Il convegno "Authority Control: definition and International Experiences", tenuto a Firenze il 10-12 febbraio 2003, è stato un importante momento di aggiornamento per i bibliotecari italiani, in quanto sono state illustrate le riflessioni più recenti e le esperienze più avanzate sia a livello italiano sia a livello internazionale. Essendo gli interventi assai numerosi, si può illustrarne solo una selezione. Tutti gli articoli sono disponibili dal sito del convegno [5].
Innanzi tutto è stato presentato il nuovo concetto teorico che riguarda le intestazioni e i record di authority: l'intestazione a grappolo (cluster heading) [8][15]. Un authority record non dovrebbe contenere una sola forma accettata e alcune forme varianti, seguendo un solo set di regole come AACR2 o le RICA. Invece dovrebbe raggruppare diverse forme, tra cui si sceglierà volta per volta quella prevalente secondo le preferenze dell'utente [preferenze di lingua, paese, scrittura, caratteri, etc.]; usando le caratteristiche degli Opac moderni, la ricerca deve essere possibile da tutte le forme. Si riconosce che esigenze tecniche dell'informatica richiedono la presenza di una chiave univoca per i meccanismi interni del software che implementa l'Opac. Questa chiave univoca quasi sicuramente avrà la forma di un "dump number", e potrebbe essere il già proposto ISADN; rimane però il problema su chi e come verranno assegnate queste chiavi. Il realizzare una simile prospettiva è ritenuto possibile solo nell'ambito di una forte e coordinata cooperazione internazionale. Gli autori principali di questa collaborazione dovrebbero essere le agenzie bibliografiche nazionali. Le agenzie bibliografiche nazionali continuerebbero a costruire i propri authority records e a gestire dei propri authority file ma in aggiunta i record saranno anche collegati a livello internazionale per creare un authority file internazionale virtuale. Attualmente la Library of Congress, la Deutsche Bibliothek e OCLC stanno lavorando a un prototipo di Virtual International Authority File (VIAF). Il modello proposto e in corso di realizzazione prevede un server centrale che, attraverso il protocollo OAI, raccoglie solo i metadati degli authority records prodotti dai partners. I dati raccolti sono minimi, i records completi rimangono nell'authority file di origine ma sono collegati tra loro con la mediazione del server centrale. Ora si stanno implementando gli algoritmi di matching per collegare l'authority file per gli autori di LC con l'analogo authority file della Deutsche Bibliothek.
Analogo al progetto VIAF è il progetto LEAF, illustrato da Jutta Weber [17]. LEAF vuole unire authority data provenienti dalle biblioteche, dai musei e dagli archivi. I dati, provenienti dai diversi fornitori, saranno caricati su un unico server centrale. Essi verranno aggiornati sia dai fornitori sia dalle ricerche eseguite dagli utenti. Le operazioni pianificate saranno:
Il progetto è finanziato dall'UE e durerà 3 anni.
John Byrum, nel suo intervento su NACO [3], ha portato l'esperienza del più vasto progetto di sviluppo cooperativo di un authority file. Dall'esperienza di NACO si possono dedurre questi principi, utilizzabili per riprodurne il successo [3, p. 9 della trad. italiana]:
L'evoluzione della riflessione teorica e le iniziative prese dall'IFLA nel corso degli anni sono state invece i temi delle relazioni di Paolo Buizza [2] e di Marie-France Plassard [12]
La relazione di Glenn Patton [10] ha riguardato l'attuale sviluppo di FRANAR (Functional Requirements and Numbering of Authority Records). Il gruppo di lavoro dell'IFLA ha affrontato anche le problematiche di ISADN ed ha costatato che non è ancora abbastanza chiaro a che livello bisogna assegnarlo; pertanto la problematica inerente ISADN è stata momentaneamente accantonata. Si stanno invece definendo i requisiti funzionali degli authority record. Come in FRBR, viene usato il modello entità-relazioni; inoltre ci si è posti il problema di inserire nel modello concettuale anche le iterazioni degli utenti.
Lucia Sardo ha parlato dei nomi multipli e delle problematiche che essi pongono [14]. Si tratta di quelle etichette come "Luther Blisset" o "Wu Ming", di uso più o meno libero, che sono impiegate dagli autori per una precisa scelta ideologica o artistica. Definire a chi corrispondono non è facile e non sempre possibile. Inoltre si pone il problema di come trattare queste etichette. Non sono né persone né enti. Poiché il loro uso corrisponde a una precisa e specifica scelta dell'autore, forse avrebbe senso considerarle una terza, specifica categoria. Certo questo comporterebbe un'apposita modifica di FRBR.
