«Bibliotime», anno II, numero 3 (novembre 1999)


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Anna Ortigari

Verso la biblioteca digitale



The Digital Library: Challenges and solutions for the new Millenium (Bologna, June 17-18, 1999).

Il Convegno The Digital Library: Challenges and solutions for the new millenium, tenutosi il 17 e 18 giugno 1999 a Bologna [1], ha visto la partecipazione di numerosi esperti che nell'insieme, hanno fornito un quadro ampio ed articolato di esperienze, progetti, problematiche e possibili evoluzioni di quella che oggi, in modo più o meno appropriato, viene definita biblioteca digitale. Difatti manca ancora una definizione univoca di biblioteca digitale, il cui ambito semantico è in continua evoluzione, mentre coesistono i tentativi di "sistemazione terminologica" che esprimono la naturale evoluzione di concetti quali quelli di biblioteca automatizzata, biblioteca elettronica, biblioteca virtuale, biblioteca senza pareti, biblioteca ibrida, etc. [2].

L'obiettivo principale del convegno non era quello di "definire" con precisione gli ambiti della biblioteca digitale - anche se il mutamento del ruolo e delle funzioni delle biblioteche è stato oggetto di numerose relazioni - ma piuttosto di fornire un quadro significativo degli elementi che la costituiscono, mediante l'intervento dei "soggetti" che in modi diversi partecipano alla catena di creazione, organizzazione, fruizione e trasmissione di informazione registrata su supporto elettronico: in sostanza, la presenza di collezioni digitali a testo pieno (associabile al concetto di perdita di fisicità del documento); l'uso di tecnologie informatiche per l'acquisizione, il trattamento, la conservazione, la conversione, l'accesso e la distribuzione delle risorse; la rottura dei confini tradizionali tra chi produce conoscenza, chi la distribuisce, chi la organizza e chi la utilizza (emergono nuovi soggetti nel circuito complessivo della circolazione dell'informazione, ma anche un diverso ruolo per soggetti che tradizionalmente sono grandi produttori ed utilizzatori di conoscenza, come le università ed i centri di ricerca); la diffusione di nuove modalità di erogazione dei servizi di prestito e riproduzione dei documenti; l'attuale inadeguatezza della normativa sulla tutela dei diritti di autore ed il ricorso alla trattativa privata per la negoziazione delle licenze; il diffondersi di forme di cooperazione per l'acquisizione e la distribuzione dei documenti; infine l'ipotesi di creazione di un nuovo modello organizzativo che modifica ed integra dinamicamente tutti gli elementi precedenti. Va in questa direzione, ad esempio, il V Programma Quadro comunitario che sollecita la presentazione di progetti che integrino metodologie diverse per la valorizzazione complessiva di beni culturali.

Le nuove tecnologie hanno indubbiamente modificato le modalità di trasmissione della conoscenza, e costituiscono anche occasione di nuovi investimenti e opportunità occupazionali, come ha ricordato Lorenza Davoli (Assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna) in apertura del convegno, annunciando l'imminente apertura a Bologna della Biblioteca multimediale di "Sala Borsa". La funzione di educazione all'utente da parte delle biblioteche è stata invece al centro dell'intervento di Rosaria Campioni, Soprintendente per i Beni librari della Regione Emilia-Romagna, che ha citato in proposito ASCESI, il progetto di editoria elettronica basato sulla formazione a distanza. La funzione educativa della biblioteca è stata ribadita anche da Dick Alford del British Council, che ne ha parlato come prassi oramai consolidata in Gran Bretagna, dove la Commissione per le Biblioteche inglesi svolge un importante ruolo sociale di promozione e gestione della conoscenza. Di "nuovo ruolo" assunto dai professionisti dell'informazione ha trattato anche Alfonsa Martelli, riferendosi in particolare al mondo dei documentalisti, definiti come "identificatori, connettori e comunicatori" dell'informazione. Anche per i documentalisti infatti le nuove tecnologie implicano sostanziali mutamenti nelle competenze e negli obiettivi, in un'ottica di interazione ed integrazione tra le diverse professionalità tradizionali ed emergenti.

Il programma del convegno, decisamente corposo, ha visto l'articolazione degli argomenti trattati in 6 sessioni tematiche:

1) copyright
2) editoria elettronica
3) presentazione di esperienze in corso
4) standard e protocolli
5) progetti
6) document delivery elettronico

 

SESSIONE 1: IL COPYRIGHT

Nella sessione sul copyright si sono avvicendati esperti di legislazione e rappresentanti di editori, che hanno messo in evidenza il difficile equilibrio tra gli interessi ed i diritti specifici dei soggetti coinvolti (autori, editori, utenti) e la normativa di riferimento per la gestione, l'accesso ed il controllo qualitativo dei documenti elettronici. Dal dibattito è emersa l'esigenza di promuovere un ruolo più attivo per le università e le istituzioni scientifiche nell'ambito dell'editoria elettronica, creando i presupposti per un mercato più concorrenziale, e dal quale anche le University press siano in grado di trarre un vantaggio economico. Si tratterebbe dunque di risolvere la situazione attuale per cui le università sono contemporaneamente produttori, finanziatori ed acquirenti dei risultati delle proprie ricerche, mentre il controllo della qualità viene tuttavia demandato (anche per scelta degli stessi autori) agli editori commerciali, che di conseguenza ne traggono tutti i vantaggi economici. Dall'insufficiente garanzia di controllo qualitativo che attualmente caratterizza buona parte delle pubblicazioni scientifiche esclusivamente digitali nasce perciò l'esigenza di ridefinire gli elementi e i criteri di valutazione delle collezioni digitali rispetto a quelle cartacee. Ai quesiti emersi nel dibattito che ha caratterizzato questa sessione hanno in parte risposto alcune esperienze di riviste scientifiche prodotte e curate da enti di ricerca, esperienze presentate nelle sessioni successive del convegno (come quelle nate nella comunità dei fisici), a testimonianza di un possibile equilibrio tra questi elementi.

 

Marco Marandola (Consulente giuridico di diritto d'autore e licenze)

Un nuovo diritto d'autore per le biblioteche digitali?

Per Marco Marandola i problemi di fondo sono la difficoltà da parte delle biblioteche a gestire risorse protette dalla normativa sul copyright, ma anche la scarsa omogeneità e l'inadeguatezza della legislazione di riferimento. Da un lato infatti c'è una normativa nazionale ed europea, che tutela in modo differenziato le risorse a seconda dei supporti; dall'altro la normativa italiana, tuttora basata sulla vecchia legge n. 633 del 1941. Come se non bastasse, non si è ancora pervenuti ad una armonizzazione dei regimi normativi nazionali da parte dell'Unione Europea.

Le nuove tecnologie definiscono un "nuovo diritto d'autore" ed un nuovo ruolo delle biblioteche. Il contesto legislativo è quindi caratterizzato da una evidente difficoltà a seguire l'evoluzione di un mercato in continuo movimento e, di conseguenza, a coordinare normative nazionali ed internazionali.

La confusione che regna in ambito normativo fa sì che il modello di riferimento per l'acquisizione e la gestione delle risorse sia solamente quello derivante dalla "negoziazione" delle licenze attraverso un contratto. A differenza di quanto accade in altri paesi - dove il ricorso alla negoziazione da parte di grossi consorzi di biblioteche è prassi ormai consolidata - in Italia c'è ancora una scarsa preparazione alla negoziazione delle licenze, e raramente si firmano accordi che favoriscano i servizi gestiti dalle biblioteche. Inoltre la mancanza di norme coercitive più autorevoli di quelle rappresentate da un contratto fa sì che le biblioteche tendano a subire le condizioni imposte da editori e distributori, finendo col privilegiare un approccio basato essenzialmente sul vantaggio economico. Indubbiamente il ricorso alla negoziazione consortile darebbe maggior forza contrattuale alle biblioteche, soprattutto a quelle prive di uffici legali, e favorirebbe contratti molto più chiari.

