«Bibliotime», anno II, numero 1 (marzo 1999)
Libri tipografi biblioteche: ricerche storiche dedicate a Luigi Balsamo,
Firenze, Olschki, 1997
Libri tipografi biblioteche: ricerche storiche dedicate a Luigi Balsamo, a cura dell'Istituto di biblioteconomia e paleografia, Università degli studi, Parma, Firenze, Olschki, 1997. 2 v, (Biblioteca di bibliografia italiana; 148), ISBN 88-222-4504-0, L. 160.000.
Premessa
Dietro ogni biblioteca c'è il lavoro del bibliotecario e, come in un gioco di scatole cinesi, dietro il bibliotecario c'è lo studio, la teoria, la ricerca di biblioteconomia, di storia del libro, di bibliografia. Se in uno studioso troviamo insieme coniugate, ai più alti livelli, la figura del bibliotecario e dell'esperto di quelle discipline, si può essere certi di essere di fronte ad una personalità di rilievo.
Sono usciti, in tempi recenti, due densi volumi che ci ricordano che anche l'Italia può vantare un personaggio di tale importanza: Luigi Balsamo. Egli è senza dubbio uno dei più noti rappresentanti della biblioteconomia italiana.
L'opera Libri, tipografi, biblioteche. Ricerche storiche dedicate a Luigi Balsamo, curata da A. Ganda e E. Grignani dell'Università degli Studi Parma con la collaborazione di A. Petrucciani dell'Università degli Studi Pisa, deve essere annoverato tra le migliori raccolte di contributi "in onore di", naturalmente nel campo delle scienze del libro, apparsi in Italia negli ultimi anni (tra i non molti titoli ricordiamo gli Studi di biblioteconomia in onore di Francesco Barberi, Roma, AIB, 1976 e Il linguaggio della biblioteca: scritti in onore di Diego Maltese, a cura di Mauro Guerrini, Milano, Bibliografica, 1996).
Alcuni dati. I due volumi che compongono Libri, tipografi, biblioteche accolgono ventotto saggi. Più alcuni contributi di carattere encomiastico o informativo: l'affettuosa Presentazione di D.E. Rhodes (pp. VII-VIII); il partecipato intervento di A.C. Quintavalle Quel professore che racconta il libro (pp. IX-XII); Il Corso di perfezionamento in Biblioteconomia di Parma di M. Festanti (pp. 575-581); Le tesi del Corso di perfezionamento, a cura di E. Grignani (pp. 583-588); l'accuratissimo contributo bibliografico di A. Ganda Bibliografia degli scritti di Luigi Balsamo (pp. 591-652) corredato da Indice analitico (pp. 653-666); l'Indice dei nomi, dei manoscritti e dei documenti d'archivio redatto da A. Salarelli (pp. 667-700).
La suddivisione per argomenti dei contributi presenti nella miscellanea che proponiamo ha mere finalità pratiche. Recensendo l'opera per il "Bollettino AIB" Luigi Crocetti ha, ad esempio, proposto un'organizzazione diversa, anche se non mancano i punti in comune [1].
Prevalgono gli studi dedicati alla storia della tipografia (9), seguiti a distanza dalle ricerche bibliologico-filologiche (5), dai saggi sul commercio librario (4) e sulla bibliografia (3), da interventi di argomento biblioteconomico (2), di varia erudizione (3), di storia della legatoria e di storia delle biblioteche (uno ciascuno). Ben tredici sono gli studiosi stranieri (di origine straniera o operanti in istituzioni estere), tutti molto noti (L. Hellinga, M. Davies, D.E. Rhodes, N. Harris, D. Zancani, W. Pettas, P.F. Gehl, C. Fahy, J. Veyrin-Forrer, M. Lowry, D.W. Krummel, S.M. Malinconico, R.L. Bruni). Non meno conosciuti gli autori italiani (A.C. Quintavalle, A. Ganda, E. Barbieri, M. Infelise, A.G. Cavagna, P. Bellettini, A. Petrucciani, M. Berengo, F. Petrucci Nardelli, L. Quaquarelli, R. Campioni, L. Avellini, U. Rozzo, A. Serrai, P. Innocenti, A. Olschki, M. Festanti, E. Grignani). Prevalgono i docenti universitari (22), seguiti dai bibliotecari (8) e da un editore.
