La biblioteca di Rimini. Passato, presente e futuro della Biblioteca civica Gambalunga
Regione Emilia-Romagna. Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, La biblioteca di Rimini. Passato, presente e futuro della Biblioteca civica Gambalunga, a cura di Paola Delbianco. Bologna, Clueb, 2008.
Il saggio riprende e completa i contributi presentati durante la mostra dal titolo omonimo, curata da Paola Delbianco e promossa dalla Biblioteca Civica Gambalunga, in collaborazione con l'Istituto per i beni artistici culturali e naturali, Soprintendenza per i beni librari e documentari, che si è tenuta a Rimini dal 16 marzo al 9 aprile 2007.
Marcello Di Bella, direttore della Biblioteca Gambalunga, introduce lo studio focalizzando la propria attenzione sulla storia della biblioteca del passato, per passare all'analisi della situazione attuale, resa critica per la crescita dei servizi e delle collezioni che hanno ormai saturato gli spazi. Il progetto che ne è scaturito prospetta una riorganizzazione che parte da una fine analisi dei requisiti funzionali, ma anche architettonici e strutturali.
Alessandro Gambalunga infatti aveva concepito un progetto molto moderno per l'epoca: una biblioteca ricca di documentazione e aperta al pubblico, "la prima biblioteca pubblica civica italiana" [1], osserva Paola Delbianco. La sua lungimiranza lo aveva anche indotto a prevedere nel proprio testamento i fondi necessari per la crescita della documentazione, per il mantenimento della biblioteca e dei servizi, ma anche per lo stipendio del bibliotecario che ne garantisse la fruizione. Le collezioni hanno continuato ad arricchirsi negli anni, e parallelamente sono cresciuti i servizi per adeguarsi ai bisogni informativi e alle nuove risorse tecnologiche.
Ora la biblioteca è "un sistema complesso di biblioteche interconnesse, cablate e in rete: quella dei manoscritti, del libro antico, di quello moderno e contemporaneo, dei periodici, dei ragazzi, delle stampe, dei disegni, delle fotografie, dei documenti, del cinema, compresa una sala di proiezione" (p. 8). Per permettere la naturale crescita delle collezioni e dei servizi erano possibili due diverse soluzioni: trasferire la biblioteca in una sede diversa, eventualmente in periferia, lontano dalla sede storica e dal centro, punto di contatto importante per la città, oppure cercare di rifunzionalizzare la sede storica, reperendo altri spazi e riorganizzando la distribuzione degli spazi stessi e dei servizi.
Come verrà illustrato nel corso della pubblicazione, si è optato per la seconda soluzione, più complessa, che recepisce le indicazioni della Carta europea del patrimonio architettonico del 1975, cercando quindi di far coesistere le necessità di conservazione con quelle di rifunzionalizzazione.
Il progetto, realizzato dall'ingegner Claudio Galli dell'Università di Bologna, con la consulenza di Giovanni Carbonara, professore ordinario di Restauro architettonico dell'Università La Sapienza di Roma, su indicazioni della direzione della biblioteca, si avvale del lavoro di due tesisti riminesi Alberta Abati e Andrea Silvagni. Il saggio descrive il progetto nei suoi diversi aspetti. A corredo vengono pubblicate, a cura di Paola Delbianco, alcune carte gambalunghiane che documentano lo spirito originario della biblioteca e che tutt'ora appaiono decisamente moderne. La pubblicazione ha un ricco corredo di fotografie e di tavole che rendono trasparenti anche le parti più tecniche.
Il capitolo Note di metodo sul tema del restauro e del riuso architettonico, redatto da Giovanni Carbonara, evidenzia la volontà di definire principi di intervento volti a incrementare la funzionalità dei servizi, ad esempio spostando ad altra sede la sala proiezioni della cineteca, e al tempo stesso capaci di rispettare la complessità storica del palazzo Gambalunga, oltre che migliorare le condizioni ambientali, l'accessibilità, la vivibilità e le condizioni di sicurezza. Il saggio è sicuramente di grande interesse per comprendere il progetto di ristrutturazione della Gambalunga, e costituisce anche un modello di analisi per chi dovesse affrontare un percorso analogo - anche se non altrettanto complesso - in qualunque altra biblioteca. Pur contenendo indicazioni tecniche e rigorosamente scientifiche, è una lettura interessante e stimolante.
Il problema del restauro e del riuso architettonico deve affrontare numerosi aspetti, tutti essenziali:
L'analisi dell'edificio evidenzia un buon stato di conservazione generale, sia pure con differenti livelli di attenzione nei diversi decenni. Si devono anche risolvere problemi di penetrazione delle acque meteoriche e di umidità. Devono essere mappati i diversi materiali per riconoscere eventuali alterazioni o degradi, e tradurre infine questi dati in singoli interventi mirati. Fondamentale quindi il migliore adattamento in funzione dell'uso di una moderna biblioteca e della sua accessibilità.
