La comunicazione nel web tra riconoscimento e partecipazione: democrazia e identità di genere formato 2.0
This article provides an analysis of our actions in the digital world, a theme that comes from two meetings held on the occasion of the 6th Communication Festival of Padua, titled "Voices, faces and masks in the digital age". Center piece of the event was the subject of transparency in the digital age, in web revolution that marks our society. The main topic of these discussions was the identity of the communicator, the role it plays, true or fictional, in the digital environment, a place made of faces and masks, that should be investigated.
Dal 3 all'8 giugno 2011 si è tenuto a Padova la sesta edizione del Festival della Comunicazione dal tema "Voci, volti e maschere nell'era digitale". [1] Fulcro dell'evento è stato l'argomento della trasparenza nell'era del digitale, punto focale della rivoluzione web che segna la società odierna. Si è trattato della questione dell'identità di chi comunica, del ruolo che gioca, fittizio o veritiero che sia, nell'ambiente digitale, un luogo fatto di maschere e volti che vanno analizzati.
L'argomento è stato sviscerato al fine di comprendere le nuove relazioni che si sviluppano nell'era dei nativi digitali, e dello scarto ormai incolmabile tra cibernauti e cibernaufraghi. Vi può essere identità in questo calderone di maschere e vetrine precostruite? Si può parlare di originalità e di diversità? Tentando di andare oltre l'equazione web-omologazione, si è tentato di capire le dinamiche sociali e comunicative che sottendono questo luogo attraverso le sue stesse "voci". Voci che narrano storie, che raccontano persone e fatti, portandoli dall'etereo e impalpabile universo digitale allo scenario concreto ed esperibile della realtà.
Il Festival della Comunicazione è una iniziativa itinerante che ha già toccato le città di Salerno, Bari, Brescia, Alba, Caserta, e che nella sua sesta edizione del 2011 ha scelto Padova, grazie alla partnership con la Diocesi di Padova (Centro padovano della Comunicazione sociale e Servizio informatico diocesano). Il Festival si è inserito nel contesto più ampio della Settimana della comunicazione, ed ha compreso in sé anche la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. L'evento ha fatto riscoprire, a giovani e meno giovani, l'esperienza del comunicare attraverso iniziative di tutti i generi e stili, dalla conferenza allo spettacolo, dal laboratorio al dibattito frontale.
Presso l'aula Nievo del Palazzo Bo si è tenuta la tavola rotonda internazionale volta a sviscerare le questioni riguardanti i rapporti fra comunicazione e democrazia nel ventunesimo secolo. Alla round table dal titolo Open issues in communication and democracy for the 21st century, organizzata dalla Dottoressa Claudia Padovani (DSSP, Università di Padova) e dal Professor Marc Raboy (DAHCS, McGill University), hanno partecipato personaggi di calibro internazionale, provenienti da università canadesi ed europee. L'evento, infatti, è stato sponsorizzato dall'Università di Padova e dalla McGill University canadese.
L'appuntamento si inserisce in un quadro più ampio di quattro giornate, nelle quali si discute in merito alla scommessa democratica della comunicazione nelle società contemporanee, queste ultime segnate dai profondi cambiamenti riguardanti non soltanto il ruolo della cittadinanza e la sua partecipazione nella vita pubblica, ma anche l'imponente evoluzione delle tecnologie, che influisce notevolmente nell'ambito della comunicazione tra amministrazione e cittadinanza.
Nella mattinata del 6 giugno i relatori si sono brillantemente confrontati sulle problematiche tracciate da queste trasformazioni sociali e politiche, dando nuovi spunti di riflessione su concetti quali democrazia, potere, comunicazione, informazione, cittadinanza e partecipazione. Il Professor Riccamboni, rappresentate e Preside della facoltà di Scienze Politiche, assieme al Professor Raboy, rappresentante della McGill University, Department of Art History & Communication Studies, nonché direttore della Media@McGill, hanno introdotto gli interventi del Professor Darin Barney, Department of Art History & Communication Studies, del Professor Bart Cammaerts, Media and Communication Department, London School of Economics e del Dottor Roberto Savio, fondatore e presidente onorario dell'IPS (Inter Press Service), moderati dalla Dottoressa Claudia Padovani del Dipartimento di Studi Storici e Politici dell'Università di Padova, che ha inoltre riportato l'intervento della Professoressa Annabelle Sreberny dello SOAS (School of Oriental and African Studies) di Londra, la quale non ha potuta partecipare personalmente.
