AIB. Sezione Veneto. Congressi
"16. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
attività e passività culturali
Marco Paoli, Direttore dell'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche
Ringrazio Chiara Rabitti, ringrazio la Fondazione Querini Stampalia per l'ospitalità.
Nonostante sia tradizione che il Direttore dell'Istituto Centrale del Catalogo
Unico, presieda i seminari "Angela Vinay", mi sento ugualmente onorato.
È per me un privilegio, appunto, essere qui oggi. Io che ho la fortuna di
lavorare quotidianamente con molti di coloro che allora si chiamavano: "I
ragazzi della Vinay", non ho avuto al contrario la fortuna di lavorare e
di collaborare con Angela Vinay. Ho soltanto avuto con lei un incontro diretto,
soltanto uno, all'inizio degli anni ottanta, mi ricordo; credo che fosse
il 1981, in occasione del primo seminario sul manoscritto. Le chiesi se avrei
potuto fare un intervento alla fine della sessione; cosa che lei autorizzò.
L'intervento fu recepito anche negli atti del seminario. Non ricordo però
soltanto la sua garbata risposta; ne ricordo il sorriso: un sorriso dolce e umano,
quasi affettuoso. Ebbene a distanza di tanti anni, facendo tesoro di questo ricordo,
credo che quel sorriso fosse un incoraggiamento alla mia attività futura
di bibliotecario.
Torniamo al tema del seminario.
Negli anni novanta del secolo trascorso, anche in Italia, all'interno di logiche internazionali ed europee, e a causa di una grave situazione di debito pubblico e di conseguente restrizione delle risorse, si è affermata, come è noto, sia a livello dottrinale, che di produzione legislativa, che di prassi esecutiva, la consapevolezza che l'azione amministrativa dovesse produrre effetti commisurati ai costi. Da qui, sul versante degli input, la lenta avanzata delle tecniche di budget nella gestione di bilanci, e sul versante degli output l'attenzione alla qualità dei servizi, e agli obiettivi di efficienza e di efficacia. Ben nota in proposito la letteratura professionale sulla valutazione dei servizi bibliotecari.
L'argomento è, a distanza di 15 anni, ancora di stringente attualità
per il progressivo restringersi delle risorse finanziarie a fronte dell'espandersi
delle esigenze informative dell'utenza. Ne è prova il seminario
di oggi e domani, intelligentemente suscitato sui temi dei servizi culturali,
cerniera tra Beni Culturali e Cultura, e dei servizi culturali stessi quali
costi economici che debbono tradursi in un beneficio sociale di sempre più
forte crescita intellettuale ed umana dei cittadini.
Consegue dalle premesse del presente seminario da una parte che in questa opera
di valorizzazione e di promozione dei beni librari e documentali, le biblioteche
e i sistemi bibliotecari nel loro complesso producono essi stessi cultura, in
quanto generano e favoriscono negli utenti quei processi di percezione, di fruizione,
di rielaborazione personale del patrimonio culturale e di accrescimento delle
proprie cognizioni e di confronto con altre esperienze informative, che sinteticamente
chiamiamo appunto cultura. Dall'altra parte i servizi e le attività
culturali erogati dalle biblioteche, per svilupparsi ed articolarsi al meglio,
debbono fare i conti (nel vero senso della parola) con le risorse finanziarie
disponibili.
Ambedue gli assunti sembrano sottintendere il titolo di questa sessione, Politiche
e strategie di produzione culturale, dove le politiche costituiranno
le azioni per raggiungere il fine di servizi bibliotecari - prodotti culturali
rivolti non solo ai "clienti" ma anche a coloro che ancora clienti
non sono, per usare le espressioni di Angela Vinay; le strategie per
il senso di concretezza insito nella parola, devono dunque tradursi nel raggiungimento
della massima congruità ed opportunità, e magari ad integrare
questa azione con il reperimento di sponsorizzazioni.
Questa consapevolezza che il gioco, per complesso e differenziato che sia, si
articola tra attività e passività, tra costi e benefici, dove
la posta principale è la maggiore qualità dei servizi resi, e
quindi la effettiva realizzazione della missione della biblioteca, presuppone
l'acquisizione, da parte di tutti noi, di una specifica cultura organizzativa.
