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L’AIB sul prestito: il punto della situazione
Anna Maria Mandillo

Seminario alla Camera dei Deputati - 4 maggio 2004


Le ragioni della protesta

Dopo la diffusione della notizia, a gennaio di questo anno, della procedura d'infrazione inviata dalla Commissione europea a sei paesi (Irlanda, Spagna, Portogallo, Francia,Lussemburgo, Italia) la reazione di protesta da parte dell'AIB, e da parte soprattutto delle biblioteche pubbliche (comunali) è stata immediata: avvertito il pericolo si sono messe in moto diverse iniziative.
Anche la giornata di studio odierna, promossa, come altre manifestazioni, dall'UNESCO per ricordare la giornata del libro e del diritto d'autore, mette in rilievo il problema del diritto di prestito.
Basta visitare il sito dell'AIB collegato con quello della Biblioteca di Cologno Monzese, diventata un punto di riferimento sulla vicenda prestito, per avere una completa rassegna sulle manifestazioni, sulle dichiarazioni e riflessioni di tutte le parti interessate, sull'interesse dimostrato da giornali, radio e televisioni, intervenuti spesso in questi ultimi tre mesi sui problemi del prestito a pagamento, caricandoli talvolta, pur di far notizia , anche di troppo colore.

Ma aldilà dell'interesse dei media resta, e forse questa è davvero piacevolmente insolita, la reazione immediata di protesta delle biblioteche, e quindi dei bibliotecari e dell'AIB, l'associazione che in larga parte li rappresenta. Le biblioteche sono considerate dall'opinione pubblica un settore generalmente in stato di quiete, anzi fin troppo tranquillo, ma su questa vicenda c'è stata una reazione forte che ha fatto alzare molte voci. Significative le prese di posizione a favore del prestito gratuito da parte di consigli e giunte comunali e provinciali.

  1. Le ragioni sono evidenti, almeno quattro a parere dell'AIB, sulle quali credo possa essere utile riflettere e confrontarsi.
    La prima ragione: perchè con l'introduzione della remunerazione per il diritto di prestito si colpisce un servizio di base, da considerare come la spina dorsale dei servizi delle biblioteche, che, come sappiamo, in Italia dovrebbero essere potenziati e non ostacolati. Un'indagine dell'ISTAT di alcuni anni fa (Istituto nazionale di statistica . I lettori di libri in Italia. Comportamenti e atteggiamenti degli italiani nei confronti della lettuura. A cura di Saverio Gazzelloni Roma, Istat, 1998 – Argomenti n.12) fornisce le statistiche sugli indici di lettura in Italia, che sono bassi in confronto a quelli di altri paesi e descrive il comportamento degli italiani nei riguardi della lettura. Nel nostro paese, ci dice l'indagine, esistono i “lettori forti”, così suddivisi in rapporto alle letture annuali: legge da 7 a 12 libri il 23, 5% della popolazione, da 13 a 30 libri il 12% della popolazione, oltre i trenta libri il 2,7% della popolazione. Mentre i “lettori deboli” sono così individuati: legge un libro l'anno il 43,8% della popolazione, legge da 1 a 3 libri l'anno il 30,5% della popolazione. Il servizio di prestito nelle biblioteche di ogni tipologia, ma in particolare nelle biblioteche pubbliche, presenti nella maggior parte dei comuni italiani, è come un filo rosso che unisce tutti i cittadini perchè offre a tutti, e specialmente alle classi sociali più deboli (ragazzi, studenti, anziani, immigrati) uguali possibilità di crescita culturale, fornendo gli strumenti necessari all'informazione, allo studio, al lavoro e all'arricchimento personale. Mi è gradito ricordare qui, per dare maggiore forza a questa realtà, il recente intervento del Presidente della Repubblica che, ancora una volta, parla di rafforzare la presenza delle biblioteche nella società nel messaggio destinato all'iniziativa “Voler bene all'Italia”, la Festa Nazionale dei piccoli comuni. Il Presidente ha messo in rilievo l'importanza delle biblioteche esortando i comuni che “non hanno una biblioteca a fondarne una”.
  2. La seconda ragione: perché il prestito a pagamento mette in evidenza le contraddizioni della politica europea, oscillante tra la promozione della cultura e la difesa del mercato interno a tutti i costi: da una parte infatti la Commissione europea sembra disconoscere, con la richiesta del compenso per il prestito, i compiti istituzionali delle biblioteche, dall'altra in documenti ufficiali dell'UE, questi compiti vengono invece esaltati: basti riferirsi alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 1998 sul “ruolo delle bibioteche nella società moderna”, o all'iniziativa della Commissione di lifelong learning adottata nel 2002 dal Parlamento e sottoscritta dai ministri della cultura.
    Per non parlare poi dei documenti diffusi a livello mondiale: un intervento su tutti è significativo ricordare in questa giornata, il Manifesto Unesco sui servizi delle biblioteche pubbliche.
  3. La terza ragione: perchè gran parte delle biblioteche, ma in realtà, più che le biblioteche, le amministrazioni dalle quali le biblioteche dipendono, hanno già affrontato il pagamento del compenso del diritto d'autore per le riproduzioni in fotocopia, dopo laboriosi accordi stipulati con la SIAE. La gestione del primo triennio di validità della legge 248/2000, che ha introdotto il limite del 15% nelle riproduzioni ed il compenso per gli aventi diritto, non si può dire che sia stata facile ed è stata anche onerosa per molte amministrazioni, in particolare per alcuni comuni con bilanci fortemente ridotti. Ed ora soprattutto la gestione delle somme introitate dalla SIAE si presenta complessa: gli autori finora non hanno ricevuto nulla perchè non sono stati ancora definiti i criteri di ripartizione.

