Sistemi per la traslitterazione dell'armeno nella catalogazione bibliotecaria: la scelta del Dipartimento di Paleografia e Medievistica dell'Università di Bologna
Il problema della resa dell'alfabeto armeno in caratteri latini è stato presente fin dalla nascita delle prime grammatiche di tale lingua pubblicate in occidente [1
]. Difatti, per quanto si stampasse in caratteri armeni fin dal XVI secolo, si presentava spesso la necessità di svelare i suoni dell'armeno anche ad un lettore meno specializzato, che non ne padroneggiasse l'alfabeto. Le soluzioni sono state talmente variegate a seconda dell'uso e degli intenti di chi compie tale operazione, che è impossibile tentare di decidere universalmente quale sia il "modo migliore": spesso il contesto gioca un ruolo fondamentale, e ogni sistema può presentare delle difficoltà, se adottato in quello sbagliato.La questione si fa più delineata e più facilmente valutabile quando si tratta di affrontare il problema della traslitterazione o della trascrizione per usi particolari e ben definiti: la ricerca linguistica e filologica, la semplice fruizione dei suoni della lingua o, come nel nostro caso, la catalogazione e la consultazione nei cataloghi elettronici del patrimonio librario armeno. In quest'ultima circostanza, soprattutto, è importante sia per il catalogatore che per il consultatore avere un sistema coerente di riferimento, in modo che ciascuno possa svolgere il suo compito con la maggiore efficienza possibile.
Chi compie l'opera di catalogazione non sempre può giovarsi dei sistemi complessi di immissione dati necessari per inserire nei cataloghi elettronici i caratteri armeni, quindi una trasformazione di questi in caratteri latini risulta inevitabile: tale trasformazione può prendere la forma della trascrizione o della traslitterazione, dove con trascrizione si intende il procedimento atto a far pronunciare al lettore una parola straniera in modo corretto, mentre con traslitterazione si intenderà il procedimento atto a far corrispondere ad ogni carattere dell'alfabeto di origine un singolo carattere dell'alfabeto di arrivo. Entrambe le modalità sono utilizzate per la catalogazione delle opere in armeno, e spesso coesistono all'interno della stessa struttura bibliotecaria, costringendo il ricercatore a effettuare numerosi tentativi prima di trovare la pubblicazione di cui ha bisogno, spesso allungando anche di molto i tempi di ricerca.
Consci del fatto che non è al momento ipotizzabile un sistema che unisca le maggiori biblioteche mondiali in un'unica modalità di traslitterazione dell'armeno, ci limiteremo in questo breve lavoro a presentare il sistema adottato dalla biblioteca del Dipartimento di Paleografia e Medievistica bibliotecario dell'Università di Bologna. L'esposizione sarà preceduta da una rassegna dei sistemi di traslitterazione e di trascrizione dell'armeno attualmente in uso a livello internazionale, e corredata da un breve esame dei sistemi adottati dalle maggiori biblioteche mondiali: sarà così possibile collocare meglio nel panorama bibliotecario internazionale le scelte operate dall'ateneo bolognese.
Il sistema più adottato a livello accademico per la traslitterazione dell'armeno è indubbiamente quello proposto da due dei più grandi armenisti vissuti a cavallo del Novecento, Heinrich Hübschmann e Antoine Meillet, nel loro Altarmenisches Elementarbuch (Heidelberg, 1913) [2] che, con qualche lieve modifica, è stato utilizzato anche dalla Revue des études arméniennes (REArm), e più in generale dalla maggior parte della comunità scientifica. Riporterò qui il sistema nella sua versione adottata dalla REArm, detta "Hübschmann-Meillet-Benveniste" (HMB), riportando in nota le variazioni rispetto al sistema originale di Hübschmann e Meillet (HM).
Sistema "Hübschmann-Meillet-Benveniste" |
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NB: lo spiritus asper "ʿ", che indica l'aspirazione, può essere talvolta sostituito dall'apostrofo, e.g. "c'"
Tale sistema ha l'enorme pregio di rendere ogni lettera del ricco alfabeto armeno con una sola lettera dell'alfabeto latino, per quanto modificata da numerosi segni diacritici. Si ottiene così un sistema reversibile, che si può cioè riportare meccanicamente dal latino all'armeno con una corrispondenza di 1:1, e si evitano combinazioni di due o più lettere, che potrebbero creare confusione o ambiguità. Inoltre il sistema HMB presenta anche alcuni vantaggi specifici per lo studioso rispetto all'altro sistema reversibile attualmente in uso, e cioé il sistema ISO 9985, adottato dalla International Standard Organization [7]. Questo sistema infatti, per quanto accurato, riflette lo stato attuale della lingua armena, mentre il sistema HMB ha un approccio più "etimologico", e traslittera i segni dell'alfabeto armeno tenendo conto del valore che avevano nel V sec. d.C., ossia al momento della creazione dell'alfabeto. Quest'ultima scelta è preferibile in campo scientifico, in quanto permette un miglior riconoscimento dei nomi e dei termini, fattore decisamente importante nella ricerca bibliografica.
Così un autore armeno il cui nome latinizzato appare come "Levond" o "Leonzio", sarà più facilmente riconoscibile nella traslitterazione HMB (Łewond) che nella traslitterazione ISO 9985 (Ġewond); ancor più evidente il caso di un nome proprio assai diffuso, "Pawłos", cioé "Paolo", che nella trascrizione ISO 9985 diventa "Pawġos". È vero che nella lingua armena moderna la pronuncia del nome è qualcosa di simile a "Poghos", dove "gh" è una fricativa velare sonora: ma ricordiamo che la differenza di pronuncia è ininfluente ai fini dell'utilità pratica che ci siamo prefissi, cioé la catalogazione e la ricerca elettronica del patrimonio letterario armeno.
Dal punto di vista metodologico inoltre il sistema ISO 9985, volendosi avvicinare di più alla pronuncia moderna della lingua, pone un'altra grossa complicazione: in millecinquecento anni dall'invenzione dell'alfabeto la lingua armena si è differenziata in due dialetti moderni, mutualmente comprensibili, che godono di pari dignità letteraria: un dialetto orientale ed un dialetto occidentale. Essi si differenziano, dal punto di vista fonetico, per la pronuncia delle occlusive sonore e sorde non aspirate: laddove infatti il dialetto orientale ha mantenuto la pronuncia antica, quello occidentale ha invertito le due categorie: così, il summenzionato "Pawłos", seppur scritto allo stesso modo, viene pronunciato "Poghos" nella variante orientale e "Boghos" in quella occidentale; ugualmente, il nome "Tigran", ovvero "Tigrane [8]", viene pronunciato "Tigran" in armeno orientale ma "Dikran" in armeno occidentale, pur essendo scritto allo stesso modo.
