«Bibliotime», anno XVII, numero 3 (novembre 2014)

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Ornella Russo

Bibliotecari e bibliometria: prove di affinità elettive?



Abstract

The seminar 'Bibliometrics and libraries for evaluation scientific research' has been the opportunity to introduce the project of a Central Bibliometric Office promoted by the Medical Library of the University of Modena and Reggio Emilia and by another two academic libraries. The project aims to determine the appropriate methodology to elaborate the bibliographic profile of researchers in Web of Science and Scopus and to identify a 'correct ' bibliographic datasets for bibliometric analysis. Finally the project aims to support single and group researchers or institution with the development and analysis of bibliometric indicators for assessing research performance.

Il 26 settembre si è tenuto a Bologna il seminario Bibliometria e biblioteche per la valutazione della ricerca scientifica, organizzato dal settore formazione dell'Area Sistemi Dipartimentali e Documentali dell'Ateneo bolognese in collaborazione con la sezione regionale dell'AIB. L'incontro ha rappresentato un importante momento di riflessione sul significato della bibliometria e sul ruolo che potrebbero o dovrebbero svolgere le biblioteche in questo ambito, e ciò è avvenuto a partire dalle suggestioni presenti nel recente volume di Nicola De Bellis, intitolato appunto Introduzione alla bibliometria: dalla teoria alla pratica [1].

L'introduzione di Serafina Spinelli ha richiamato la duplice anima teorico-pratica del libro, ed ha posto l'accento su due immagini che ben ne riassumono la filosofia di fondo: quella della bibliometria come disciplina "riduzionista", che opera cioè una semplificazione della complessità della scienza perché la identifica con l'universo delle pubblicazioni e ne considera i solo elementi misurabili; e quella per certi aspetti speculare della bibliometria come "male necessario", ossia come strumento fallibile ma indispensabile qualora si voglia approcciare il tema della valutazione della ricerca scientifica utilizzando metodi quantitativi non soggettivi.

Riccardo Ridi ha quindi dato avvio al dialogo a due voci con l'autore, proponendo una serie di spunti su senso e status della bibliometria, e sottolineando in primo luogo come essa riguardi potenzialmente lo studio quantitativo di tutti i fenomeni bibliografici e documentari, anche se ha finito per "specializzarsi" solo sui documenti scientifici e accademici e sui legami citazionali esistenti tra questi documenti. In tal senso la bibliometria - anche nel contesto italiano - si è sviluppata prevalentemente in risposta all'interesse crescente dettato dai processi di valutazione della ricerca e dalla vocazione sempre più manageriale delle istituzionali scientifiche [2].

Ridi ha poi provocatoriamente messo in discussione la legittimità stessa di un possibile ruolo del bibliotecario nel processo di valutazione della ricerca e, più in generale, la compatibilità di un servizio di supporto a tale processo con la mission istituzionale delle biblioteche. Il dato di fatto che sempre più spesso arrivino in biblioteca richieste di informazione e consulenza su indicatori bibliometrici e dati citazionali, sia da parte degli utenti sia da parte di amministratori e decisori istituzionali a diversi livelli, secondo Ridi non giustifica automaticamente che si dia per scontata l'attivazione di un servizio di risposta da parte delle biblioteche anche sul fronte dei consigli ai ricercatori su come gestire il proprio "profilo pubblico" di studiosi, e alle istituzioni su come valutare tale profilo complessivo (che va ben oltre gli aspetti prettamente bibliografici), mentre è ovviamente pacifico che i bibliotecari aiutino ricercatori e istituzioni a recuperare e analizzare dati bibliografici anche di tipo citazionale.

La risposta di De Bellis ha sottolineato non solo la legittimità di un tale ruolo per i bibliotecari e le biblioteche, ma la necessità di questo ruolo per la disciplina. Il bibliotecario, infatti, è un professionista dell'informazione capace di gestire correttamente banche dati bibliografiche e dati citazionali, ed è quindi in grado di lavorare sulla standardizzazione e sulla "pulizia" dei dati, che rappresentano i requisiti di base indispensabili per la costruzione di qualsiasi indicatore o attività di analisi bibliometrica, oltre che per qualsiasi processo di valutazione ex post della ricerca. Più in generale, il bibliotecario è in grado di comprendere meglio di altri le radici squisitamente bibliotecarie e più legate all'information retrievial della bibliometria, e dunque l'importanza di poter disporre di una materia prima bibliografica accurata e di qualità.

Il bibliotecario inoltre è abituato a svolgere questo tipo di attività con un approccio interdisciplinare e interdipendente da interessi di parte, elemento fondamentale proprio se si pensa che gli indicatori bibliometrici "non sono strumenti neutrali di osservazione" [3] ma possono modificare i dati osservati, possono essere utilizzati per servire interessi diversi e, in alcuni casi, legittimare scelte politiche o decisioni pregresse, ammantandole di oggettività e scientificità.

