Comunica un'idea, cerca una meta comune e trova la via: un convegno sull'information literacy all'Università di Bologna
The aim of the conference was to start a fruitful dialogue between librarians, teachers and other stakeholders involved in the supply chain of education, in particular, in the cross-disciplinary skills training . The result to strive for is to make this training a right for all and not a privilege for a few. During the conference two possible ways have been suggested to achieve this goal: enter the training activity more fully into the curriculum of the student, giving credits specifically related to this type of courses, or render in some way the attendance mandatory and / or propaedeutic for the request of the thesis title.
Il 3 luglio scorso si è tenuto all'Università di Bologna il convegno Cercare, trovare comunicare: l'information literacy e il ruolo delle biblioteche accademiche nel percorso formativo. L'iniziativa è stata promossa dal Sistema Bibliotecario d'Ateneo nella persona del suo Presidente, prof. Fulvio Cammarano, e organizzata dal gruppo di lavoro sulla formazione utenti dell'Area Servizi Dipartimentali e Documentali dell'Ateneo.
L'obiettivo è stato quello di avviare una "prova di dialogo" tra bibliotecari, docenti e altri colleghi coinvolti nella filiera dell'organizzazione didattica; in particolare, è stato affrontato il tema della formazione dedicata alle competenze trasversali, quelle cioè che dovrebbero affiancare e integrare le competenze disciplinari nel percorso formativo degli studenti.
La presenza del Rettore, prof. Ivano Dionigi, oltre che di un cospicuo numero di docenti, ha testimoniato l'interesse per un ruolo nuovo e dinamico delle biblioteche accademiche, in grado cioè di sfruttarne a pieno il potenziale educativo. Nei suoi saluti introduttivi il Rettore ha sottolineato la necessità che gli studenti vengano formati per poter diventare competenti ed esperti, in un percorso di studio e ricerca che possa trasformarli da studenti a studiosi.
L'attenzione crescente per questo tipo di competenze da parte delle università italiane, del resto, è testimoniata dalla sperimentazione promossa nei mesi scorsi dal progetto TECO:
L'Università di Bologna, prima con un progetto specificamente dedicato alla dell'information literacy, poi con la creazione di un apposito settore destinato a quest'attività, ha dimostrato di tenere in grande considerazione questi temi. Tuttavia resta ancora molto da fare per migliorare la qualità di questo servizio formativo, soprattutto per riuscire a raggiungere un numero più significativo di studenti.
Difatti nelle rilevazioni GIM del 2002, 2006 e 2010, gli indicatori relativi ai corsi di formazione collocano l'ateneo bolognese al di sopra del valore medio nazionale, [2] ma si tratta di un servizio che raggiunge una minoranza ancora troppo esigua di studenti; il risultato a cui tendere, invece, è quello di farne un diritto di tutti e non un privilegio riservato a una parte.
Nell'intervento presentato al convegno da una delle autrici, [3] sono state proposte due possibili strade per raggiungere questo risultato: inserire, a pieno titolo, l'attività formativa sulla capacità di documentarsi nel curriculum dello studente, attribuendo crediti formativi specificamente legati a questa tipologia di corsi; oppure renderne in qualche modo obbligatoria e/o propedeutica la frequentazione ai fini della richiesta della tesi.
Per ottenere un risultato di questo tipo, diventa allora essenziale convincere i docenti e i "decisori" dell'importanza e della strategicità di questo tipo di formazione. I vantaggi sono evidenti, e toccano in primo luogo gli studenti, che avrebbero l'opportunità di acquisire competenze utili non solo nel percorso di studio, ma anche nel mondo del lavoro e nella loro vita di cittadini consapevoli e informati (lifelong learning). I docenti poi si troverebbero a relazionarsi con studenti più autonomi nel gestire il processo della ricerca bibliografica e documentale; ciò di conseguenza sarebbe vantaggioso anche per le università, perché una formazione in quest'ambito non può non avere un impatto significativo sulla qualità dell'apprendimento.
Tornando al convegno, il primo intervento è stato affidato a Laura Ballestra ed ha trattato dell'information literacy education in Italia, [4] soffermandosi sulle ragioni di un impegno fuori e dentro le università e sul ruolo delle biblioteche universitarie italiane nella formazione al documentarsi, e si è concluso con alcune riflessioni per una information literacy a misura di comunità.
La relatrice ha inoltre sottolineato come, durante i corsi, sia assai importante lavorare in aula, soprattutto per quanto riguarda le fasi di impostazione della ricerca, vale a dire la definizione e delimitazione dell'argomento scelto e la sua trasformazione in un quesito d'indagine: tutte operazioni che non è affatto ovvio e scontato che uno studente sappia compiere, e sulle quali l'orientamento e la consulenza di un professionista della documentazione diviene cruciale. La finalità principale di questo tipo di formazione, infatti, non dev'essere tanto insegnare come si usa un catalogo o una banca dati, ma rendere lo studente capace di documentarsi sul suo tema d'indagine, e quindi essere in grado di gestire consapevolmente tutte le fasi della ricerca: ricerca, valutazione, sintesi e uso dell'informazione.
