Bibliotecari provenienti da ogni parte del mondo si sono riuniti a Milano dal 23 al 27 agosto per il 75° Congresso annuale dell’International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA), per la quarta volta in Italia. L’IFLA è un’organizzazione internazionale che comprende 1600 biblioteche e associazioni professionali nazionali in rappresentanza di 150 paesi. Promuove la cooperazione professionale nel mondo sostenendone lo sviluppo e si occupa della tutela delle biblioteche e di tutti coloro che le frequentano. Il titolo scelto per l’edizione del 2009, Libraries create futures: building on cultural heritage, esprime bene la realtà delle biblioteche italiane e il potenziale culturale e umano che rappresentano per il futuro; moltissime di esse conservano un patrimonio di valore inestimabile, manoscritto e a stampa, e si sono impegnate ad acquisire, soprattutto negli ultimi decenni, tecniche e strumenti sempre più aggiornati per gestire al meglio e valorizzare le tante collezioni di fondi antichi disseminati in tutto il territorio nazionale. La presenza in Italia del grande congresso dell’IFLA è un chiaro riconoscimento dell’impegno dei bibliotecari italiani e un successo personale del Presidente Mauro Guerrini.
La Biblioteca Vaticana, essa stessa custode di grandi e preziosissime raccolte di documenti manoscritti e a stampa, per celebrare la grande manifestazione ha voluto promuovere, come si è precedentemente illustrato in «AIB Notizie», n. 3, 2009 (http://www.aib.it/aib/editoria/n21/0322.htm3), l’emissione di un francobollo ad essa dedicato, realizzato dal Governatorato della Città del Vaticano, con illustrazione di Maria Carmela Perrini; esso riproduce un particolare dalla pagina 1277 del "Codice B" contenente il testo greco della Bibbia (Vat. Gr. 1209), e il disegno di Domenico Fontana per l’edificio della Biblioteca che fu costruito alla fine del Cinquecento. Una delegazione della Biblioteca Vaticana ha partecipato al Convegno; in particolare il Prefetto, Mons. Cesare Pasini, ha preso parte attiva alla giornata dedicata alle "religious libraries", che ha visto la presenza di oltre cento persone.
Per la prima volta in un congresso dell’IFLA ha avuto luogo una riunione dedicata alle biblioteche religiose; i lavori si sono svolti nella Biblioteca Ambrosiana che, come ha ricordato in apertura l’Arcivescovo di Milano, Cardinale Dionigi Tettamanzi, celebra proprio nel corrente anno il quattrocentesimo dalla sua inaugurazione; la fondazione della Biblioteca si deve alla volontà e al sostegno del Cardinale Federico Borromeo "uno degli uomini rari in qualunque tempo". Il Cardinale Tettamanzi ha posto l’accento sul particolare ruolo delle biblioteche religiose, quello di laboratori comuni dove si sviluppano strategie educative. Nell’ambito della manifestazione, intitolata Babel, Bible and Kor’an, from text to context: dalle culture ai libri di culto: funzioni moderne delle biblioteche nelle tradizioni religiose delle civiltà del Mediterraneo, hanno presentato le loro relazioni Malachi Beit-Arié, Professore emerito di Paleografia e codicologia dell’Università di Gerusalemme, Mons. Pasini e il Prof. Gabriele Mandel Khàn, Vicario generale della confraternita Sufi Jarrahi-Halveti d’Italia, sulle biblioteche che conservano i documenti della tradizione ebraica, cristiana e musulmana: un’occasione per rafforzare il dialogo e il confronto tra le esperienze di culture diverse.