Per il profilo biografico di Balsamo, segnalando la più accurata Nota biografica presente nell'opera (pp. 589-590), rinviamo all'indirizzo web <http://www.aldus.unipr.it/lbcurr.html> anche se il testo non è privo di imprecisioni.
Qui basterà ricordare che Luigi Balsamo, piemontese classe 1926, fino alla metà degli anni Settanta è stato impegnato nelle soprintendenze bibliografiche di tre Regioni (Lombardia, Sardegna, Emilia-Romagna) e che ha iniziato ad insegnare Biblioteconomia e Bibliografia all'Università degli Studi Parma, sede dove è tornato come professore ordinario. Mai è scemata in Balsamo l'attenzione per le biblioteche e la "militanza" bibliografica e di bibliofilo, succedendo, nel 1983, a Roberto Ridolfi alla direzione della prestigiosa rivista "La Bibliofilia".
Su quest'ultimo episodio è interessante ascoltare la testimonianza di D.E. Rhodes: "Forse il più grande servizio che io ho mai potuto fare per Luigi Balsamo, e certamente per la bibliografia in Italia, fu la mia presentazione di lui personalmente al Marchese Roberto Ridolfi a Firenze, quando il grande maestro nel 1982 sentiva la voglia (anzi la necessità, perché ad ottantare anni era quasi cieco) di lasciare la direzione della sua prediletta Bibliofilia che con la Casa Editrice Olschki aveva diretto fin dal 1944, dopo il Padre Giuseppe Boffito. Così io, inglese, ho avuto la grande sorpresa di essere invitato a scegliere Luigi Balsamo, presentandolo a Roberto Ridolfi e all'editore Alessandro Olschki, tutti italiani questi che non mi trattavano come uno straniero" (art. cit., pp. VII-VIII).
I contributi
Storia della tipografia - Bibliologia e filologia - Storia del commercio librario - Storia della legatura - Storia delle biblioteche - Biblioteconomia - Bibliografia - Varia erudizione.
Il contributo di Lotte Hellinga della British Library, Press and Text in the First Decades of Printing (pp. 1-23), si inserisce nel filone degli studi di bibliografia analitica. L'autrice espone i risultati di una ricerca condotta sulla produzione di alcuni centri editoriali del Nord Europa e dell'Italia (Subiaco, Roma, Venezia, Napoli, Milano, Firenze e Bologna) negli anni dell'introduzione della stampa (basandosi su studi precedenti e soprattutto su un'analisi originale di dati provenienti da data base specializzati). Lo scopo è di individuare le tecniche di stampa più diffuse nella produzione di volumi di formato in quarto. E' impossibile riportare tutta la ricca argomentazione che la Hellinga utilizza a supporto delle sue tesi. Le pagine sulle caratteristiche della produzione del torchio ad un colpo (one-pull press), per intenderci quello usato da Gutenberg per stampare la Bibbia, e a due colpi (two-pull press) sono di grande spessore. Le ricerche della bibliotecaria inglese hanno permesso di elaborare una prima ipotesi: la tecnica più evoluta del torchio a due colpi ("condition for the development of new procedures in the printing houses") si diffuse a partire dall'Italia, forse da Roma, verso il l'Europa del Nord tra il 1470 e il 1480.
Arnaldo Ganda, dell'Università degli Studi di Parma, con il saggio Fortunato Zarotto: stampatore di poco conto e... ladro? (Milano 1471-1476) (pp. 55-66) si occupa, con la consueta perizia, di illuminare alcuni episodi della vita di un tipografo minore parmense operante in Lombardia sulla scorta di documentazione rinvenuta presso l'Archivio di Stato di Milano e riportata in appendice.