Nell'immediato, di fronte all'attuale vuoto normativo, Marandola ritiene che l'unica strada percorribile sia quella della contrattazione delle licenze, perché potenzia il ruolo contrattuale delle biblioteche, e pertanto suggerisce una strategia basata su tre livelli di intervento:

A) elaborazione di linee guida sulla contrattazione delle licenze allo scopo di fornire i necessari strumenti conoscitivi;

B) elaborazione di un modello-tipo di contratto di licenza, nonostante le difficoltà derivanti sia dalla normativa "antitrust" (che vieta l'imposizione di un contratto nazionale allo scopo di garantire la contrattazione), sia dall'impossibilità di individuare un modello estensibile a tutte le biblioteche italiane;

C) realizzazione di centri di servizi o iniziative consortili, che garantiscano i vantaggi già esposti sopra.

Le difficoltà giuridiche, spiega Marandola, non si limitano alle sole risorse elettroniche, ma anche a quelle tradizionali, e questo sia a livello nazionale che a livello comunitario. In Italia è tuttora in discussione un D.L. (4953 bis) notevolmente penalizzante per la gestione delle risorse cartacee perché, rispetto alla legge del 1941, limita ulteriormente l'uso di strumenti di riproduzione dei documenti all'interno delle biblioteche (come le fotocopie), mentre a livello comunitario è in discussione la "Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio di armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi alla società dell'informazione".

 

Graham Cornish (British Library Document Supply Centre ed esperto IFLA per il copyright)

Guardando in entrambe le direzioni: le sfide dell'intermediario nell'era elettronica

L'intervento di Graham Cornish si è basato essenzialmente su "obiettivi e ruolo di intermediazione" delle biblioteche e del bibliotecario in ambiente elettronico, in relazione sia all'accesso ai documenti elettronici, sia alla tutela del copyright per tale tipo di informazione.

Cornish, in una curiosa similitudine, paragona la biblioteca ad un supermercato, pur rilevando la diversità dell'approccio rispetto all'utente-cliente. Entrambi infatti immagazzinano, organizzano e forniscono un prodotto-servizio al cliente-utente, ma hanno obiettivi diversi: il supermercato orienta la propria politica verso un certo tipo di consumatore, escludendo deliberatamente alcuni prodotti ed una certa tipologia di clienti, ed ha come scopo principale il raggiungimento del profitto; la biblioteca invece raccoglie informazione a prescindere dalla effettiva richiesta, ed organizza l'accesso anche all'informazione non posseduta, rivolgendosi non ad un consumatore preciso ma a tutti gli utenti, quale che sia la loro capacità di acquisto.

Il ruolo della biblioteca e del bibliotecario viene modificato con l'avvento delle nuove tecnologie: la biblioteca garantisce l'accesso all'informazione, registra il disponibile (e non solo il posseduto), offre servizi dinamici e archivia informazioni elettroniche in cooperazione con altre realtà culturali; il bibliotecario dispone di mezzi multimediali, integra la funzione di semplice fornitura del servizio con quella più complessa di vera e propria selezione critica e "valutazione" della risorsa nell'interesse dell'utente, ed è sempre di più assimilabile ad uno "scienziato dell'informazione".

Il ruolo della biblioteca è quindi quello di fungere da "intermediario neutrale" tra autori, detentori e utenti rispetto all'informazione, compresa quella il cui valore commerciale è tutelato dal copyright. La normativa sui diritti d'autore può assegnare certi "privilegi legali" alle biblioteche che forniscono l'accesso all'informazione elettronica, lasciando al tempo stesso spazio a norme e accordi contrattuali con i quali tali privilegi non devono confliggere.

In generale ci deve essere quindi una relazione di fiducia fra proprietario del copyright, utilizzatore e intermediario, e la biblioteca si trova nella posizione ideale per cogliere le potenzialità dell'accesso alle informazioni elettroniche, ad esempio creando delle partnership sia con altre biblioteche che con entità come archivi, musei, gallerie, ecc.

Scopi e attività principali di queste partnership dovrebbero essere:

- collaborare con gli editori tutelando al tempo stesso gli autori (i proprietari del copyright devono sapere che non siamo in contrapposizione ma alleati);

- costituire host e database per immagazzinare informazioni e garantire l'accesso al materiale;

- valorizzare e garantire quella fase della "catena dell'informazione" che vede la biblioteca direttamente coinvolta nell'erogazione di servizi, potenziando l'accesso e la fornitura di documenti (prestito, riproduzione);

- non sottoscrivere accordi a lungo termine;

- comprare tecnologie che garantiscano agli utenti accesso e continuità del materiale

- sfruttare mercati aggiuntivi o paralleli;

- sviluppare servizi addizionali di editoria elettronica che non prevedano l'affidamento esclusivo di tale attività agli editori;

- fare formazione (anche degli utenti) per garantire un supporto informativo sul copyright (es. task force creata dal governo inglese;

- garantire equilibrio e correttezza nell'uso dell'informazione per tutelare i bisogni degli utenti.

 

Charles Oppenheim (Loughborough University, Loughborough)

L'azione di JISC Publishers' Association per lo sviluppo di linee-guida sul copyright

L'intervento di Charles Oppenheim prende in esame il naturale rapporto di "diffidenza" che il mondo dell'editoria ha da sempre con il formato elettronico dei documenti, e che è motivato da due ordini di preoccupazioni: la possibilità che l'elettrocopia (come veniva chiamata un tempo) costituisca di per sé una violazione del copyright, e la facilità con cui la medesima può essere diffusa e riprodotta. A ciò si aggiunge il fatto che la possibilità di manipolazione degli originali inficia il controllo sulla qualità intellettuale del documento. Era inevitabile che tale conflitto si ripercuotesse anche sulle biblioteche, naturali protagoniste della diffusione dell'informazione, anche elettronica.

In Gran Bretagna si è cercato fin dall'inizio di ricomporre per quanto possibile questo contrasto dando vita a diverse iniziative sfociate nel Rapporto Follett e nel programma e-Lib.

Una delle più proficue è stata quella illustrata da Oppenheim, denominata JISC/PA [3]. Si tratta di un gruppo di lavoro congiunto tra il Joint Information System Committee (uno dei comitati per il finanziamento dell'istruzione superiore, e responsabile della diffusione dell'informazione elettronica negli istituti di istruzione superiore) e la Publishers' Association (associazione degli editori commerciali britannici).

Il gruppo ha già ottenuto buoni risultati, come ad esempio:

- individuazione di casi in cui l'uso delle risorse da parte dell'utente finale può prescindere da ogni autorizzazione (fair-dealing);

- stesura di un modello contrattuale che definisce i criteri d'uso del materiale digitale;

- definizione di un algoritmo per la fissazione dei prezzi;

- finanziamento di un punto di smistamento (e archiviazione) del materiale elettronico ("camera di compensazione");

- formazione a distanza.

L'esperienza di questo gruppo di lavoro è stata particolarmente preziosa sia per i risultati ottenuti, sia per il clima di collaborazione che si è instaurato tra due mondi inizialmente ostili.

 

John Cox (John Cox Associates, International Publishing Consultancy, Towcester)

Diritto d'autore o contratto: diritti dell'editoria nel futuro elettronico

L'intervento di John Cox ha inteso sottolineare la funzione centrale assolta dal diritto d'autore nel garantire un ritorno economico all'editore e all'autore e, al tempo stesso, nell'assicurare la qualità scientifica del prodotto. Infatti, se è vero che la commercializzazione di un documento implica necessariamente un controllo sulla qualità e sulla affidabilità dell'informazione originaria, si giustifica e si legittima la generalità e la rigidità della normativa sul diritto d'autore. Ma generalità e rigidità hanno dei limiti oggettivi. L'unico strumento possibile per il superamento di questi limiti è costituito dal ricorso alla negoziazione contrattuale che, oltre a prevedere di volta in volta deroghe al diritto d'autore (a seconda delle esigenze delle parti), ha il vantaggio di potersi evolvere di pari passo con lo sviluppo della tecnologia dell'informazione.