Il risultato è che ogni sistema basato sulla pronuncia (come in parte sembra essere anche l'ISO 9985), quando abbia a che fare con opere moderne, dovrebbe specificare a priori da quale dei due dialetti sta traslitterando, confondendo ulteriormente il catalogatore. Il sistema HMB, per contro, si rifà unicamente alla pronuncia classica, unanimemente accettata sia dall'armeno occidentale che da quello orientale, e si limita a traslitterarne i segni; viene così lasciata al fruitore la libertà di scegliere, laddove ne senta il bisogno, l'una o l'altra variante di pronuncia. Ecco una tabella del sistema ISO 9985:
Sistema "ISO 9985" |
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NB: Al pari del sistema HMB il segno che indica l'aspirazione, "ˊ", può apparire a volte sostituito dall'apostrofo, e.g. "c'".
Confrontando i due sistemi dal punto di vista scientifico e lingustico, infine, si potrebbe muovere un altro appunto al sistema ISO 9985: laddove infatti il sistema HMB conserva una perfetta simmetria fra le consonanti aspirate e quelle non aspirate (e.g. "t" vs "tʿ" e "c" vs "cʿ"), il sistema ISO 9985 spezza tale simmetria in maniera piuttosto arbitraria (come in "t" vs "tʿ", ma "ç" vs "cˊ"). Va tuttavia riconosciuto che questa osservazione è più pertinente all'ambiente accademico che non a quello della catalogazione, e pertanto può essere mantenuta in secondo piano.
Certo, grazie all'adozione di nuovi standard unicode, il problema è oggi assai più ridotto che in passato, ma il summenzionato sistema ISO 9985, raccomandato dall'ISO per lo "scambio di informazioni internazionale, specialmente con mezzi elettronici" [9], risolve il problema solo in parte, e mantiene la sua destinazione principale alla traslitterazione della lingua moderna più che a quella classica, oggetto di larga parte degli studi e delle pubblicazioni. Il problema si fa ancora più grave laddove sistemi complessi come l'unicode non sono utilizzabili o sono fortemente limitati, come appunto nell'introduzione di parole in un campo di ricerca, in un software di catalogazione, o addirittura nella scrittura di posta elettronica mediante alcuni provider, che non elaborano caratteri complessi.
Per ovviare a questo problema, fin dall'inizio della videoscrittura, sono stati adottati vari espedienti, che contaminano traslitterazione e trascrizione, i quali si sono a volte evoluti in veri sistemi. Queste soluzioni mescolano, come si è detto, traslitterazione e trascrizione, in genere trasformando i caratteri dotati di segni diacritici dei sistemi reversibili in gruppi di due o più lettere (digrammi o trigrammi), scelti con criterio fonemico.
Il criterio fonemico ha il vantaggio di fornire al lettore una pronuncia figurata immediatamente comprensibile, e il più possibile vicina alla pronuncia corretta nella lingua d'origine. Un buon esempio può essere la traslitterazione del carattere "čʿ" nella parola armena čʿar, "cattivo". Una trascrizione tale da evitare i segni diacritici potrebbe essere ottenuta, in italiano, mediante il gruppo di lettere "ci", quindi "ciar": la pronuncia è identica a quella dell'armeno. Questa soluzione pone tuttavia alcuni grossi problemi: primo, la scelta dei di-(o tri-)grammi varia a seconda delle regole di pronuncia della lingua in cui si compie la trascrizione: lo stesso esempio di čʿar, infatti, verrebbe reso in francese "tchar", in inglese "char" e in tedesco addirittura con un tetragramma, "tschar"; secondo, il sistema è ambiguo, giacché il digramma (o tri- o tetragramma) potrebbe indicare, in alcuni casi, non un singolo carattere, ma due o più caratteri diversi nell'alfabeto d'origine. Possiamo prendere come esempio l'aggettivo armeno "patšač", "conveniente", "decente". Esso potrebbe venire traslitterato, in francese, "patchatch", ma in tal caso si confonderebbe il suono dell'ultimo gruppo "tch" (che è un trigramma) con quello del primo gruppo "tch" (che esprime due suoni diversi, "t+ch", cioè "t" + "š"). Lo stesso problema si presenterebbe in tedesco (patschatsch), e anche in inglese ed in italiano, seppur per parole diverse.