Dennis E. Rhodes (British Library), Alessandro Ruinagia da Piacenza (1472-1556): vita e opere (pp. 67-74), propone un breve ma denso contributo, come spesso ci ha abituato, in cui traccia un profilo biografico dell'erudito cremonese Alessandro Ruinagia fornendo un elenco dei suoi scritti editi e inediti (descritti e localizzati).
Mario Infelise (Università degli Studi di Venezia), Ex ignoto notus? Note sul tipografo Sarzina e l'Accademia degli Incogniti (pp. 207-223), ricostruisce l'attività di Giacomo Sarzina operante a Venezia nei primi decenni del XVII secolo. Il saggio è ricco anche di spunti metodologici. Infelise si rivolge agli studiosi italiani di storia del libro suggerendo di dare alle ricerche un più ampio respiro tenendo conto della complessità dei meccanismi editoriali non sempre deducibili dalle sottoscrizioni presenti nel frontespizio o nel colophon. Si deve puntare su una "ricerca a tutto campo" sulla scia di alcuni (rari) contributi italiani, come il noto saggio di Luigi Balsamo, Tecnologia e capitali nella storia [2].
Nel saggio Statuti di librai e stampatori in Lombardia: 1589-1734 (pp. 225-239) Anna Giulia Cavagna dell'Università degli Studi di Genova ricostruisce l'organizzazione dell'arte dei librai e degli stampatori del Ducato di Milano nell'arco di un secolo e mezzo.
L'originale lavoro di Pierangelo Bellettini (Biblioteca dell'Archiginnasio, Bologna), Il torchio e i caratteri: l'attrezzatura tipografica a Bologna in età moderna (pp. 241-276), è dedicato alla "terminologia tecnica relativa alla strumentazione tipografica dal XV al XVIII secolo" . Il saggio va a colmare un vuoto nella letteratura nazionale sull'argomento, già segnalato da Balsamo che aveva scritto: "la scarsa e vaga padronanza che ancora abbiamo della terminologia originaria e della sua graduale ma non univoca stabilizzazione, il che genera spesso gravi incertezze ed equivoci quando si è di fronte a documentazione antica, sia archivistica che libraria" (cfr. p. 241). Bellettini, che ha circoscritto la sua ricerca a Bologna e al secolo XVII prende in esame sei rogiti notarili provenienti dall'Archivio di Stato della città (riportati in appendice), censendo e discutendo le espressioni e le descrizioni relative alle attrezzature tipografiche.
Conor Fahy (University College, Londra), La descrizione del torchio tipografico nel Dizionario delle arti e de' mestieri (1768-1778) di Francesco Griselini (pp. 277-291), affronta un tema di cui è specialista: la letteratura tecnica di argomento tipografico (ricordiamo la cura dell'opera di Zeferino Campanini Istruzioni pratiche ad un novello capo-stampa (1789), Firenze, Olschki, 1998). In questo saggio Fahy analizza il lungo articolo Stampatore in Caratteri in cui è contenuta la descrizione del torchio tipografico. "L'articolo riproduce, in versione italiana, e non senza piccoli adattamenti e cambiamenti, praticamente l'intero testo dell'articolo Imprimeur incluso nel secondo volume del Dictionnaire portatif, nell'edizine di Yverdon, 1767" (p. 281).
Alberto Petrucciani (Università degli Studi di Pisa) in Storie di ordinaria tipografia. La Stamperia Lerziana di Genova (1745-1752) e Bernardo Tarigo (pp. 293-333) ripercorre le vicende della nota tipografia genovese diretta da Giambattista Lerzi e dai soci nella metà del XVIII secolo. In particolare sono ricostruiti i contrasti avuti con Bernardo Tarigo, cui era stata affidata la stamperia, e gli "strascichi giudiziari" che seguirono. Petrucciani utilizza alcuni documenti, due inventari sono riprodotti in appendice al saggio, rintracciati nel corso di molti anni di ricerche condotte nell'Archivio di Stato di Genova con lo scopo di ricostruire le vicende settecentesche della produzione e della circolazione del libro nella città ligure.