La strada in questo senso è già tracciata e si tratterà
di confermare e meglio strutturare esperienze gestionali già avviate.
A questo proposito gioverà attingere ad una forma mentis latamente
economicistica, e non solo considerare i servizi culturali come costi fissi
da sostenere e da somministrare secondo un programma predefinito, soggetto
a frequenti monitoraggi, ma anche considerare il patrimonio culturale, su cui
tali servizi si innestano una entità dotata di una precisa connotazione
finanziaria. Ciò senza far necessariamente propria quella concezione
definita talvolta nella letteratura professionale appunto "patrimoniale",
ma che mira riduttivamente a privilegiare la funzione conservativa di talune
biblioteche a dispetto della funzione di erogazione di servizi documentari e
informativi. Quindi attenzione al patrimonio in vista dell'erogazione dei
servizi culturali.
Da ricordare come propedeutica in questa direzione l'iniziativa sollecitata
dalla Corte dei Conti, nell'ambito della rivalutazione del patrimonio culturale
pubblico, di rivalutazione del patrimonio librario statale, con la conseguente
istituzione su proposta dell'allora Ministero del Tesoro, con D.M. 31 ottobre
1995, di un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di specifici parametri
valutativi. L'applicazione di tali parametri nel 1998 alla Biblioteca Vallicelliana
di Roma ne ha rivalutato il relativo conto patrimoniale, da una stima di circa
1 miliardo e trecento milioni di lire ad una di circa 1000 miliardi e quattrocento
milioni di lire, vale a dire di oltre 730 milioni di euro.
Il risultato di operazioni del genere di rivalutazione dei beni culturali (quando la valorizzazione è per il Codice dei beni culturali un insieme di processi volto a promuovere la conoscenza del patrimonio e la pubblica fruizione di esso), il risultato, dicevo, di tale rivalutazione è stato quello di rendere ancor più consapevoli i bibliotecari di gestire non solo documenti e attestazioni della cultura di epoche e tradizioni passate, ma anche beni patrimonialmente consistenti, che possono accrescere la visibilità degli istituti in ambiti in cui ordinariamente si attivano le sponsorizzazioni. Del resto una monetizzazione dei beni librari, anche se ovviamente realizzata solo nella stima economica di detti beni, non può non avere rilevanza in attività gestionali come la scelta di interventi di restauro, o di piccolo restauro, o di legatura inevitabilmente da conciliare anche con il valore patrimoniale dei documenti interessati; né potrà essere trascurata in situazioni strumentali come l'attribuzione di valori assicurativi in occasione di mostre nazionali e internazionali. Inutile dire poi che un occhio concesso anche al valore patrimoniale, ad esempio di un determinato fondo librario, possa incoraggiare e rendere amministrativamente più attuabili specifici finanziamenti destinati ad incrementare quella raccolta.
Ugualmente, passando ai beni immateriali, ulteriori investimenti rivolti all'implementazione
di una base dati non possono non tener conto dei costi precedentemente affrontati.
Se questa è la cornice, ciascuna istituzione dovrà svolgere il
suo ruolo nella convinzione di occupare un proprio spazio nel vasto mercato
dei prodotti e delle mediazioni culturali, dove le regole in vigore sono quelle
di una sempre maggiore diffusione delle informazioni, ma anche l'adozione
di procedure che rendano economicamente sostenibile il raggiungimento degli
obiettivi.
L'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e
per le Informazioni bibliografiche contribuisce, nello svolgimento istituzionale
dei suoi compiti, al contenimento dei costi di attività fondamentali
di una sempre maggiore porzione del mondo bibliotecario italiano.
Il Servizio Bibliotecario Italiano Nazionale, la rete delle Biblioteche italiane
coordinata dall'ICCU e di cui l'Istituto gestisce il sistema centrale,
quale formidabile strumento di catalogazione partecipata, in attuazione dei
principi di condivisione di risorse e di riutilizzo dei records prodotti,
offre, come è noto, l'opportunità delle catture dei dati
catalografici. Alcune realtà bibliotecarie vi ricorrono fino al 97/98%.
