[AIB] AIB notizie 20 (2008), n. 6-7
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Il progetto “Libri gratuiti in ateneo” della casa editrice Polimetrica

Paola Galimberti

La casa editrice Polimetrica ha recentemente presentato ai rettori delle università italiane il progetto Libri gratuiti in ateneo. Il principio ispiratore è quello di realizzare iniziative di editoria sostenibile che diano visibilità alla produzione scientifica degli atenei, un facile accesso agli utenti (soprattutto gli studenti) e che coniughino gli interessi di un’impresa commerciale da un lato con i principi dell’Open Access dall’altro.

Il progetto

Le opere vengono consegnate all’editore il quale si impegna a rendere disponibile sia la versione cartacea a pagamento (a prezzi calmierati) sia la versione elettronica scaricabile gratuitamente. Una copia elettronica potrà essere anche archiviata, ove presente, sul sito istituzionale.
La pubblicazione dell’opera è accompagnata da una licenza (Polimetrica B [1]) in cui vengono attribuiti all’editore i diritti esclusivi di pubblicazione in qualsiasi formato e con qualsiasi mezzo e i diritti di vendita dell’opera, e all’autore altri diritti addizionali.
Il progetto definisce la ripartizione della spesa: il contributo degli atenei riguarda la pubblicazione in formato elettronico e può essere recuperato interamente attraverso il versamento da parte dell’editore di una percentuale oltre un certo numero di vendite di copie cartacee.
La casa editrice si fa carico del lavoro di editing, della distribuzione in Italia e attraverso i canali stranieri per i testi in lingua inglese, e garantisce la costante reperibilità dell’opera sia in formato elettronico che cartaceo.
Fra le criticità, evidenziate nel progetto stesso, ci sono le possibili resistenze da parte dei rettori al cambiamento e a nuove forme di disseminazione della conoscenza, e le difficoltà da parte delle amministrazioni a gestire tipologie di contratti fuori dagli schemi o la contabilizzazione degli eventuali ricavi.

I vantaggi…

Il progetto è interessante perché offre un servizio innovativo che molti atenei non sarebbero in grado di sostenere: in particolare, il lavoro redazionale e la distribuzione attraverso un’ampia rete consolidata.
I vantaggi in termini di disseminazione, legalità dei comportamenti da parte degli studenti (download legale invece che fotocopiatura spesso oltre i limiti previsti dalla legge), visibilità, rintracciabilità da parte dei motori generalisti e specifici e assenza di rischio economico, sono indubbi.

… e alcune perplessità

Ci sono tuttavia alcune perplessità che sono state recentemente esposte e discusse con l’editore sulla lista Oa-Italia [2] e di cui si riassumono alcune parti.

L’offerta prevede che gli atenei possano archiviare l’opera sul sito istituzionale, mentre nel sito si parla di archiviazione sul sito dell’editore.
Entrambe le strade sono percorribili?
E poi, cosa si intende per sito istituzionale? Può coincidere con l’archivio aperto?
E se si volesse archiviare l’opera in un deposito disciplinare?

Giovanni Sica, amministratore delegato di Polimetrica, risponde che le università o società scientifiche che hanno richiesto di avere la disponibilità del file nel proprio archivio istituzionale non hanno trovato ostacoli da parte dell’editore e che la licenza applicata consente e favorisce la massima diffusione dell’opera.

L’altro rilievo riguarda la conciliazione del diritto esclusivo dell’editore di pubblicare e vendere l’opera con la diffusione in Open Access.

Polimetrica (che ha scelto una linea di pubblicazione promiscua di libero accesso e commerciale) ricava un reddito dalle vendite delle edizioni a stampa.
Pertanto l’editore deve avere garantito innanzitutto il diritto esclusivo di utilizzare l’opera a fini commerciali; tale diritto esclusivo viene ulteriormente rinforzato dal diritto parimenti esclusivo di pubblicare l’opera, perché questi due diritti permettono di identificare una figura giuridica (l’editore), pronta a tutelare la sfera di diritti di privativa che accompagnano un’opera in libero accesso.
Questa configurazione di diritto esclusivo di pubblicare non contrasta a parere dell’editore con la possibilità di diffondere liberamente i contenuti dell’opera.

La licenza parla genericamente di “additional rights on the contents” destinati agli autori, mentre per evitare equivoci o fraintendimenti sarebbe opportuno specificare quali sono questi additional rights. In particolare, secondo una tradizione ormai consolidata in altri paesi, tre sarebbero i diritti che l’autore dovrebbe poter mantenere: il diritto al riutilizzo della propria opera o di parti di essa per scopi didattici o scientifici, il diritto di autoarchiviazione nel deposito istituzionale dell’ateneo e/o in un deposito disciplinare, il diritto per l’istituzione di appartenenza dell’autore alla conversione del file a scopo di preservazione [3].