Con il saggio di Marino Berengo (Università Ca' Foscari di Venezia) Una tipografia liberale veneziana della Restaurazione. Il Gondoliere (pp. 335-354), ci spostiamo a Venezia all'inizio del XIX secolo. Berengo ricostruisce le vicende editoriali che si svilupparono all'ombra della testata "Il Gondoliere", dei diversi assetti proprietari che si susseguirono e dei problemi di vario genere, ad esempio i rapporti con la censura, che si aggiunsero.
Edoardo Barbieri, dell'Università Cattolica di Milano, nel saggio La Frotola nova già attribuita ai torchi di Aldo Manuzio (pp. 75-104) riprende una vecchia questione bibliologica legata ad un testo a stampa "un bifoglio di tipo popolare" intitolato Frotola nova. L'antica disputa aveva visto contrapposte le interpretazioni di Tammaro de Marinis, scopritore del documento, propenso a collocarlo verso la fine del Quattrocento e ad indicarlo proveniente dall'officina di Aldo; e di Roberto Ridolfi che invece proponeva il Cinquecento come data di pubblicazione. Barbieri dopo una meticolosa disamina filologica del breve testo giunge alla conclusione che il compilatore della Frotola può essere un uomo dell'Italia del Nord, probabilmente di area veneziana, un "cantimbanco, capace di cantare, ma anche di recitare, suscitando il riso con le sue citazioni dalla letteratura cavalleresca o i suoi giochi di parole osceni" (p. 102). Cronologicamente il testo deve essere collocato tra il 1505 e il 1510 [3].
Neil Harris (Università degli Studi di Udine) con Filologia e bibliologia a confronto nell'Orlando Furioso del 1532 (pp. 105-122) presenta un contributo "a metà tra omaggio e recensione" prendendo spunto dall'opera di C. Fahy L'Orlando Furioso del 1532: Profilo di una edizione (Milano, Vita e Pensiero, 1989), proponendo un "piccolo supplemento d'indagine". Dopo aver richiamato il dibattito filologico che si sviluppò in Italia intorno al capolovaro dello scrittore ferrarese, Harris sottopone i testi ad un'analisi sintetica ma puntuale, utilizzando gli strumenti della bibliografia analitica e della filologia del testo a stampa.
Roberto L. Bruni (University of Dexter) si occupa delle Tre edizioni cinquecentesche delle Rime contro l'Aretino e la Priapea di Nicolò Franco (pp. 123-143). Le prime due edizioni dell'opera anti-aretina di Franco, sodale e poi acerrimo nemico dello scrittore, nonostante le ventennali ricerche dello studioso non sono state localizzate, mentre una copia della terza edizione (1548) è stata rintracciata alla Biblioteca nazionale Centrale di Firenze. Bruni "partendo dal dato certo, la terza edizione," cerca "di risalire alle prime due e, sulla base dei manoscritti conservatici" tenta di "determinarne la struttura generale" (p. 128).
Diego Zancani, del Balliol College (University of Oxford) propone Un recupero quattrocentesco: La vita di Pietro Avogadro bresciano di Antonio Cornazzano e il lavoro di un editore del Cinquecento (Remigio Nannini) (pp. 145-167). Il "duplice intento" del saggio è di "illustrare brevemente un'opera rara e pressoché sconosciuta del nostro Quattrocento settentrionale, La vita di Pietro Avogadro di Antonio Cornazzano - risalente agli anni 1466-1470 - e quello di analizzare l'edizione curata nel 1560 dal chierico toscano Remigio Fiorentino - cioè dal frate Remigio Nannini -, il quale dichiarava con accenti inattesi, se si pensa che siamo in epoca post-bembesca, di aver voluto mantenere la lezione dell''essemplare antico' nonstante fosse scritto in una lingua manifestatamente 'roza'" (p. 145).