Anche il mondo degli archivi è notevolmente interessato agli authority files; lo standard a cui fanno riferimento è ISAAR(CPF), l'International Archival Authority Records (Corporate Bodies, Persons, Families). Stefano Vitali [16] ha presentato il draft della nuova versione di questo standard. Inoltre nella comunità degli archivi è in corso uno sforzo per creare un prototipo di standard relativo alla descrizione dei soggetti produttori di documenti. Il suo nome è EAC, Encoded Archival Context, ed è basato su XML. Di esso ha trattato la relazione di Daniel Pitti [11].
Il controllo di autorità non si effettua solo sugli autori e sui titoli; opera anche sui soggetti. Genevieve Clavel-Merrin nel suo intervento [4] ha riferito circa la sperimentazione effettuata dal progetto MACS (Multilingual Acces to Subject). L'obiettivo è [4, p.1]: "fornire gli strumenti tramite i quali si possa accedere ai database delle biblioteche su una base multilingue grazie all'uso di intestazioni equivalenti provenienti da authority file per soggetto". Le liste di soggetto su cui si è lavorato sono LCSH per l'inglese, RAMEAU per il francese e SWD/RSWK per il tedesco. L'accesso multilingue è basato su collegamenti di equivalenza fra le tra liste usate. Il prototipo ora disponibile è stato costruito con un sottoinsieme di intestazioni accettate nelle aree di soggetto "Sport" e "Teatro", più le 500 intestazioni accettate maggiormente usate da RAMEAU e le intestazioni loro equivalenti nelle altre liste di soggetti. In totale circa 3000 intestazioni. La gestione dei collegamenti ha osservato questi principi [4, p.3]:
Nella giornata del 12 febbraio sono state presentate numerose esperienze e progetti di authority control, tra cui le attività di controllo di Edit16 [9], il Thesaurus CERL [6], le problematiche di authority control in ambito musicale [7], le linee guida seguite nella redazione di ACOLIT e il suo futuro sviluppo [13], le caratteristiche e il piano di lavoro del progetto LACoBiT (Lista integrata degli Autori Controllati delle Biblioteche in Toscana) [1].
Zeno Tajoli, CILEA - Segrate, e-mail: tajoli@cilea.it
I siti sono stati controllati il 10 marzo 2003.
[1] G. Badalamenti L'authority control in un contesto universitario: una scelta obbligata, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/badalamenti_ita.pdf>.
[2] P. Buizza, Controllo bibliografico e authority control dai Principi di Parigi a oggi, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/buizza_ita.pdf>.
[3] J. Byrum, NACO: a cooperative model for building and maintaining a shared name authority database, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/byrum_eng.pdf>.
[4] G. Clavel-Merrin, MACS (Multilingual Access to Subject). Un authority file virtuale multilingue, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/clavel-merrin_ita.pdf>.
[5] Conferenza internazionale Authority Control, <http://www.unifi.it/biblioteche/ ac/>.
[6] C. Fabian, CERL Thesaurus file, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/fabian_eng.pdf>.
[7] M. Gentili-Tedeschi - F. Riva, Problemi di organizzazione dell'authority control in campo musicale: nomi e titoli convenzionali, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/gentili-tedeschi_ita.pdf>.
[8] M. Guerrini, Introduzione al convegno, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/guerrini_ita.pdf>.
[9] C. Leoncini - R. Servello, Le attività di authority control in EDIT16: autori, titoli, editori/tipografi, marche e luoghi, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/leoncini_ita.pdf>.
[10] G. Patton, FRANAR: a conceptual model for authority data, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/patton_eng.pdf>.
[11] D. Pitti, Creator Description. Encoded Archival Context, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/pitti_eng.pdf>.
[12] M. Plassard, IFLA and authority control, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/plassard_ita.pdf>.
[13] F. Ruggeri, Un primo contributo in ambito religioso: il Progetto ACOLIT, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/ruggeri_ita.pdf>.
[14] L. Sardo, I multiple names, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/sardo_ita.pdf>.
[15] B. Tillet, Authority Control: State of the Art and New Perspectives, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/tillett_eng.pdf>.
[16] S. Vitali, La seconda edizione di ISAAR (CPF) e il controllo d'autorità nei sistemi di descrizione archivistica, <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/vitali_ita.pdf>.
[17] J. Weber, LEAF. Linking and Exploring Authority Files (www.leaf-eu.org), <http://www.unifi.it/universita/biblioteche/ac/relazioni/weber_eng.pdf>.