Le biblioteche pubbliche per il welfare digitale
Le biblioteche pubbliche sono fra le istituzioni culturali della contemporaneità potenzialmente più orientate a produrre cambiamenti, perché sono luoghi a bassa soglia e inclusivi, capaci di promuovere occasioni di incontro fra le persone migliorando la qualità di vita delle comunità e favorendo nel contempo lo sviluppo dei territori. Per questo sono agenti forti della promozione di un welfare culturale diffuso “per un modello integrato di promozione del benessere e della salute e degli individui e delle comunità” (Treccani).
Una capacità di risposta, quella delle biblioteche pubbliche, che ha dimostrato di essere tempestiva ed efficace anche durante il periodo di lockdown e durante le riapertura dei servizi; particolarmente significativa la rapida conversione “digitale” dei palinsesti culturali e della programmazione di attività e servizi (Soccorso digitale, Aiutacompiti, Gruppi di lettura, gruppi di conversazione in lingua, videoletture ecc.) e la scoperta e valorizzazione, grazie al lavoro dei bibliotecari, della disponibilità di contenuti “open”, banche dati digitali, documenti e patrimoni a disposizione di tutti (vedi il servizio Chiedi alle Biblioteche).
Come scrive Pierlugi Sacco a proposito dei musei utilizzare il digitale per comunicare e far fruire contenuti ai nostri pubblici è cosa diversa dall’“esistere nel digitale”, in particolare per istituzioni che hanno imparato a “costruire il proprio posizionamento” in un contesto in cui la relazione veniva costruita e vissuta prevalentemente in presenza. Se questo vale per i musei, vale ancora di più per le biblioteche.
Si tratta di una rivoluzione copernicana. Per questo il tema del convegno AIB risulta particolarmente pertinente in questo momento. Bisogna tener conto però di due fattori:
cresce il digitale e cresce il divario digitale;
si modificano i bisogni delle persone:
informativi e conoscitivi: che richiedono competenze di base (alfabetizzazione), ma anche “mediazione” nella organizzazione e rielaborazione dei contenuti (si veda: Giorgio Zanchini e Giovanni Solimine, La cultura orizzontale, Laterza, 2020)
sociali e relazionali: evidenziatisi in epoca Covid, rappresentano uno specifico della biblioteca pubbblica, luogo per eccellenza, ma richiedono nuove risposte e un presidio costante
occupazionali: l’emergenza sanitaria ha evidenziato una tendenza già in atto, accelerando un processo che registra un calo dell’occupazione rispetto al periodo precedente (- 6,9%) sia su base annua (-6,4%) (Si veda: Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione a cura di Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Inps, Inail e Anpal), Rispondere al meglio alle opportunità del Recovery Fund sarà una opportunità per le istituzioni, ma anche per le persone.
culturali: come sostiene l’Unesco “Il coronavirus, come tutte le crisi, ha fatto crescere il desiderio di cultura delle persone e delle comunità. In un momento storico in cui miliardi di persone sono fisicamente separate la cultura è un legame che ci unisce, che fornisce conforto, ispirazione e speranza al tempo dell’incertezza e dell’ansia” quindi diventa parte di questo disegno del futuro delle biblioteche, rendere fruibili il patrimonio storico delle istituzioni, che rafforza una dimensione trasversale di appartenenza e di radicamento nei territori.
La biblioteca pubblica è uno spazio sociale e culturale che per mantenere un posizionamento deve saper rispondere ai nuovi bisogni emergenti, nell’ottica prefigurata da Enrico Giovannini (L’utopia sostenibile, Laterza, 2016) del rafforzamento della capacità di resilienza trasformativa delle persone cioè della capacità di rispondere positivamente agli urti e agli shock della contemporaneità.
Il rafforzamento delle competenze e dei saperi delle persone è il principale risultato di questo orientamento, per rafforzarne il posizionamento. Questo rapporto osmotico della biblioteca con il territorio, la comunità e il contesto ne evidenzia anche quegli aspetti di trasversalità che l’IFLA richiama nel documento: Access and Opportunity for All: How Libraries contribute to the United Nations 2030 Agenda. In questo documento vengono proposte le azioni cui la biblioteca può dar seguito per contribuire all’attuazione dei diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile, evidenziandone, nell’articolazione descrittiva e nell’argomentazione, quella trasversalità che è propria dei diversi modi con cui essa opera.
Abbiamo bisogno però di nuovi strumenti di lettura del contesto e dell’azione delle biblioteche, come di sostenerle e guidarle in questa fase. Insieme ad una azione politica più strutturata e sinergica ai diversi livelli istituzionali (Stato, Regione, Comuni), bisogna rendere le biblioteche più “resilienti” e più capaci di interpretare i cambiamenti, con nuovi servizi e promuovendo e progettando nuove opportunità per le persone.
Anche la crescita esponenziale dei servizi di biblioteca digitale richiede uno surplus di interpretazione dei dati per sapere se effettivamente siano stati coinvolti nuovi pubblici, se si tratti di lettori forti o deboli, in modo da calibrare azioni conseguenti per coinvolgerne stabilmente di nuovi.
Per esempio durante il periodo di lockdown e di chiusura delle sedi la biblioteca digitale ha permesso alle Biblioteche civiche torinesi di continuare ad offrire al proprio pubblico opportunità gratuite di lettura, informazione e intrattenimento precluse dalle circostanze nella dimensione tradizionale, fisica, del servizio. Quanto avvenuto nei mesi scorsi sul versante del digitale non solo ha consentito di tenere la posizione, ma ha permesso di compiere importanti passi in avanti nella diffusione del servizio: come i dati dimostrano, fra marzo e oggi la biblioteca digitale ha significativamente ampliato il numero dei nuovi iscritti, che sono più che raddoppiati rispetto ai valori dei due anni precedenti, con conseguente e proporzionale aumento dei dati d’uso delle risorse offerte (più che raddoppiate le consultazioni, pressoché raddoppiati anche i prestiti ebook). Il lockdown è stata la drammatica occasione che ha permesso a molti lettori di scoprire il digitale e magari di modificare le proprie abitudini di lettura. L’esperienza di questi ultimi mesi ha dimostrato l’esistenza di un bacino significativo di utenti potenziali che ancora non erano stati raggiunti dal servizio e che in prospettiva si dovrà cercare di non perdere per strada con il ritorno alla normalità. Soprattutto e non limitandosi alla sola prospettiva del digitale, se il lockdown è stata per molti l’occasione di scoprire o riscoprire la lettura è fondamentale lavorare per alimentare questo nuovo bisogno, consolidando e articolando l’offerta su tutti i fronti, digitale, analogico, fisico, virtuale nella consapevolezza che si tratta di tasselli, ognuno con la propria specificità ma tutti egualmente importanti per comporre il quadro d’insieme.
Fare welfare digitale per una biblioteca pubblica vorrà dire in futuro; puntare su un potenziamento del posizionamento nel web e nel “digitale”; rafforzare azioni sociali di alfabetizzazione digitale diffusa (hardware, software, competenze per ognuno); lavorare con la filiera del libro e della lettura e con gli editori su modelli di distribuzione dei contenuti digitali che siano più liberi e accessibili. Insomma lavorare affinché le Biblioteche e soprattutto quelle pubbliche possano rafforzare il proprio ruolo per contribuire ad offrire alle persone una nuova “visione” di futuro.
Francesca Leon, Assessora alla Cultura della Città di Torino
Biblioteche per il Welfare digitale. Le proposte dell’AIB, 26 novembre 2020