Entrambi i problemi vengono affrontati, e parzialmente risolti, nei due principali modi di traslitterazione (ma sarebbe più corretto dire qui "trascrizione") che si sono evoluti in veri e propri sistemi. Ambedue i sistemi utilizzano le regole della pronuncia anglosassone per quanto riguarda le consonanti, e quelle della pronuncia italiana per quanto riguarda le vocali, superando così alla stessa maniera la questione delle diverse ortografie per rendere il medesimo suono. Tale scelta è dovuta anche al fatto che entrambi questi sistemi si sono evoluti in area anglosassone. Il primo risale al 1981, ed è il sistema BGN/PCGN, adottato cioè dalla "United States Board on Geographic Names" e dal "Permanent Committee on Geographical Names for British Official Use" [10]. Esso sostanzialmente attua una trascrizione fonemica dei suoni dell'armeno moderno orientale e sostituisce lo spiritus asper del sistema HMB con un semplice apostrofo:
Sistema "BGN/PCGN" |
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L'altro sistema è il cosiddetto ALA/LC, adottato cioè dalla American Library Association e dalla Library of Congress [14], che aggiorna il precedente sistema BGN/PCGN e cerca di renderlo meno ambiguo. Infatti, per quanto i digrammi e le lettere usate per trascrivere l'armeno siano le stesse, in questo sistema si adottano alcuni accorgimenti "ortografici": si inserisce il simbolo matematico detto "del primo" (′) per separare i segni che altrimenti sembrerebbero essere parte di un digramma (quindi ad esempio "D′znuni" invece di "Dznuni", per rendere il cognome di uno dei fondatori del cinema armeno, Daniel Dznuni (con i due suoni "d" e "z" ben separati), che altrimenti si confonderebbe con un inesistente "Daniel Jnuni"; in omaggio alla pronuncia moderna inoltre, la lettera "y" in inizio di parola viene trascritta "h", quindi nella versione armena del nome proprio "Giovanni" avremo "Hovhannes" invece di "Yovhannes". Ecco la tabella utilizzata dal sistema ALA/LC:
Sistema "ALA/LC" |
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Non possiamo concludere questa rassegna senza prendere in considerazione un altro sistema non reversibile di trascrizione, di ampio uso in Italia in quanto ideato da Boghos Levon Zekiyan, docente di Lingua e letteratura armena all'Università Ca' Foscari di Venezia, nonché presidente dell'Associazione Padus-Araxes, nella quale convergono gli armenisti italiani [18]. Poiché tale sistema è stato adottato e promosso dalla Padus-Araxes nelle sue pubblicazioni (fra cui anche l'annuale Rassegna Armenisti Italiani), lo chiameremo "Sistema Padus-Araxes":
Sistema Padus-Araxes |
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Questo sistema ha l'indubbio merito di raggiungere un buon equilibrio fra esigenze scientifiche e trasparenza della pronuncia, ed inoltre è perfettamente utilizzabile senza bisogno di inserire caratteri estranei alla tastiera italiana (con la sola eccezione di ë). Se ne possono dunque comprendere i vantaggi, ma nell'ambito della catalogazione esso presenta necessariamente le stesse difficoltà (ambiguità e scarsa economia) di tutti i sistemi non reversibili. Essi hanno infatti l'innegabile pregio di ridurre i segni diacritici necessari, ma ottengono questo risultato mettendo a rischio la chiarezza, e provocando talvolta ambiguità, soprattutto per quanto riguarda il sistema BGN/PCGN.
D'altro canto, il sistema ALA/LC, pur riducendo di molto le ambiguità, ripropone gli stessi limiti del sistema HMB: ad esempio, i segni ē, ě, ṛ sono riproducibili con difficoltà, soprattutto nei campi di un motore di ricerca; viene inoltre reintrodotto lo spiritus asper, anche se questo è spesso sostituito, nella pratica, dall'apostrofo. A fronte dei medesimi ostacoli, quindi, potrebbe risultare conveniente, dove sia possibile, adottare il sistema più scientifico e rigoroso, cioè lo HMB.
Bisogna tenere a mente che il risultato da ottenere è un sistema pratico ed efficace per catalogare, schedare e ricercare libri ed autori armeni, all'interno di un archivio digitale come quello di una biblioteca. Per raggiungere questo scopo, a ragion veduta, non importa che la traslitterazione sia scientifica, esatta o reversibile: deve soprattutto essere semplice ed univoca. Chi immette i dati non deve essere costretto a inserire caratteri complessi o difficili da ottenere, e chi ricerca i testi non deve essere costretto a inventarsi tutte le possibili varianti grafiche di un nome. Così, quando ci si trova di fronte alla celebre opera geografica di Anania Širakacʿi, scrittore del VII secolo, non è necessario che il catalogatore si sforzi di trascriverne il titolo "Ašxarhacʿoycʿ"; allo stesso modo però, non si può pretendere che il ricercatore debba immettere nella chiave di ricerca, di seguito, i vari Ashkharhac'oyc', Ashxarhac'oyc', Ashkharhats'oyts', Ashxarhats'oyts', o altre combinazioni dei vari sistemi di trascrizione. Senza contare che un utente francese potrebbe utilizzare "Achxarhatsoyts", uno tedesco "Aschcharhacoyc", o chissà che altro!
A fronte di questi problemi il sistema invalso nell'uso presso le biblioteche universitarie di Bologna, collaudato negli anni, proposto in origine dalle professoresse Gabriella Uluhogian e Anna Sirinian, prevede un semplice espediente: l'utilizzo del sistema HMB, con l'esclusione di tutti i segni diacritici, e in virtù dei suoi buoni risultati è stato adottato anche dal Pontificio Istituto Orientale di Roma, su suggerimento di Anna Sirinian:
Sistema del Dipartimento di Paleografia e Medievistica dell'Università di Bologna |
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L'impiego del sistema HMB è basato sul fatto che le biblioteche, soprattutto quelle universitarie, si fondano principalmente sullo studio scientifico e accademico del patrimonio letterario armeno, con particolare attenzione alla letteratura classica ed antica, a cui il sistema HMB si adatta maggiormente. L'abolizione di ogni segno diacritico, d'altro canto, è frutto di un compromesso fra le esigenze dello studioso e quelle del catalogatore; certo, con questo sistema si perde l'opposizione fra le consonanti aspirate e quelle non aspirate, tuttavia una trascrizione scientifica rigorosa risulterebbe fin troppo complicata per le esigenze della catalogazione; le combinazioni fra titoli e autori, infine, non sono praticamente mai ambigue, nonostante l'assenza di segni diacritici.
Dall'altra parte, una trascrizione fonemica simile a quella del sistema ALA/LC risulta poco intuitiva, se non estraniante per l'armenista (soprattutto se questi non proviene dal mondo anglosassone), e fin troppo precisa, dal punto di vista fonetico, per le esigenze della catalogazione: dovrebbe risultare ovvio che trattandosi di opere scritte conta più la grafia che non la corretta pronuncia di una parola; il titolo dell'opera "Contro le sette" di Eznik di Kołb, quindi, che nel sistema HMB è "Ełc Ałandocʿ", verrebbe trascritto nel sistema ALA/LC "Yeghts (o Eghts) Aghandots'": una trascrizione più "criptica" dal punto di vista grafico, e (dettaglio non insignificante) inutilmente lunga: 17 caratteri al posto di 10 (o 12 se lo "spiritus asper" viene digitato separatamente).