La Biblioteca Vaticana ha altresì contribuito alla realizzazione di una delle conferenze satellite del grande Convegno mondiale dedicata alla conservazione del patrimonio documentario delle biblioteche, Conservation and preservation of library material in a cultural-heritage oriented context, promossa dalla sezione "Preservation and conservation" dell’IFLA, che ha avuto luogo a Roma dal 31 agosto al 2 settembre nella sede dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (ICPAL); una parte della prima giornata è stata dedicata alla Biblioteca Vaticana, con tre relazioni sulle attività di preservazione e conservazione delle sue collezioni, attuate sia tramite gli interventi del Laboratorio di restauro sui documenti minacciati dal tempo e dall’uso, che attraverso la campagna di digitalizzazione dei manoscritti, in via di realizzazione; le riproduzioni in digitale eviteranno il ricorso ai documenti originali se non strettamente necessario. Come si è scritto nel precedente articolo, la collaborazione della Biblioteca Vaticana con l’IFLA inizia con la prima Conferenza mondiale dell’Associazione, quella del 1929, l’anno in cui il Bibliotecario Achille Ratti, già Arcivescovo di Milano, divenuto Papa Pio XI, l’11 di febbraio firmò Trattato e Concordato con il Governo Italiano, i cosiddetti Patti Lateranensi. La Conferenza delle biblioteche e bibliografia (First World Congress of Libraries and Bibliography) ebbe luogo proprio quando alla Vaticana si stavano effettuando i grandi lavori che comportarono: la riorganizzazione delle sale di lettura; la realizzazione di nuovi uffici per accogliere dignitosamente i dipendenti; l’allestimento di spazi per il Medagliere e per il Gabinetto delle stampe e la sistemazione di nuovi magazzini sotto la Galleria lapidaria, che insieme al nuovo ingresso della Biblioteca, furono inaugurati proprio quell’anno da Pio XI: la valenza simbolica di tali realizzazioni, oltre alla loro grande utilità pratica, è perfettamente evidente per un bibliotecario. Tutto ciò mentre venivano intrapresi importanti progetti catalografici nati dall’esigenza di fornire repertori adeguati agli studiosi che arrivavano numerosi da tutto il mondo. La descrizione catalografica riguardava sia gli stampati, dalla cui esperienza derivano le Norme per il catalogo degli stampati, pubblicate nel 1931, che i manoscritti, con la redazione di un Indice ("Summary Index") per l’accesso ai codici. Dell’Indice, noto come Schedario Bishop, si sta compiendo l’inserimento nel catalogo informatizzato dei manoscritti.
L’impresa della Vaticana, realizzata con il sostegno della Dotazione Carnegie (Carnegie Endowment for International Peace – CEIP, organizzazione privata non a scopo di lucro, fondata da Andrew Carnegie nel 1910, con la missione di promuovere la pace e la cooperazione fra le nazioni e favorire iniziative volte al miglioramento delle relazioni e del dialogo fra di esse), fu determinante nella scelta della sede della Conferenza del 1929. Alcuni dei maggiori esponenti del mondo biblioteconomico di allora stavano dando il proprio contributo ai progetti della Vaticana; tra questi Isak Collijn (1875-1949), Direttore della Biblioteca reale di Svezia, primo Presidente dell’IFLA e William Warner Bishop (1871-1955), Decano dei bibliotecari americani e secondo Presidente dell’IFLA, coordinatore dell’intero progetto dal 1927 al 1934. Nel periodo della Conferenza a Castel S. Angelo fu allestita un’esposizione sulle legature e a Palazzo Margherita una mostra storica bibliografica con antichi codici classici e le edizioni quattrocentesche di Dante e Boccaccio. Papa Pio XI (1845-1939), Bibliotecario all’Ambrosiana dal 1888 al 1914, poi alla Vaticana dal 1914 al 1918, ricevette i "colleghi" delegati nella Cappella Sistina, e molti di essi poterono visitare la Biblioteca Vaticana, per osservare da vicino quanto si stava realizzando. Mons. Eugène Tisserant (1884-1972), all’epoca “scriptor orientalis”, che seguiva tutti i lavori della Biblioteca Vaticana per incarico del Prefetto, poi Cardinale Bibliotecario, Giovanni Mercati (1866-1957), presentò al Congresso una relazione sullo stato dell’arte, The Vatican Library, che dava particolare rilievo alla realizzazione dei nuovi depositi con scaffalature metalliche di un tipo ben noto negli Stati Uniti, ma assolutamente nuovo in Europa. Mons. Tisserant negli anni successivi continuò a partecipare agli incontri dell’International Library Committee; nel 1936 egli divenne il primo Membro Onorario dell’IFLA. Uno degli ultimi atti ufficiali di Mons. Tisserant prima di lasciare il suo incarico di Pro-prefetto, assunto nel 1930, quando nel 1936 fu creato cardinale e divenne Segretario (oggi Prefetto) per le Chiese Orientali, fu una lettera all’IFLA con la quale richiedeva l’iscrizione della Biblioteca come membro effettivo dell’Associazione. Per tornare all’impresa realizzata alla Vaticana che tanto interesse suscitò nella comunità internazionale dei bibliotecari, l’accordo con la Dotazione Carnegie fu annunciato ufficialmente dal Prefetto Mercati sull’Osservatore Romano, il 19 agosto 1927. Sul periodo della collaborazione tra la Biblioteca Vaticana e la Dotazione Carnegie è stato recentemente pubblicato il volume di Nicoletta Mattioli Hary, The Vatican Library and the Carnegie Endowment for International Peace: the history, impact and influence of their collaboration (1927-1947), Studi e Testi, 455, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2009.
