Dopo tante sollecitazioni è stata approvata la legge dal titolo "Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all'uso pubblico" (L. n.106 del 15 aprile 2004). Chi in Italia si batteva da tempo per dare una nuova normativa a questa complessa materia dovrebbe essere soddisfatto. Purtroppo si tratta di una legge che, dopo anni di scelte sempre rimandate, non ha alle spalle un' innovativa e coerente politica bibliotecaria nazionale. Il testo, che dovrebbe riguardare l'intero sistema bibliotecario nazionale, in realtà ripropone il doppio ruolo delle due nazionali centrali, l'assunzione di un ruolo "a richiesta" da parte delle biblioteche della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e rimanda per la definizione di altri enti depositari (presumibilmente a livello specialistico o regionale) al regolamento di attuazione che dovrà essere approvato entro sei mesi. Il tutto senza affrontare la riforma dei servizi bibliografici italiani, né impostare una solida politica bibliotecaria in grado di acquisire e gestire in modo affidabile la memoria documentaria nazionale e regionale. In realtà l'auspicata riforma non è contenuta nel testo della nuova legge, ma dovrebbe essere realizzata dal regolamento di attuazione. Speriamo bene! Certo è che dopo un'attesa di sessant'anni, ci aspettavamo qualcosa di più. Ed essenzialmente ci aspettavamo qualcosa di più vicino alle scelte fatte negli altri paesi europei, dove si privilegia il potenziamento e l'autonomia organizzativa dei servizi bibliografici nazionali, si praticano strategie di decentramento delle competenze per abbattere i costi di gestione e si cerca di instaurare un rapporto organico da parte delle biblioteche e dei servizi bibliografici nei confronti del mondo della ricerca e dell'editoria.