Anche sulla base di questa visione bibliografica e biblioteconomica della disciplina ha sottolineato De Bellis, l'Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con gli atenei di Parma e Ferrara, ha attivato un ufficio bibliometrico centralizzato con lo scopo di offrire servizi di analisi e consulenza sia a livello individuale che di gruppo di ricerca a ricercatori e docenti delle tre istituzioni. L'équipe di bibliotecari, coordinata dallo stesso De Bellis, sta lavorando, in questa prima fase, a definire e condividere procedure e best practices per l'individuazione accurata e la standardizzazione dei dataset dei profili autore individuali nelle principali banche dati citazionali multidisciplinari, quali Web of Science e Scopus.

Tali profili saranno poi oggetto di un report bibliometrico individuale, il cui scopo è duplice: descrivere il percorso professionale di un ricercatore, nel modo più corretto e preciso possibile, così come viene rappresentato nei database bibliografici attraverso i "numeri" relativi alle sue pubblicazioni, citazioni e collaborazioni e, al tempo stesso, integrare i dati con ulteriori dati, sia quantitativi che qualitativi (raccolti anche attraverso un colloquio ad hoc con il singolo ricercatore), che possano arricchire la significatività e restituire il senso del percorso di ricerca individuale, contestualizzandolo. Gli indicatori bibliometrici, infatti, "non possono mai viaggiare da soli, soprattutto se applicati alle valutazioni individuali", perché si basano su unità analitiche fragili e facilmente manipolabili come la citazione bibliografica, le reti di collaborazioni e le pubblicazioni [4].

Il tema della qualità della ricerca e della sua valutazione è stato richiamato più volte durante il seminario, anche da alcuni interventi e domande del pubblico presente in sala.

Ridi ha fatto riferimento alla difficoltà di misurare quantitativamente qualcosa di così difficile identificazione come la qualità della ricerca. Si tratta di un concetto sfuggente e multidimensionale, che fa riferimento a una molteplicità di elementi che possono assumere significati differenti in relazione all'ambito disciplinare del ricercatore: novità vs classicità dell'argomento di ricerca, specializzazione vs ampiezza dell'argomento, originalità e utilità delle conclusioni o delle categorizzazione adottate, completezza e accuratezza di dati e esperimenti, selettività e rappresentatività della bibliografia, continuità vs non ripetitività delle tematiche della carriera di un ricercatore, ecc.

De Bellis ha più volte sottolineato sia la criticità dell'applicazione dei metodi e delle tecniche bibliometriche alle scienze umane e sociali, in cui risulta forse più evidente l'incongruenza tra livello di impatto citazionale e "qualità" della ricerca, sia l'assurdità di una valutazione quantitativa delle carriere individuali, come quella messa in atto con il processo di Abilitazione scientifica nazionale, estremamente penalizzante in particolare per alcuni settori disciplinari o per chi fa ricerca di base.

Alcuni interventi del pubblico hanno invece richiamato l'attenzione sull'importanza di valorizzare gli archivi locali della ricerca in uso nelle istituzioni accademiche, come ad esempio U-GOV e Iris, da cui l'ANVUR attinge i dati per la valutazione delle carriere e della ricerca. E' stato sottolineato che sarebbe necessario investire sul miglioramento della qualità dei dati di questi archivi, anziché di quelli degli editori commerciali, valutando anche l'opportunità e la possibilità di creare un "Italian Citation Index" al pari di altri database nazionali similari già esistenti. A tal proposito De Bellis ha sottolineato l'evidenza, banale ma non scontata, che l'analisi bibliometrica è tale solo se si fonda sulla possibilità di confrontare e contestualizzare i dati con le reti bibliografiche in tutta la loro estensione e in uno scenario il più possibile internazionale.

Ornella Russo, Biblioteca d'Area - CNR Area della Ricerca di Bologna, e-mail: ornella.russo@area.bo.cnr.it


Note

[1] Il volume, pubblicato nel 2014 dall'Associazione italiana biblioteche, ha inaugurato la nuova collana editoriale "Percorsi AIB", volta alla pubblicazione di agili manuali su temi ritenuti centrali per la professione bibliotecaria, con un approccio sia di aggiornamento professionale che di strumento d'uso a supporto dell'attività bibliotecaria. Proprio a questo scopo viene distribuito anche come e-book ed è pensato per essere integrato con futuri aggiornamenti online.

[2] In Italia, come è noto, la bibliometria ha ricevuto una rinnovata attenzione e un significativo impulso dai processi di valutazione della ricerca, nel momento in cui l'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), con l'entrata in vigore della L. 30 dicembre 2010, n. 240 ("Riforma Gelmini"), ha dato avvio al programma di Valutazione della qualità della ricerca delle Università e degli Enti di ricerca (VQR 2004-2010) e all'abilitazione scientifica nazionale (ASN) per i professori universitari di prima e seconda fascia, basate su diversi indicatori e statistiche bibliometriche.

[3] Nicola De Bellis, Introduzione alla bibliometria: dalla teoria alla pratica, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2014, p.18.

[4] Ibid, p. 174.




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