La quarta ragione: perchè si rischia con la richiesta del compenso ulteriore per il prestito di radicalizzare il contrasto tra biblioteche, editori, autori. Ed invece, ne sono convinta, è urgente trovare la strada dell'alleanza dopo un confronto chiaro ed anche aspro se necessario, che faccia emergere le esigenze e le opinioni diverse delle parti in causa per arrivare a proporre con maggiore forza una normativa generale sul libro, dentro la quale anche la questione del diritto di prestito possa trovare una soluzione. Alcuni segnali positivi ci sono. Questi si colgono, ad esempio, in un documento del Sindacato nazionale scrittori dal titolo Public lending, consultabile all'indirizzo: http://www.sindacatoscrittori.net/documenti .
Attualmente la procedura d'infrazione è in corso e l'urgenza di dare una risposta alla Commissione europea, sulle inadempienze dell'Italia riguardo alla direttiva sul diritto di prestito, ha messo in luce di nuovo la necessità, che a volte emerge e a volte purtroppo scompare, di delineare una politica culturale in Italia in materia di editoria. Politica, che nella mutata realtà della società dell'informazione, deve soddisfare, in un sapiente equilibrio, le esigenze degli autori, degli editori e delle biblioteche per una reale diffusione del libro e della lettura. Alcune proposte di legge sul libro ci sono state nel passato, ma non hanno avuto esito positivo. Questa potrebbe essere l'occasione per segnalarne con forza la mancanza e per formulare di nuovo una proposta, adeguata alla realtà odierna.

Le possibilità di soluzione

Resta tuttavia, per l'immediato, l'esigenza di trovare una soluzione che permetta all'Italia di raggiungere il livello di armonizzazione richiesto dalla direttiva non correttamente applicata, secondo il giudizio della Commissione europea.
Difficile paragonare le soluzioni degli altri paesi europei con l'Italia, perche ognuno ha la sua storia, le sue tradizioni culturali, e soprattutto diverse e più sostanziose disponibilità economiche.
In molti paesi del centro e del nord Europa il problema è stato risolto ancor prima dell'arrivo della direttiva del 1992, sia operando all'interno della propria legislazione sul diritto d'autore, sia con l'istituzione, al di fuori della legge, di sistemi di gestione del Public lending right (PLR). Particolarmente interessante e concreta è la soluzione adottata dall'Inghilterra, che è stata illustrata in questa giornata da Jim Parker.
Se guardiamo agli altri paesi ciò che appare evidente, oltre la data lontana nel tempo dell'intervento (in Danimarca dal 1946, in Inghilterra dal 1979), è il sostegno economico riconosciuto dallo Stato che assume, nella massima parte dei casi, l'onere della spesa e finanzia un fondo a favore - generalmente ed esclusivamente- degli autori nazionali ed in alcuni casi anche a favore degli editori e dei traduttori.
La risposta alla procedura d'infrazione deve attualmente essere preparata dall'Ufficio legislativo del Dipartimento delle politiche comunitarie, dopo aver sentito le altre amministrazioni interessate e cioè il Ministero per i beni culturali, il Ministero degli affari esteri, il Ministero dell'economia.
L'AIB, che nell'appello lanciato a febbraio e nella lettera inviata alle Istituzioni chiedeva l'apertura di un tavolo di confronto, ha partecipato ad alcuni incontri che sono stati promossi dalla Direzione generale per i beni librari del Ministero per i beni culturali per esaminare, a livello tecnico, con le amministrazioni e gli organismi responsabili di biblioteche ( MIUR, CRUI, Regioni, ANCI, UPI ) le diverse situazioni delle biblioteche in relazione alle critiche della Commissione europea.