Dopo aver ricordato che il problema dei copyright è noto da secoli, il relatore si è soffermato su alcuni principi ed elementi di fondo:

- principio economico "qualità-valore": il copyright è un diritto di proprietà e come tale può essere commercializzato (venduto), ma richiede anche un'azione di controllo sulla qualità dell'informazione originaria. L'editore infatti aggiunge valore al prodotto scientifico dell'autore esercitando questo tipo di controllo (il cosiddetto peer-review);

- principio di possesso. Per l'editore è soprattutto una questione economica: qualità e valore aggiunto sono i suoi presupposti e sono alla base del difficile equilibrio tra produttori e utilizzatori delle informazioni;

- diritti morali: sono sempre inalienabili. Rimangono sempre all'autore che può tuttavia rinunciarvi.

In questo difficile equilibrio tra principi economici e principi morali si sta affermando un nuovo modello commerciale costituito da alleanze biblioteche-editori, in una prospettiva di cooperazione tra soggetti interdipendenti tra loro. Numerosi oramai sono i modelli contrattuali per la negoziazione delle licenze, che non dovranno tuttavia essere ancorati a rigidi modelli standard, ma prevedere l'estensione di servizi aggiuntivi, oltre che la disponibilità al superamento di accordi bilaterali biblioteche-editori per garantire spazio a nuovi soggetti.

 

SESSIONE 2: L'EDITORIA ELETTRONICA

Due interessanti esperienze di editoria elettronica, ormai consolidate, sono state al centro di questa sessione. L'andamento positivo di entrambe costituisce una nota di ottimismo sia per quanto riguarda le potenzialità di questa risorsa, sia per le possibilità di risolvere i problemi che spesso le si oppongono e che sono emersi a più riprese nelle altre sessioni.

 

Simonetta Pasqualis (Università di Trieste)

Gli scienziati per gli scienziati: JHEP ovvero il rinnovamento della comunicazione scientifica

L'esperienza oramai consolidata del Journal of Hight Energy Physic (JHEP [4]) -una rivista di fisica pubblicata da due anni nella sola versione elettronica e che tuttavia garantisce tutte le caratteristiche del peer review - smentisce in parte l'affermazione di John Cox secondo cui la validazione scientifica può essere garantita esclusivamente dai canali editoriali di tipo commerciale.

La rivista, gratuita per autori ed utenti, viene realizzata con procedure completamente informatizzate che garantiscono il trattamento omogeneo degli articoli. Gli interventi manuali infatti sono limitati alla sola revisione editoriale. La selezione e l'accettazione degli articoli proposti viene effettuata da una redazione composta da un gruppo di specialisti (referee di settore) secondo criteri di che ne garantiscono la "qualità" e la "pertinenza". L'indicizzazione da parte degli autori è supportata da un thesaurus specializzato consultabile via Web. La disponibilità online è garantita nell'arco di due mesi e non è soggetta a limitazioni nel numero delle pagine, dato il basso costo di produzione. L'iter della pubblicazione, dalla proposta iniziale alla stesura definitiva, è automatizzato e verificato dall'autore via Web.

La consultazione ipertestuale degli articoli (in tre formati diversi) e di altre fonti collegate è affidata ad un software che provvede anche alla loro distribuzione sugli altri siti di JHEP.

Si tratta quindi di una testimonianza significativa di editoria elettronica validata scientificamente che, per la comunità scientifica alla quale è rivolta, costituisce la naturale evoluzione dell'archivio dei pre-print consultabile nel sito. La Società Italiana di Fisica pubblica anche una versione cartacea, soprattutto a scopo di conservazione e di tutela del copyright.

 

Desmond Reaney (Institute of Physics Publishing, Bristol)

Marketing durante la transizione da carta stampata a formato elettronico

Dopo aver illustrato la storia e le caratteristiche della Phisic Publishing (sostanzialmente il braccio editoriale di una trentina di riviste elettroniche) [5], Desmond Reaney si sofferma su alcune problematiche generali caratteristiche di questo tipo di pubblicazioni.

In particolare egli rileva la maggiore dinamicità che contraddistingue queste pubblicazioni rispetto a quelle cartacee (in quanto strettamente legate all'evoluzione tecnologica) e la loro maggiore possibilità di diffusione (anche se non va comunque trascurata la pubblicazione cartacea, a garanzia degli utenti non collegati ad Internet).

I vantaggi di questa tecnologia sono evidenti: aumento dei lettori, tempestività dell'informazione, possibilità di accesso al database della rivista, link ad altre fonti. Non vanno tuttavia trascurati i problemi che tutto questo comporta. In particolare quelli legati al diritto d'autore, alla mancanza di un sistema di controllo nei confronti dei pre-print, al fatto che non si sia ancora pervenuti ad uno standard per le citazioni bibliografiche; inoltre anche nelle riviste elettroniche permane il meccanismo di rincorsa alla testata di prestigio.

Tutti questi cambiamenti impongono un radicale ripensamento delle strategie editoriali, sia per quanto riguarda la concezione stessa di periodico e del suo utilizzo, sia per quanto riguarda le strategie di marketing, il cui panorama di riferimento è ormai allargato a tutta la comunità coinvolta nell'informazione (dall'autore al lettore, passando attraverso i revisori e le biblioteche). Si tratta in sostanza di dar vita ad una "editoria distributiva", un sistema complessivo e ipertestuale di citazioni e di link ad altre fonti e archivi al servizio della comunità scientifica.

 

SESSIONE 3: PRESENTAZIONE DI ESPERIENZE IN CORSO

In questa sessione sono state presentate alcune esperienze e progetti in corso (relativamente a servizi di digital library), di origine e natura diverse: progetti di portata nazionale di istituzioni pubbliche, progetti condotti da centri di calcolo e progetti di enti scientifici. Anche da questa sessione è emerso un quadro complessivo che, se da un lato indica proposte più omogenee e compatte quando l'offerta dei servizi contiene anche una proposta culturale (ed un coinvolgimento di enti scientifici e biblioteche), dall'altro denota comportamenti differenziati e comunque più sensibili ad esigenze di mercato laddove vi sia il coinvolgimento diretto di soggetti commerciali. Alcuni editori e distributori, ad esempio, offrono l'accesso gratuito alla versione elettronica della risorsa cartacea, mentre altri forniscono a fatica l'accesso ai soli indici. In entrambi i casi il parametro di riferimento per la negoziazione delle licenze per l'accesso alla risorsa elettronica è costituito dal numero dei potenziali utilizzatori (numero di studenti e docenti dell'Ateneo). In questo quadro si muovono singole biblioteche o raggruppamenti consortili in contrattazioni i cui esiti rivelano il difficile equilibrio tra offerta culturale, domanda ed offerta di servizi, esigenze di mercato e necessità di realizzare vere e proprie economia di scala, in un mercato in continua evoluzione nel quale la negoziazione cooperativa tra biblioteche risulta attualmente l'unica strada praticabile.

 

Veronica Fraser (Department of Health, UK)

Il nuovo Servizio Sanitario Nazionale (NHS): sviluppo della Biblioteca elettronica nazionale per la salute

E' stato illustrato in questo intervento il progetto di modernizzazione e informatizzazione del Servizio sanitario nazionale britannico che nell'immediato futuro darà vita ad una Biblioteca Elettronica Nazionale per la Salute (NeLH) [6]. Si tratta di una biblioteca virtuale che consentirà un più rapido ed efficace reperimento non solo delle informazioni necessarie ad una buona assistenza sanitaria (come ad esempio l'accesso alle cartelle cliniche dei pazienti), ma anche, grazie al suo collegamento con la rete scientifica Janet, delle informazioni di tipo strettamente scientifico e bibliografico. Soprattutto per quest'ultimo aspetto la collaborazione fattiva dei bibliotecari è considerata, dalla relatrice, imprescindibile.

