AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2006)
di Alessandro Sardelli
Comunque la pensiate, ha vinto il coraggio. Qualunque sia la vostra collocazione politica, nella recente competizione elettorale una maggioranza di cittadini, se pur esigua, ha scelto il cambiamento rispetto a coloro, moltissimi, che hanno avuto paura delle tasse e dei "comunisti". Adesso che il centro sinistra ha vinto le elezioni politiche dovrà dimostrare di essere in grado, governando il Paese, di dare risposte concrete a chi ha avuto il coraggio di scegliere il cambiamento.
Una parte di queste risposte concrete dovrà venire dalla gestione del patrimonio culturale, archivistico e librario. Sappiamo che la situazione in cui si trovano gli archivi e le biblioteche italiane è drammatica: gli stanziamenti dell'ultima Finanziaria per i beni librari e archivistici sono scesi da 22 a 7 milioni di euro; molte delle più prestigiose biblioteche statali sono costrette a ridurre i loro servizi per la carenza di personale e a tagliare le spese per i nuovi acquisti; anche le biblioteche degli Enti locali sono state colpite dalla cancellazione, in alcuni casi totale, delle risorse per la cultura; non se la passano meglio le biblioteche dell'Università, per non parlare delle scolastiche, atterrate già da tempo. Fermare il declino nella gestione dei beni culturali, causato da una più che decennale politica miope e irresponsabile, sarà uno dei compiti a cui dovrà assolvere questo nuovo Governo.
Ma per dare ai beni culturali, archivistici e librari la centralità che dovrebbero avere in una società moderna, non sarà sufficiente dedicare alla cultura l'1% del Prodotto Interno Lordo, com'è stato proposto nel programma del centro sinistra. Un segnale importante, che ci aspettiamo dal Governo Prodi, sarà quello di impostare una nuova concezione di "redditività" dei beni culturali.
Questa importante visione strategica del ruolo dei "beni culturali" è stata indicata in modo molto chiaro da Salvatore Settis, in un recente articolo su "la Repubblica" (28/04/06), in cui ha scritto che la vera "redditività" del patrimonio culturale "non è negli introiti diretti e nemmeno nel turismo e nell'indotto che esso genera, bensì nel profondo senso di identificazione, di appartenenza, di cittadinanza che stimola la creatività delle generazioni presenti e future…". Insomma, occorrerebbe finalmente avere una politica bibliotecaria nazionale che non si attenda dalle biblioteche e dagli archivi guadagni immediati, ma che consideri queste istituzioni un "investimento" centrale per lo sviluppo dell'economia del Paese. Le osservazioni di Settis sono state raccolte da un gruppo di cittadini e di intellettuali che hanno fatto un appello a Romano Prodi perché nominasse proprio Settis Ministro per i beni e le attività culturali.
Quando ho scritto questo editoriale per la versione cartacea di "Bibelot" ancora non sapevo chi sarebbe stato indicato da Romano Prodi a ricoprire questo ruolo. Adesso che "Bibelot" è già in stampa, mentre trasmetto il testo per la versione on line, ho saputo che è stato designato a ricoprire l'incarico di Ministro per i Beni e le Attività culturali Francesco Rutelli. Quello che mi auguro è che egli restituisca al Ministero di Via del Collegio Romano quella "centralità" che aveva tentato di dargli Walter Veltroni quando, anche lui da Ministro e Vice-Premier, lo aveva riformato e aveva avviato un esperimento che non è mai riuscito: gestire i beni culturali non solo come reperti del passato, ma anche come fonti di conoscenza su cui progettare il futuro. Adesso speriamo che i tempi siano più maturi e che il Governo (a partire da Rutelli) trovi il coraggio di realizzare quel cambiamento che molti cittadini e gli operatori del settore si aspettano.
Copyright AIB 2006-05-21, ultimo aggiornamento 2006-06-19 a cura di Vanni Bertini e Paolo Baldi
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