Leonardo Quaquarelli dell'Archivio rinascimentale umanistico bolognese (ARUB) dell'Università degli Studi di Bologna in Lodi di Bologna in tipografia (pp. 363-383) sottopone alcune opere di argomento locale, edite in un ampio arco cronologico, e ad un'attenta analisi per rilevarvi "la presenza e lo sviluppo della lode cittadina" (p. 365).
Martin Davies (The British Library) nel contributo Two Book-lists of Sweynheym and Pannartz (pp. 25-53) si occupa del prezzo di alcuni libri specifici: "the early Roman editions of Sweynheym and Pannartz". Davies, basandosi sull'articolo di Pietro Ferrari Una biblioteca pontremolese del secolo XV pubblicato sul "Giornale storico della Lunigiana" (IV, 1912-1913, pp. 48-55 e su altre fonti, cerca di ricostruire il mercato dell'incunabolo italiano.
William Pettas (Auburn University Library at Montgomery, Alabama), The Giunti and the Book Trade in Lyon (pp. 169-192), racconta l'ascesa a Lione di Giacomo (Jacques) Giunti (1486-1547) e degli eredi, attraverso le vicende dei loro soci, i rapporti intrattenuti con gli altri stampatori, le relazioni con l'ambiente italiano e, in particolare, con gli altri membri della nota dinastia dei tipografi.
Paul F. Gehl della Newberry Library di Chicago in Credit Sales Strategies in the Late Cinquecento Book Trade (pp. 193-206) sottopone ad un'attenta analisi, con l'ausilio del computer, il "libro di commercio" (1589-1608) e altri documenti minori compilati dal libraio fiorentino Piero di Giuliano Morosi, già parzialmente studiati da T. Carter, L. Perini, G. Bertoli. Lo scopo è di individuare le strategie commerciali del libraio, i suoi settori di specializzazione ("prayer books and other para-liturgical books. [...] Together these titles represent nearly 80% of Morosi's credit sales" pp. 195-196), la tipologia dei clienti.
Martin Lowry (University of Warwick, Coventry), grande esperto di Aldo Manuzio, nel saggio Boyars, Bishop and Bibliophiles: an Aldine Network in Revolutionary Europe (pp. 473-491) si cimenta nella ricostruzione di un particolare segmento del mercato librario antiquario, cronologicamente collocato tra la fine del Settecento e il secolo successivo, e esaminato dal punto di vista degli acquirenti. Lowry porta in questo modo alla luce una fitta rete europea di relazioni e di scambi legati alle edizioni aldine che vedeva coinvolti librai e bibliofili.
Franca Petrucci Nardelli dell'Università degli Studi di Pisa con il contributo Un legatore viterbese del Quattrocento. Per l'identificazione della figura di un artigiano del libro (pp. 355-362) tenta di identificare un legatore, Adriano di Nichola di Pisano, operante a Viterbo nella parte finale del XV secolo, a partire dall'analisi della legatura di un codice membranaceo conservato nella Biblioteca comunale dell'Accademia degli Ardenti di Viterbo.
Jeanne Veyrin-Forrer (Bibliothèque Nationale de France) in Provenances italiennes dans la Bibliothèque de François Rasse des Neux (pp. 385-398) ci conduce nella biblioteca privata (ora dispersa) del chirurgo protestante parigino François Rasse des Neux, o Franciscus Rassius Noëus/de Nodis, (ca. 1525-1587). Con l'aiuto dell'inventario post mortem e di sei quaderni, conservati nella Biblioteca Nazionale di Parigi, in cui il colto lettore raccoglieva "centaines de textes et de documents d'actualité, polémiques pour la plupart, qu'il transcrit à mesure avec le plus grand soin sur cahiers in-folio" (p. 385) la Veyrin-Forrer cerca di fornire una prima analisi delle opere di provenienza italiana (cioè opere in italiano o edite in Italia) possedute dal colto lettore, fornendo anche un interessante catalogo composto da 28 schede di libri in lingua italiana recanti l'ex-libris di Rasse de Neux (pp. 393-398).
