l'altro curioso che il Governo intenda occuparsi di "attività culturali", che nelle democrazie mature sono fondamentalmente un prodotto della Società civile, piuttosto che delle infrastrutture e dei servizi culturali a disposizione di tutti i cittadini che invece possono essere apprestati solo con il concorso determinante della Pubblica Amministrazione.
Questo dato si conferma come l'ultimo atto di un grande equivoco che si generò, per un verso, con l'istituzione del Ministero per i Beni culturali e per l'altro con il D.P.R. 616 del 1977. Da quel momento le biblioteche sono state appiattite sulla loro natura di "bene culturale" sia nella visione del Governo che in quella delle Amministrazioni locali. Solo qualche Regione del Nord ha sviluppato insieme ai Comuni ed alle Province una politica di creazione di infrastrutture bibliotecarie che possono concorrere allo sviluppo della cosiddetta "Società della conoscenza" nella visione che l'Unione Europea ha individuato come definizione dei connotati della nuova cittadinanza europea.
Nel resto del Paese molte Regioni hanno addirittura omesso di svolgere le funzioni di tutela del patrimonio bibliografico loro delegate dal D.P.R. n. 3 del 1972 ed interi patrimoni sono stati dispersi e continuano ad essere esportati clandestinamente nella massima indifferenza !!! Non parliamo del servizio di biblioteca, praticamente assente in intere province. Tutto ciò è indegno di un Paese che in altri campi ha saputo mostrare al mondo la propria capacità di competere e di vincere sfide ben più complesse.
Di fronte a questo paesaggio, per molti aspetti desolante, pur se disseminato di punte di eccellenza, affidate spesso all'abnegazione degli operatori ed alla sensibilità delle comunità locali, si rende sempre più urgente l'esercizio di atti di governo che diano l'indirizzo alle autonomie locali affinché possano muoversi in modo convergente verso la realizzazione di quella rete di infrastrutture che solo se diffusa uniformemente sul territorio potrà consentire pari opportunità di accesso ed autodeterminazione a tutti i cittadini del Paese.
Per questo motivo abbiamo avviato con il Sottosegretario ai Beni culturali Alberto La Volpe un percorso per la definizione di uno schema di Legge Quadro sulle biblioteche e sui servizi di accesso al sapere, alla conoscenza, alla cultura ed all'informazione" del quale si allega copia. Sembra che esistano difficoltà a proseguire nell'iniziativa da parte del Governo e per questo motivo noi abbiamo avviato contatti con tutte le forze politiche affinché il Parlamento si assuma le sue responsabilità rispetto ad un servizio che nella visione delle organizzazioni internazionali come l'ONU, l'UNESCO, l'UNICEF, il Consiglio d'Europa, e l'Unione Europea è considerato strategico per l'effettivo perseguimento dei diritti fondamentali di libertà e di accesso al sapere.
Il testo intende ricondurre la realizzazione di questi servizi alla visione di un modello di Stato sociale nel quale le funzioni di presidio dei diritti fondamentali del cittadino si allargano oltre la tradizionale visione legata alla soddisfazione dei bisogni materiali.
Si delinea un nuovo patto che offre al cittadino infrastrutture per l'investimento sulla propria intelligenza in cambio dell'assunzione di responsabilità rispetto alla propria capacità di partecipazione intellettuale al governo della comunità ed alla produzione di ricchezza. Siamo convinti che questo tipo di cittadino avrà anche meno bisogno di assistenza sul piano dei bisogni materiali e che in ogni caso renderà più agevoli i processi di innovazione nella vita civile ed in quella dei sistemi produttivi.
È evidente che il tipo di servizio di biblioteca del quale si parla va ben oltre la classica funzione di conservazione dei documenti e diventa un punto nevralgico per la diffusione di comportamenti desiderati che convergono verso la soddisfazione di nuovi bisogni immateriali e verso lo sviluppo dei nuovi mercati di prodotti editoriali sia a stampa che su nuovi supporti che caratterizzano i consumi di una società evoluta. Le istituzioni educative sono l'interlocutore più diretto di tale politica che deve incidere su tutti i ragazzi che entrano nel processo formativo preparandoli a coltivare per tutta la vita le loro capacità di apprendimento attraverso la rete delle biblioteche e dei servizi culturali che la comunità deve apprestare.
Il sistema dei crediti formativi che la riforma dei cicli dovrebbe introdurre potrebbe diventare una leva formidabile per stimolare l'acquisizione di competenze ulteriori rispetto a quelle previste dai curricula come già accade in molti paesi europei e negli Stati Uniti.
L'AIB sollecita da tempo il Governo ad intraprendere iniziative nella direzione che qui abbiamo sintetizzato. Avevamo sperato che il Piano d'Azione MEDIATECA 2000 fosse un segnale di assunzione di responsabilità in questa direzione ma ci eravamo sbagliati. Il Sottosegretario La Volpe ha profuso il massimo impegno nel sostenerlo ma l'iniziativa non è mai stata assunta tra gli obiettivi degli apparati del Ministero né tra quelli del Ministro Veltroni. Così il nostro impegno in quell'iniziativa rischia di diventare inutile se non sarà seguito dalla realizzazione della rete di servizi che il Piano d'Azione prospettava. Basti dire che a tutt'oggi le biblioteche pubbliche non godono di alcun incentivo o riconoscimento rispetto alle tariffe delle telecomunicazioni o alle agevolazioni fiscali o agli incentivi per gli investimenti. Restiamo così l'unico Paese d'Europa a non avere una politica nazionale nel settore delle infrastrutture civili della conoscenza.
Se il Ministero per i Beni culturali, attuale o futuro, non è concepito per svolgere questo ruolo, chiediamo con forza che il Governo rifletta su quale dei dicasteri sia da individuare per dare risposte a questa esigenza.
In caso contrario ci appelleremo all'opinione pubblica e segnaleremo a tutte le Organizzazioni internazionali alle quali facciamo riferimento questo grave livello di inadeguatezza nel Governo di uno dei processi più vitali del nostro modello di sviluppo. Le nostre posizioni in forma più dettagliata sono riassunte nella relazione introduttiva al Congresso dell'Associazione che alleghiamo alla presente. Restando a disposizione per ogni chiarimento colgo l'occasione per porgere i più cordiali saluti.
Il Presidente
Igino Poggiali
Roma, li 1 giugno 1998