«Bibliotime», anno X, numero 2 (luglio 2007)
L'idea della svolta, del cambiamento più o meno epocale, viene spesso accostata alle biblioteche ed alle attività che in esse si svolgono; e questa idea è accompagnata, sostenuta e promossa da una quantità di innovazioni tecnologiche, che segnano profondamente la vita e l'identità stessa delle biblioteche.
Pensiamo, per fare qualche esempio, ai cambiamenti avvenuti in seguito all'introduzione del formato MARC, che ha consentito una precisa definizione dei record catalografici, e quindi un loro scambio più efficace e mirato; ma pensiamo anche alla nascita di strumenti in grado di integrare le funzioni delle acquisizioni, della catalogazione e del prestito, i quali hanno silenziosamente ma sostanzialmente rivoluzionato la tradizionale routine dei bibliotecari.
Tuttavia è indubbio che la svolta più rilevante si sia avuta con l'avvento di Internet e la diffusione delle tecnologie digitali, che hanno enormemente accresciuto le potenzialità delle biblioteche, ampliando a un livello davvero globale le capacità di ricerca e recupero delle informazioni, e favorendo la nascita di nuovi servizi (il prestito interbibliotecario e il document delivery in primo luogo, ma anche il reference digitale e le altre modalità legate alla comunicazione a distanza).
Dunque l'affermarsi delle tecnologie di rete ha fatto sì che la biblioteca (la quale fino ad ora non ha avuto bisogno di aggettivi volti a chiarirne il ruolo) cominciasse ad acquisire una serie di specificazioni: nel giro di pochi anno infatti si è passati dalla biblioteca senza pareti alla biblioteca elettronica, dalla biblioteca virtuale alla biblioteca ibrida, per arrivare alla nozione forse più interessante e ricca di prospettive, quella di biblioteca digitale, intesa come una struttura che opera in un ambiente totalmente online, e quindi capace di dar vita a prodotti e servizi del tutto avulsi dalla fisicità delle biblioteche reali.
Le capacità della biblioteca digitale sono state esplorate sotto numerosi punti di vista anche se, allo stato attuale, essa pare destinata a integrare più che a sostituire la biblioteca tradizionale (ossia quella senza aggettivi), la quale gode tuttora di un largo credito tra gli utenti, e quindi - diciamo pure - di un'ottima salute.
E tuttavia l'incessante sviluppo delle tecnologie sembra dar vita a un'ulteriore svolta, che peraltro da molti viene considerata come quella definitiva: numerosi osservatori infatti sono convinti che i nuovi strumenti di rete possano ampliare a dismisura le capacità di partecipazione e collaborazione degli individui, i quali diventano protagonisti di una serie attività, producendo di conseguenza informazioni e conoscenze.
Siamo quindi di fronte, proseguono i sostenitori di questa visione, a un processo di vera e propria democratizzazione della rete: e ovviamente è una situazione che coinvolge anche le biblioteche, che proprio grazie a queste tecnologie sono in grado di incrementare i contatti con una quantità assai ampia di interlocutori, oltre che coinvolgere gli utenti nelle attività e nella nella vita stessa della biblioteca, stabilendo con essi un rapporto basato sulla comunicazione e sullo scambio di conoscenze.
Dunque la svolta che questa prospettiva preannuncia è tale da far passare in secondo piano le diverse aggettivazioni che finora hanno tentato di caratterizzare la realtà delle biblioteche: oggi infatti non si parla più di virtual, hybrid o digital library, ma di Library 2.0, con il numerale che esprime la natura radicalmente innovativa di questa dimensione, la sua totale alterità rispetto a tutto ciò che vi era prima.
Il discorso, con ogni evidenza, è di estremo interesse e suscettibile di sviluppi in molteplici direzioni; ma proprio per questo va affrontato sulla base dei diversi elementi che concorrono a definirlo (e dunque analizzato alla luce sia degli aspetti tecnologici sia di quelli scientifici e professionali), affinché si possa adeguatamente verificarlo o, in caso contrario, falsificarlo.
E in questo percorso anche la nostra rivista è in grado di dare un proprio contributo: nel presente numero infatti sono affrontate una serie di tematiche di notevole rilievo per la comunità bibliotecaria, a partire da un'analisi del copyright in ambiente digitale per arrivare a un'indagine sulle modalità di assegnazione dei contenuti da parte degli utenti, passando attraverso una riflessione sull'e-learning nel contesto bibliotecario, oltre che per un esame sul deposito di documenti di particolare importanza scientifica quali sono le tesi di dottorato, senza trascurare un tema su cui si discute molto, e che ha notevoli implicazioni anche nel mondo delle biblioteche, ossia quello della lunga coda.
Gli argomenti affrontati in questo numero appaiono dunque in sintonia con le caratteristiche del dibattito in corso, e ciò conferma ancora una volta la natura eminentemente di servizio della nostra rivista.
Michele Santoro
«Bibliotime», anno X, numero 2 (luglio 2007)