Piero Innocenti, dell'Università della Tuscia di Viterbo, con il saggio Collocazione materiale e ordinamento concettuale in biblioteche pre-moderne (pp. 505- 532) torna su temi a lui cari del rilevamento e l'analisi dei metodi di collocazione e ordinamento adottati nelle biblioteche "pre-moderne", cioè di quelle biblioteche che consideriamo non organizzate secondo i criteri odierni (per un esauriente elenco dei contributi di Innocenti sull'argomento si veda la nota 5 a p. 507). Innocenti propone uno "schema di rilevamento di cataloghi fuori di uso" (p. 508) che utilizza per esaminare alcuni cataloghi di biblioteche italiane, elenchiamo di seguito i principali: Biblioteca del Card. Brancaccio (sec. XVII, Biblioteca Nazionale Centrale V. Emanuele III, Napoli); Biblioteca di G.F. Arpino, (sec. XVII, Biblioteca Reale, Torino); Biblioteca Magliabechiana (sec. XVII-XVIII, Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze); Biblioteca G. Silvestri (sec. XVIII, Accademia dei Concordi, Rovigo); Biblioteca del Collegio Reale di Sapienza (sec. XVIII, Biblioteca universitaria, Pisa); Biblioteca dei francescani di S. M. Nuova di Napoli (sec. XIX, Biblioteca Nazionale Centrale V. Emanuele III, Napoli).
S. Michael Malinconico (University of Alabama, Tuscaloosa) nel saggio Librarians & Technological Change: Opportunities, Disaffection and Management Responsibilities (pp. 533-558), affronta i problemi dell'impatto delle nuove tecnologie nel mondo delle biblioteche. L'attenzione dello studioso è rivolta soprattutto al mondo americano. Il "technostress" che ha colpito i bibliotecari negli ultimi anni può essere eliminato attraverso una accorta organizzazione del lavoro e una gestione intelligente delle risorse informatiche e tecniche.
Il contributo Una 'fatica improba': la bibliografia delle opere di Giulio Cesare Croce (pp. 399-420) di Rosaria Campioni della Soprintendenza regionale per i beni librari e documentari di Bologna contiene, dopo una densa digressione bibliografica, il catalogo delle opere (20) di Giulio Cesare Croce possedute da Giosue Carducci e conservate nella Biblioteca di Casa Carducci a Bologna. Il lavoro si presenta come il completamento di un precedente censimento "delle edizioni presettecentesche delle opere del Croce (...) nelle biblioteche dell'Emilia-Romagna" condotto dalla stessa Campioni (Giulio Cesare Croce dall'Emilia all'Inghilterra. Cataloghi, Biblioteche e Testi, a cura di R. Bruni, R. Campioni, D. Zancani, Firenze, Olschki, 1991, pp. 192-193).
Alfredo Serrai (Università La Sapienza, Roma) nel saggio La Chasse aux Bibliographes: perizia e paranoia nell'Abbé Rive (pp. 463-472) prende in esame la curiosa opera in due volumi del discusso autore Jean-Joseph Rive (Apt 1730-Marsiglia 1791): La Chasse aux Bibliographes et Antiquaires mal-advisés... (Londres, Chez N. Aphobe, 1789). L'Abbé Rive, ben noto per la creazione di nuovi termini come bibliologie ma anche bibliognosie, bibliognoste ecc., concepì quest'opera come uno strumento per "dare la caccia, stanare, ed annientare i Bibliografi, i Librai, e gli Antiquari impreparati, schernire le loro incompetenze e metterne alla berlina le negligenze, la superficialità, e gli sbagli" (p. 466). Nel corso dell'attenta analisi Serrai esprime un giudizio fortemente negativo su La Chasse aux Bibliographes, definita "un curioso miscuglio fra l'erudito e lo psicopatologico", ma non può fare a meno di notare alcuni originali contributi alla critica bibliologica settecentesca e in particolare allo "studio dei libri manoscritti" (p. 470).