Il sistema in uso presso le biblioteche universitarie di Bologna, quindi, rende i due esempi sopra riportati (Ašxarhacʿoycʿ e Ełc Ałandocʿ) semplicemente come "Asxarhacoyc" e "Elc Alandoc". Chiaramente, lo ripetiamo, il sistema non pretende di essere scientifico, ma semplicemente pratico: lo studioso di armeno può facilmente e rapidamente ricostruire il titolo originario dell'opera, o digitarlo in un campo di ricerca, partendo dal sistema HMB, che egli già conosce, avendolo studiato durante la propria formazione; altrettanto può fare il catalogatore, qualora conosca l'alfabeto armeno: nel caso in cui il catalogatore non conoscesse invece l'armeno, a ben poco gli gioverebbe sapere, utilizzando ad esempio il sistema ALA/LC, che "Ełc Ałandocʿ" sarebbe più correttamente pronunciato "Yeghts Aghandots'". Probabilmente, l'unico risultato sarebbe un aumento della confusione, e dei caratteri necessari a catalogare l'opera.
5.
La questione ortografica
Bisogna infine ricordare un'ultima questione, che non è stata fin qui affrontata in quanto non del tutto pertinente, ma che è bene tenere presente: in epoca sovietica, fra il 1922 e il 1924, l'ortografia armena in uso fin dalla nascita dell'alfabeto armeno è stata modificata, adattandola ai cambiamenti avvenuti nella lingua parlata. L'obiettivo ufficiale di questa riforma, che suscitò (e suscita ancor ora) molte polemiche, era raggiungere una semplificazione che aiutasse ad accelerare l'alfabetizzazione, ma non è il caso qui di entrare nel merito della questione.
Basti sapere, a mo' di esempio, che la lettera "w" è stata sostituita ovunque da "v", tranne che nel gruppo "ow" (trascritto più spesso "u" nel sistema HMB), che la "y" iniziale è stata sostituita da "h" e che i gruppi "ew" e "iw" sono stati sostituiti da "yu" ovunque, tranne che in fine di parola e in posizione intervocalica: "Erewan", capitale dell'Armenia, è quindi divenuta "Erevan", "Yakob", "Giacobbe" è divenuto "Hakob", mentre "patmutʿiwn", "storia" è divenuto "patmutʿyun". Lo stesso però non è accaduto per i testi e i nomi degli autori classici: le "Buzandaran Patmutʿiwnkʿ", quindi, conservano anche in epoca sovietica la grafia originaria, ed anche il nome dell'autore classico "Koriwn" non muta in "Koryun". La nuova ortografia rimane in vigore ancora oggi nella Repubblica di Armenia, mentre non è mai stata utilizzata al di fuori dell'ex Unione Sovietica: questo significa che in tutti i testi in armeno pubblicati al di fuori dell'URSS, l'ortografia classica è stata mantenuta.
A complicare le cose, dopo l'indipendenza dell'Armenia dall'URSS nel 1991, vi è stato nella neonata Repubblica un forte movimento, in ambito accademico, volto a ripristinare l'antica ortografia, usata per secoli e secoli. Tale movimento aveva l'appoggio di molti intellettuali armeni all'estero, che non erano stati coinvolti dalla riforma ortografica sovietica, e la vivevano come un ulteriore distacco dalla madrepatria e dalla più che millenaria tradizione letteraria armena. Questi tentativi finora non hanno avuto successo, ma a partire dal 1991 alcune istituzioni hanno comunque pubblicato testi in Armenia utilizzando l'ortografia classica.
Il risultato è che nei libri stampati in Unione Sovietica a partire dal 1922, e in gran parte di quelli stampati nella repubblica di Armenia a partire dal 1991, i nomi degli autori e dei luoghi di pubblicazione, e dei titoli (qualora non si tratti di opere antiche) sono scritti in grafia "riformata", mentre in tutte le opere pubblicate al di fuori dell'URSS, e in alcune opere stampate in Armenia dopo il 1991, è stata mantenuta l'antica ortografia, detta appunto "classica" o "mesropiana", dal nome dell'inventore dell'alfabeto armeno, Mesrop Maštocʿ.
Questo complicato intreccio genera inevitabilmente confusione, e la questione dell'ortografia suscita ancora infiammati dibattiti in Armenia, ma quando si tratta di catalogazione, la soluzione non può che essere una: traslitterare (e catalogare) il titolo e i dati di pubblicazione così come appaiono nel frontespizio, rispettando scrupolosamente le regole ortografiche adottate dall'editore.
6.
Ricerca pratica di testi armeni nei cataloghi delle biblioteche
La Biblioteca del Dipartimento di Paleografia e Medievistica dell'Università di Bologna, ovviamente, non è l'unica a catalogare libri armeni, e come si è detto anche le maggiori biblioteche mondiali si sono confrontate con questo problema. Una breve rassegna di esempi delle modalità adottate dagli altri istituti può aiutare a capire dove un sistema risulta efficiente e dove invece si incontrano difficoltà e ambiguità.
Per mettere a confronto i sistemi di catalogazione delle biblioteche prese in esame, prenderemo alcune opere della letteratura armena come campione, e le ricercheremo all'interno degli OPAC delle biblioteche in questione. Le opere scelte per la ricerca sono, per quanto riguarda l'armeno classico:
Il già citato "Ełc Ałandocʿ" di Eznik di Kołb (detto anche Eznik Kołbacʿi).
Le "Buzandaran Patmutʿiwnkʿ" ("Storie Epiche") di Pʿawstos Buzand (detto anche "Fausto di Bisanzio", e come tale tradotto in altre lingue, come in francese "Fauste de Byzance" o l'inglese "Faustus of Byzantium").
Per quanto riguarda la letteratura moderna (scientifica), adotteremo come parametro il fondamentale lessico "Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui" di G. Awetikʿean/X. Siwrmēlean/M. Awgerean, Venezia 1836-1837.
Questi testi sono stati scelti in ragione della loro celebrità e della loro univocità, e anche prendendo in considerazione le molteplici trascrizioni possibili sia dei titoli che degli autori. Altri testi, altrettanto celebri, se non di più, come la celebre "Patmutʿiwn Hayocʿ" di Movses Xorenacʿi, non sono stati presi in esame semplicemente perché, esistendo un gran numero di opere con titoli analoghi (e moltissimi studi tanto sulle opere quanto sugli autori), i risultati della ricerca avrebbero potuto essere molti di più di quelli necessari, rendendo indispensabile un ulteriore affinamento: l'obiettivo è invece trovare quella precisa opera che potrebbe ipoteticamente servirci, rapidamente e senza ambiguità.