 

Fabio Valenziano (CILEA, Milano)

CILEA digital library: un servizio di biblioteca in linea per l'università e la ricerca

Cilea Digital Library (CDL) [7] è un progetto, in corso di realizzazione, che si propone di costituire un Servizio di biblioteca digitale online per l'Università e la ricerca scientifica.

Suoi obiettivi primari sono l'acquisizione e la gestione consortile di risorse informative: abbonamento ed accesso al full-text di riviste elettroniche e di letteratura grigia prodotta da enti di ricerca, oltre che a banche dati bibliografiche. La collaborazione di un Centro di calcolo come il CILEA garantisce un adeguato supporto tecnologico (hardware e software) e l'implementazione di interfacce semplificate per l'accesso alle risorse. Il Centro infatti, oltre a gestire tecnologie esistenti, si propone anche di promuovere tecnologie informatiche evolute. E' prevista l'integrazione e lo sviluppo di software per l'accesso unificato a risorse di tipo diverso, l'implementazione di server consortili e l'accesso all'informazione residente su server remoti.

Il servizio, rivolto principalmente a università ed enti di ricerca, ma estensibile anche ad altri istituzioni, come ospedali e biblioteche di diversa tipologia, costituisce un'occasione di semplificazione amministrativa, soprattutto per realtà medio-piccole prive di adeguati supporti legali ed amministrativi. Il CILEA si propone anche di coordinarsi con altre iniziative consortili; ogni iniziativa verrà vagliata da una commissione CDL composta da docenti e bibliotecari che s'incaricherà della scelta e della valutazione delle risorse da acquisire e della promozione e diffusione dei relativi servizi [8].

 

Mirko Tavoni, Alberto Petrucciani (Università di Pisa, Progetto CIBIT)

Il progetto "Biblioteca Telematica Italiana" [9]

Mirko Tavoni ha illustrato il progetto "Biblioteca Telematica Italiana", una biblioteca digitale di fonti primarie relative alla cultura italiana dal Medioevo al Novecento. Il progetto, finalizzato alla promozione e alla diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo, ha carattere interdisciplinare e rappresenta in modo significativo le cosiddette scienze umane e sociali. Si avvale infatti della collaborazione di studiosi di 16 università italiane (esperti di linguistica, storia, letteratura, filosofia, scienza della politica, musica) e di specialisti di linguistica computazionale e biblioteconomia facenti capo al CIBIT, Centro Interuniversitario Biblioteca Telematica Italiana.

Più esattamente il progetto intende rendere disponibili in rete (per la lettura, ma soprattutto per la consultazione a testo pieno) un nutrito corpus di testi, che entro il 1999 dovrebbe toccare il migliaio.

Il progetto prevede la digitalizzazione dei documenti in formato testo secondo le specifiche dello standard di codifica SGML/TEI [10], eventualmente accompagnata dall'immagine del documento nel caso questo sia di particolare interesse culturale, storico o filologico.

La consultazione si avvarrà invece del motore di ricerca DBT [11] tradotto in Java per la consultazione via Internet tramite un comune browser. Esso permetterà una "area di lettura" per una più rapida consultazione dei testi, ed una "area di ricerca avanzata" per particolari insiemi di testi codificati con marcatori linguistici, metrici e concettuali. Queste scelte consentono di consultare l'intero testo e suoi sottoinsiemi secondo parametri molto sofisticati e definiti dinamicamente da utenti con esigenze di ricerca più approfondite.

Il progetto prevede anche lo sviluppo di una complessa architettura biblioteconomica in linea, completa di numerosi archivi e sistemi controllati per la catalogazione e l'indicizzazione dei testi. Particolare attenzione verrà rivolta alla possibilità di dialogo e di integrazione tra la Biblioteca Telematica Italiana, banche dati bibliografiche, OPAC di biblioteche e altre collezioni digitali, siano esse basate sulla comune codifica SGML, su altri standard internazionali affermati (come UNIMARC), o su altri in via di diffusione (particolarmente Dublin Core).

Nella fase attuale si possono consultare testi moderni, grazie alla concessione dei diritti da parte della casa editrice Einaudi, e testi non coperti da copyright per i quali è libero anche il downloading.

 

SESSIONE 4: STANDARD E PROTOCOLLI

Non poteva mancare una sessione dedicata agli standard e ai protocolli, strumenti che, al di là delle problematiche squisitamente tecnologiche, costituiscono parte integrante e imprescindibile dei sistemi e servizi della Biblioteca digitale. In questa sessione sono stati presi in esame alcuni degli standard utilizzati nelle attività di creazione, codifica, indicizzazione, identificazione, localizzazione, comunicazione, trasferimento, interconnessione, conservazione e conversione di risorse elettroniche.

 

Andrew Braid (The British Library Document Supply Centre)

Accesso potenziato per gli utenti finali mediante utilizzo di standard

Per Andrew Braid la biblioteca digitale è lo strumento di accesso locale e remoto ai documenti per l'utente finale, un "sogno" di cui si parla da 15 anni che può realizzarsi pienamente solo grazie all'uso e all'estensione degli standard.

Il relatore si è soffermato in particolare su due gruppi di standard, il Search and Retrieve Protocol (ISO Z39.50) e l'Interlibrary Loan Protocol (ISO 10160 e ISO 10161), che nell'insieme garantiranno un'efficace gestione dei servizi di ricerca, prestito interbibliotecario e fornitura di documenti cartacei ed elettronici. Nell'implementazione di questi standard è particolarmente rilevante l'attività svolta dai gruppi ZIG e IPIG [12].

Il primo standard, basato su un'architettura client/server, viene applicato in molti sistemi di accesso a database e cataloghi (OPAC e METAOPAC), e presenta numerosi vantaggi per l'utente finale, quali l'eliminazione delle duplicazioni nei risultati della ricerca, l'accesso a diversi database attraverso un'unica interfaccia, la gestione di servizi aggiuntivi (save, update, item order, ILL request).

Il secondo gruppo - ISO ILL Protocol - è costituito da due standard, ISO 10160 e 10161, che codificano i messaggi dei servizi ILL ed il protocollo per la comunicazione sia all'interno di un sistema ILL che tra diversi sistemi. Utilizzati soprattutto nei sistemi ILL statunitensi, sono stati recepiti anche in alcuni progetti comunitari.

Nello sviluppo di sistemi di Electronic Document Delivery è significativa anche l'attività del gruppo GEDI (Group Electronic Document Interchange) che ha messo a punto un proprio standard ed ha sviluppato Ariel, un software per l'acquisizione e l'invio in formato elettronico dei documenti acquisiti tramite scanner. Nato per uniformare e facilitare l'estensione di questo servizio, Ariel viene utilizzato da numerose biblioteche e agenzie, compresa la British Library, ma non ha ancora una diffusione massiccia.

La British Library, con i suoi 235.000 periodici ed i suoi archivi di monografie e articoli per la gestione del servizio di ILL e DD, utilizza già lo standard Z39.50 e Ariel, e intende ora adottare gli standard ISO-ILL integrandoli nel proprio sistema.

La scelta della British Library è quindi quella di "integrare" tecnologie diverse grazie all'utilizzo degli standard e dei protocolli di comunicazione per garantire l'omogeneità del formato dei dati, il superamento delle barriere della comunicazione, facilitare l'accesso ai dati per l'utente finale ed estendere i propri servizi.

Pur mancando ancora uno standard per l'amministrazione omogenea del sistema di pagamenti, l'uso integrato degli standard è l'unico strumento che potrà realizzare una vera e propria integrazione dei vari servizi della Biblioteca Digitale.

