[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2004)

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L'ASSENZA DI POLITICA

di Alessandro Sardelli

Il dato più significativo della politica bibliotecaria in Italia negli ultimi anni è il crescente aumento dei bibliotecari cosiddetti "atipici". Si tratta in realtà di bibliotecari "tipicissimi", spesso con una buona preparazione professionale, la cui "atipicità" consiste nell'essere stati assunti da Amministrazioni Pubbliche con contratti a termine di tipo privatistico e retribuzioni spesso molto basse, rispetto a quei bibliotecari che con le stesse Amministrazioni hanno contratti a tempo indeterminato e retribuzioni ugualmente basse. Ma, a ben guardare, il fenomeno non riguarda solo i bibliotecari. Negli ospedali sempre più spesso le assunzioni di medici e infermieri sono a tempo determinato. Nella scuola la maggior parte degli insegnanti è precaria: quest'anno in Toscana l'80% degli insegnamenti è stato affidato a professori precari, nonostante molti di loro avessero i requisiti per essere assunti in ruolo. E allora? Qual è la convenienza a mantenere un esercito di "atipici", di lavoratori a tempo determinato e di precari?

Si potrebbe pensare perché costano meno e, avendo meno diritti, sono più ricattabili. Può anche essere e, se così fosse, sarebbe una scelta politica, ma non credo. Generare una classe di lavoratori demotivati e non inseriti organicamente nelle strutture in cui operano è piuttosto il segnale dell'assenza di una volontà politica. Come del resto, affidare le biblioteche degli Enti Locali ai volontari o ad assunti con contratti a termine di tipo privatistico solo per risparmiare sui costi e non assumere da decenni nuovo personale nelle biblioteche statali, sono segnali di mancanza di una politica bibliotecaria. Non c'è quindi da stupirsi se poi i risultati sono quelli che sono. Il colmo è che quest'assenza di politica (e di risultati), deriva dalla cattiva applicazione di regole manageriali cui molti amministratori pubblici dicono d'ispirarsi. Infatti, le amministrazioni che gestiscono le biblioteche, se volessero veramente essere innovative introducendo tecniche di managerialità, dovrebbero gestire il loro personale con efficaci quanto trasparenti politiche premianti, offrirgli concrete prospettive di carriera e coinvolgerlo nelle scelte aziendali di fondo, specialmente se d'impatto sociale.

Per rendere possibile nelle biblioteche italiane quest'interessante e oggi ancora lontana prospettiva di cambiamento, la più grande Associazione professionale dei bibliotecari italiani dovrebbe fare qualcosa. È passato poco più di un anno dal rinnovo delle cariche sociali nell'Aib. Probabilmente, tutti i colleghi che si sono impegnati negli organismi regionali e nazionali hanno svolto al meglio il loro compito, non ne dubito. Tuttavia, devo rilevare che i loro sforzi non sono serviti a fare in modo che l'Associazione sia in grado di portare un vero contributo al cambiamento in corso nella professione. In una società in veloce trasformazione com'è quella in cui viviamo e nell'assenza di scelte politiche della classe dirigente in ambito bibliotecario, mi sarei aspettato che l'Aib avesse annunciato una nuova strategia politica. Mi sarei aspettato, per esempio, il rilancio dell'Albo professionale, facendolo diventare uno strumento di certificazione e di comunicazione della qualità dei bibliotecari italiani; mi sarei aspettato un'Associazione orientata a dare più servizi ai propri soci, per esempio fornendo loro momenti gratuiti d'informazione e di formazione professionale, senza diventare né una "agenzia di formazione" né un ente a cui spetta il dovere istituzionale di formare i bibliotecari; mi sarei aspettato, insomma, un'Associazione in grado di presentarsi nel 2004 ai propri soci, "tipici" e "atipici", come uno strumento utile ai loro interessi "di professionisti" e utilizzabile per farsi conoscere in una società che è sempre più complessa. Invero, qualche segnale di cambiamento c'è stato: ad esempio sulla comunicazione; sulle iniziative di adesione al COLAP; sulla gestione interna, col ritorno al decentramento del conto bancario delle Sezioni regionali. Ma tutto ciò mi è sembrato condotto con troppa lentezza per essere in grado d'incidere nella realtà esterna e, oltretutto, senza nessuna visione politica. Spero di sbagliarmi. Probabilmente guardo da un punto di osservazione parziale, ma non riesco proprio a vedere per il futuro una gran bella prospettiva.


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Copyright AIB 2004-09-27, ultimo aggiornamento 2004-10-01 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0402/b0402a.htm


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