L'armenista noterà che un ulteriore compromesso è stato necessario, in quanto per le due opere classiche da noi utilizzate, la questione del titolo da attribuire alle stesse non è ancora del tutto chiarita. Dal momento che, però, questo non è in alcun modo imputabile alle singole biblioteche, ma è oggetto di studi, non volendo entrare nel merito, ci limiteremo per semplicità ad adottare la versione del titolo utilizzata nell'Università di Bologna, prestando però attenzione anche alle differenti titolature adottate in ambito accademico per la medesima opera.
Polo bibliotecario bolognese
Come già detto, presso l'Università di Bologna viene adottato il sistema HMB privato di tutti i segni diacritici. Il sito preso in esame per la ricerca è quello del Polo Bolognese del Sistema Bibliotecario Nazionale (SEBINA-OPAC), url: http://sol.cib.unibo.it. I risultati della ricerca sono i seguenti:
Ełc Ałandocʿ: si trova digitando, nel campo di ricerca per titolo "elc alandoc" [20]. Immettendo nel campo di ricerca per autore "eznik kolb", oppure "eznik kolbaci" si ottengono, oltre all'oggetto della nostra ricerca, anche alcuni studi sull'autore, e la versione col titolo latino "De Deo". Il titolo con cui è catalogato il libro in armeno è "Elc Alandoc", e l'autore "Eznik di Kolb". Nessun risultato si ottiene adottando altri sistemi di traslitterazione.
Buzandaran Patmutʿiwnkʿ: si trova digitando nel campo di ricerca per titolo "buzandaran patmutiwnk". Immettendo come autore "pawstos buzand" si ottengono anche una versione russa, una inglese, e due testi che contengono la stessa opera ma hanno un titolo leggermente diverso da quello originale, cioè "Buzandaran Patmutʿiwn". Una di queste tuttavia, contenente l'edizione della traduzione del testo curata da Nina Garsoian, (Delmar N.Y., 1984) compare comunque con entrambe le modalità di ricerca. Il titolo con cui è catalogato il testo è "Buzandaran Patmutiwnk", l'autore è registrato come "Pawstos Buzand". Anche in questo caso, le ricerche mediante altri metodi di traslitterazione non producono risultati.
Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui: si trova digitando nel campo di ricerca per titolo "nor bargirk haykazean lezui" (o anche solo "nor bargirk"). Nella ricerca per autore, si può trovare digitando "siwrmelean" oppure "awgerean". Non si trova invece digitando come autore "awetikean", bisogna invece scrivere "avetikean". Si può trattare tuttavia di una semplice svista occorsa nella catalogazione, poiché nella scheda dell'opera il nome del primo autore è inserito in perfetta coerenza col sistema adottato dal polo bolognese, "Awetikean". Il titolo con cui il libro è catalogato è, appunto "Nor Bargirk Haykazean Lezui", gli autori Avetikean, Siwrmelean e Awgerean.
In casi simili, tuttavia, potremmo anche non trovarci di fronte ad una svista ma ad un'oggettiva differenza nella registrazione dei nomi. Bisogna infatti ricordare che fin dall'Ottocento molti studiosi armeni moderni si firmano essi stessi in caratteri latini quando pubblicano opere in lingue occidentali: in questi casi, qualora esista una forma universalmente accettata del nome, è questa a venire impiegata; così il celebre studioso Nicholas Adontz (1871-1942) è noto appunto come "Adontz", non come "Adoncʿ". Quando l'autore invece, nella sua produzione, si è firmato sia in armeno che in caratteri latini, è normale riscontrare qualche oscillazione.
In conclusione, a parte questa nota di carattere generale, il sistema adottato nell'Università di Bologna risulta quindi coerente, funzionale e abbastanza semplice. Qualche difficoltà potrebbe essere procurata dal fatto che l'uso del sistema HMB senza diacritici è l'unico ammesso dal motore di ricerca, ma bisogna anche dire che tale sistema è talmente diffuso che qualunque studioso (o studente) che si interessi anche marginalmente di armeno lo prenderebbe in considerazione come metodo di ricerca.
Bibliothèque nationale de France
La Bibliothèque nationale de France (BNF) sembra aver adottato lo standard ISO 9985 per la traslitterazione dei caratteri armeni, con qualche eccezione. L'indirizzo internet del catalogo generale della Biblioteca è http://catalogue.bnf.fr/, e la ricerca su tale catalogo porta ai seguenti risultati:
Ełc Ałandocʿ: si può trovare inserendo nel campo unico di ricerca "elc alandoc", ma in questo caso si hanno due soli risultati: una traduzione tedesca, il cui titolo è "Ełc ałandoc' / Eznik von Kołb", in cui quindi il sistema di traslitterazione HMB è stato conservato in quanto già presente nel titolo, e una edizione in armeno dell'Università di Ginevra, con un titolo leggermente diverso: esso viene scritto in caratteri armeni, e poi traslitterato secondo il sistema ISO 9985. Per ottenere il maggior numero possibile di versioni di questo testo, dobbiamo immettere nel campo di ricerca la traslitterazione basata sul sistema ISO 9985, senza i segni diacritici ma usando l'apostrofo per indicare le aspirate, cioè "egc agandoc'" (4 risultati, cioè quelli precedenti più altri due). La ricerca senza apostrofo conduce al medesimo risultato.
Lo stesso però non vale per la ricerca tramite nome dell'autore: immettendo "eznik kogb" infatti, non si ottiene nessun risultato, mentre immettendo "eznik kogbaci" compaiono due traduzioni dello Ełc Ałandocʿ differenti da quelle ritrovate fino a questo punto. Per ottenere il risultato migliore nella ricerca per autore bisogna digitare "eznik kolbaci" oppure, ancor meglio, "eznik kolb". Con quest'ultimo parametro si hanno, come risultati della ricerca, tutti i testi incontrati nei precedenti tentativi. Questo è dovuto al fatto che il nome dell'autore, come si evince cliccando su di esso, pur comparendo francesizzato come "Eznik de Kolb", è stato anche associato a quasi tutte le varianti possibili in tutti i sistemi di traslitterazione presi in esame, tranne appunto "eznik kogb". Lo stesso non avviene per il titolo dell'opera, che compare nella lingua originale dell'edizione: nel caso dell'armeno quindi in caratteri armeni in codifica unicode, a cui viene posta di seguito la trascrizione secondo il sistema ISO 9985 "Eġç Aġandoc'".
