Nelle biblioteche gli utenti non potranno più collegare i loro computer portatili alle prese di corrente. Una decisione del Consiglio di Stato, diffusa nei giorni scorsi dal Ministero per i beni culturali e ambientali, stabilisce infatti che lavorare con il proprio personal computer portatile attaccandolo a una presa di corrente in biblioteca va considerato come erogazione di un servizio aggiuntivo per ottenere il quale gli utenti devono fare una richiesta e pagare un corrispettivo. Lasciamo immaginare le difficoltà dei lettori, costretti a una coda per pagare una cifra irrisoria, e degli stessi Istituti, non attrezzati per riscuotere queste somme.
Per i bibliotecari questa è la proverbiale ultima goccia che fa traboccare il vaso.
Siamo stanchi di lavorare con regole che ci costringono in situazioni grottesche che umiliano la nostra professione. Noi che ci troviamo in prima linea di fronte all'utente siamo obbligati a imporre vessazioni assurde che contrastano con la nostra etica professionale.
Quando si scriveva con la penna d'oca le biblioteche mettevano a disposizione dei lettori calamaio e inchiostro; ormai da anni, nelle biblioteche di tutto il mondo, la possibilità di attaccare la spina del computer portatile è sentita come una attività assolutamente normale, uno strumento gratuito necessario per l'erogazione del servizio, come la luce, il riscaldamento, i servizi igienici.
Attraverso questo balzello, oltretutto, lo Stato non guadagnerà, ma perderà denaro e risorse. Il consumo di un computer portatile è irrisorio, molto meno di quello di una lampadina; in base alle tariffe fissate dal Consiglio di Stato una grande biblioteca potrà versare nelle casse dello Stato, nella migliore delle ipotesi, circa 10.000 lire al giorno, ma ogni incasso costerà allo Stato decine di migliaia di lire, in termini di costi e risorse, per le relative pratiche amministrative.
E così i cittadini pagheranno tre volte: la prima, con le tasse, per il funzionamento delle biblioteche pubbliche, la seconda con l'imposizione di quest'onere, la terza, ancora con le tasse, per le spese di gestione della riscossione.
Abbiamo inoltre molti dubbi sul fatto che la legge consenta a chiunque, compreso lo Stato, di rivendere ad altri l'energia elettrica prodotta dall'Enel, dal momento che l'Enel è l'unico ente autorizzato a stipulare contratti con utenti finali.
Episodi assurdi come questo sono possibili perchè in Italia non esiste ancora una legge sulle biblioteche che sancisca inequivocabilmente i diritti fondamentali di accesso alla conoscenza e all'informazione in tutte le sue forme e con tutti i mezzi che l'innovazione tecnologica mette a nostra disposizione.
l ministro Bassanini ha scritto pochi giorni fa su un grande quotidiano che «La guerra contro la burocrazia può essere vinta solo combattendola metro per metro».
I bibliotecari, da sempre impegnati a fianco del cittadino, chiedono perciò al Governo un intervento immediato: per quanto li riguarda, sono da sempre pronti a fare la loro parte.
Le continue richieste da parte degli utenti di utilizzare i propri personal computer collegandoli alla rete elettrica della biblioteca hanno reso necessario un intervento del Ministero per i beni culturali e ambientali e del Ministero del Tesoro in merito alla possibilità di fornire il servizio richiesto.
Mentre il Ministero del Tesoro si è espresso negativamente adducendo l'impossibilità di quantificare il consumo di energia elettrica per un servizio da porre comunque a carico dell'utenza, l'ufficio per i servizi aggiuntivi del Ministero per i beni culturali e ambientali ha risposto che tale possibilità poteva essere offerta all'utenza sotto forma di servizio di assistenza, istituzionalmente erogato gratuitamente.
La questione, portata davanti al Consiglio di Stato, è stata da questo risolta nel senso di consentire l'allaccio dei personal computer portatili - previa verifica dell'idoneità dell'impianto elettrico dell'Istituto e previa stipula di una polizza assicurativa contro possibili danni al pubblico - ma con accollo agli utenti del relativo onere economico.
Sulla base delle indicazioni del Consiglio di Stato, l'Ufficio centrale per i beni librari, gli istituti culturali e l'editoria del Ministero per i beni culturali ha inviato ai direttori delle biblioteche pubbliche statali una circolare datata 24 giugno 1997 che autorizza l'uso dei computer portatili in biblioteca, fissando l'importo a carico dell'utente in L. 100 per ogni ora di collegamento alla rete elettrica, comprensive del costo dell'effettivo consumo, dei costi di ammortamento e gestione dell'impianto e degli oneri connessi.
Roma, 25 luglio 1997
Nota: sulla vicenda vedi anche il comunicato stampa seguente ( Revocata la circolare sulle cento lire l'ora).