In questa giornata d'apertura sono state introdotte le questioni di rilevanza generale in relazione al tema del dibattito, fornendo dei contributi all'individuazione dei nodi problematici e delle sfide che ci aspettano verso un approccio teorico dei termini guida in questa quattro giorni di indagine. Il dibattito è scaturito da alcune questioni aperte, e quanto mai oggi rilevanti, sul ruolo della comunicazione nella realtà democratica: con quale sguardo e quale coscienza possiamo rivolgerci alle sfide della comunicazione, noi cittadini desiderosi di esser partecipativi in una società che muta costantemente, seguendo il progresso tecnologico e digitale? Come rimanere al passo con tali cambiamenti per comprendere e vivere la società che ci circonda?
L'intervento di Darin Barney ci proietta all'interno della questione con una domanda a bruciapelo: Do you feel lucky? Nella scommessa della politica qual è il ruolo della democrazia della comunicazione? Siamo pronti a scommettere? Su cosa puntare? La relazione tra la politica e la comunicazione mette necessariamente in campo il rischio, come sottolinea il Professor Barney. Nella circolazione delle informazioni e nel dibattito tra istituzioni e cittadinanza scaturisce il concetto di wager, la scommessa, l'azzardo; la politica richiama l'avventura, il rischio e lo stesso confronto con l'attività amministrativa porta con sé questo senso di incertezza.
La vera scommessa è l'apertura del confronto politico alla comunicazione democratica, alle tecnologie che aprono ad universi diversi di teorie ed opinioni. Sono alternative possibili di cui parla anche il Professor Bart Cammaerts. Come egli stesso dice, la democrazia, che prevede il ruolo attivo e partecipativo di ciascun individuo appartenente alla comunità, si manifesta come illusione di eguaglianza, come una promessa lontana dall'attuazione. La politica infatti è scontro tra idee diverse, tra estremi opposti, e proprio da questo conflitto essenziale della politica scaturisce il rischio dell'alternativa, di quella partecipazione "passiva" messa in campo dalle nuove tecnologie (web 2.0, social network, blog, ecc.) che hanno mosso di recente le sorti del mondo.
La relazione di Roberto Savio scaturisce proprio dai concetti di intervento, partecipazione, attivismo, e dal ruolo che questi stessi termini hanno conquistato nell'era digitale. La democrazia è per sua stessa definizione partecipazione. Sebbene la società civile non possa di fatto avere un portavoce, si può comunque parlare di cosa l'attivista possa compiere, come possa muoversi nella realtà democratica. Per far questo è necessario avere ben chiara la distinzione tra comunicazione e informazione. La comunicazione in quanto intervento partecipato di diverse sfere, viene descritta come moto orizzontale che permea la società civile. Si presenta come ampio raggio di possibilità, come campo interdisciplinare e multitecnologico, dove il cittadino può muoversi ed agire in maniera democratica. L'informazione, al contrario, ha subito nella società moderna delle preoccupanti deviazioni e distorsioni. L'informazione come notizia data, svuotata dalle possibilità interpretative personali e riempita di significati altri, diventa movimento puramente verticale, dall'informatore all'informato, senza possibilità di intervento, dibattito, e quindi privo di intenti democratici. L'informazione della società contemporanea, secondo Savio, è dannosa per la democrazia. È necessario muoversi verso la democrazia comunicativa che porta con sé il rischio necessario al progresso sociale, culturale, politico.
Questo è quello che ci insegna la storia, passata e presente, come sottolinea nel suo intervento anche Annabelle Sreberny. Le vicende del Nord Africa pongono l'attenzione sulla potenza della tecnologia nell'era digitale, dove è possibile fare uso democratico e partecipativo degli strumenti di ultima generazione. È partecipazione attiva quella del cittadino che esprime opinioni con un click? Che sia attiva o passiva, rimane comunque l'espressione di una partecipazione che può assumere carattere di rilevanza, come ci dimostrano gli ultimi fatti di politica internazionale. Condivisione di informazioni e comunicazione sono elementi portanti di un sistema democratico. È nel web, nell'ambiente mediatico, che il cittadino può trovare ciò che serve a costruire una scelta consapevole. È necessario dare spazio di crescita a questo ambiente digitale, in maniera tale da sviluppare il dibattito, la critica, il confronto tra le diverse prospettive fornite alla cittadinanza, sempre più emancipata nella scelta di posizione. I nuovi mezzi di comunicazione-condivisione sono risorse in grado di articolare e diffondere nuove idee e proposte politiche e sociali.
