«Bibliotime», anno XV, numero 2 (luglio 2012)


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Reti, sistemi di rete e sistemi formativi



Il dibattito sull'accesso aperto alla letteratura scientifica, per quanto assai frequentato negli ultimi decenni, non sembra andare incontro a momenti di stasi, arricchendosi invece di sempre nuovi contributi. Fra questi, decisamente interessante appare l'articolo di Luca Delvecchio pubblicato sull'attuale numero di Bibliotime: in esso infatti la tematica dell'open access viene fatta reagire con quella legata alla teoria delle reti, con risultati innovativi e stimolanti.

In particolare, l'attenzione dell'autore si focalizza sulle piattaforme tecnologiche – e le relative strutture di rete – su cui poggia il circuito dell'editoria scientifica, osservando come la posizione dominante detenuta dai grandi gruppi editoriali non sia dovuta soltanto all'autorevolezza delle loro pubblicazioni, ma proprio alle strutture di rete che essi hanno realizzato: tali strutture infatti risultano costituite da un numero limitato di nodi (hub) iperconnessi, il che determina un alto grado di attrattività,  ossia la capacità di legare a sé altri nodi, dando vita a un sistema fortemente autoreferenziale e di estensione pressoché globale.

A fronte di questa situazione (che riguarda non solo il mondo della produzione, ma anche quello della distribuzione della letteratura scientifica), le capacità dell'accesso aperto sono notevoli, se è vero che la sua diffusione verrebbe a costituire "uno shock sistemico di entità considerevole, turberebbe lo stato stazionario iperconservativo vagheggiato e difeso dai gruppi editoriali di testa e darebbe modo agli hub minori di accrescersi, acquistando nuove connessioni relazionali".

L'open access appare dunque una dimensione da cui ormai non si può prescindere, e ciò è vero anche per il discorso legato al trasferimento di tecnologia attraverso i brevetti. L'analisi effettuata da Roberto Caso infatti mette in luce come nel nostro paese la possibilità di immettere sul mercato innovazioni tecnologiche sviluppate e brevettate dalle università vada incontro a notevoli difficoltà per l'assenza di norme adeguate sul diritto d'autore. Tuttavia tali problemi, sostiene l'autore, possono essere risolti sia per iniziativa delle stesse università, che grazie alla loro autonomia sono in grado di migliorare "il propro contesto strategico, organizzativo e regolamentare", sia attraverso un approccio legato all'accesso aperto, del tutto "compatibile con politiche brevettuali".

E se è superfluo soffermarsi sull'impatto che i sistemi di rete hanno sulla realtà odierna ed in particolare sulle biblioteche, è però interessante indagarne alcune applicazioni, quali sono ad esempio i servizi di reference a distanza che i sistemi bibliotecari (territoriali o di università) hanno attivato a vantaggio degli utenti. Proprio questo infatti è l'oggetto dell'indagine sul servizio di reference digitale "Chiedi al bibliotecario" dell'Università di Bologna, volta a  identificare e comprendere le esigenze di informazione degli utenti, i loro atteggiamenti, il loro uso delle fonti e la loro conoscenza degli strumenti di information retrieval.

Gli autori peraltro sono membri del gruppo di lavoro "Formazione utenti" della stessa Università, che ha l'obiettivo di incentivare e migliorare le iniziative di formazione: ed è appunto in questo quadro che si colloca il contributo di Silvia Tecchio che, in forma assai libera, enumera alcune esperienze e riflessioni personali sulla formazione degli utenti in biblioteca.

Ad un discorso latamente sistemico si può poi ricondurre l'articolo sulle biblioteche dell'Azerbaigian, che mette in luce una situazione per molti versi difficile anche se aperta a interessanti sviluppi. L'approccio sistemico e di rete infine è intimamente costitutivo delle "comunità" ACNP e NILDE, che di recente hanno tenuto un importante convegno a Bari e i cui atti saranno integralmente ospitati nel prossimo numero di Bibliotime.

Michele Santoro




«Bibliotime», anno XV, numero 2 (luglio 2012)


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