L'autore evidenzia inoltre l'opportunità che gli interventi siano invasivi al minimo grado, garantiscano "autenticità e non falsificazione", e quindi "riconoscibilità" a vista di nuovo e antico e, infine, almeno una "potenziale reversibilità". Gli interventi devono puntare a identificare le soluzioni in grado di migliorare le prestazioni e i servizi, anche in termini di soluzioni impiantistiche, ma sempre tutelando il bene architettonico. E' necessario ridurre l'invasività degli impianti tecnologici, combinando i risultati dell'analisi storica del manufatto con una riflessione fisico-tecnica e impiantistica. Si deve quindi ragionare per progetti, rinunciando al non essenziale, cercando ad esempio di scoprire cavedi o percorsi nascosti utilizzabili per il passaggio dei cavi, tubature o altri elementi indispensabili ed evitare tracce o scassi. Infine, deve essere fatta una attenta selezione delle imprese esecutrici dei lavori, perché siano specializzate e consapevoli del tipo di intervento da eseguire su un bene di tale pregio, precauzione questa da tenere sempre a mente negli interventi di restauro.
Il contributo di Claudio Galli offre una complessa e stimolante proposta progettuale, che parte da una ricostruzione accurata della storia dell'edificio e analizza successivamente i servizi attuali e quelli che ci si potrebbero erogare realizzando la ristrutturazione che propone. La prima parte dello studio si concentra sulla conoscenza del manufatto, essa stessa una forma di progetto, poiché porta alla luce i valori storici, architettonici, estetici e costruttivi del fabbricato. Questi elementi consentono il "riconoscimento" dell'opera, senza la quale non è possibile un intervento di conservazione. L'analisi è stata effettuata grazie al contributo di due tesisti riminesi Alberta Abati e Andrea Silvani.
Già per scelta della posizione, ancor prima che per stilistica e dimensione, il palazzo si pone in ruolo di predominanza sul tessuto urbano, poiché è all'incrocio di via del Rigagnolo (oggi via Gambalunga) e della strada del Tempio (oggi via Tempio Malatestiano). In questa posizione eminente Gambalunga costruì il suo palazzo, secondo un progetto che mirava a raggiungere visibilità e prestigio. L'analisi e le riflessioni sull'inserimento urbano dell'edificio, sull'impianto planimetrico e sull'architettura del palazzo forniscono interessanti elementi per comprendere gli obiettivi del fondatore della biblioteca e lo spirito con il quale il palazzo è stato costruito. Ancora una volta questi aspetti non solo sono fondamentali per la comprensione del progetto biblioteconomico della futura biblioteca, ma sono un modello applicabile ad ogni progetto di restauro di biblioteca in palazzi storici.
Il progetto biblioteconomico è il frutto di una stretta collaborazione con la direzione della biblioteca, che ha definito le necessità culturali e gestionali, gli obiettivi, volti a soddisfare i bisogni dell'utenza interna ed esterna. Lo studio riporta alcune tabelle, preziose per la comprensione del progetto, utilizzate per fotografare lo status quo e proporre soluzioni alternative. Queste tabelle si riferiscono al numero di posti a sedere e ai metri lineari di libri da collocare.
La riorganizzazione degli spazi e dei servizi nasce dalla constatazione che alcuni servizi sono fortemente congestionati, mentre mancano completamente gli spazi per la ulteriore crescita delle collezioni. A fronte di questa situazione, appaiono sottoutilizzati gli spazi al piano terra destinati al settore cultura e i locali in uso all'Istituto per la Storia della Resistenza. Ugualmente sono sovradimensionati i locali che ospitano la cineteca. Sono invece congestionate attività come la biblioteca ragazzi, che può ospitare al massimo 50 utenti, ma ancora più in sofferenza è la situazione al primo piano, ove gli utenti hanno a disposizione al massimo 1,5 m2 a testa.
I servizi igienici sono inadeguati, sono state solo in parte abbattute le barriere architettoniche, alcuni impianti (di condizionamento e altro) devono essere installati o migliorati. La ridistribuzione degli spazi prevede inoltre il trasferimento dei servizi più pesanti e utilizzati al piano terra, nell'attiguo Palazzo Visconti, in locali storicamente meno qualificati. La struttura consente inoltre l'installazione di due ascensori e la costruzione di una torre centralizzata per l'immagazzinamento dei libri. In questo modo, al piano terra si trovano la biblioteca a scaffale aperto, la mediateca, la biblioteca ragazzi, il punto di distribuzione e l'area eventi. Al primo piano vengono invece collocati la biblioteca storica, i depositi storici e le relative sale di lettura, al secondo piano i servizi amministrativi e di direzione. Dato il pregio delle collezioni librarie e degli arredi lignei questa sembra la soluzione più adeguata, in grado di garantirne la migliore conservazione anche in base alle condizioni ambientali.
