Jimmy Carter
I cambiamenti nella società, l'avanzamento nella tecnologia e l'approvigionamento di risorse sono problemi costanti per le biblioteche. Ma per le biblioteche la sfida maggiore è nel creare un ambiente multiculturale in termini di personale. Con l'afflusso di persone da tutte le parti del mondo nazioni come gli Stati Uniti e l'Italia si trovano a dover soddisfare le esigenze di una popolazione molto varia. In questo articolo si discuterà del perchè al giorno d'oggi è vitale promuovere il multiculturalismo in biblioteca.
Multiculturalismo è una parola che ormai fa parte del linguaggio quotidiano; ma che cosa significa con precisione? Dalla Columbia Encyclopedia il multiculturalismo è definito come "la coesistenza di molte culture [...]. Il multiculturalismo cerca di sormontare il razzismo, il sessismo ed altre forme di distinzione". [1] In italiano, i termini "multiculturale" e "multietnico" si riferiscono a società "caratterizzate dalla compresenza e dalla partecipazione di piu componenti etniche". [2] Ma benché questi termini siano ampiamente usati, in certi casi non vengono adeguatamente valutati e praticati, dal momento che il problema della discriminazione è ancora presente in molti luoghi. La discriminazione, e specificamente la discriminazione razziale, fa parte di ogni cultura ed è stata definita come la negazione di alcuni privilegi ai membri di un gruppo di minoranza, le cui qualificazioni sono uguali a quella del gruppo di maggioranza che effettua la discriminazione. [3] In questo articolo il concetto di razza minoritaria si riferisce alle razze presenti negli Stati Uniti e classificate come tali dall'U.S. Census Bureau, ossia l'Ufficio Americano del Censimento. [4]
Se si paragonano le statistiche riportate dal Censimento condotto nel 2000 [5] e le statistiche del American Community Survey nel 2004 [6], si può notare che in quattro anni negli Stati Uniti vi è stato un notevole cambiamento demografico: i bianchi sono aumentati del 5%, gli asiatici del 6% e le persone di etnicità spagnola o Latina [7] sono aumentati del 1.7%. Questi cambiamenti nella tipologia della popolazione non sono un caso soltanto americano, in quanto gli stranieri residenti in Italia sono aumentati da 356.159 nel 1991 a 1.334.889 nel 2001. [8] Secondo l'ISTAT in Italia gli stranieri residenti sono 1.334.889 su una popolazione totale di 58.606.957. La maggior parte degli stranieri provengono dall'ex Repubblica di Jugoslavia, Cina, Marocco, Egitto, Albania, Tunisia, India, Filippine e Romania. [9]
Fornire informazioni a persone di varie razze e culture genera un discorso culturale che ci aiuta a guardare al di sopra delle nostre differenze di lingua, razza e religione. Le biblioteche sono il centro ideale per informare e far partecipare le persone ad eventi culturali. L'idea di avere una biblioteca come centro multiculturale è sottolineata nella pubblicazione dell'IFLA dal titolo Società multiculturali: linee guida per i servizi bibliotecari, [10] in cui vengono individuati i criteri attraverso i quali offrire i servizi bibliotecari alle minoranze.
Ma perché le biblioteche devono assumersi l'onere di essere particolarmente attente alle diverse minoranze? Perché, come sottolinea Zora Sampson, essere bibliotecari oggi non vuol dire solamente facilitare l'accesso all'informazione, ma anche i promuovere la civiltà, una civiltà che è basata sulla comunicazione, il riconoscimento e l'apprezzamento di tutte le nostre diversità: etniche , culturali e sociali. [11] A mio avviso, questo riconoscimento e apprezzamento comincia nel nostro posto di lavoro.
Sulla base dei libri e periodici in lingue straniere acquistati dalle biblioteche americane, si può evincere che esiste un reale interesse verso il multiculturalismo? E' ovvio che, per quanto si dimostri un certo interesse al multiculturalismo in termini di collezioni, non è detto che le biblioteche siano attive nell'assumere personale che rifletta la diversità etnica della loro regione. [12]
Durante la mia formazione professionale ho avuto occasione di lavorare e utilizzare vari tipi di biblioteche, e di girare gli Stati Uniti in lungo e largo, per cui ho potuto notare che molte biblioteche non hanno un personale etnicamente diversificato. Anche negli stati che hanno una grande percentuale di minoranze, ad esempio i messicani in California, i bibliotecari di razza minoritara sono molto pochi. Ad esempio Denice Adkins riporta che, nell'anno accademico 2000-2001, soltanto 130 laure, equivalenti a meno del 3% di tutte le laure di quell'anno, sono state conferite a studenti di origine spagnola. [13] Difatti, se si osserva a fondo la maggior parte dei bibliotecari americani, questi sono per lo più bianchi e di sesso femminile. Per capire perché la posizione del bibliotecario è monopolizzata da questo sesso e da questa razza dobbiamo spolverare i nostri libri e riprendere la storia della biblioteconomia in America.
