Chiacchiere svagate con una collega. Lei dice: "il servizio aumenta, la gente viene, ma sembra sempre più frettolosa: prendono la prima cosa disponibile e via di corsa".
In effetti, se ripenso ai "fondamentali" dell'intervista all'utente, avverto lo stridore con la mamma che si tira dietro il passeggino, che ha lasciato la macchina in doppia fila e vuole qualcosa che ha a che fare con la foresta. (Un bando di concorso della forestale? Testi sulla prevenzione antincendio? I racconti del bosco vecchio?). Certo che sono innumerevoli i problemi, e sono tanti i motivi della scarsa confidenza degli italiani con la biblioteca (non parlo solo di quella pubblica).
Però conta anche dove sono le biblioteche e come sono fatte.
A volte si tratta di un bel palazzone rinascimentale, con un portone alto cinque metri e la marmorea epigrafe: "Opera dell'architetto Tal dei Tali. Qui Pinco dette il sangue per la patria e lì Caio scrisse il carme immortale". E che dire se, ahimè, non c'è parcheggio, gli arredi sono vecchi, la logistica è quantomeno bizzarra dovendosi adattare a mille e mille vincoli?
E poi, ce li vedete dei ragazzini fare di un posto simile il loro luogo di ritrovo? Insomma, le nostre biblioteche sono talvolta in bei palazzi, casomai, ma brutte rispetto agli scopi che dovrebbe avere, e in posti brutti o mal posizionate dove nessuno si ferma volentieri. In un recente convegno a Pistoia, l'AIB ha fatto il punto su una nuova stagione di future realizzazioni architettoniche.
È un'occasione storica: speriamo che i bibliotecari sappiano far pesare le ragioni degli utenti, contro quelle del prestigio fine a se stesso o del risparmio a tutti i costi.