I depositi non storici e la cineteca sono stati trasferiti in zone meno accessibili, ossia al secondo piano del palazzo Gambalunga e del palazzo Visconti. In questo modo la parte storica delle collezioni si trova nella parte più "nobile" del palazzo, lasciando al piano terra le aree dei servizi più richiesti e con "maggiore contatto con il mondo esterno", nel rispetto dei progetti di Alessandro Gambalunga. Questa ridistribuzione di spazi e servizi consente altresì di contenere i flussi verso i piani superiori, permettendo di limitare il numero e la consistenza dimensionale delle vie d'esodo, aspetto non semplice da gestire in un edificio storico.
L'adozione di una torre libraria e di un sistema di scaffali compatti per il fondo Campana risolve il problema della carenza di spazi per la crescita continua delle collezioni, e costituisce una interessante alternativa al decentramento dei magazzini, che avrebbe comportato gravi inconvenienti gestionali. La soluzione della torre era già stata ipotizzata nel 1956 dall'allora direttore della Gambalunga Mario Zaffa: già allora si ponevano problemi di spazio.
La riflessione di Liana d'Alfonso dal titolo Edifici storici per biblioteche moderne conclude la prima parte della pubblicazione e riprende un tema fondamentale accennato nella premessa di Marcello Di Bella. Si tratta di considerazioni di grande interesse, valide non solo per la biblioteca Gambalunga ma, più in generale, per le biblioteche collocate in edifici storici e/o in centro città. Gli interventi di ristrutturazione e restauro di questo tipo di biblioteche sono in genere occasione di riflessione e riorganizzazione di spazi e servizi. La scelta di fondo da affrontare è se preferire un trasferimento in edificio nuovo, costruito ad hoc e quindi apparentemente più funzionale, o effettuare una ristrutturazione di un edificio storico.
Concordiamo pienamente con Liana d'Alfonso sul fatto che sia necessario effettuare un'analisi di molti aspetti prima di prendere qualunque decisione. Oltre alla valutazione degli spazi e della loro organizzazione interna, devono essere esaminate la collocazione della biblioteca nel territorio, l'integrazione con altri servizi e la facile accessibilità. Può non essere sufficiente che un edificio storico sia in una struttura ben riconosciuta e al centro di un tessuto urbano, così come può non essere opportuna una nuova sede collocata ai margini di un territorio. La ricchezza di un patrimonio documentale ben riconosciuto può costituire una forte attrazione, soprattutto se nei pressi della stessa struttura sono presenti – come nel caso della biblioteca civica Gambalunga – altri intensi richiami culturali.
Sono certamente forti i vincoli strutturali di un edificio storico, ma anche se le soluzioni sono più complesse, la qualità finale può essere comunque molto alta, e "ciò che si perde in flessibilità degli spazi, si guadagna in valore ambientale e in ricchezza delle soluzioni" (p.65). E' certo che l'investimento effettuato su un edificio storico che ospita una biblioteca è di portata saai ampia, e consente a un territorio di continuare a frequentare e a far vivere un patrimonio.
Inevitabile il rovescio della medaglia: in un edificio storico gli spazi non sono tutti ugualmente sfruttabili, per diverse ragioni tra le quali la salvaguardia della struttura e l'articolazione degli spazi stessi, ma questo non è necessariamente un limite. La sfida del progetto di ristrutturazione della biblioteca Gambalunga è quindi una ricca opportunità e una scelta lungimirante che permetterà di sfruttare una grande risorsa per il territorio.
L'appendice documentale, curata da Paola Delbianco, arricchisce la pubblicazione del testamento di Alessandro Gambalunga e di alcuni codicilli che permettono di comprenderne il progetto originario, la sua apertura verso la città e la sua lungimiranza: il fondatore della biblioteca era infatti consapevole che solo una adeguata dotazione per le collezioni, i servizi e il bibliotecario avrebbe permesso la sopravvivenza della biblioteca.
Alessandra Citti, Biblioteca del Polo di Rimini - Università di Bologna, e-mail: citti@rimini.unibo.it
[1] Paola Delbianco, Seicento inquieto, arte e cultura a Rimini, in Seicento inquieto: arte e cultura a Rimini, a cura di Angelo Mazza, Pier Giorgio Pasini, Milano, Federico Motta - Rimini, Fondazione Cassa di Risparmio, 2004, p. 214, citato in Regione Emilia-Romagna. Istituto per i beni artistici, La biblioteca di Rimini. Passato, presente e futuro della Biblioteca civica Gambalunga, Bologna, CLUEB, 2008, p.7.