Difatti il concetto di biblioteca come centro culturale è scaturito dalla rivoluzione educativa che si è avuta verso la metà del 1800. La promulgazione di leggi che richiedevano la frequenza obbligatoria alla scuola elementare ha creato un boom di nuove scuole, le quali avevano un ambiente destinato a biblioteca. [14] Le biblioteche mettevano a disposizione di studenti e insegnanti una quantità di libri che venivano acquistati con i soldi ricavati dalla tassazione; [15] questo supporto da parte degli enti pubblici ha fatto sì che in cinque anni, dal 1890 al 1895, il numero delle biblioteche scolastiche sia passato da meno di 2.500 a 4.000. [16]
L'aumento delle biblioteche scolastiche ha richiesto l'assunzione di un maggior numero di personale: ma mentre gli uomini trovavano facilmente posto nelle posizioni manageriali, le donne, sottostando ai miti culturali del tempo, trovavano lavoro come bibliotecarie, [17] e da allora le donne bianche hanno dominato la professione bibliotecaria. [18] Al giorno d'oggi non è cambiato molto, perché persiste il problema di non avere bibliotecari di razza minoritaria. Nel 2004 l'Association of Research Libraries (ARL) [19] ha riportato che i bibliotecari di razza minoritaria presenti nelle biblioteche universitarie negli Stati Uniti era solamente del 12.8%. [20]
I problemi maggiori nell'assumere personale appartenenti a minoranze razziali finora individuati sono le seguenti: [21]
Ma perché è così importante avere un personale che sia composto da diverse razze? Perché le persone che vivono nella comunità servita dalla biblioteca sono molto più ricettive se trovano qualcuno con cui possono interagire culturalmente ed esprimersi nella propria lingua d'origine. Patricia Hackett, professoressa di spagnolo alla Western Carolina University, in un'intervista mi ha confermato che il deterrente maggiore per la popolazione di origine ispanica è di non avere una persona che parli la loro lingua. [22] Io questa esperienza la vivo giornalmente. Statisticamente non faccio parte di una razza minoritaria in quanto di razza bianca, ma il fatto di essere straniera crea un senso di conforto agli utenti che non sono americani.
La mia Università, la Western Carolina University nel Nord Carolina, è frequentata da una quantità di studenti stranieri che vengono dall'Europa, dall'Africa, dall'Asia e dall'America del Sud. Quando lavoro al reference desk, gli studenti presumono che sono americana (perché sono bianca) e sono "rigidi" nel chiedere informazioni, ma tutto ciò cambia non appena apro bocca perchè il mio accento si fa sentire. Ci scambiamo l'invitabile "da dove vieni?", e proseguendo nella conversazione si rilassano. Gli studenti europei si trovano a proprio agio perché ci scambiamo una frase che ci riporta ai nostri paesi d' origine ("sì, sono stato in Italia…"). Gli studenti che non sono europei si trovano lo stesso a proprio agio perché, essendo una "straniera", possono interagire con me in altri modi, ad esempio facendo presenti le difficoltà che hanno nel vivere in un luogo straniero dove si devono acculturare.
Sono dell'opinione che, soltanto avendo personale che rifletta la diversità razziale di un luogo, la comunità di quel luogo possa capire veramente cosa sia il multiculturalismo. A mio avviso, per continuare ad essere un centro culturale, un luogo dove si rispettano idee e valori, una biblioteca deve avere personale multiculturale.
Il processo di assunzione di personale di razze diverse in biblioteca richede tempo, sperimentazione e un cambiamento di attitudine da parte di tutti. Il multiculturalismo in un'organizazzione è in genere realizzato ad uno dei seguenti livelli: [23]
Nel loro articolo Thomas e Ely suggeriscono che, per risultare efficace, il cambiamento di un'organizzazzione che assume personale di razza minoritaria deve avere queste precondizioni: [24]
Se si guarda bene, gli otto punti elencati da Thomas e Ely tendono verso la creazione di una organizzazione multiculurale come descritta in precedenza. Nelle biblioteche, il modo migliore per iniziare questo cambiamento è fare passi piccoli ma continui. Come già detto sopra, è assai importante creare una mission statment che integri la diversità come un componente della biblioteca: il primo passo per il cambiamento è sviluppare una dichiarazione, la mission statment, sulla diversità. [25] Negli Stati Uniti le mission statments variano a seconda del ruolo della biblioteca e possono essere specifiche o generali. [26] Una pratica comune è di avere la mission statment accessibile al pubblico tramite materiale cartaceo o in linea. [27]
Il secondo passo è di valutare e creare opportunità di lavoro per le razze minoritarie. La biblioteca dovrà chiedersi:
La popolazione minoritaria molto spesso viene informata dell'opportunità di programmi di lavoro tramite la loro stessa comunità; ad esempio i leaders (religiosi o politici) hanno la possibilità di diffondere notizie molto rapidamente. La biblioteca deve identificare persone che hanno un ruolo direzionale nella comunità e iniziare uno scambio di idee su come servire al meglio la comunità stessa. Iniziare un dialogo con la comunità che si serve è il primo passo per il successo.