I punti rilevanti della procedura d'infrazione evidenziano gli aspetti negativi riscontrati nella legge italiana (L.633/1941 e successive modificazioni: Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) e cioè:

La procedura richiede quindi di indicare quali categorie di biblioteche devono essere considerate esenti e quali assoggettate al diritto di prestito e, quali misure infine saranno prese dall'Italia per porre fine alla situazione irregolare.
Anche se i tempi della risposta risultano attualmente scaduti, si spera in una certa tolleranza della Commissione europea. Il passo successivo, se la risposta non arriverà o non risulterà soddisfacente, sarà l'invio di un parere motivato da parte della Commissione euopea, documento che vincola di più il paese che lo riceve ad adempiere in tempi brevi alle richieste di adeguamento alla direttiva. Infine, la prospettiva finale più negativa, nel caso di inadempienza, potrebbe essere il rinvio alla Corte di Giustizia, come è già avvenuto per il Belgio.

A livello europeo un aiuto alle biblioteche è venuto da EBLIDA (European Bureau of Library, Information and Documentation Associations), l'organizzazione voluta dalle Associazioni delle biblioteche d'Europa, alla quale anche l'AIB partecipa, al fine di stabilire un proficuo rapporto tra gli organismi dell'UE ed il mondo delle biblioteche.
EBLIDA ha diffuso recentemente uno Statement (deliberato dal Comitato esecutivo), che raccomanda alla Commisssione europea una maggiore flessibilità nei riguardi degli stati membri per le istituzioni aperte al pubblico, così come sono indicate all'art.5 della successiva direttiva 2001/29, accettando per queste l'esenzione dal pagamento per i prestiti fatti per motivi culturali ed educativi.
Da parte dell'Ufficio legislativo del Dipartimento delle politiche comunitarie è stato detto chiaramente che non si può difendere la legge 633/1941, così come si presenta dopo il recepimento della direttiva sul diritto di prestito ( avvenuto con il decreto legislativo 685/94), e che quindi è necessario anche da parte dell'Italia soddisfare le richieste della Commissione europea. In particolare si deve, a giudizio del Dipartimento delle politiche comunitarie:

Le risposte che sono emerse a seguito degli incontri promossi dalla Direzione generale per i beni librari con le amministrazioni, gli organismi rappresentativi delle biblioteche e l'AIB tendono ad ottenere soluzioni non penalizzanti per gli utenti e per le biblioteche e suggeriscono di far fronte al pagamento del compenso con un fondo nazionale a favore degli autori, del quale dovrebbe farsi carico lo Stato ed eventualmente le Regioni, valutando tale possibilità nell'ambito della Conferenza permanente Stato-Regioni. E' comunque apparsa evidente l'indisponibilità da parte di Comuni e Province di toccare i bilanci rispettivi già decurtati dalle leggi finanziarie e la volontà, da parte della Conferenza dei rettori e del Ministero dell'Istruzione e della ricerca di considerare tra le eccezioni le biblioteche universitarie e scolastiche.
Infine sono state evidenziate dalle regioni le Linee di politica bibliotecaria delle autonomie, presentate a marzo 2004 da parte del Coordinamento degli assessori regionali alla cultura, dell'ANCI e dell' UPI , nelle quali il prestito è indicato tra i servizi gratuiti che le biblioteche pubbliche forniscono agli utenti.
Inoltre le ipotesi prese in considerazione finora per la costituzione del fondo, negli incontri tecnici sopra citati, sono ancora tutte da verificare, e non appaiono comunque del tutto indolori perchè potrebbero alla fine ricadere in qualche modo sui bilanci delle biblioteche.
Nessuna ipotesi d'altra parte è ancora maturata per stabilire alla fine l'entità del compenso che, fortunatamente, dalla direttiva è lasciata alla decisione dei singoli Stati che potranno stabilirla “tenendo conto dei loro obiettivi di promozione culturale”.

Nei prossimi giorni, sulle ipotesi maturate, sarà fatta una verifica da parte degli uffici legislativi dei diversi ministeri interessati ed infine la scelta passerà alle autorità politiche, nella speranza che venga fuori una soluzione equilibrata e che la situazione non precipiti, invece, verso quella più semplice e più dolorosa: far pagare l'utente.


Copyright AIB 2004-06, ultimo aggiornamento 2004-07-30 a cura di Andrea Marchitelli
URL: http://www.aib.it/aib/cen/dleg3.htm

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