[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 3 (2001)

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Un'idea dei soci toscani

di Paolo Panizza (segretario CER Toscana)

La sezione toscana dell'AIB ha raggiunto nel dicembre 2001 quota 476 soci (396 persone, 80 enti). Se si raffronta il dato con gli iscritti nel dicembre 2000, l'aumento è circa del 20%, il doppio dell'incremento programmato dal CER toscano. Naturalmente c'è di che essere soddisfatti nel veder confermata la costante crescita di fiducia verso l'associazione, così come nei confronti della linea dell'esecutivo toscano.
Per la verità questo risultato lo si deve anche a qualche rinnovato sforzo organizzativo. Intanto la collaborazione di alcuni soci come riferimento dell'associazione in zone dove non sono presenti membri del CER: sono state coperte le zone di Arezzo, Grosseto e Livorno mentre per il 2002 saranno attivi referenti anche a Pistoia e per l'area di Lucca e Massa-Carrara. Poi un'attenzione più serrata all'andamento delle iscrizioni; quindi una parziale ristrutturazione del vetusto archivio soci della sezione (in attesa del palingenetico nuovo archivio generale, in via di faticosa elaborazione da parte degli organismi centrali) per accrescerne l'efficienza. Nel futuro prossimo speriamo di attrezzare un collegamento di posta elettronica con i soci che dispongono di questo strumento. Non siamo ancora in grado di presentare una fotografia statistica completa dei soci toscani, ma qualche notizia interessante può essere rilevata. Intanto è accertata una decisa maggioranza femminile, nella misura di tre quarti dell'intera compagine. Inoltre abbiamo indicazioni precise circa la dislocazione territoriale: i soci residenti nella provincia di Firenze sfiorano la metà del totale (47,7%); se uniti ai pisani (19,7%) rappresentano i due terzi degli iscritti toscani. Il rimanente è appannaggio dell'insieme delle altre province, nonché della modesta ma crescente pattuglia di soci residenti in altre regioni o all'estero che scelgono di iscriversi presso la nostra sezione. Qualche ulteriore curiosità statistica la possiamo invece soddisfare osservando il campione - per quanto limitatamente apprezzabile - degli iscritti che hanno aderito per la prima volta all'associazione nel 2001. I nuovi soci ammontano a 78, 10 enti e 68 persone. Tra queste ultime la maggioranza femminile è ancora più schiacciante, superando l'80% (56 contro 12), mentre l'età media si attesta sui 38 anni. Esattamente 40 provengono dal bacino tradizionale: dipendenti a tempo indeterminato di biblioteche di ente locale (19), universitarie (19), statali (1), ecclesiastiche (1). Gli altri, un nutrito 41%, non sono titolari di "posto fisso": studenti, liberi professionisti, non occupati, "atipici" di varia natura, collaboratori esterni in proprio o tramite società di servizi, a tempo determinato, a volte determinatissimo. La fetta sembra consistente e variegata, tutto sommato congruente con il quadro emerso dalla ricerca approfondita svolta l'anno scorso dal gruppo giovani della nostra sezione (a tale proposito si veda Simona Turbanti, Anna Galluzzi e Tiziana Stagi, I giovani e il lavoro in biblioteca: risultati di un'indagine all'interno delle biblioteche toscane, in "Bollettino AIB", n. 4, 2000, p. 515-527). Si rispecchiano dunque, nell'habitat visibile dal nostro parziale angolo d'osservazione, i mutamenti in corso nell'intera società italiana e nel suo mondo del lavoro, di cui i media parlano ogni giorno? Parrebbe proprio di sì, parrebbe che ci si debba abituare a questo nuovo scenario. Se poi ci domandassimo quanto questo stato più flessibile sia subìto o quanto invece perseguito, mi sentirei meno sicuro nel confermare - per la nostra professione, nella nostra regione - la vulgata statistica che vorrebbe tre giovani su quattro smaniosi di autonomia e insofferenti della rigidità connaturata al posto fisso. Più che dal numero delle tessere, questa sensazione mi proviene dall'attenzione con cui in quest'anno sono state seguite le iniziative che hanno cercato di affrontare i problemi dell'incertezza professionale, dell'immissione nel mondo della professione, dei lavori in appalto esterno; dalle esperienze e speranze che in quelle occasioni è stato possibile ascoltare. È uno scenario che non sarà possibile sottovalutare nei nostri programmi. Tra le prime necessità, occorre ripensare e dare vigore allo strumento dell'albo professionale, spesso oggetto di aspettative che consistono essenzialmente in un atto di fiducia verso l'azione dell'AIB, ma che per ora non hanno visto un riscontro convenientemente efficace sul piano applicativo.


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Copyright AIB 2002-02-18, ultimo aggiornamento 2002-02-18 a cura di Vanni Bertini
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0103/b0103d.htm


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