D.W. Krummel (University of Illinois at Urbana, Champaign), Archer Taylor's Three Epochs of Bibliography (pp. 493-504), prende in esame la figura dello studioso americano Archer Taylor (1890-1970). Germanista, Archer fu noto soprattutto per gli interessi bibliografici (di particolare interesse The Influence of Printing in Printing and Progress: Two Lectures, Berkeley, Los Angeles, 1941; Renaissance Guides to Books, Berkeley, University of California Press, 1945). Krummel analizza e discute criticamente le tesi contenute in un breve scritto intitolato Three Epochs in Bibliographical History pubblicato sulla rivista "The Library Chronicle" (1951-1952, pp. 45-50) il cui contenuto è sintetizzato dallo stesso Archer: "the history of bibliography-making is the history of three epochs when first the name of the author, then the title or subject of the work, and finally the circumstances of publication has held the center of interest of bibliographers" (cfr. p. 495).
Ugo Rozzo dell'Università degli Studi di Udine affronta in un saggio ricco di riferimenti letterari ed eruditi, 'Furor bibliographicus' ovvero la bibliomania (pp. 441-461), la figura del bibliomane. Rozzo, particolarmente attratto dal tema tanto da promettere di tornare ad interessarsene "in modo più ampio e completo", ci guida attraverso esempi classici (ad esempio Seneca e Petronio), casi di bibliomani reali, ci piace ricordare il perugino Prospero Podiani (1546?-1615), e cenni sul dibattito erudito dedicato all'argomento. Il saggio di Rozzo si chiude con l'appello per il reperimento di un "libretto (tale penso che sia) di C.P. (Carlo Pompeo?) Rossi dal titolo La bibliomania degli eretici. Cenno storico con un dialogo sulla Bibbia del Diodati, stampato a Firenze nel 1856" (p. 461).
Luisa Avellini (Università degli Studi di Bologna) nel contributo Un emulo bolognese del Ramusio: Valerio Zani curatore del "Genio Vagante" (1691-1693) (pp. 421-440), indaga sull'ambiente erudito felsineo del tardo seicento prendendo in esame Il Genio vagante (Parma, Dall'Oglio e Rosati, 1691) un'opera miscellanea in quattro volumi compilata dall'aristocratico Valerio Zani (pseudonimo Aurelio degli Anzi). La Avellini ricostruisce la fitta trama di influenze culturali, indigene e remote, che fanno da sfondo alla pubblicazione dell'opera.
Alessandro Olschki, editore, propone un ragionamento, Libri, cultura, banche e dintorni (pp. 559-574), sul rapporto tra le banche e il mondo della cultura. Prendendo spunto dalle iniziative intraprese da un importante istituto di credito fiorentino per la valorizzazione di due importanti biblioteche private (di R. Ridolfi e G. Spadolini), Olschki offre interessanti spunti, anche comparati con altre realtà, sul mecenatismo delle banche e sul rapporto tra gli istituti di credito i beni culturali e l'editoria.
Andrea Capaccioni, Biblioteca Università per Stranieri - Perugia
Note
[1] "Bollettino AIB" n. 3, p. 357-362, <http://www.aib.it/aib/boll/1998/98-3-357.htm>.
[2] Saggio pubblicato in Studi offerti a Roberto Ridolfi direttore de "La Bibliofilia", Firenze, Olschki, 1973, pp. 77-94.
[3] Le tesi di Barbieri hanno già suscitato dei rilievi critici, si veda la recensione di Angela Nuovo a Libri, tipografi, biblioteche in "Biblioteche oggi", marzo, 1998, pp. 63-64.
«Bibliotime», anno II, numero 1 (marzo 1999)