Il testo della licenza, che può sembrare eccessivamente sintetico, è dettato da una esigenza di carattere legale-processuale. Gli ordinamenti giuridici nazionali hanno una regola fondamentale, secondo la quale per avere tutela dei propri diritti bisogna dimostrare di avere adeguatamente informato sugli stessi chi si presume li abbia violati; da qui l’esigenza di accompagnare l’opera da proteggere con un testo completo della licenza o con altri accorgimenti similari che costituiscano prova dell’avvenuta lettura dei contenuti di una licenza di essere d’accordo sugli stessi. Finora Polimetrica ha applicato due soluzioni pratiche: 1) dotarsi di una licenza e dichiararla per esteso nell’opera; 2) utilizzare una licenza Creative Commons in lingua inglese sempre nella sua interezza, mentre alcune integrazioni regolamentano i rapporti interni tra editore e autore (ad esempio i volumi della collana “Publishing studies”).

L’ultimo rilievo riguarda le modalità di accesso al fulltext che risulta essere un Open Access un po’ sui generis. Si arriva all’area di download dopo una serie di schermate, l’ultima delle quali richiede per lo più una donazione a partire da 5 euro [4]. Per un servizio rivolto agli studenti, abituati a strumenti molto più immediati e di certo non sempre possessori di carta di credito, risulta relativamente fastidioso e soprattutto inutile se effettivamente un’altra copia del testo può essere reperibile nell’archivio istituzionale dell’ateneo, dove è accessibile direttamente. Anche nel caso che sia prevista un’offerta pari a zero, all’utente viene richiesta una registrazione.

Questa richiesta di donazione viene al momento applicata alle pubblicazioni della collana “Publishing studies”; queste stesse pubblicazioni sono rese disponibili gratuitamente su altri archivi pubblici, per esempio E-LIS, dove il file scaricabile ha alcune restrizioni (per esempio la stampa). La licenza è la CC 3.0 unported.

La pratica della donazione è interessante soprattutto per l’estero e per opere inserite nel circuito internazionale; fuori dall’Italia c’è una sensibilità alla donazione “senza se e senza ma”, cioè viene valutata in particolare la utilità o no della proposta e si decide di conseguenza.
Queste pubblicazioni sono disponibili anche in versione a stampa a pagamento; a livello internazionale queste opere vengono distribuite anche nel circuito commerciale di Lulu.com [5].

La pratica della donazione sembra assolutamente legittima, tuttavia, forse, sarebbe più corretto prevedere i due percorsi: quello per chi decide di effettuare una donazione e quello per chi invece decide che vuole solo scaricare il testo, e lasciare scegliere l’utente.

Anche dopo i chiarimenti dati dall’editore restano le perplessità in merito alla licenza che è scritta in inglese, con tutte le confusioni che ciò può ingenerare (per esempio sull’utilizzo del termine distribute). Manca un richiamo esplicito alla legge sul diritto d’autore (l. n. 633/1941) e non risultano abbastanza dettagliati né i diritti che l’editore trattiene per sé né quelli che vengono lasciati all’autore.
Al di là delle imperfezioni di un progetto che dovrà sicuramente essere messo a punto con il tempo, l’editore sembra essere molto interessato a un confronto con tutti i portatori di interesse, allo scopo di individuare soluzioni condivise e praticabili. Iniziativa che, credo, merita di essere incoraggiata.

paola.galimberti@unimi.it


[1] La licenza è visionabile sul sito dell’editore all’indirizzo http://www.polimetrica.com/?p=p_24&iPage=4.
[2] http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia.
[3] Si veda a tal scopo il Copyright Toolbox di JISC e SURF, uno strumento pensato per gestire in maniera equilibrata i diritti dell’editore, i diritti dell’autore e i diritti degli utenti.
[4] Si ricorda qui una delle tante definizioni che Stevan Harnad dà di Open Access: «Open Access means free online access. No tollbarriers to the would-be user (or their institution!): not subscription tolls, not license tolls, not pay-per-view tolls».
[5] Lulu.com è una sorta di libreria virtuale che permette la pubblicazione gratuita di volumi che sono al di fuori del giro dei grandi editori commerciali e che offre ad autori anche di pregio ma che non hanno già un loro mercato acquisito la possibilità di farsi conoscere. Il sito offre anche gli strumenti per realizzare il libro (per esempio la copertina). L’utente può scaricare l’opera nel formato che preferisce e può lasciare un commento o suggerire l’opera ad altri.


GALIMBERTI, Paola. Il progetto “Libri gratuiti in ateneo” della casa editrice Polimetrica. «AIB notizie», 20 (2008), n. 6-7, p. 16-17.

Copyright AIB 2008-07, ultimo aggiornamento 2008-07-21 a cura di Zaira Maroccia
URL: http://www.aib.it/aib/editoria/n20/0616.htm3

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