 

Riccardo Ridi (Coordinatore AIB-WEB)

Metadata e metatag: l'indicizzatore a metà strada fra l'autore e il lettore

L'intervento di R. Ridi ruota essenzialmente attorno ai valori qualitativi dell'intermediazione: quello intrinseco, più strettamente tecnico, e quello deontologico, quindi etico, che investe non solo la qualità dell'indicizzazione ma anche l'affidabilità stessa delle informazioni sulle fonti primarie - i "data" - veicolate dagli strumenti di intermediazione - i "metadata".

I metadata non sono altro che "dati sui dati", ovvero, più precisamente, un insieme di informazioni strutturate ed organizzate riferite a documenti primari a testo pieno elettronici (ma anche cartacei), che ci permettono di organizzare e recuperare (identificare, localizzare, selezionare, gestire e localizzare) le risorse disponibili in rete. I metadata elettronici svolgono, in rete, una funzione più importante rispetto a quella svolta dai cataloghi cartacei, data la natura eterogenea delle risorse elettroniche, la larga diffusione su scala mondiale, il ridotto controllo bibliografico e catalografico, la diffusa presenza di risorse non organizzate e strutturate, e la compresenza di motori di ricerca la cui azione risponde spesso ad una domanda quantitativa piuttosto che qualitativa.

C'è poi da osservare che, nel mondo delle reti, il vecchio schema che vedeva il bibliotecario (in quanto autore dei "metadata", cioè del catalogo) come unico tramite fra il documento e l'utente finale risulta ormai definitivamente infranto. Nel mondo digitale infatti gli elementi costitutivi dei metadata sono spesso opera dell'autore stesso, il quale, avvalendosi dei "metatag" (gli elementi identificativi del documento utilizzati dai motori di ricerca e presenti nella head del file HTML), è in grado di indicizzare autonomamente i propri documenti. In questo contesto, data e metadata si fondono spesso nello stesso documento, e l'utente, tramite i motori di ricerca, può accedere all'informazione senza il filtro ufficiale di un catalogatore. Risulta quindi sempre più stretta la possibilità di dialogo fra i tre protagonisti: l'autore, l'utente e l'indicizzatore.

Non per questo si deve ritenere che sia superato il ruolo del bibliotecario come intermediario dell'informazione. Infatti il ruolo di pre-indicizzatore che l'autore si assume ha spesso come risultato indicizzazioni approssimative se non del tutto distorte (spesso volutamene, come nel caso di certi siti commerciali). Perciò si sente sempre più l'esigenza di un'indicizzazione professionale dei documenti in rete che integri e coordini quella auto-indicizzata, e che non può che essere affidata a personale qualificato in grado di garantire precisione, autorevolezza e obiettività (o "terzietà", secondo l'espressione del relatore, cioè l'"essere terzi" tra l'utente e l'autore).

Tra i numerosi progetti relativi ai metadata, quello che maggiormente cerca di venire incontro a questa esigenza è il Dublin Core Metadata [13], che si propone di garantire un livello minimo di "scientificità" nell'autocatalogazione di autori ed editori e di porre, nello stesso tempo, le premesse per un ulteriore raffinamento da parte di indicizzatori professionali. Il progetto si avvale di uno standard che prevede la strutturazione delle informazioni in campi prestabiliti controllati (titolo, autore, soggetto e parole chiave, descrizione ecc.), utilizzando anche identificatori univoci come le URL [14], e altri in via di definizione, come le URN [15] e le URC [16].

Altro elemento qualificante del progetto è il contributo concreto dei bibliotecari che si affiancano al lavoro degli informatici, lasciando a questi ultimi la definizione della struttura e del formato dei campi e riservando a se stessi il controllo terminologico del contenuto informativo.

In un quadro caratterizzato dalla proliferazione di progetti sui metadata, e dalla confusione ingenerata dai motori di ricerca e dall'autoindicizzazione, occorre quindi sgombrare il campo dall'illusione, molto diffusa, che Internet possa assolvere alla funzione di una sorta di gigantesca bibliografia mondiale o di soggettario universale. Le ricerche effettuate tramite i motori di ricerca, per le caratteristiche intrinseche a tali strumenti, non potranno che essere molto dispersive se non ci si rassegna ad "abbassare il tiro", creando motori locali o disciplinarmente mirati e caratterizzati da metadata semanticamente qualificati, e lasciando a motori di ricerca meno raffinati il compito di collegare le varie isole (qualificate) dell'intero "docuverso" del Web.

 

Giovanni Bergamin (Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze)

Uno standard per il deposito legale delle pubblicazioni online

Il problema delle biblioteche nazionali, impegnate a raccogliere e conservare i documenti prodotti nei rispettivi paesi, è quello dell'archiviazione e della conservazione dei documenti, per garantirne l'utilizzo nel tempo.

Si tratta di estendere le problematiche sul deposito legale delle pubblicazioni cartacee alle pubblicazioni in formato digitale, il cui utilizzo è subordinato all'uso di hardware e software che, a causa della rapidità di evoluzione, non garantiscono la leggibilità di tali pubblicazioni nel tempo [17]. Occorre dunque realizzare strategie precise per la conservazione dell'informazione digitale e per garantire l'integrità del contenuto informativo.

Esistono già alcune esperienze concrete di digitalizzazione di documenti che vedono impegnate le biblioteche nazionali e che sono basate su strategie diverse per l'accesso e la conservazione dei dati. Alcuni esempi:

- il progetto di digitalizzazione di 86.000 volumi della Biblioteca Nazionale Francese prevede l'utilizzo di CD (Century-disc) della DIGIPRESS, cd-rom in grado di resistre a temperature che oscillano tra –150° e +150°. I Century disc però si curano solo della salute fisica dei dati e dei dischi che li contengono, e non della fruibilità del contenuto informativo e della integrabilità con altri strumenti o tecnologie, o di come assicurare l'accesso al contenuto in presenza di cambiamento delle tecnologie;

- il progetto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze di "conversione" e "migrazione" del CUBI (600.000 record bibliografici relativi alla Bibliografia Nazionale Italiana per il periodo 1886-1957) nella rete SBN. In questo caso prevale l'accesso al contenuto, cioè la leggibilità del record bibliografico;

- il terzo esempio riguarda invece la tecnica della "emulazione" (hardware e software) del comportamento di macchine remote (macchine virtuali) o di istruzioni software basate su un codice nativo di un ambiente obsoleto. MAME [18], ad esempio, offre gratuitamente software per emulare videogiochi creati con tecnologie superate. A differenza che nella migrazione, nell'emulazione il contenuto non è separabile dal contesto.

In generale, tra le strategie possibili si possono segnalare:

- quelle basate sulla conservazione della tecnologia necessaria per continuare ad accedere ai dati archiviati, caratterizzate però da costi elevati e limiti oggettivi (quali la mancanza di parti di ricambio);

- quelle basate sull'uso del recente UPF, nato negli ambienti del cinema e della televisione, uno standard che affronta il problema della fruibilità nel tempo del contesto e del contenuto dell'informazione: l'architettura tecnologica contiene specifiche per la gestione complessiva dei singoli elementi: contenuto informativo (data e metadata), formato ed identificazione dei dati, integrità e funzionalità di fruizione dell'archivio;

- quelle basata sui nuovi modelli per i libri elettronici, come il recente EBX [19], uno standard contenente le specifiche tecniche per la produzione e la diffusione di libri elettronici (e-book) via rete, e basato sul fair use del libro.

Il problema della conservazione degli archivi digitali viene affrontato nelle raccomandazioni ISO OAIS [20], elaborate per la conservazione di informazioni relative allo spazio (NASA) ma estensibili ad altri tipi di documenti perché si propongono di definire un modello di archivio al quale le tecnologie dovranno fare riferimento per garantire nel tempo l'accesso alle informazioni digitali.

Il modello OAIS viene seguito in NEDLIB [21], progetto europeo che vede impegnate 8 biblioteche nazionali (per il periodo 1998-2000) con lo scopo di costituire una infrastruttura europea per il deposito bibliotecario che garantisca anche per il futuro la diffusione, la tutela del copyright, la leggibilità e la conservazione delle pubblicazioni elettroniche prodotte oggi. In esso confluiscono alcune attività oggetto di progetti che vedono coinvolte le biblioteche nazionali, come EVA (per la Finlandia), PANDORA (per l'Australia), ed EdEN (della BNCF per l'Italia).

