[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2007)

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Un'inchiesta nelle reti bibliotecarie toscane

Nuovo soggettario e indicizzazione semantica

di Silvia Bruni

La presentazione del Nuovo Soggettario, svoltasi a Firenze l'8 febbraio scorso, è stata senza dubbio un successo di pubblico, segno anche di una grande aspettativa creatasi intorno al nuovo strumento. La chiarezza delle relazioni, consentendo di comprendere il senso del progetto e la qualità del lavoro effettuato, ha accresciuto - almeno in noi - l'interesse, e stimolato una serie di interrogativi. Come saranno applicate le novità dello strumento realizzato, nella pratica della soggettazione? Che impatto avrà sulla cultura bibliotecaria, e in particolare sulla costruzione dell'accesso semantico? Migliorerà la qualità delle ricerche per soggetto? Si rifletterà sulle tecnologie e sui software per la gestione dei cataloghi che, da questo punto di vista, sono oggi ancora piuttosto rudimentali? Proprio perché le domande sono molte ed aprono a percorsi estremamente suggestivi, abbiamo deciso di contribuire al dibattito cercando di comprendere quale sia lo "stato dell'arte", relativamente alla catalogazione per soggetto e agli strumenti e metodologie utilizzati in Toscana. Per farlo, abbiamo scelto come campione rappresentativo le reti bibliotecarie (universitarie e territoriali), raccogliendo una serie di interviste. Le considerazioni che seguono sono un'elaborazione di quanto ci hanno detto i bibliotecari che abbiamo incontrato.

I Sistemi bibliotecari di Ateneo

Ogni sistema è un'isola: potrebbe essere questa la didascalia all'immagine che abbiamo ricavato dal nostro "viaggio". Infatti, rispetto alla catalogazione per soggetto, nei Sistemi bibliotecari di Ateneo le scelte sono assolutamente diversificate: si va da una scelta di coordinamento, con un controllo centralizzato sui soggetti (è il caso dell'Università di Pisa), a situazioni di maggiore elasticità che talvolta rischiano, però, di far sedimentare errori o incongruenze e di "inquinare" così il catalogo, (creando, tra l'altro, grossi problemi ai catalogatori nell'individuazione di forme dei termini controllate). Nel corso del tempo il Soggettario della Biblioteca nazionale centrale di Firenze è diventato un riferimento, perlomeno sul piano ideale (nel senso che poi le pratiche di applicazione non hanno seguito percorsi metodologici uniformi). Metterlo in discussione, ed in modo così profondo, come sarebbe necessario per arrivare all'utilizzazione del Nuovo Soggettario (che introduce molti elementi morfologici e sintattici propri del GRIS), può rappresentare una difficoltà concreta. La formazione dei bibliotecari è vista come un requisito indispensabile per avviare un percorso di questo tipo. Tuttavia sarebbe preferibile una fase di applicazione, oltre che nella BNI, in realtà meno complesse ed articolate di un sistema, anche perché oggi, nelle reti universitarie, le priorità sono altre. Ad esempio, all'Università di Firenze è in corso la migrazione del catalogo da SBN ad Aleph, che ha avuto un impatto molto forte: ad oggi non sono assestate le procedure di conversione SBN/MARC e si sta effettuando il controllo dei campi di autorità; inutile dire che il problema dell'adozione del Nuovo Soggettario è assolutamente prematuro. Tanto più che, proprio per i motivi descritti, in questa fase la soggettazione è stata sospesa, almeno in area umanistica. Ciò introduce un altro tema di estremo interesse. Se, infatti, in area umanistica il Soggettario è uno strumento ancora adeguato e intelligibile per gli utenti, in area scientifica la diffusione di ricerche per parole chiave (tipica delle banche dati di settore) rischia di far percepire uno strumento così "strutturato", come inefficace. Inoltre, in area scientifica l'aggiornamento passa per lo più da articoli di periodici, ma nelle biblioteche universitarie di spogli non se ne fanno. Così, si usano molto di più altri strumenti di ricerca (come le banche dati di spogli, appunto), che appaiono più funzionali del catalogo nel reperimento di documentazione utile. Anche se mancano dati strutturati sui canali di accesso ai documenti, la percezione empirica dei bibliotecari è che gli utenti percepiscano come più efficace il recupero per classificazione, che è generico ma più conosciuto, dato che riflette anche l'organizzazione degli scaffali aperti. La sperimentazione del Nuovo Soggettario potrebbe rappresentare una buona occasione per migliorare l'usabilità dei canali di accesso al documento per soggetto, attraverso l'impiego di tecnologie di mediazione. Queste dovrebbero facilitare il rimando tra il termine o la combinazione di termini impiegati dall'utente e i loro equivalenti, espressi secondo una struttura controllata. L'obiettivo per valutare l'efficacia della ricerca dovrebbe essere la pertinenza dei documenti recuperati, rispetto alla query immessa, senza che la conoscenza o meno della metodologia di soggettazione utilizzata comprometta significativamente il risultato (cosa che oggi succede molto frequentemente). Le difficoltà ad arrivare ad uno sviluppo dei cataloghi che vada in questa direzione sono di carattere economico, ma anche di tipo culturale: è come se gli utenti (e tra questi ci sono anche coloro che hanno un ruolo decisionale sull'impiego dei budget) avessero maturato una sfiducia rispetto all'attendibilità della risposta, nelle ricerche per soggetto; ne sfuggono le regole ed i presupposti. I corsi di educazione agli utenti non bastano da soli a contrastare questa percezione e, con l'informatizzazione, si è anche ridotto il ruolo di mediazione del bibliotecario, presupposto dell'applicazione di uno strumento come il Soggettario.

