[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (2004)

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Speciale elezioni

Io c'ero

di Massimo Rolle

Raccolgo volentieri l'invito degli amici di «Bibelot» di scrivere un pezzo sulla recente crisi degli organi dirigenti della nostra Associazione, cui ho potuto assistere come testimone privilegiato, anzi. come attore. Non voglio tediarvi con l'ennesima ricostruzione a posteriori e alla luce della crisi finale, ma fornire una testimonianza diretta. Nonostante qualcuno abbia parlato di "paralisi" nell'attività del Comitato Esecutivo Nazionale in questo suo anno e mezzo di vita, posso dire che al contrario esso era riuscito - con le "Linee programmatiche" condivise dai presidenti regionali e approvate nell'assemblea di Saint Vincent - a darsi un programma di attività unitario e organico. Su questa base si erano avviate politiche innovative per la nostra professione (inserimento all'interno del COLAP), della formazione (vista non tanto o non solo come fonte di risorse, ma come elemento decisivo della filiera riconoscimento/certificazione/tutela), della comunicazione (progettazione di un ufficio stampa AIB), delle politiche di bilancio (separazione tra cassa e competenza; organizzazione per centri di costo, nel segno della trasparenza e leggibilità dei dati), dell'organizzazione interna (regolarizzazione contrattuale del personale addetto alla segreteria nazionale), della campagna a favore delle biblioteche (con la partecipazione convinta al movimento contro il prestito a pagamento), delle politiche internazionali (coordinamento e sostegno dei delegati negli Standing Committee IFLA). Le dimissioni di ottobre e la crisi che ne è conseguita hanno azzerato tutto questo lavoro che il CEN al completo aveva realizzato, con l'apporto anche di quella "minoranza" (di cui io facevo parte) che ha discusso in maniera certamente vivace ma non disfattista, e alla quale - con uno strano rovesciamento delle responsabilità - è stata capziosamente data la colpa di tutto ciò che è successo. Ora, non è necessario "pensare male" (come si dice faccia normalmente il sottoscritto) per concludere che l'obiettivo vero delle dimissioni della maggioranza del CEN era quello di bloccare queste politiche innovative che timidamente si stavano portando avanti, forse su commissione o comunque convergenza con i tradizionali centri di potere (ministeriali, accademici, ecc.) che vorrebbero usare o controllare l'AIB e che si sono sentiti minacciati da questo rinnovamento politico-organizzativo. Ma non voglio solo recriminare. Voglio invece richiamare l'attenzione di soci e lettori su due aspetti di funzionamento della nostra Associazione che, credo, non possono essere elusi alla luce di quanto è successo e che devono essere affrontati in una probabile fase costituente.
Il primo aspetto è costituito dalla natura politico-istituzionale del Cen. Nell'attuale assetto statutario dell'AIB il CEN contemporaneamente organo di direzione politica ed organo di governo dell'Associazione. Come organo di direzione politica il Cen deve sviluppare il massimo di discussione politica, con la possibilità - del tutto fisiologica - che si manifestino posizioni diverse, all'interno di una normale dialettica maggioranza-minoranza. Come organo di governo il Cen deve invece esprimere il massimo di sintesi e coesione politica. La soluzione di questa palese contraddizione sta nella figura del Presidente nazionale, che da un lato deve garantire e promuovere il massimo di discussione e di confronto e dall'altro deve, in ogni momento, essere in grado di esprimere il livello più efficace di sintesi politica. Se un Presidente non riesce a garantire in modo organico collegialità dell'organo di direzione e governo, discussione articolata ed esauriente e sintesi politica adeguata, il rischio di ingovernabilità e di crisi del massimo organo dell'Associazione diventa un pericolo reale.
Il secondo aspetto riguarda direttamente la dialettica democratica degli organi di governo della nostra Associazione. Se in un organo collegiale di direzione e governo la maggioranza rinuncia al diritto-dovere di governare per rovesciare invece il tavolo di governo (come è accaduto), i casi sono due. O confessa platealmente la propria incapacità di governare, oppure tenta di liquidare la minoranza sottraendosi al necessario confronto e controllo (prendendo a prestito il "non mi fanno governare" reso celebre dal cavalier Banana, alias Berlusconi). Nella recente crisi dell'organo di governo della nostra Associazione si possono rintracciare ambedue queste componenti. Fa specie che i non pochi soloni, notabili e saggi in servizio permanente effettivo che sono intervenuti sulla vicenda, abbiamo bellamente eluso questo ordine di problematiche.


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Copyright AIB 2005-01-27, ultimo aggiornamento 2005-02-06 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0401/b0403d.htm


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