 

SESSIONE 5: PROGETTI

Il successo di una scommessa come quella della biblioteca digitale passa inevitabilmente attraverso la cooperazione. E' grazie ad essa che si possono raggiungere i migliori risultati nel mondo dell'informazione in rete. Ed è infatti attorno ad essa che ruotano alcuni dei progetti più interessanti attualmente in elaborazione, progetti che sono stati illustrati in questa sessione (viceversa, è forse proprio la mancanza di un vero spirito cooperativo che relega ancora l'Italia ad un ruolo marginale in questo ambito).

Valentina Comba (Università di Torino), Alessandro Bertoni (Università di Venezia)

La cooperazione tra i sistemi bibliotecari universitari in Italia

Nonostante siano consolidate in Italia forme di cooperazione tra biblioteche (soprattutto se della medesima tipologia o area disciplinare) e nonostante progetti nazionali come SBN, manca ancora una vera interazione tra chi gestisce i servizi e chi gestisce i sistemi bibliotecari, ma anche tra i servizi già esistenti e quelli suscettibili di sviluppo grazie alle nuove tecnologie.

L'indagine emersa dall'Osservatorio del MURST per la "Misurazione e valutazione delle biblioteche universitarie" [22] per l'anno 1997 rileva che esiste molta più collaborazione tra bibliotecari e biblioteche che non tra sistemi bibliotecari, e indica che in Italia, rispetto ad altri paesi, non si offre un livello adeguato di servizi (sia quantitativamente che qualitativamente), soprattutto in rapporto alle enormi risorse investite. In molti casi infatti gli accessi al materiale ed alla biblioteca sono limitati, ed è ancora poco diffuso il servizio di prestito interbibliotecario: i 2/3 dei prestiti italiani, ad esempio, vengono richiesti a biblioteche di altri paesi. L'inadeguata offerta di servizi (orari di apertura, spazi, prestito) è aggravata dalla strutturale frammentazione e dispersione delle biblioteche italiane (2227 punti di servizio), ed in generale da una scarsa cultura del servizio.

Occorre quindi promuovere e potenziare ulteriormente una vera cooperazione interuniversitaria per realizzare sistemi integrati di servizi ed iniziative comuni che utilizzino tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, anche se non mancano esperienze positive in questo senso, come le iniziative consortili per l'acquisizione e la condivisione di risorse elettroniche (per esempio quelle tra le Università di Bologna, Firenze, Padova, Venezia, Genova e l'IUE, e quella che fa capo al CILEA).

Occorrono pertanto cambiamenti radicali per sviluppare sistemi bibliotecari con la collaborazione e la professionalità di tutti i bibliotecari (non solo dei coordinatori), e la consapevolezza che questo lavoro va fatto ad un livello professionale elevato per qualificare i servizi per la didattica e la ricerca.

 

Enrica Veronesi (Università di Brescia)

SBBL: biblioteca virtuale, servizio reale

La relatrice ha illustrato nel suo intervento i servizi del Sistema bibliotecario biomedico lombardo [23], istituito con L.R. n. 41 del 12-12-1994 e costituito da 16 biblioteche biomediche. Il sistema offre agli utenti abilitati l'accesso a numerose risorse bibliografiche e a testo pieno, quali ad esempio il catalogo collettivo dei periodici SBBL, il catalogo delle monografie, le banche dati MEDLINE ed EMBASE e numerosi periodici a testo pieno (grazie all'accordo Cilea-Elsevier), ed ai servizi di document delivery.

 

Peter Burnhill (University of Edimburgh)

CASA - promuovere la cooperazione in materia di periodici ed articoli

Peter Burnhill ha illustrato alcune caratteristiche di CASA (Cooperative Archive of Serials and Articles) [24], il progetto europeo di durata triennale (1997-1999) coordinato dal CIB dell'Università di Bologna, il cui obiettivo prioritario è quello di sviluppare attività cooperative in relazione a periodici e articoli, documenti dal contenuto informativo irrinunciabile per chi fa ricerca, e quindi elementi fondamentali della digital library.

CASA si propone di costituire una sorta di metacatalogo dei periodici e delle loro parti costitutive (fascicoli ed articoli), cui l'utente finale accederà mediante un'interfaccia amichevole attraverso la quale verranno resi disponibili anche ulteriori servizi, quali la localizzazione dei periodici, la directory virtuale di spogli di articoli, la directory virtuale degli editori, e la directory virtuale di fornitori di document delivery e ILL.

CASA è basato sul Registro ISSN (World Serials Register, il nucleo del progetto) e sull'utilizzo di identificatori univoci dei periodici (ISSN), dei fascicoli e dei relativi articoli (standard SICI) per connettere i dati delle testate presenti nel registro ISSN con i servizi relativi ai periodici e agli articoli. L'impiego strategico degli identificatori (e la loro assegnazione) costituisce quindi una risorsa irrinunciabile del progetto, assieme alla fattiva collaborazione di partners come il Centro Internazionale ISSN (e alcuni centri ISSN nazionali), biblioteche universitarie, e numerose organizzazioni che supportano cataloghi collettivi (SBN e ACNP per l'Italia, NOSP per il nord dell'Europa, ed EDINA per la Scozia).

 

SESSIONE 6: IL DOCUMENT DELIVERY ELETTRONICO

Il document delivery elettronico è uno dei servizi che meglio caratterizzano la biblioteca digitale, e in generale uno degli strumenti più pratici che l'informatica mette a disposizione delle biblioteche. Esperienze italiane e statunitensi contribuiscono a mettere in luce le opportunità e le potenzialità di questo servizio, anche se ancora non sono stati risolti tutti i problemi inerenti l'integrazione tra i numerosi standard utilizzati nei vari sistemi ILL, e anche se c'è chi mette in guardia da troppo facili ottimismi.

 

Anna Maria Tammaro (Università di Firenze)

Document delivery come alternativa all'abbonamento

Alla domanda se mantenere in vita gli abbonamenti e quindi il possesso dei documenti o se accelerare uno dei servizi della biblioteca digitale garantendo l'accesso al servizio mediante il pay per view e/o ildocument delivery, Anna Maria Tammaro, anche alla luce dell'esperienza dell'Università di Firenze, risponde suggerendo strategie diverse.

Per far fronte alla cessazione degli abbonamenti di periodici, dovuta sia alla perdita della capacità di acquisto dell'ateneo fiorentino, sia all'aumento dei costi imposti dagli editori, il Coordinamento del Sistema Bibliotecario ha individuato nel document delivery una valida alternativa ad una politica degli acquisti da parte delle singole biblioteche ancora troppo ancorate alla logica del possesso e non a quella dell'accesso. L'offerta di tale servizio, che si affianca a quello del prestito interbibliotecario per i volumi, ha registrato un aumento significativo delle transazioni (passate da 6.000 a 20.000 dal 1996 al 1998, con un'incidenza del 67% rispetto alle richieste totali di prestito interbibliotecario). Sono stati attivati anche abbonamenti a periodici elettronici con licenza di sito. La gestione del servizio prevede l'utilizzo di risorse interne ed esterne all'ateneo: si forniscono infatti fotocopie di periodici posseduti dalle biblioteche e periodici non posseduti, per i quali ci si rivolge a biblioteche di altri atenei [25], a fornitori commerciali [26] e ad editori. Grazie alla diffusione di Ariel [27], le biblioteche fiorentine inviano in formato elettronico anche documenti a stampa.

Allo stato attuale non c'è una vera e propria convenienza economica perché non è stata dismessa la versione cartacea di periodici elettronici, e le duplicazioni ammontano a circa il 20% delle collezioni periodiche.