Buzandaran Patmutʿiwnkʿ: Grazie al fatto che tutte le versioni possibili del nome di un autore armeno antico sono state associate, come abbiamo visto per Eznik, è chiaro che il risultato di gran lunga migliore si ottiene, anche per questa seconda opera, ricercando l'autore, quindi "pawstos buzand", "p'awstos buzand", "p'awstos bowzand" oppure "Fauste de Byzance", o addirittura "Faustus von Byzanz". Infatti mediante la ricerca per titolo, "buzandaran patmut'iwnk'" otteniamo solo una traduzione inglese del testo, mentre la ricerca mediante il sistema ISO 9985 "bowzandaran patmowt'iwnk'" non porta ad alcun risultato. Ancora una volta come nome dell'autore appare la versione francesizzata "Fauste de Byzance", mentre il titolo compare nella lingua originale dell'edizione, scritto in caratteri armeni (laddove necessario) e di seguito traslitterato mediante il sistema ISO 9985.
Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui: Immettere nel campo di ricerca "nor bargirk" è sufficiente per trovare quest'opera, ma anche "nor bargirk'" produce il medesimo risultato. Nella ricerca per autore, invece, il testo si rintraccia solo digitando "siwrmelean": infatti Awgerean non è stato incluso fra gli autori, mentre Awetikʿean, seppure riconosciuto mediante le varianti "avetikean", "awetik'ean" ed "awetikean" non è stato associato (forse per un altro errore) al titolo dell'opera.
Si può concludere quindi che il sistema adottato dalla BNF per la catalogazione dei suoi testi armeni è lievemente differente a seconda che si tratti degli autori o dei titoli dei testi: per gli autori, si adotta la francesizzazione del nome, pur mantenendo valide virtualmente tutte le varianti di trascrizione e traslitterazione; per quanto riguarda i titoli, invece, essi sono catalogati nella lingua d'origine, quindi nel caso dell'armeno in caratteri armeni e in trascrizione ISO 9985: in questo caso, l'unico sistema di trascrizione che produce validi risultati è appunto l'ISO 9985, senza diacritici e con l'apostrofo ad indicare le aspirate. Bisogna aggiungere inoltre che chi è in grado di immettere caratteri armeni nel campo di ricerca, può ricercare le opere direttamente in armeno.
Il sistema, nel complesso, è decisamente valido per lo studioso, sebbene presenti le difficoltà proprie dell'ISO 9985 ("P'awstos Bowzand" o "Egç Agandoc'" possono risultare estranianti ad un armenista formato sulla lingua classica), e notevole è l'associazione di tutte le trascrizioni possibili dei nomi dell'autore in un unica chiave di ricerca, così come la possibilità di cercare direttamente in caratteri armeni. D'altra parte, tale procedimento richiede necessariamente uno sforzo non indifferente in fase di catalogazione, soprattutto nel caso in cui chi compie l'operazione non abbia una buona padronanza della lingua armena.
British Library
Come la BNF si basa sul sistema ISO 9985 per la traslitterazione dei caratteri armeni, così la British Library (BL) utilizza prevalentemente il sistema ALA/LC. Ecco come si possono trovare i testi da noi presi in esame sul catalogo integrato della BL, disponibile all'url http://catalogue.bl.uk:
Ełc Ałandocʿ: Immettendo nel campo di ricerca "eghts aghandots" compaiono ben otto risultati. Da notare che non si ottiene invece alcun risultato digitando l'apostrofo come simbolo di aspirazione, in quanto il sistema ALA/LC, in effetti, non adotta propriamente l'apostrofo come segno dell'aspirazione (se non come variante), bensì ripristina lo spiritus asper del sistema HMB. La ricerca di "elc alandoc" conduce poi al medesimo testo già incontrato nella BNF, in cui "Ełc Ałandocʿ" compare come parte del titolo; si ottiene anche una traduzione inglese. Esaminando le schede delle singole opere, si nota che il titolo in caratteri armeni compare alla sezione "Alt Graphic Repres" (Alternative Graphic Representation). Immettendo il titolo in caratteri armeni, si raggiungono infatti i medesimi risultati della ricerca tramite "eghts aghandots".
Ricercando l'opera per autore, "eznik kolb", così come "eznik koghb" non produce alcun risultato, ma viene indicato che il termine "eznik" porterebbe a 20 risultati. Digitando quindi semplicemente "eznik" si ottengono numerose voci, fra le quali troviamo anche l'autore della nostra opera, catalogato ora come "Eznik Kolbatsi" (con un curioso punto sotto la b), ora come semplicemente "Eznik". Alcune delle suddette voci le troviamo ricercando, come autore, "eznik koghbatsi", altre invece ricercando "eznik kolbatsi". Non c'è modo, mediante la ricerca per titolo o mediante la ricerca per autore, di avere come risultati di un'unica operazione tutte le versioni dello Ełc Ałandocʿ.
Buzandaran Patmutʿiwnkʿ: Cercando, secondo il sistema ALA/LC, "buzandaran patmutiwnk", otteniamo la traduzione inglese dell'opera effettuata da Nina Garsoian, dal titolo "The epic histories attributed to Pʿawstos Buzand: (Buzandaran Patmutʿiwnkʿ)", ma nella scheda di una delle due edizioni in elenco libro l'autore è erroneamente trascritto "P'awstos Buzandatski". Inoltre, la ricerca del solo elemento "buzandaran" porta alla comparsa, di altri due risultati: nel primo caso si tratta di un'altra edizione della medesima traduzione della Garsoian, il cui titolo è stato erroneamente trascritto "The Epic Histories attributed to PÌawstos Buzand (Buzandaran patmutÌiwnkÌ)"; nel secondo caso invece ci troviamo di fronte a un'antica edizione in armeno del 1730, la quale porta il titolo al singolare, "Buzandaran Patmutʿiwn". Non c'è modo, tramite la ricerca per titolo, di ottenere tutti i risultati sopra elencati, nemmeno immettendolo in caratteri armeni.