I Sistemi bibliotecari delle reti territoriali

Anche nelle reti territoriali, per quanto riguarda l'indicizzazione semantica, la situazione non è uniforme. In molti casi si è adottato il Nuovo Soggettario, in altri casi il GRIS (ad esempio a Pistoia e nelle biblioteche dell'Area Fiorentina). Con l'inclusione nelle reti di strutture documentarie di altro tipo (biblioteche di associazioni, istituti di ricerca, organizzazioni di vario genere) la situazione si è ulteriormente complicata, e nei cataloghi (collettivi o cumulati) le "lingue parlate" sono aumentate; a queste si sono aggiunti i "dialetti", col rischio che il rumore (per proseguire nella metafora) diventi talvolta assordante. Non migliora la situazione il fatto che, in molti casi, manchino uffici centralizzati di coordinamento o che questi svolgano esclusivamente funzioni amministrative, non intervenendo sulla catalogazione e sulle politiche bibliotecarie. I progetti di revisione e controllo del catalogo non riescono ad avere continuità, per motivi economici e di scarsità di personale. In certi casi (ad esempio a Massa) si è scelto di limitare la soggettazione a specifiche raccolte, come quelle di storia locale. Grosseto ha centralizzato la catalogazione per tutta la rete, e il passaggio al Nuovo Soggettario è quindi più semplice: se ne discuterà a partire dalle prossime riunioni. Nella rete di area fiorentina (SDIAF), si sta terminando lo schiacciamento dei record: non si interviene sulla parte semantica, ma le schede recuperate mostrano nel camposoggetto le diverse stringhe attribuite dalle biblioteche che possiedono il documento; pur dando una valutazione positiva delle novità portate dal Nuovo Soggettario, non si sta ancora discutendo della sua introduzione. Molte energie delle reti sono state assorbite in questi anni dalla scelta di software per la gestione degli OPAC, in certi casi ancora in corso (ad esempio a Lucca). Qualcuno rileva il rischio che la tecnologia diventi il fine, anziché il mezzo. Tanto più che una certa "fiducia nel software" (il tema ritorna, anche se con segno opposto) ha fatto pensare che l'utente, in un modo o nell'altro, riuscirà a recuperare qualcosa; questo ha portato i bibliotecari ad essere più "disinvolti", abbandonando pratiche utilizzate in passato, che differenziavano il trattamento descrittivo di un documento secondo le sue caratteristiche. Un altro luogo comune molto diffuso è che l'accesso per soggetto sia scarsamente utilizzato dagli utenti delle reti territoriali (pensando, forse, ad una preponderanza dei libri di narrativa nelle biblioteche pubbliche). Ciò è contraddetto, tuttavia, dalla finalità stessa delle reti, che devono consentire l'accesso alla totalità delle risorse informative e documentarie del territorio: cosa impensabile attraverso i cataloghi se, pur avendo raccolto e organizzato la suddetta documentazione, la si descriva senza una corretta indicizzazione semantica. Eppure, talvolta i bibliotecari si chiedono se la catalogazione non sia una funzione superata, una questione da addetti ai lavori, e se non debbano invece mettersi a progettare e promuovere la loro biblioteca. Le difficoltà dell'utenza ad utilizzare l'accesso per soggetto sono evidenti a livello empirico (ma sarebbe interessante avere dati strutturati su questo) e derivano dall'inadeguatezza dei software e dalla diffusa cultura delle ricerche per parola, che rende di difficile comprensione la logica dei linguaggi controllati. Certo sarebbe importante investire su tecnologie finalizzate alla costruzione di interfacce di mediazione, così come sarebbe interessante riflettere sulla possibilità di dialogo dei cataloghi con i motori di ricerca per parola, ci hanno detto alcuni. Ma di risorse su questo per ora non ce ne sono e soprattutto, anche nelle reti territoriali, manca la volontà politica. Temi di questa portata, inoltre, non possono certo essere affrontati dalle singole reti; si dovrebbe semmai sviluppare una riflessione condivisa. Le reti rischiano di chiudersi su sé stesse, mentre la necessità sarebbe di arrivare alla definizione di un'architettura, per una "rete di reti", in cui condividere, tra l'altro, temi di politica bibliotecaria e buone prassi.