Da un esame della letteratura professionale emerge che la scelta del document delivery (accesso) come alternativa all'acquisto dell'abbonamento (possesso) si deve basare su criteri di costi/efficacia, vale a dire accesso ad un numero maggiore di periodici a parità di costi. In altre parole conviene per quei periodici per i quali il costo del document delivery è inferiore al costo dell'abbonamento diviso per il numero previsto degli usi in un anno (frequenza d'uso).

Alla domanda iniziale Anna Maria Tammaro suggerisce quindi soluzioni diverse basate su una politica differenziata nel tempo:

1) nel breve periodo: l'utilizzo del document delivery a parziale copertura di abbonamenti cessati e l'abbonamento a periodici elettronici ad integrazione dell'abbonamento cartaceo (convivenza dei due supporti);

2) nel medio periodo l'integrazione di due modalità di accesso: l'accesso remoto ad articoli di cui non si ha l'abbonamento (pay per view) per i periodici meno usati e l'accesso diretto e condiviso a periodici elettronici acquisiti in modo cooperativo (con licenza di sito). Si tratta di offrire un numero maggiore di titoli grazie alla condivisione con altre biblioteche ed altri sistemi bibliotecari (tramite il cosiddetto crossfile per tutti i membri del consorzio che hanno sottoscritto l'abbonamento), soluzione che eliminerebbe anche le duplicazioni. A livello internazionale esistono da tempo iniziative consortili di rilievo, come l'inglese NESLI. In Italia, sia pur con notevole ritardo, si sono avviate iniziative simili, come quella promossa dal gruppo INFER, o come quella scaturita da iniziative consortili tra alcuni atenei italiani (e di cui fa parte anche l'Ateneo fiorentino), per l'acquisizione e la condivisione di risorse elettroniche;

3) nel lungo periodo si tratta invece di rivedere il rapporto accesso/possesso, dando vita ad una sorta di "editoria distribuita" [28] che sottrae all'editore il monopolio della distribuzione e dà all'utente la possibilità di scegliere tra le varie opzioni di fornitura dei documenti. Si tratta di creare una infrastruttura per la gestione dell'intero circuito dell'editoria elettronica scientifica (domanda ed offerta culturale) garantendo, al tempo stesso, la tutela dei diritti della proprietà intellettuale. E' uno degli obiettivi di DAFNE (in corso d'esame), un progetto nazionale finalizzato alla realizzazione di una Biblioteca Digitale Italiana.

 

Mike McGrath (The British Library Document Supply Centre)

Il futuro digitale - realtà e fantasia - una visione dal punto di vista del marketing

L'intervento di Mike McGrath mette in luce il fatto che il futuro della biblioteca digitale sta soprattutto nella maniera in cui si porranno domanda ed offerta sul mercato informatico. In altre parole il successo di questo prodotto non è affatto così scontato come si pensa, e dipende da regole del tutto simili a quelle del marketing: da una parte i gusti e le attitudini degli utenti, dall'altro la capacità di investimento dei produttori (gli editori), che dovranno cercare di rendere sempre più appetibili e convenienti i loro prodotti.

Antonio Scolari (Università di Genova)

Document delivery elettronico: nuovi strumenti e opportunità [29]

Di fronte alla rapida crescita degli accessi alla documentazione remota, sia essa cartacea o digitale, secondo Antonio Scolari si rende necessario semplificare ed uniformare il prestito interbibliotecario. Questo tipo di servizio è stato finora dominato da applicazioni e sistemi proprietari, anche tra fornitori internazionali di rilievo come OCLC e BLDSC, ma si avverte sempre di più l'esigenza di uno standard che renda possibile una migliore interazione tra biblioteche o tra biblioteche e fornitori di documentazione, ma anche tra utente finale (che sempre più inoltra le sue richieste direttamente dagli Opac) e possibili fornitori. Il problema, quindi, sta soprattutto nell'utilizzo di uno standard che faciliti il colloquio tra i sistemi di ILL e DD, soprattutto in vista di una forte espansione di fornitura di documenti in formato elettronico, allo scopo di ottimizzare le transazioni.

La risposta più convincente sembra individuabile soprattutto nello standard ILL, composto dai documenti ISO-10160 (Interlibrary loan application service definition) e ISO-10161 (Interlibrary loan protocol specification) [30], la cui ultima versione (1997), caratterizzata da un'ampia flessibilità, è in grado di codificare i messaggi e lo scambio di documenti elettronici, di rendere possibile il colloquio tra sistemi ILL differenti e di ridurre il costo delle transazioni grazie all'uso dei protocolli Internet (tcp/ip, ftp, smtp) [31]. A questi si aggiunge la serie degli ISO/DISP 12066 dedicata ai profili funzionali dell'ILL. L'ISO 10160 definisce i Servizi codificandone tutti i messaggi ILL, mentre l'ISO 10161 contiene le specifiche del Protocollo per la comunicazione dei messaggi all'interno di un sistema ILL, e per l'interoperabilità tra sistemi diversi.

Questo standard, inizialmente poco diffuso, dopo la sua ampia diffusione soprattutto in Canada [32], ha ricevuto un forte impulso anche dall'IFLA, da progetti statunitensi come NAILDD [33] e da progetti europei, e sembra perciò destinato ad un successo sempre più largo nel panorama dei servizi di prestito interbibliotecario.

Un altro standard di ampia diffusione è GEDI [34], la cui ultima implementazione risale alla fine del 1998. La struttura di questo standard prevede l'integrazione, in un unico record GEDI, dei dati identificativi della richiesta (riferimento bibliografico, fornitore, formato, inseriti nella intestazione) e della copia del documento elettronico (di cui supporta i formati TIFF, PDF e JPG). Lo scopo di GEDI è di definire un formato per lo scambio di documenti elettronici fra elaboratori mediante protocolli Internet (ftp, mime). I dati identificati del record GEDI sono mappati secondo le specifiche ISO ILL, tanto è vero che diversi progetti e applicazioni relativi alla fornitura del documento elettronico utilizzano entrambi gli standard. GEDI viene utilizzato da Ariel, un diffuso software per l'acquisizione e la trasmissione di documenti elettronici.

In questo scenario piuttosto variegato è positiva la scelta dell'interazione tra gli standard ILL e sistemi proprietari, come la scelta recente di OCLC e BLDSC [35] di implementare lo standard ILL nei propri sistemi proprietari, l'estensione del profilo sviluppato dal gruppo IPIG (del progetto NAILDD) nel progetto BIIIRPS del BLDSC, il progetto di implementare l'uso dell'ISO ILL in Ariel. Significativo, a questo proposito, UNIverse [36], un progetto comunitario in fase conclusiva che coinvolge 45 biblioteche europee, il cui catalogo collettivo virtuale prevede l'utilizzo dello standard Z39.50 per la ricerca sul Web, lo standard ILL 10160 e 10161 per la richiesta dei documenti e le raccomandazioni GEDI per la fornitura dei documenti in formato elettronico.

In Italia il recente progetto dell'ICCU "Prestito interbibliotecario per SBN", in fase di collaudo, prevede l'attivazione del servizio ILL mediante un'interfaccia prestito/OPAC SBN e lo sviluppo di server ILL locali o regionali per il colloquio tra applicazioni SBN e altri sistemi ILL mediante lo standard ISO ILL [37].

 

Arlene G. Smith (SmithKline Beecham, USA)

Electronic Document Delivery - The Corporate Competitive Edge!

Secondo Arlene Smith il declino del periodico cartaceo è praticamente inevitabile, e si affermerà sempre di più l'esigenza di un'informazione bibliografica rapida ed efficace, quale solo la rivista in rete può offrire.

Allo scopo di ottimizzare questo tipo di servizio, l'azienda farmaceutica inglese Smith Kline Beecham Pharmaceuticals, ha dato vita ad un centro di documentazione che utilizza Ariel per l'invio del documento in formato elettronico e che prevede una diffusione sempre maggiore di questo servizio fino a giungere, nel 2003, all'esclusiva gestione di abbonamenti elettronici. L'intervento ha illustrato le caratteristiche di questa iniziativa e i principali problemi cui si è dovuto ovviare (soprattutto quello del copyright).

