Guardando oltre al panorama bibliotecario nazionale proviamo a parlare d'Europa. Tanto per trattare un argomento d'attualità sul quale prima o poi dovremo tornare. Del resto la vicenda del "prestito a pagamento", nata dalla mancata applicazione di una direttiva europea del 1992 ce lo richiede. Nelle pagine che seguono diamo le notizie sulle iniziative intraprese in Toscana per scongiurare la possibilità che il servizio di prestito diventi a pagamento, anche se ancora nessuno è riuscito a spiegarmi come è potuto accadere che non sia stata applicata la possibilità prevista nella stessa direttiva, e cioè che gli Stati membri potessero "esonerare alcune categorie di istituzioni dal pagamento della remunerazione" per le opere chieste in prestito. Una cattiva applicazione della direttiva da parte degli Stati membri? Un ripensamento dell'Unione? Mah!
Lo scorso primo maggio l'Unione Europea è diventata una comunità che conta 450 milioni di cittadini. L'allargamento a Est, con l'ingresso di dieci nuovi paesi come membri effettivi dell'Unione, ha creato le condizioni territoriali ed economiche necessarie per realizzare una vera unione culturale e politica. Certamente ci vorrà ancora molto tempo prima di poter raggiungere questi due obiettivi, come dimostra il clima di pessimismo che accompagna i pur positivi passi fatti in avanti. La stampa italiana ha dedicato ampio spazio a questo evento ed è noto che per arrivare all'unificazione politica, da cui dipenderà l'unificazione culturale, si dovrà passare attraverso l'emanazione di una legge costituzionale. Quando la Costituzione dell'Unione Europea sarà approvata e ratificata dai paesi membri, s'imporrà in tutta l'Unione un'adesione a dei principi non solo economici, ma anche politici e culturali. Allora, molti nodi arriveranno al pettine e in previsione di tale evento l'Italia dovrebbe darsi una mossa. C'è da scommettere che fra tali nodi ci sarà anche il nostro sistema bibliotecario nazionale. Emergeranno i tanti problemi mai risolti in tema di politica per le biblioteche e dei servizi bibliografici. Infatti, nonostante l'avvio fin dal 1994 della riforma della pubblica amministrazione, le recenti scelte privatistiche dell'attuale Governo in materia di beni culturali e l'auspicata anche se non ancora realizzata conversione dei dirigenti pubblici in manager, i risultati che si sono raggiunti non sono all'altezza delle esigenze di rinnovamento espresse dal Paese. Almeno così ci sembra, se solo pensiamo ad alcune specifiche iniziative, come per esempio l'implementazione del nuovo indice SBN, che non ha portato a sostanziali miglioramenti nelle procedure gestionali, o l'approvazione della nuova, quanto inutile, legge sul deposito legale. Insomma, se non siamo alla frutta, siamo nella situazione in cui si fa tanto rumore per nulla. Eppure, in tale contesto d'inadeguatezza, qualcosa di nuovo si muove. Per esempio il progetto di legge sulla revisione delle associazioni professionali, nato in seno al Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) e ora portato avanti dal Colap, il Coordinamento Libere Associazioni Professionali di cui fa parte anche l'Associazione Italiana Biblioteche. Un'iniziativa di cui ci parla Massimo Rolle in questa pagina e che proprio seguendo alcune indicazioni dell'Unione Europea dovrebbe portare a regolamentare il riconoscimento delle Associazioni professionali in Italia e produrre un meccanismo di certificazione e di riconoscimento dei professionisti che lavorano in specifici ambiti di utilità sociale. E, c'è da essere certi, in una Europa che se vorrà essere competitiva dovrà investire in infrastrutture, anche ai bibliotecari italiani sarà chiesto di migliorare i loro servizi. Auguriamoci che allora non solo la classe dirigente italiana, ma anche quella europea farà scelte migliori per il potenziamento e il funzionamento delle biblioteche.