Alcune riflessioni

Dato che la Regione Toscana ha da tempo avviato una riflessione sul linguaggio controllato, che ha portato alla creazione del Thesaurus regionale toscano, ci siamo rivolti a Massimo Rolle (responsabile della Biblioteca della Giunta Regionale, nonché coordinatore del progetto) sperando ci potesse aiutare ad elaborare una conclusione, seppure provvisoria, per questa rilevazione. Il colloquio con lui ha invece aperto altre "porte". I bibliotecari, secondo Rolle, hanno abbandonato la riflessione su questi temi ben prima di essere arrivati a sperimentazioni avanzate, subendo il fascino di sirene che sussurrano il messaggio tentatore della ricerca cosiddetta "Google like" ovvero "poca fatica-molti risultati" (tanto, nella grande quantità, qualcosa di utile comunque si trova...). A suo parere, questo può andar bene per contenitori di milioni di dati (come gli archivi dei motori di ricerca, appunto) mentre, in sistemi di dimensioni più limitate, l'ambizione dovrebbe essere quella di dare risposte il più possibile aderenti al bisogno espresso dalla ricerca, migliorando la precisione nel recupero e individuando un minor numero di record, altamente pertinenti rispetto alla query formulata. Spesso "la moneta cattiva scaccia quella buona", col rischio però di perdere un elemento qualificante per le biblioteche, le quali dovrebbero investire maggiormente nell'educazione agli utenti sottolineando le differenze di ricerca tra un sistema definito e uniforme (come quello dei cataloghi bibliotecari) e un insieme eterogeneo e in continua crescita (come quello dei motori di ricerca), evidenziando le potenzialità d'uso di entrambi. I bibliotecari dovrebbero sperimentare, anziché abbandonare, le possibilità di impiego del controllo terminologico, applicato a gruppi eterogenei di risorse (oltre ai cataloghi, banche dati bibliografiche e fattuali, repertori, documenti digitali, pagine web, ecc.). Questo consentirebbe il recupero di una molteplicità di oggetti, non solo di record bibliografici, favorendo l'integrazione dei cataloghi con risorse informative di altro genere. Certo, da questi percorsi non possono essere esclusi i produttori di software per la gestione di cataloghi, ancora molto arretrati per quanto riguarda il miglioramento dei canali di ricerca per soggetto, l'integrazione con strumenti di gestione di termini controllati come i thesauri, il raccordo tra singolo termine e combinazioni tra termini (o stringhe). Così come sono di grande interesse le applicazioni di interfaccia di ricerca, che consentano l'interrogazione contemporanea di risorse eterogenee, a partire sempre dall'uso di un linguaggio controllato. E' vero che per questo sono necessarie risorse, spesso inesistenti, ma le biblioteche su questo piano possono giocare una partita importante, legata ad una delle loro funzioni primarie: far incontrare l'utente con "il suo documento", di ranganathiana memoria. Tutto questo si interseca con il percorso del Nuovo Soggettario, che dovrà conquistare autorevolezza sul campo: che venga, infatti, utilizzato dalla BNI è un dato scontato, un punto di partenza, la vera sfida sarà il confronto con le tematiche sopra descritte, con l'applicazione in contesti diversi. A questo proposito potrebbe essere interessante sperimentare convenzioni d'uso con realtà eterogenee, che possano arricchire il patrimonio terminologico dello strumento.
Qui ci fermiamo, perché concludere (quando tutto, in qualche modo, sta iniziando) non è possibile ed è anzi prematuro. Non ci resta che continuare a discutere sui prossimi numeri di "Bibelot", sperando di avervi dato qualche spunto per raccontarci le vostre esperienze in questo campo.

All'URL <http://www.cultura.toscana.it/biblioteche/guida/catalogo_virtuale.shtml> sono raccolti i link di accesso alle reti universitarie e territoriali. Ha collaborato nella raccolta di informazioni Sara Pollastri (Biblioteca Comunale, Sesto Fiorentino). Sono stati intervistati: Anna Bonelli (Sistema Bibliotecario Provinciale, Grosseto), Luca Brogioni (Sistema Documentario Integrato Area Fiorentina), Claudia Burattelli e Maria Enrica Vadalà (Sistema Bibliotecario Università di Firenze), Anna Pennisi (Biblioteca Civica, Carrara), Rossella Pieri (Biblioteca Comunale, Pietrasanta), Massimo Rolle (Biblioteca della Giunta Regionale Toscana; responsabile del progetto del Thesaurus Regionale Toscano e consulente della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze per il progetto del Nuovo Soggettario), Stefano Tartaglia (Sistema Bibliotecario Università di Siena), Simona Turbanti (Sistema Bibliotecario Università di Pisa).


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Copyright AIB 2007-08-12, ultimo aggiornamento 2007-08-12 a cura di Vanni Bertini
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0701/b0701c.htm


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