 

Il convegno è stato occasione di incontro e di confronto tra esperti di copyright, rappresentanti di editori, di associazioni professionali, di bibliotecari, di realtà istituzionali, ed in generale di tutti quei soggetti che in modi diversi - ed anche con interessi ed obiettivi contrapposti - intervengono nella catena del valore della produzione e circolazione delle conoscenze, e ne è emersa nel complesso un'ampia panoramica di progetti ed esperienze relative all'acquisizione e distribuzione di documenti in formato digitale.

Ma è stata anche un'occasione per affermare con consapevolezza la funzione sociale e culturale delle biblioteche nell'odierna "società dell'informazione", funzione che va al di là del rapido cambiamento delle tecnologie. La capacità di trasformare la sfida delle nuove tecnologie in opportunità rappresenta infatti un'occasione che fa delle Digital Libraries, come ha rilevato Gabriele Mazzitelli, coordinatore CNUR-AIB, "un cardine fondamentale della società". Igino Poggiali, Presidente Nazionale dell'AIB, nella relazione conclusiva ha ripreso questo concetto ponendo l'accento sul valore culturale della biblioteca digitale che non rappresenta soltanto una rivoluzione tecnologica, ma "un segno di civiltà, una strada inevitabile non tanto per la circolazione del documento, quanto per la circolazione della conoscenza".


Anna Ortigari, Biblioteca di Discipline storiche - Università di Bologna, e-mail: ortigari@mail.cib.unibo.it


Note

[1] Il convegno è stato organizzato da AIB-CNUR, AIB Sezione Emilia-Romagna, British Council, British Library, GIDIF-RBM e Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna.

[2] Riccardo Ridi, Biblioteche in rete e biblioteche virtuali. Un tentativo di sistemazione concettuale e terminologica, in "Biblioteche oggi", 16(1998), 8, pp. 22-28; per un'analisi più articolata del concetto e delle caratteristiche di biblioteca digitale cfr. Michele Santoro, Biblioteche domani. Il mutamento delle prospettive bibliotecarie all'alba del terzo millennio, "Bollettino AIB", 38 (1998) 3, p. 303-322, <http://www.aib.it/aib/boll/1998/98-3-303.htm>; Luca Bardi, Prende forma la digital library. Progetti, tecnologie, problemi, "Biblioteche oggi", 16 (1998) 10, p. 6-12.

[3] <http://www.ukoln.ac.uk/services/elib/papers/pa>.

[4] <http://jhep.cern.ch>.

[5] <http://www.iop.org>.

[6] <http://www.nelh.nhs.uk/strategy.htm>.

[7] <http://cdl.cilea.it>.

[8] Attualmente sono già attivi i seguenti servizi:
- SBBL (il Servizio Bibliotecario Biomedico Lombardo presentato da Enrica Veronesi nella sessione 5);
- VHD (il mirror Visible Human Dataset) per il settore medico-sanitario; - accesso a banche dati giuridiche e chimiche;
- servizio OPAC (accesso a banche dati e ad OPAC di biblioteche);
- servizio MetaOPAC (MAI-MetaOPAC Azalai Italiano, realizzato in collaborazione con l'AIB, attraverso il quale si può operare una consultazione cumulativa sugli opac italiani);
- Virtual Library (rassegna di risorse relativa al mondo delle biblioteche e dei libri).
Sono inoltre in via di sperimentazione e definizione i servizi di:
- editoria elettronica: accesso a documenti di letteratura grigia e al full-text di numerose riviste elettroniche di Elsevier per le biblioteche che hanno sottoscritto l'abbonamento. Quest'ultimo servizio è partito nel luglio 1999; - Biomedica Italia (servizio di informazione elettronica nel campo biomedico con banche dati bibliografiche e riviste full-text);
- accordo consortile tra università, enti ricerca ed enti ospedalieri per l'accesso alle risorse ISI (Web of Science, Journal Citation Index e Current Contents).

[9] <http://cibit.humnet.unipi.it/>.

[10] Il TEI (Text Encoding Initiative) è un sistema di codifica basato sullo standard SGML (Standard Generalized Markup Language) particolarmente adatto per la codifica di testi a carattere storico-letterario-linguistico-linguistico.

[11] DBT (Data Base Testuale) è un potente motore di ricerca elaborato da E. Picchi presso l'Istituto di Linguistica Computazionale del CNR di Pisa, ora tradotto in applet Java.

[12] Tutte le informazioni relative agli standard ISO ILL 10160 e 10161, nonché alle attività e progetti collegati sono reperibili all'indirizzo <http://www.nlc-bnc.ca/iso/ill>.

[13] <http://purl.oclc.org/dc/>. All'indirizzo <http://www.aib.it/aib/lis/std/t9503.htm> è disponibile una sintesi di Antonio Scolari.

[14] Uniform Resource Locator, identificatore univoco che localizza la risorsa in rete e paragonabile alla collocazione dei documenti.

[15] Uniform Resource Name, identificatore univoco che identifica il nome della risorsa in rete e paragonabile alla funzione svolta dall'ISBN per i libri o all'ISSN per i periodici.

[16] Uniform Resource Characteristics, identificatore costituito da un insieme di meta informazioni sulla risorsa ed equiparabile allo standard per la descrizione bibliografica.

[17] Il Rapporto della Task force on archiving digital information del 1996, consultabile all'indirizzo <http://www.rlg.org/ArchTF/>, individuava come problema di fondo dell'informazione digitale quello della conservazione e del suo utilizzo nel tempo.

[18] Multiple Arcade Machine Emulator.

[19] EBX (Electronic Book Exchange System), del maggio 1999, è consultabile all'indirizzo <http://www.ebxwg.com>.

[20] Reference model for an Open Archival Information System, consultabile all'indirizzo <http://ssdoo.gsfc.nasa.gov/nost/isoas/ref_model.html>.

[21] <http://www.konbib.nl/nedlib>.

[22] <http://www.murst.it/osservatorio/ricbibl.htm>.

[23] <http://SBBL.cilea.it/>.

[24] <http://www.casa.issn.org:1999/>

[25] In particolare IUE, IUAV e Università di Bologna.

[26] GBV, SUBITO, DBI, BL e Cilea.

[27] Il software per l'acquisizione di documenti cartacei e l'invio in formato elettronico.

[28] Concetto affrontato marginalmente anche da Desmond Reaney nella sessione 2.

[29] Con un approccio diverso, il tema trattato da Antonio Scolari riprende quello di Andrew Braid nella sessione 4.

[30] Tutta la documentazione su questo standard è consultabili sul sito dell'Agenzia di mantenimento ASMA all'indirizzo <http://www.nlc-bnc.ca/iso/ill/>.

[31] L'uso di un sistema di comunicazione proprietario come Envoy e l'alto costo delle comunicazioni rendeva questo standard diffuso solo nei sistemi ILL canadesi.

[32] La Biblioteca Nazionale Canadese è dal 1998 l'Agenzia per lo standard ISO 10160 e 10161.

[33] North American Interlibrary Loan & Document Delivery, promosso dall'Association of Research Libraries nel 1995 ed esteso a 120 biblioteche accademiche nordamericane.

[34] Informazioni su GEDI (Group on Electronic Document Interchange), attivo dal 1990, sono reperibili all'indirizzo <http://www.RLG.org/gedistand99.html>.

[35] cfr. la relazione di Andrew Braid nella sessione 4.

[36] <http://www.fdgroup.co.uk/research/universe>.

[37] Progetto presentato al convegno SBN di Firenze (aprile 1999). Le informazioni sul progetto e sul relativo servizio sono reperibili all'indirizzo <http://www.iccu.sbn.it/servill.html>.



«Bibliotime», anno II, numero 3 (novembre 1999)


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