Le economie sono evidenti nel caso di affidamento del servizio di recupero all'esterno,
ove il rapporto dei costi tra cattura e creazione è generalmente di uno
a quattro. Attualmente la modalità è in aumento rispetto
ai primi nove mesi del 2004: il rapporto catture-creazioni per il Libro Moderno
è stato 2,7 per il 2004 ed è 3,4 per il 2005; lo stesso rapporto
per il Libro Antico è stato 1,1 per il 2004 ed è 1,4 per il 2005.
Va da sé che le percentuali aumenteranno con il progressivo aumento della
base dati di INDICE; nel prossimo futuro si assisterà ad un aumento certamente
consistente grazie all'apertura di SBN 2 a poli che adotteranno applicativi
non SBN nativi, ovviamente certificati.
Lo sviluppo del catalogo collettivo nazionale, condotto nel segno della cooperazione auspicata, e promossa dalla Angela Vinay, significa anche sviluppo di quel "servizio di localizzazione" con cui la grande bibliotecaria intendeva venisse assolto l'obbligo imposto all'ICCU dall'art. 15 del D.P.R. 805/1975 di segnalare "le biblioteche e le collezioni in cui possono trovarsi le pubblicazioni". Tale servizio, se è alla base del reperimento effettivo dei libri ricercati dagli utenti finali, integrato dalla visualizzazione in OPAC delle biblioteche che aderiscono al servizio di prestito interbibliotecario, non può non offrire anche informazioni utili ai fini della gestione degli acquisti da parte delle biblioteche, che per differenziare gli incrementi e ottimizzare le risorse a disposizione potranno evitare di acquisire opere già sufficientemente presenti in biblioteche di poli viciniori. È ovvio che la disponibilità dei documenti sarà sempre più efficace con l'espandersi del servizio di prestito ILL-SBN, cui aderiscono ad oggi solo 300 biblioteche, e che è ragionevolmente uno strumento sottoutilizzato per le potenzialità che è in grado di offrire. Dovrebbe essere imminente, in proposito, l'adesione delle biblioteche provinciali della Regione Veneto.
Di indubbia evidenza economica è anche l'argomento della rispondenza
agli standard nazionali e internazionali del prodotto catalografico realizzato
dalle biblioteche. In questo senso è stata determinante l'attività
dell'ICCU nella diffusione, traduzione, applicazione di normative e di
standard internazionali (in particolare le norme IFLA e le ISBD), l'apporto
alla revisione ed elaborazione di diverse normative ISO, la partecipazione al
Personal Unimarc Commitee, la partecipazione e l'appoggio organizzativo
alla Commissione per la revisione delle RICA; azioni che hanno rappresentato
un ingente investimento di risorse negli ultimi venti anni, e i cui recentissimi
episodi sono la traduzione della 2. edizione delle Guidelines for Authority
and Reference Entries, Linee guida per registrazioni di autorità e di rinvio, datata 2005.
Tale contributo dell'Istituto Centrale ha certamente rappresentato e rappresenterà
una valorizzazione dei processi catalografici delle biblioteche con un sempre
più favorevole rapporto qualità-costo del servizio, ed una ampia
possibilità di scambio dei propri records con altre base dati, con sensibili
ricadute economiche.
Anche la partecipazione dell'ICCU al progetto, promosso dalla Direzione
Generale per i Beni Librari, della Biblioteca Digitale Italiana si è
dimostrata nel medio periodo rilevante per un sempre più congruo ed efficace
investimento delle risorse finanziarie. La predisposizione dei documenti tecnici
di gara, l'attività di monitoraggio delle fasi progettuali, di verifica
dei prodotti, di validazione dei prodotti finali, sia immagini che metadati,
unita all'affinamento delle procedure e delle tecnologie impiegate da parte
delle ditte incaricate, ha fatto sì che i costi di realizzazione si abbattessero
sensibilmente, fino ad arrivare ad un costo medio che oscilla oggi tra 1 euro
e 1,80 euro, comprensivi di scansione e creazione dei metadati. L'ICCU, cui spetta il coordinamento del Gruppo di studio sugli standard e le applicazioni
di metadati nei beni culturali, piu' noto come Comitato MAG, fornisce
poi lo schema, giunto da pochi mesi alla versione 2.0, per la descrizione e
l'identificazione dei singoli files, la cui corretta adozione consente
agli istituti che affrontino progetti di digitalizzazione dei propri materiali
la possibilità di rendere le immagini ottenute visualizzabili on-line
e accessibili da remoto, evitando così la sorte di numerosi progetti
di digitalizzazione della prima ora, privi appunto di dati identificativi, che
non sono utilmente consultabili e rappresentano degli investimenti non giunti
a buon fine.