È necessario che i bibliotecari di domani riflettano sulla varietà di peesone che compongono la nostra società? Sì, è molto importante. La sfida maggiore nel creare ed comprendere questa diversità sta nel fatto che ogni nuova generazione di bibliotecari dovrà rinnovare l'idea di cosa costituisce diversità nella società, e perché questa diversità continuerà a cambiare. [28] Avere un personale vario che riflette la comunità contribuirà ad introdurre in biblioteca quelle minoranze che prima non erano prevalenti. Per fornire un miglior servizio, le biblioteche devono comprendere la cultura degli utenti, e ciò è possibile solo con l'integrazione di servizi e di dipendenti che provengono dalle stesse culture che si cerca di servire. Un personale vario sarà più attento ai bisogni di una minoranza specifica e ai problemi che esistono nell'approvigionamento di risorse e servizi.
In tal modo la creazione di un ambiente multiculturale in biblioteca sarà un processo continuo di evoluzione. Nkosinathi Sotshangane spiega che, per capire una cultura, non ci si può basare solo sulle differenze esistenti, ma bisognerà comprendere a fondo le peculiarità di lingua, razza, pensiero e comportamento sono propri di quella cultura. [29]
Il ruolo delle biblioteca è di soddisfare i bisogni della comunità di riferimento, e il cambiamento demografico delle nostre comunità avrà un impatto significativo sui tipi di servizi che una biblioteca può offrire. Le biblioteche non sono le uniche istituzioni chiamate a definire valori culturali, ma poiché hanno un ruolo importante nella società, sono chiamate a fornire un chiaro esempio di cosa significa oggi multiculturalismo. L'uguaglianza fra razze è un tema fondamentale dell'evoluzione moderna, e si è transformata in un concetto inestimabile per tutte le società che si dichiarano democratiche.
Alessia Zanin-Yost, Hunter Library - Western Carolina University, e-mail: azaniny@email.wcu.edu
[1] Columbia Encyclopedia, sesta edizione online.
[2] Andrea Bencini - Beatrice Manetti, Le parole dell'Italia che cambia, Varese, Tipografica Varese, 2005.
[3] Edwards Evans - Layzell Ward - Patricia, Rugaas, Management basics for information professionals, chapters 18-20, <http://lib.lmu.edu/mbif>.
[4] Nell'ottobre del 1997 la classificazione di razza secondo l'Office of Management and Budget (OMB), che fa parte dell U.S. Census Bureau, si basava su quattro categorie: American Indian or Alaskan Native, Asian or Pacific Islander, Black, and White. Nel 2000, per meglio riflettere le diversità razziali negli Stati Uniti, queste categorie vennero cambiate con le seguenti: American Indian or Alaska Native; Asian; Black or African American; Native Hawaiian or Other Pacific Islander; and White. Informazione accessibile a <http://www.census.gov/population/www/socdemo/race/racefactcb.html>.
[5] Informazione accessibile a <http://factfinder.census.gov>.
[6] L'American Community Survey (ACS) è un nuovo tipo di sondaggio che fornisce informazioni correnti sui cambiamenti delle comunità americane, ed è stato progettato per eliminare il bisogno di usare la forma lunga nel Censimento del 2010. Informazione accessibile a <http://factfinder.census.gov>.
[7] Il censimento usa i termini "razza spagnola" o "razza latina" senza distinzione. A queste razze appartangono persone che provengono dal Messico, Porto Rico, Cuba, Spagna, e le cui origini sono considerate come luogo di nascita della persona, ceppo razziale o nazionalita. Informazione accessibile a <http://census.gov>.
[8] ISTAT, 14mo Censimento Generale (21 luglio 2005) accessibile a <http://www.istat.it/istat/eventi/stranieri/volume_stranieri.pdf>.
[9] ISTAT, cit.
[10] Il documento in italiano è accessibile a: <http://www.ifla.org/VII/s32/pub/multiculturali-linee-guida-it.pdf>.
[11] Zora Sampson, The role of civility in diverse relations, in Managing multiculturalism and diversity in the library: principles and issues for administrators, edited by Mark Winston, Binghampton, The Haworth Press 1999, p. 93-110.
