Franco Pasti, Un poliglotta in biblioteca. Giuseppe Mezzofanti (1774-1849) a Bologna nell'età della restaurazione
Franco Pasti, Un poliglotta in biblioteca. Giuseppe Mezzofanti (1774-1849) a Bologna nell'età della restaurazione, Bologna, Pàtron, 2006, 181, [3] p. ("Lyceum: collana di archivistica bibliografia e biblioteconomia")
Con garbo stilistico e passione professionale, derivati fors'anco dal condividere lavoro (di bibliotecario) e luogo (la biblioteca universitaria) con l'augusto erudito, viene qui lumeggiata dall'Autore la figura insolita e poco nota di uno dei primi direttori (1815-1831) dell'Ottocento bibliotecario bolognese. Il lavoro è strutturato in tre capitoli: uno di informazioni biografiche per la prima volta ordinatamente disposte e collazionate, con l'intento di ricostruire a tutto tondo la figura, anche discussa, ridimensionata ma comunque rilevante, del poliglotta; l'altro sui suoi esordi catalografici; l'ultimo interamente dedicato alla interazione fra lo studioso direttore e la realtà biblioteconomica e bibliografica della restauranda Biblioteca Pontificia, in cerca di autonomia dall'ingombrante presenza del secondo Ateneo dello Stato pontificio. Include anche, oltre che un indice dei nomi, due appendici che elencano i titoli dei cataloghi per materie della biblioteca universitaria di Bologna redatti a partire dal 1805, i donatori del periodo 1817-1824. Le copiose fonti utilizzate sono quelle archivistiche bolognesi, anche perché è proprio il periodo petroniano del bibliotecario poliglotta quello che Pasti intende restituire ai lettori.
L'articolata biografia del direttore disvela relazioni e incontri letterari di tutto rispetto: Byron, Byshe-Shelley, Metternich, Francesco I d'Austria e molti altri esponenti di quella mondanità forestiera che includeva la città papalina fra le mete privilegiate del proprio Grand Tour. Le lingue le coltivò a partire dall'esperienza educativa al Collegio Propaganda Fide e dalla frequentazione di conventi maroniti e comunità mechitariste; le rafforzò intrecciando rapporti con intellettuali della statura di Gian Bernardo De Rossi, per non fare che un solo esempio riferito alla cultura israelitica; Mezzofanti coronò la propria carriera divenendo Primo custode alla biblioteca Vaticana nel 1833, cardinale nel 1838, Prefetto della congregazione degli Studi e della Correzione di libri Orientali e membro di varie congregazioni romane. L'A. fa seguire una lunga sezione critica che elenca e analizza valore e portata culturale delle biografie che, nel corso dei secoli, sul personaggio si realizzarono e cui egli stesso attinge.
Le realizzazioni inventariali del Mezzofanti, che fu anche censore nel delicato momento della Restaurazione, ricordano da vicino la lezione del bibliotecario di Benedetto XIV, Ludovico Montefani Caprara, al quale si deve la struttura catalografica della grande biblioteca universale uscita dalle collezioni librarie dell'Istituto delle Scienze del generale Marsili. Mezzofanti intraprese dapprima ricognizioni catalografiche per conto di privati, che gli affidarono il riordinò delle proprie biblioteche, senza che di queste prime prove siano sopravvissute ampie tracce. Pasti sa, tuttavia, districarsi nel coacervo della documentazione privata del fondo depositato all'Archiginnasio per fornire anche a questo riguardo utili ragguagli su vicende e gestazione dell'impresa. La collaborazione del poliglotta con la Biblioteca universitaria risale invece al 1805, anno in cui venne incaricato di redigere il catalogo del fondo orientale che doveva sottostare a precise norme che vengono riportate, offrendo un apporto informativo di più ampio spettro, che travalica la mera chiave prosopografica includendo problematiche di biblioteconomia e storia della catalogazione. Le vicende dell'erudito finiscono così per intrecciarsi con la storia materiale e intellettuale dell'istituto bibliotecario che resse, sicché il terzo capitolo del libro è di fatto anche una inedita, accurata storia della biblioteca universitaria entro cui l'esperienza culturale e intellettuale del Mezzofanti si trasfuse, senza mai trascolorare nella connotazione grigiastra da impiegato della Restaurazione, in bilico, come precisa nella introduzione Maria Gioia Tavoni, fra vecchio e nuovo.
Anna Giulia Cavagna, Università di Genova, e-mail: cavagna@unige.it