[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2003)

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BIBLIOTECHE E STATISTICHE: QUANDO I NUMERI FANNO MALE

Intervista a Gianbruno Ravenni a cura di Alessandro Sardelli

In giugno il "Sole 24 Ore" ha dedicato una pagina allo stato di salute delle biblioteche italiane, utilizzando dati emersi dall'indagine AIB-ISTAT sulla documentazione di fonte pubblica, di cui diamo notizia nel box "L'indagine". A fronte del quadro negativo emerso da quella indagine, abbiamo chiesto il parere ad alcuni colleghi che operano in Toscana. Riportiamo in questo servizio l'opinione di Marco Pinzani, bibliotecario presso la Biblioteca Comunale Centrale di Firenze, quella di Vanni Bertini, responsabile della società "Il Palinsesto", e un'intervista a Gianbruno Ravenni, dirigente del Servizio biblioteche, musei e attività culturali della Regione Toscana.

Quando entro nel suo ufficio, in una palazzina di via Farini a Firenze, con vista sul giardino della Sinagoga, Gianbruno Ravenni sta leggendo un giornale. Mi vede, mi saluta, riprende il giornale e incomincia a leggere ad alta voce:
- "... il 64% della popolazione conosce e frequenta le biblioteche... Esprime sulle biblioteche un livello di gradimento altissimo: l'82,9% dà una valutazione da 7 a 10... Le biblioteche sono seconde solo alle farmacie, per gradimento...". Capisco che sta leggendo l'indagine riportata da "Repubblica" sul gradimento a Firenze e Prato dei servizi pubblici. Mi guarda ancora e aggiunge:
- "Questi dati non significano che l'indagine dica la verità. Il problema è il metodo di rilevazione che si usa". Vedo che siamo già entrati nel tema del nostro incontro e mi adeguo subito, chiedendogli il suo parere sull'indagine AIB-ISTAT.

La Regione Toscana da alcuni anni svolge un monitoraggio delle biblioteche pubbliche. Qual' è la Sua opinione sui dati diffusi dal "Sole 24 Ore" il 30 giugno scorso?

"Il problema è che non esiste in Italia un sistema di statistiche culturali e, a maggior ragione, non esiste un sistema di statistiche bibliotecarie. Per anni il coordinamento delle Regioni ha contattato l'ISTAT per realizzare un'indagine sulle biblioteche in Italia, ma questa indagine non è mai stata fatta perché l'ISTAT non ha mai trovato i fondi per fare questo tipo di rilevazione. La verità è che in un paese che vive in grande parte sui beni culturali, non esiste un sistema statistico di rilevazione dei servizi basati sui beni culturali. Ora, come sa chiunque abbia un minimo di pratica in questo campo, per impiantare un sistema statistico ci vogliono degli anni. Se le biblioteche non rilevano i dati in maniera omogenea, non si può arrivare ad avere dati significativi... Verranno sempre fuori dati che ci faranno scoprire ciò che già sapevamo... In questo caso specifico, nel la migliore delle ipotesi, possiamo apprendere che il tessuto delle biblioteche in Italia è un tessuto debole: debolissimo al Sud, un po' meno debole al centro, ancora meno debole al Nord. Ma che cosa abbiamo scoperto di nuovo? Niente."

Entriamo allora nel dettaglio dell'indagine: Le risulta che in Toscana il 12% delle biblioteche è chiuso al pubblico e che il 40% ha meno di cento utenti al mese?