Dall'altro lato è rischioso appiattire le proprie analisi al sistema mediatico; bisogna invece riconoscerne il carattere strumentale, che non esaurisce la potenzialità partecipativa del cittadino. I media sono anch'essi immersi in sistemi sociali e politici soggetti a indirizzi e deviazioni. Come spesso ribadito nel corso della tavola rotonda, tutto è politica, tutto ha un indirizzo, un'impronta data. La partecipazione democratica sta nell'utilizzare le informazioni a nostra disposizione con senso critico.
La maturità di una democrazia si può misurare dalla sua capacità di rispondere, di affrontare le alternative alle opinioni dominanti che si formano a partire dalla criticità del pluralismo mediatico. Il riconoscimento dei media alternativi e il riconoscimento dell'accesso all'informazione come diritto fondamentale sono altrettanto importanti per la determinazione di una sana democrazia. Il potenziale democratico delle tecnologie della comunicazione in ambiente digitale va scoperto ed arricchito di significato, attraverso queste importanti riflessioni nate attorno a questa tavola rotonda, verso un programma globale che lasci il porto sicuro della vuota informazione per la scommessa non priva di rischi di una comunicazione democratica.
L'introduzione, a cura degli studenti del Corso di Laurea in Strategie della Comunicazione dell'Università di Padova, ci proietta alla ricerca di un significato dell'acronimo ICT: che valore acquisisce oggi l'Information and Communication Technology? Tradizionalmente viene inteso come l'insieme dei mezzi e dei metodi di trasmissione ed elaborazione dell'informazione, ma che sviluppo ottiene in relazione al discorso di genere, al tema dei diritti nella comunità globale?
Da tali quesiti parte il laboratorio interattivo "Tecnologie di ogni genere", tenutosi nella suggestiva cornice dell'Agorà del Centro culturale San Gaetano, tappa di un percorso di incontri e dibattiti dal titolo "Voci, volti e maschere nell'era digitale. Che 'genere' di comunicazione?". I laboratori-aperitivo organizzati all'interno del Festival della comunicazione si sono incentrati sulla proposta di una nuova idea di comunicazione, capace di dare il giusto valore alle differenze - e ad ogni differenza - messe in campo dai media stessi.
Nel ciclo di questi quattro incontri dedicati al rapporto tra comunicazione e genere, si è fatta luce sulle diverse sfumature della comunicazione e le diverse impronte vocali che la contraddistinguono. Dunque l'universo maschile e quello femminile a confronto, in un nuovo ring, quello dei media, alla ricerca di nuovi orizzonti e prospettive comuni. Per questo stesso motivo si è scelto un approccio diverso per gli incontri: la modalità adottata è stata quella di un coro di voci, ognuna col suo bagaglio di esperienza nelle diverse sfere della comunicazione, e questi interventi hanno creato spazio per il dialogo tra generi diversi, sfere diverse, età diverse.
Il laboratorio interattivo "Tecnologie di ogni genere" ha coinvolto alcuni studenti del corso di Laurea in Strategie della Comunicazione; la Dottoressa Elena Pavan, Ricercatrice Post-Doc presso Università degli Studi di Trento ed esperta in comunicazione e Internet governante; Renzo D'Angelo, che si occupa di strategie di comunicazione; Marco Scarcelli, sociologo che studia la cultura giovanile e la comunicazione alternativa che in essa si genera; e infine Antonella De Robbio, bibliotecaria presso l'Università degli Studi di Padova nonché pioniera dell'accesso aperto alla conoscenza in Italia. L'incontro è stato coordinato da Claudia Padovani, corso di Laurea in comunicazione, Università di Padova.
Il laboratorio ha messo in luce le diverse declinazioni del rapporto fra genere e tecnologia e gli usi della tecnologia in una prospettiva di genere anche grazie al videoclip introduttivo prodotto dagli studenti; nella sua fase iniziale ha contrapposto una visione "inconsapevole" della tecnologia, dettata dall'automatismo, ad una visione "consapevole", capace di creare reti e contenuti di conoscenza. È stata tracciata così anche la distinzione tra la nuova tecnologia del nuovo media e la precedente tecnologia dei mass media.
Il nuovo media nasce in antitesi rispetto al mass media, dove la parola chiave era omologazione, universalità. Nella rete di oggi, invece, c'è grande pervasività, la capacità di scendere nel profondo, nell'intimo, per poi portare le cose in superficie. Questo si può notare nelle rivoluzioni del nostro tempo, che hanno segnato i paesi del nord Africa. La rete è stata capace di dar vita alle particolarità, ha dato loro spazio e voce, forza per emergere.
