Per non abusare né dello spazio gentilmente messo a disposizione da "Bibelot" né della pazienza dei lettori, sarò schematico.

1. I miei dubbi sul "cubo" non ne riguardano la "piacevolezza", ma l'appropriatezza rispetto alla conservazione di documenti che dovranno essere prelevati e riposti da esseri umani. Non sono un esperto del settore, ma se mi si assicura che edifici completamente privi di finestre costituiscono lo stato dell'arte e che quindi il denaro pubblico è stato ben utilizzato, non posso che rallegrarmene.
2. Oltretutto, se in tale cubo fossero davvero conservate esclusivamente tesi di laurea, doppioni e fondi storici (ma dall'opac sembrerebbe che le cose non stiano esattamente così) la movimentazione sarebbe estremamente esigua. Mi permetto comunque di consigliare un drastico "scarto" almeno delle evidentemente numerose copie triple e quadruple.
3. Apprendo con interesse che l'accordo del 1995 non solo è stato rinnovato ma addirittura esteso all'intera Università di Firenze, dove non mi ero accorto che anche al di fuori dalle biblioteche fossero state abolite le distinzioni di mansioni basate sulle qualifiche del personale. Trattandosi di un esperimento rivoluzionario per l'intera pubblica amministrazione darei ampio risalto alla relativa documentazione, che non sono riuscito a rintracciare sul sito dell'Ateneo.
4. Dal punto di vista biblioteconomico continua a restarmi misterioso come possa rivelarsi professionalmente qualificante investire un terzo del tempo lavorativo di un bibliotecario con qualifica EP (Elevate Professionalità, con relativo stipendio) nella movimentazione del materiale di magazzino. Ma sono sicuro che ci sarà modo e tempo perché anch'io possa comprenderlo. Quello che invece, come contribuente, non capirò mai è come possa giustificarsi questo tipo di impiego del denaro pubblico.

Riccardo Ridi, 3 maggio 2004