"Per rispondere dovrei capire come è stato definito il numero totale delle biblioteche su cui è stata fatta l'indagine. Se è stato preso per buono il numero delle biblioteche che compaiono nel Catalogo delle biblioteche d'Italia, realizzato dall'ICCU e dalla Regione Toscana un po' di anni fa, non possono venire fuori dati significativi.
Se non ricordo male in quell'indagine venivano censite in Toscana 329 biblioteche di Ente Locale. Ma quello fu per noi solo un dato di partenza: partendo da esso, abbiamo fatto uno screening e ci siamo accorti che corrispondeva a una rilevazione solo formale, definita in base all'esistenza presso i Comuni di nuclei librari, ma non di biblioteche. Allora abbiamo definito uno standard minimo per individuare le biblioteche, valutate come un insieme costituito dal patrimonio librario e dai servizi. In base a questo standard le biblioteche sono risultate solo 278: su questa base di rilevazione, abbiamo incominciato a monitorarle nel corso degli anni. Se invece il dato di riferimento è formato dai nuclei librari che possono essere stati individuati... è chiaro che il calcolo delle percentuali è diverso. Ma, mi domando, a cosa può servire rilevarlo?"

L'indagine AIB-ISTAT ha usato i dati tratti dall'anagrafe ICCU delle biblioteche italiane, quindi, con molta probabilità, la fonte del Catalogo delle biblioteche d'Italia...

"Il Catalogo delle biblioteche d'Italia è un'opera importante, sia ben chiaro. E utilissima. Ma ha il limite di essere un'indagine fatta con un'ottica patrimoniale e non un'indagine statistica orientata ai servizi. E' stata inoltre una ricerca che è durata alcuni anni e che forse era già vecchia quando è uscita. Non può quindi essere usata come base per un'indagine statistica, la quale per avere valore dovrebbe essere fatta tutti gli anni. Questa considerazione ci rimanda ancora una volta all'inesistenza in Italia di un sistema di statistica bibliotecaria."

Lasciamo stare per un attimo l'indagine AIB-ISTAT e parliamo dell'esperienza di monitoraggio della Regione Toscana: nella misurazione dell'attività bibliotecaria com'è valutato l'aspetto qualitativo del servizio offerto?

"Il nostro monitoraggio verte essenzialmente a tenere sotto controllo quattro o cinque indicatori che sono stati individuati da un gruppo di lavoro coordinato da Giovanni Solimine..."

Non crede che proprio quegli indicatori avevano il limite - più volte rilevato dallo stesso Solimine - di essere tutto sommato di tipo "quantitativo"?

"Non c'è dubbio. Sono indicatori fortemente quantitativi..."

Che cosa si può fare allora?

"Il fatto vero è che le statistiche non possono vivere da sole. Non possono, cioè, essere separate dal lavoro progettuale di ciascuna biblioteca o rete di biblioteche. Nel caso della Regione Toscana, abbiamo impiantato un sistema regionale di rilevazione dei dati che ha l'obiettivo di farci sapere se la politica che facciamo per le biblioteche è utile ad aumentare la loro capacità di penetrazione nella società toscana. E' questo lo scopo che abbiamo. Per seguire questo trend ci servono degli indicatori che ci danno valori che ci dicono dove dobbiamo intervenire. Per esempio, quest'anno abbiamo individuato un complessivo incremento degli utenti solo nelle zone più forti dal punto di vista bibliotecario: è quindi emersa una tendenza alla divaricazione tra zone già forti e zone ancora deboli. Abbiamo poi individuato il problema della mancanza di fondi per l'incremento dei patrimoni. Insomma, grazie al monitoraggio la Regione Toscana ha fatto un piano d'indirizzo basato sulle priorità individuate, in modo da finanziare il potenziamento dei patrimoni librari e gli interventi strutturali necessari per rafforzare le aree più deboli. Questa dovrebbe essere la funzione di un monitoraggio."

Com'è rilevato l'aspetto qualitativo del servizio?

"Il fatto è che questi dati sono una sorta di minimo comune denominatore fra i dati che tutte le biblioteche rilevano, non hanno la pretesa di rilevare tutto il rilevabile. Le indagini qualitative, ad esempio, potrebbero farle le singole reti bibliotecarie o le singole biblioteche, per misurare meglio l'impatto della loro attività, il grado di soddisfazione dei loro utenti etc. Alla Regione Toscana servono dati significativi e omogenei per stabilire la sua politica d'intervento. Per esempio, per quanto ci riguarda, le biblioteche non sono tenute a rilevare il numero degli utenti che vi accedono. Naturalmente, se ritengono opportuno fare questo tipo di rilevazione, possono farlo anche se è un dato che non chiediamo. L'aspetto qualitativo del servizio dovrebbe essere rilevato dalle singole reti o dalle singole biblioteche e certo queste rilevazioni avrebbero grande importanza."