Nel secondo intervento, [5] volto a illustrare lo stato dell'arte raggiunto in quest'ambito dalle biblioteche dell'Ateneo bolognese e le possibili prospettive di sviluppo, è stata formulata una proposta di tipo organizzativo finalizzata a estendere e consolidare il servizio nel tempo.
E' stata infatti suggerita la creazione di una task-force di bibliotecari-formatori, con finalità di promozione e coordinamento del servizio di consulenza, di formazione dei formatori e di erogazione (quando necessario) di corsi "a catalogo". Inoltre, è stata sottolineata la necessità di stabilire un coordinamento costante e formalizzato a livello di singola struttura (dipartimento/scuola) tra bibliotecari formatori e i tutor dei corsi di studio.
Questi ultimi infatti, secondo la normativa di riferimento [6], sono solitamente studenti iscritti ai corsi di laurea magistrale, ai dottorati di ricerca e alle scuole di specializzazione; dopo aver partecipato ad un apposito bando di concorso, i tutor possono svolgere una serie di attività tra cui: offrire agli studenti un punto di riferimento per le attività didattiche normali e integrative; effettuare un'analisi dei problemi che possono ostacolare il regolare iter di studio; offrire sostegno personalizzato all'apprendimento.
La relatrice infine ha ribadito che, laddove non sia possibile ottenere crediti formativi specificamente attribuiti a queste attività, occorre provare a rendere obbligatoria la frequenza di un "laboratorio bibliografico" per i laureandi propedeutico alla domanda di laurea.
Un altro ambito nel quale occorre intervenire innovando creativamente è quello degli strumenti per l'autoformazione messi a disposizione in rete. Il Tutorial CIL (Corso di Information Literacy), [7] reso disponibile dall'ateneo di Bologna, è stato il primo strumento del genere in Italia: oggi non appare invecchiato nei contenuti ma sicuramente nella modalità di trasmissione e fruizione.
Per attrarre maggiormente gli studenti, è quindi opportuno proporre strumenti con un più elevato grado d'interazione, in modo da soddisfare il loro desiderio d'imparare divertendosi. Ci riferiamo in particolare a dei moduli interattivi basati sull'apprendimento attraverso il gioco (game-based learning), una modalità che tiene conto del mondo in cui si muove oggi lo studente universitario: veloce, colorato, rumoroso. Difatti la capacità di sintonizzarsi sulle informazioni giuste sembra quasi un'abilità di sopravvivenza, sia perché essi giocano il doppio di quanto leggono, sia perché preferiscono essere loro a guidare i propri processi di apprendimento.
Gli obiettivi individuati in questo convegno sono dunque ambiziosi, o meglio coraggiosi; si basano su principi quali consapevolezza, equità e attualità, pertanto crediamo possano avere buone possibilità di realizzazione. Accogliere la sfida della trasformazione dell'apprendimento, programmare la valutazione dell'efficacia del nuovo approccio e ripartire sulla base dei risultati di tale analisi permetterà di avvistare altri e più ampi orizzonti.
Alina Renditiso Alina Renditiso, Elena Collina, Biblioteca - Ente, e-mail: ...
Elena Collina Alina Renditiso, Elena Collina, Biblioteca - Ente, e-mail: ...
[1] Sul progetto si veda <http://www.unibo.it/Portale/Avvisi/2013/ProgettoTeco.htm>.
[2] Cfr. Rilevazioni GIM, <http://www.gimsba.it/node/4>. Per quanto riguarda l'indicatore "rapporto tra partecipanti corsi di formazione / studenti iscritti" [I 13] i valori dell'università di Bologna sono: 1,17, (2002) 2,12 (2006) (2010) 4,59 mentre l'indicatore nazionale negli stessi anni è stato:1,03 (2002), 1,16 (2006) e 2,17 (2010). Per l'indicatore "rapporto ore di formazione per l'utenza / studenti iscritti" [I 16] i valori dell'Università di Bologna sono: 5,68 (2002) 7,87 (2006) 7,5 (2010).
[3] Alina Renditiso, Le attività delle biblioteche dell'Ateneo di Bologna per migliorare le competenze informative degli studenti: una proposta operativa per un salto di qualità, Università di Bologna, 3 luglio 2013, <http://www.biblioteche.unibo.it/sba/formazione/ILaunibo_3luglio.ppt>.
[4] Laura Ballestra, L'information literacy nelle università italiane, Università di Bologna, 3 luglio 2013, <http://www.biblioteche.unibo.it/sba/formazione/BallestraBologna3luglio.pdf>.
[5] Alina Renditiso, cit.
[6] Normativa di riferimento sul Tutorato - D. M. 198/2003.
[7] Cfr. <http://www.biblioteche.unibo.it/portale/formazione/formazione-utenti/corso-di-information-literacy>.