Anche la ricerca per autore si dimostra poco efficiente, come nel caso di Eznik. Si ottengono infatti complessivamente otto risultati utili, ma solo uno con "p'awstos buzand", quattro con "pawstos buzand", quattro (uno dei quali diverso dai precedenti) con "pawstos buzandatsi", e altri tre con "faustus of byzantium". Non c'è modo di ricavare, con un'unica ricerca, tutte e otto le schede presenti. Da segnalare che anche in questo caso immettendo il nome dell'autore in caratteri armeni, compaiono solo due degli otto risultati sopra citati.
Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui: questo libro si trova con più facilità, sia mediante la ricerca per titolo, "nor bargirk" che mediante la ricerca per uno qualunque degli autori, "awetikean", "siwrmelean", "awgerean". Lo stesso effetto si ottiene immettendo i termini in caratteri armeni.
Nel complesso, quindi, si può dire che per quanto la BL sembri adottare di preferenza il sistema ALA/LC nella catalogazione del suo patrimonio librario in armeno (affiancando talvolta alla traslitterazione anche il titolo in caratteri armeni), non sembra essere stato adottato un criterio unico per la ricerca nel catalogo. I risultati migliori, certo, si ottengono ricercando i testi col sistema ALA/LC (senza diacritici), ma per trovare alcuni importanti risultati, il ricercatore è costretto a provare varie combinazioni sia di titoli che di autori.
Library of Congress
Come si poteva facilmente immaginare, la Library of Congress (LOC) utilizza il sistema di traslitterazione ALA/LC, secondo la tabella esposta precedentemente. Sul catalogo on-line, al sito http://catalog.loc.gov/, la ricerca ha dato i seguenti risultati:
Ełc Ałandocʿ: si può facilmente trovare quest'opera digitando "eghts aghandots" o "eghts aghandots'" nel campo di ricerca unico, o per titolo. L'apostrofo come segno di aspirazione non influisce sui risultati. La ricerca di "elc alandoc", invece, produce come unico risultato il medesimo libro, già incontrato, che contiene le parole "Ełc Ałandocʿ" nel titolo. Da notare che, a differenza di quanto accade nella BL, nella LOC la chiave di ricerca viene associata tanto al titolo del libro che contiene l'opera, quanto all'opera stessa. In questo modo, fra i risultati di "eghts aghandots" troviamo anche traduzioni del libro di Eznik in inglese, tedesco, francese, e persino una in persiano, che non contengono "eghts aghandots" nel loro titolo.
Ricercando tramite autore, invece, il modo più rapido è indubbiamente digitare nel campo di ricerca "eznik koghb", "eznik koghbatsi" o "eznik koghbats'i". Tutte e tre le ricerche porteranno a una "lista" di autori il cui primo (e unico) membro su cui è possibile cliccare è appunto il nostro "Eznik, Koghbatsʻi, Bishop of Bagrewand, 5th cent.". La lista delle opere collegate all'autore corrisponde perfettamente alla lista delle opere corrispondenti al titolo "eghts aghandots", tranne in due casi in più, in cui l'Ełc Ałandocʿ compare solo come argomento del libro.
Immettendo invece "eznik kolb" o "eznik kolbaci" o "eznik kolbac'i", otteniamo altre brevi liste di autori, che altro non sono se non versioni diverse del nome dello stesso Eznik. Un link apposito, accanto ai nomi, conduce al medesimo "Eznik, Koghbatsʻi, Bishop of Bagrewand, 5th cent."; non si ottengono risultati ricercando "eznik kogb" o "eznik kogbaci" (sistema ISO 9985). È quindi possibile ricercare l'autore con il sistema ALA/LC o con il sistema HMB senza diacritici, non col sistema ISO 9985.
Buzandaran Patmutʿiwnkʿ: Coerentemente col sistema ALA/LC, le Buzandaran Patmutʿiwnkʿ si trovano digitando "buzandaran patmutiwnk" o "buzandaran patmut'iwnk'". I risultati sono, in entrambi i casi, due testi, l'edizione di Delmar (N. Y.) del 1984 e la traduzione in inglese effettuata e commentata da Nina Garsoian. Altri risultati si possono ottenere con la ricerca per autore: come abbiamo visto, le varianti di trascrizione del sistema HMB senza diacritici e del sistema ALA/LC conducono agli stessi risultati, quindi la ricerca di "pawstos buzand", "pawstos buzandaci", "p'awstos buzand", "p'awstos buzandats'i", "faustus of byzantium" ecc., porta al medesimo autore, catalogato col nome di "P'awstos Buzandats'i". Sotto il suo nome troviamo, oltre ai due risultati che già si ottenevano con la ricerca di "buzandaran patmutiwnk", anche altre versioni della medesima opera, che hanno però ricevuto un titolo diverso al momento della pubblicazione: ad esempio, la già citata edizione del 1730 con il titolo al singolare, "Buzandaran Patmut'iwn". Si scopre così, che mentre nel caso dello Ełc Ałandocʿ il titolo dell'opera era associato ai titoli dei vari libri che la contenevano, lo stesso non avviene per le Buzandaran Patmutʿiwnkʿ.
Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui: Ancora una volta, la ricerca del Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui, così come delle opere armene recenti, presenta meno difficoltà, complice anche la più certa definizione del titolo. Basta digitare nel campo di ricerca "nor bargirk", "nor bargirk'" o "nor bargirk' haykazean lezui" per ottenere il libro che cerchiamo, catalogato col titolo "Nor baṛgirkʻ haykazean lezui". È possibile anche effettuare la ricerca per autore, digitando "awetik'ean", "siwrmelean" o "awgerean". Come nei casi precedenti, bisogna scegliere da una lista il nome dell'autore che cerchiamo (se ce ne sono altri col medesimo cognome), e otteniamo la lista delle loro opere, fra cui anche il Nor Baṙgirkʿ Haykazean Lezui.
La LOC, in generale, sembra quindi utilizzare il sistema ALA/LC in modo più coerente rispetto alla BL. Inoltre, in modo simile a quanto accade alla BNF, essa ha provveduto a riunire in un unica voce diverse versioni del nome di un medesimo autore: a differenza del sistema della BNF, tuttavia, in questo caso sono contemplate solo le varianti del sistema ALA/LC e del sistema HMB.