[12] Roberto Tujillo - David Weber, Academic library responses to cultural diversity: a position paper for the 1990's, "Journal of Academic Librarianship." 17 (1991), p. 157-162.
[13] Denice Adkins, Latino librarians on becoming LIS educators: an exploratory investigation of the barriers in recruiting latino faculty, "Journal of Education for Library and Information Science", 45 (2004) 2, p. 49-61.
[14] Fino al 1840 il sistema d'educazione negli Stati Uniti era localizzato ed accessibile solo ai ricchi. Horace Mann e Henry Barnard, fondatori della Common School Movement, sostennero la causa di un'educazione senza discriminazioni di classi sociali. Verso la fine del diciannovesimo secolo, i loro sforzi portarono all'istituzione della scuola elementare pubblica, che era accessibile a tutti i bambini. Nel 1852 lo stato del Massachusetts approvò le prime leggi sulla frequenza obbligatoria, e un anno dopo lo stato del New York istituì una legge simile. Nel 1918 tutti gli stati avevano approvato leggi che richiedevono la frequenza obligatoria alla scuola elementare. Cfr. H. Warren Button - Eugene F. Provenzo Jr, History of education and culture in America, Prentice-Hall, 1983.
[15] Nel 1875 venti stati richiesero che una percentuale delle tasse pubbliche fosse destinata al mantenimento delle biblioteche scolastiche. Cfr. Dougles Knight - E. Shepley Nourse, Libraries at large, R. R. Bowker, 1969, p. 89.
[16] C. Knight – E. S. Nourse, cit., p. 91.
[17] Fino agli inizi del 1900 i lavori che potevano fare le donne erano limitati, e in genere si orientavano all'istruzione o al servizio (infermiere, segretarie etc.), o a lavori connessi con il nurturing (l'accudire e l'allevare amorevolmente). Il lavoro di bibliotecaria, e il seguire i bambini nella loro educazione, rientrava nei canoni della società di allora.
[18] Secondo Rubin, negli Stati Uniti l'80% dei bibliotecari che lavorano in biblioteche pubbliche sono donne. Cfr. Richard Rubin, Foundations of library and information science, Neal-Schuman Publishers, 2000, p. 398.
[19] L'ARL è un organizzazione professionale che include tutte le biblioteche universitarie negli Stati Uniti e in Canada.
[20] Jerome Offord, ARL recruits minority undergraduates to research librarianship, "ARL" (2004), 233, p. 4-6. Informazione accessibile a <http://www.arl.org/newsltr/233/recruit.html>.
[21] Il materiale usato per compilare questa lista proviene da Rosemary Rhuig Du Mont - Lois Buttlar - William Caynon, "Multiculturalism in Libraries", Greenwood Press, 1994; Evans St. Lifer - Corinne Nelson, Unequal Opportunities. Race Does Matter. "Library Journal", November 1997, p. 42-46; Lorna Peterson, Multiculturalism: Affirmative or Negative Action? "Library Journal", July 1995, p. 30-33; Ashely E. Bonette., Mentoring Minority Librarians up the Career Ladder, "Library Administration & Management", 18 (2004), p. 134-139.
[22] Intervista personale con Patricia Hackett.
[23] Richard Allen - Kendyl Montgomery, Applying an Organizational Development Approach to Creating Diversity, "Organizational Dynamic" 30 (2001), 2, p. 149- 161.
[24] David A. Thomas - Robin J. Ely. Making Differences Mateer: a New Paradigm for Managing Diversity, "Harvard Business Review", September-October 1996, p. 79-90.
[25] La mission statment è una dichiarazione che indica la posizione che un organizzazione ha riguardo a questioni rilevanti quali i servizi, il management, le regole etc.
[26] Ad esempio si vedano le mission statements di: Seattle Public Library, <http://www.spl.org/default.asp?pageID=about_policies_diversity>; University of Tennessee Libraries, <http://www.lib.utk.edu/diversity/organization/mission.html>; Ocean County Library <http://www.oceancountylibrary.org/About/Diversity-Plan.htm>.
[27] Odin, Jurkowski, School Library Website Components, "TechTrends: Research & Practice to Improve Learning", 48 (2004) 6, p. 56-60. In questo articolo l'autore ha riscontrato similarità nel contenuto e nell'organizzazzione di 34 home page create da biblioteche dello stato del Missouri.
[28] Rosemary Rhuig Du Mont - Lois Buttlar - William Caynon, cit., p. 9.
[29] Nkosinathi Sotshangane, What Impact Globalization has on Cultural Diversity?, "Alternatives: Turkish Journal of International Relations", 1 (2002), 4, p. 214-231.