Inoltre, la collana inaugurata dall'ICCU quest'anno con la prima uscita
delle Linee guida per la digitalizzazione del materiale fotografico,
si pone l'intento di indicare procedure e standard che possano garantire
la migliore riuscita delle attività progettate a seconda delle varie
tipologie di materiali oggetto dei processi digitali. Seguiranno a breve Linee
Guida per il materiale cartografico e per i bandi.
Questa apertura al digitale non poteva non transitare attraverso l'infrastuttura
di SBN, come attuazione di aspettative fortemente sentite nella comunità
bibliotecaria italiana, e che nel 2003 Claudio Leombroni, in un contributo su
un numero speciale di "Economia della Cultura" sintetizzava in: a)
apertura di SBN agli applicativi commerciali; b) apertura di SBN al digitale.
In quest'anno 2005, che ha visto l'avvio ufficiale del procedimento
di certificazione al protocollo SBN MARC con 6 richieste di verifica, ed un
applicativo che ha già superato la procedura istruita dal Gruppo di Mantenimento
del Protocollo SBN MARC, è stata anche lanciata, il 23 marzo, la prima
release del Portale Biblioteca Digitale Italiana e Network Turistico
Culturale, noto come Internet Culturale, promosso dalla Direzione Generale
per i Beni Librari e coordinato dall'ICCU, che si pone come struttura tecnologica
che consente l'interoperabilità tra sistemi diversi, per cui la
ricerca tradizionale fornita dall'OPAC SBN conduce all'accesso a specifici
prodotti digitali. L'arricchimento dei contenuti digitali del Portale è
condizione imprescindibile per la sua affermazione nell'universo della
virtualità culturale. I prodotti sono comunque in via di caricamento:
delle 10.147.251 immagini digitali acquisite grazie a 24 progetti finanziati
nell'ambito della Biblioteca Digitale Italiana, con un investimento di
4.062.025 euro, dal 2002 al 2004, 7.320.600 immagini, vale a dire il 71% delle
scansioni totali, sono visualizzabili su Internet Culturale.
Entro novembre 2005 è previsto il lancio del servizio di "governo
amministrativo" del portale, vale a dire un servizio di e-commerce
con cui gli Istituti proprietari dei contenuti digitali potranno vendere on-line
immagini digitalizzate ad alta risoluzione, ove gli utenti non si vogliano accontentare
di quelle in formato web, in genere fruibili gratuitamente. Con questo passaggio
sull'imminente nuova configurazione dell'Internet Culturale
si torna all'argomento del rapporto tra economia e fruizione dei beni culturali,
con una prospettiva di offerta dei prodotti ad un pubblico internazionale che
è anche erogazione di un moderno e articolato servizio culturale di document
delivery.
Quanto la sfida del digitale rappresenti per il mondo dei beni culturali e per lo sviluppo della cultura è testimoniato dall'impegno sempre crescente che vi profondono le istituzioni, i centri di ricerca e gli Stati. Nell'ambito dell'attenzione che dedicano alle sue potenzialità la Direzione Generale per i Beni Librari e il Dipartimento per i Beni Librari e Archivistici, l'ICCU ha realizzato quest'anno una collana sulla conservazione dei prodotti digitali, con due volumi pubblicati, e sta per varare una rivista, sia su formato cartaceo che elettronico, dal titolo DigItalia. Rivista del Digitale nei Beni Culturali, che raccoglierà approfondimenti e resoconti su progetti nazionali e internazionali, in relazione a Beni Culturali non solo librari, ma anche archivistici e storico artistici.
Copyright AIB 2006-09, ultimo
aggiornamento 2006-10-03 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
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