Con l'esame del sistema della LOC concludiamo l'analisi dei sistemi coerenti di catalogazione. Abbiamo preso in considerazione anche altre biblioteche, come la Deutsche Nationalbibliothek, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e quella di Firenze: in tutti questi casi, o non era rintracciabile un sistema coerente di catalogazione, o i libri presenti erano troppo pochi per dedurne una logica sistematica. In alcuni casi, come in quello della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, non era chiaro nemmeno il sistema di traslitterazione adottato per le singole opere: così il libro "Xizani dprocʿin gričʿnern u manrankaričʿnerǝ ew irencʿ yišatakarannerǝ", scritto da Y. Kiwrtean [21], viene lì catalogato come "Xijani dprocin grijnerern ow manrankarijnerë ew jrenc yršatakaranne", dove la "j", per citare solo un esempio, assume ben tre significati diversi: "z", "čʿ" e "i"!
Nel polo bibliotecario di Venezia e Padova, invece, sembra essere invalsa la prassi di tradurre il titolo dall'armeno e inserirlo fra parentesi quadre: così ad esempio lo Ełc Ałandocʿ compare come "[confutazione contro varie sette, in lingua armena]". L'unico modo per trovare l'opera, in questo caso, è immettere il titolo in traduzione, oppure il nome dell'autore. Infine, la Biblioteca Apostolica Vaticana sta adottando per la catalogazione dei suoi testi in armeno il sistema HMB, comprensivo di diacritici: tali segni però non sono determinanti nei campi di ricerca, per cui si potranno immettere i titoli o i nomi degli autori armeni utilizzando il sistema adottato a Bologna e i risultati saranno visualizzati col sistema HMB. Questa felice soluzione è già funzionante per alcuni testi (come il Nor Baṙgirkʿ), mentre altri utilizzano ancora sistemi discordanti, come lo Ełc Ałandocʿ, che compare sia come "Elds alandots" che come "Eltz alandots". La situazione è comunque destinata a migliorare, mano a mano che i dati saranno aggiornati.
7.
Conclusioni
Al termine di questa indagine, dunque, risulta evidente che anche nelle biblioteche in cui esiste un sistema ufficiale di traslitterazione è possibile incontrare alcune difficoltà: nel caso della BNF, i maggiori problemi si verificano probabilmente in fase di catalogazione, in quanto è necessario un software che permetta di immettere i caratteri armeni e i caratteri speciali necessari per la traslitterazione col sistema ISO 9985. Nel caso della LOC, invece, è richiesto al ricercatore di avere una certa conoscenza del sistema fonemico ALA/LC, ma in questo caso è possibile utilizzare anche il sistema HMB senza diacritici. Ciò si traduce, ancora una volta, in un incremento di lavoro per il catalogatore, che deve associare le stringhe di caratteri corrispondenti ai due sistemi ad un'unica voce. Più difficile è risultata essere la posizione della BL, nella quale anche se il sistema ALA/LC sembra essere il criterio generale, manca di tanto in tanto la coerenza.
Nulla si può dire, infine, per le biblioteche che non hanno adottato alcun sistema per la difficile questione della catalogazione delle opere armene: in questi casi, l'accesso al patrimonio librario armeno si fa ancor più difficile, se non a volte quasi impossibile.
A fronte di tali difficoltà, ci è parso giusto rendere esplicito il sistema adottato all'interno dell'Università di Bologna, il quale si è rivelato negli anni semplice e fruibile, e corredarne l'esposizione con alcuni esempi che rendessero chiara la portata del problema; la speranza è quella di poter offrire un contributo alle altre istituzioni o biblioteche, nel momento in cui affronteranno sistematicamente la questione della catalogazione del loro patrimonio librario in armeno. In questo modo, forse, esse potranno stimare con più facilità i vantaggi e gli svantaggi dei vari sistemi, compreso il nostro, e operare così delle scelte accurate ed efficaci sia per il catalogatore che per il ricercatore.
Federico Alpi, Biblioteca del Dipartimento di Paleografia e Medievistica - Università di Bologna, e-mail: vardhas@gmail.com
[1] Un curioso precedente si può trovare nell'Etymologicon Britannicum di Edward Bernard, del 1689: vedi R. B. Finazzi, Curiosità Anglo-Armene, in Bnagirkʿ yišatakacʿ-Documenta Memoriae, Dall'Italia e dall'Armenia: Studi in onore di Gabriella Uluhogian, a cura di V. Calzolari, A. Sirinian e B. L. Zekiyan, Bologna, Dipartimento di Paleografia e Medievistica, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2004, pp. 265-283.
[2] A. Meillet - H. Hübschmann, Altarmenisches Elementarbuch, Heidelberg, 1913.
[3] Nel sistema HM, e a volte anche nella letteratura scientifica, questo carattere è sostituito da "ê".
[4] Nel sistema HM, e talvolta anche nella letteratura scientifica, questo carattere è sostituito da "ǝ".
[5] Nel sistema HM questo carattere era rappresentato con "r̄".
[6] Talvolta, soprattutto in ambito prettamente linguistico, si preferisce la scrittura "ow", che rappresenta entrambi i segni del digramma utilizzato in armeno (alla maniera del greco) per esprimere il suono "u".
[7] Scaricabile (a pagamento) dal sito della ISO all'indirizzo: <http://www.iso.org/iso/catalogue_detail.htm?csnumber=17893>.
[8] Nome, tra l'altro, del celeberrimo re d'Armenia del I sec. a.C., contro il quale si scontrò Pompeo.
[9] International Standard Organization, url: <http://www.iso.org/iso/catalogue_detail.htm?csnumber=17893>.
[10] Il sistema è reperibile all'url <http://www.pcgn.org.uk/Romanisation_systems.htm>, alla voce "armenian".
[11] In inizio di parola.
[12] In inizio di parola.
[13] In inizio di parola.
[14] reperibile all'url <http://www.loc.gov/catdir/cpso/roman.html>, alla voce "armenian".
[15] In inizio di parola.
[16] In inizio di parola.
[17] In inizio di parola.
[19] Il carattere "e" è stato scelto basandosi sull'alternativa "ĕ", contemplata dal sistema HMB (vedi nota 3, pag. 3).
[20] Nel riportare le porzioni di testo immesse nei campi di ricerca, non verranno rispettate le maiuscole, quasi sempre ininfluenti a livello digitale, per rappresentare nel modo più accurato il testo effettivamente immesso.
[21] Y. Kiwrtean, Xizani dprocʿin gričʿnern u manrankaričʿnerǝ ew irencʿ yišatakarannerǝ, Paris 1951.