La Regione Toscana ha realizzato per gli operatori delle biblioteche pubbliche dei corsi di formazione sulla misurazione dei dati. Come sono andati questi corsi? Hanno contribuito a diffondere fra i bibliotecari la "cultura del servizio"?

"Spero naturalmente di sì, il lavoro di diffusione di una cultura del servizio nel mondo bibliotecario, e più in generale nel mondo dei beni culturali, è un lavoro che non può mai dirsi concluso. Spesso prevale una "cultura del patrimonio" che ovviamente ha le sue ragioni. A me piace sempre citare l'art. 9 della Costituzione, che al primo capoverso afferma che "la Repubblica promuove.. la cultura, l'arte" ecc. e, al secondo, che "la Repubblica tutela...". Queste due esigenze vanno tenute in equilibrio, come del resto ha ricordato di recente anche il Presidente Ciampi."

Mi sembra di capire che il problema è misurare avendo un obiettivo e una strategia. Si può quindi dire: "Misurare per decidere cosa fare?" "Misurare per scegliere dove intervenire?"

Certamente, si misura per scegliere e decidere cosa fare."

Torniamo all'indagine AIB-ISTAT: non crede che sarebbe stato meglio comunicare i dati all'interno del progetto per cui erano stati rilevati, cioè l'indagine sulla documentazione di fonte pubblica?

"Io dico questo: non è sufficiente che si parli di biblioteche, è importante che se ne parli in un certo modo. Credo che anche su questo aspetto dovrebbe emergere la "cultura del servizio". Le statistiche dovrebbero servire per consolidare un atteggiamento costruttivo e operativo, sapendo bene che lavoriamo su dati "fragili". I dati che abbiamo sulle biblioteche sono dati molto "fragili", che hanno un senso se sono rilevati in modo ripetuto nel tempo e se sono opportunamente interpretati e gestiti., altrimenti si prestano a equivoci. Una delle più grandi ingenuità che può fare un ricercatore è di usare i dati prodotti in ambiti pre-statistici o non-statistici - com'è la situazione delle biblioteche italiane -, come dati veri. Occorre fare molta attenzione nel prendere per buoni i numeri, anche quei numeri che in apparenza sembrano veri! Bisognerebbe valutare il contesto in base al quale si riferiscono."

Una volta acquisiti i dati, come s'interviene a livello di sistema bibliotecario?

"Uno dei punti critici che abbiamo individuato in Toscana è la mancanza di gestione delle collezioni. Si potrebbe tentare una riflessione sulle microbiblioteche dei piccoli paesi che sono collegate in rete: questo per andare a una nuova progettazione del modello delle reti. Adesso con le reti gestiamo i cataloghi e il prestito interbibliotecario, ma dovremmo riuscire a curare anche la gestione delle collezioni e la promozione dei servizi. Non è sufficiente dare servizi, se non si è in grado di comunicarli!"

Come si possono comunicare i servizi delle biblioteche, quando nell'immaginario collettivo sono considerate luoghi chiusi, polverosi, la cui utilità è solo quella di conservare i libri?

"Avendo la capacità di comunicare attività progettuali: anche la comunicazione dei dati rilevati nelle indagini dovrebbe far parte di quest'attività progettuale. Diversamente il rischio è quello di demotivare gli operatori e, addirittura, di portare gli amministratori a pensare che non è conveniente investire risorse nelle biblioteche. Proprio in un momento in cui le biblioteche stanno avendo un grande apprezzamento da parte dei cittadini, specialmente dei più giovani."


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Copyright AIB 2003-09-30, ultimo aggiornamento 2003-10-10 a cura di Vanni Bertini
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0302/b0302f.htm


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