Le potenzialità del web sono vastissime. Sempre nel Festival della Comunicazione, nella tavola rotonda dal titolo "Comunicazione e democrazia", si faceva riferimento ad una partecipazione passiva del cittadino alla vita pubblica per mezzo della rete, una partecipazione che, comunque la si voglia intendere, rimane possibilità di azione e di parola. Il web porta con sé necessariamente l'offline, porta con sé la differenza, di genere, di "casta", di cultura, ma è proprio grazie al web che tali differenze emergono, si intersecano ed esplodono.
La comunicazione nella rete non è neutrale. Dobbiamo renderci conto del fatto che non soltanto noi comunichiamo tramite la rete, ma allo stesso tempo noi siamo comunicati da essa e tramite gli stessi pregiudizi derivanti dalla società dalla quale la comunicazione scaturisce. In questo contesto, quali sono i rischi e quali i vantaggi, soprattutto per il genere femminile? Il rischio preponderante è la mal interpretazione della differenza, che porta all'abuso più che all'uso consapevole e capace di creare identità. La donna rischia di rimaner vittima non solo di un abuso della sua figura, ma anche di mala informazione, strumentalizzazione, mercificazione in contesti delicati come quello della maternità.
A questo proposito Antonella De Robbio, coordinatrice delle biblioteche di ambito giuridico dell'Università di Padova, ha presentato un suo excursus sulla questione relativa al business che si sta sviluppando attorno ai siti delle società di servizio che ruotano attorno alle biobanche cordonali [2], portando numerosi esempi delle problematiche legate all'informazione e alla corretta presentazione e ricerca di quest'ultima. L'intervento ha messo il luce una situazione allarmante sulla qualità dell'informazione in Internet, che riflette - come in uno specchio virtuale - la reale portata del fenomeno di business delle bio-banche private di crioconservazione del sangue cordonale [3].
Purtroppo si tende a dare per scontato il processo di interrogazione nel mondo digitale ed il percorso successivo di verifica dell'informazione, un percorso delicato che in casi come questo può minacciare l'integrità stessa della persona. La partecipazione che si sviluppa nel web 2.0 è comunque rivoluzione di genere, capace di offrire alla donna la possibilità di "uscire di casa". La comunicazione e la tecnologia che ne permette il funzionamento rispecchia infatti l'ordine culturale della comunità e permette a certe forme mentali insite nella comunità dei parlanti di prender forma.
Le donne, come da copione, finiscono così per occuparsi del lato morbido della tecnologia, mentre gli uomini continuano ad occuparsi del lato duro e faticoso. Questo scatena non poche visioni contrastanti, ma si può concludere che la tecnologia, come molte altre sfere della società, sia segnata in egual misura dalla componente maschile e dalla componente femminile, la parte dura e la parte morbida. La nuova tecnologia, il web, l'informazione, la comunicazione sono a loro modo sessuati. Questo non conduce necessariamente a conclusioni negative: come accade in natura, la differenza di genere - a patto di usare e non abusare - può produrre, generare, creare, partorire ciò che potremmo definire "futuro".
Il web ha dato grandi possibilità al genere femminile, presentandosi come un movimento trasversale tipico delle sfere dirigenziali. In questo ambiente la donna ha trovato spazio di azione e visibilità. La condizione sine qua non perché ciò avvenga nella maniera corretta è assicurarsi che le differenze non vengano annullate o appiattite, ma si mantenga una comunicazione sessuata capace di creare unione di differenze che valorizzi lo scarto come risorsa naturale.
Silvia Giacomazzi, Padova, e-mail: giacomazzi.silvia@gmail.com
[1] Segnaliamo la pagina web del colloquio all'interno del quale la Tavola Rotonda si è svolta: <
www.dssp.unipd.it/democom>.[2] "Staminali nel web: inganni e trappole di un business senza frontiere" è il titolo dell'intervento che Antonella De Robbio, specialista dell'Informazione di rete AIB – Associazione Italiana Biblioteche e AIDA – Associazione Italiana Documentazione Avanzata, ha presentato a Padova martedì 7 giugno 2011 alle 17 nell'ambito del laboratorio interattivo "Tecnologie di ogni genere…" organizzato dalle Facoltà di Scienze Politiche e di Lettere e dal Centro Studi sulle politiche di genere dell' Università di Padova presso l'Agorà del Centro Culturale San Gaetano.
[3] "Il sangue cordonale in Europa: risorsa o business?". Sintesi dei lavori della Tavola Rotonda. Roma 14 giugno 2011 Palazzo Congressi EUR – SANIT Forum Internazionale della Sanità organizzata in collaborazione Coordinamento "Volontarinsieme" e MO.VI Movimento Volontariato italiano, <
http://eprints.rclis.org/handle/10760/15564>.