Nicholas Murray Butler (1862-1947), Presidente della Dotazione, Premio Nobel per la Pace nel 1931, offrì alla Vaticana il sostegno finanziario, ma anche quello professionale coinvolgendo nell’impresa Warner William Bishop, di cui si è detto, Herbert Putnam (1861-1955), Direttore della Library of Congress, che consentì a Charles Martel (1860-1945), esperto catalogatore, di recarsi per alcuni mesi alla Vaticana con altri colleghi, nella primavera del 1928, allo scopo di assistere nella realizzazione di un catalogo a dizionario (per autori e materie) e aiutare i colleghi della Vaticana a passare al nuovo sistema senza troppe scosse. Del gruppo “americano”, oltre a Martel (zurighese), facevano parte James Christian Meinich Hanson (1864-1943, norvegese di origine), William Madison Randall (1899-1984); ad essi si aggiunsero Milton Edward Lord (1898-1985) e John Ansteinsson (1893-1961, norvegese, allievo di Hanson).
Sette catalogatori della Vaticana a loro volta, tra il 1927 e il 1933 si recarono negli Stati Uniti per perfezionare la loro preparazione professionale, e al ritorno continuarono il lavoro iniziato dal gruppo americano: Mons. Enrico Benedetti e Mons. Carmelo Scalia, che trascorsero alcuni mesi alla Library of Congress, su base volontaria, per descrivere opere di carattere religioso, soprattutto quelle riguardanti la Chiesa Cattolica; Igino Giordani, Gerardo Bruni, Riccardo Matta, Giuseppe Graglia e Nello Vian, che frequentarono corsi universitari di Biblioteconomia. La collaborazione tra le due Istituzioni può considerarsi formalmente conclusa nel 1947, quando il Cardinale Eugène Tisserant, "anima" dell’impresa, ricevette la laurea "honoris causa" in legge alla Princeton University.
L’esperienza maturata in quegli anni suggerì anche l’idea di fondare una Scuola di Biblioteconomia nella Biblioteca Vaticana ispirata al modello americano, che fu aperta nel 1934, con trenta studenti iscritti; essa ha proposto e continua a fornire una valida esperienza formativa con l’insegnamento teorico, ma soprattutto pratico, dei molti aspetti legati alla professione, a generazioni di giovani bibliotecari. I primi docenti della Scuola furono Igino Giordani e Nello Vian.
L’impresa della Vaticana attuata insieme alla Dotazione Carnegie, la prima e la maggiore tra le numerose iniziative di collaborazione da essa realizzate a livello internazionale, coinvolse molte competenze provenienti da diversi paesi; essa rispondeva pienamente ad uno dei principi fondamentali dell’IFLA, validi e necessari ancora oggi, della collaborazione professionale internazionale senza barriere. La partecipazione corale di tante competenze, nazionalità e sensibilità in un progetto volto a realizzare un servizio migliore per la comunità internazionale degli studiosi, consentì di superare, oltre le prevedibili difficoltà oggettive di un’impresa che intendeva realizzare la catalogazione di tutte le collezioni a stampa e la descrizione sintetica dei manoscritti, le barriere linguistiche tra il gruppo “americano” e lo staff della Vaticana, nel quale, ad eccezione di Mons. Tisserant, pochi conoscevano l’inglese o il tedesco. Per comunicare si utilizzavano tutte le lingue dei partecipanti al progetto, anche un po’ di latino, e tutti si sono compresi perfettamente. Lo spirito messo in atto dai diversi collaboratori ha contribuito al successo di un’operazione che ancora oggi può essere presa ad esempio nei suoi principi ispiratori e nelle sue modalità di realizzazione e che speriamo sia di stimolo per iniziative future, poiché la Vaticana, come ha detto recentemente Mons. Pasini, "si sente felicemente chiamata a collaborazioni che dicono tutta l’universalità di ogni autentico sapere e l’amplissima possibilità di intesa e collaborazione, che ogni retta espressione culturale permette di realizzare […] l’universalità che contraddistingue l’autentica cultura e caratterizza la missione di una biblioteca". Con tale spirito la Biblioteca Vaticana è entrata a far parte dell’IFLA e continua ad esserne membro effettivo, condividendo pienamente gli obiettivi che l’Associazione si propone.
orlandi@vatlib.it