La prossima Conferenza IFLA di Milano coinvolgerà non solo i bibliotecari italiani ma anche tutti i bibliotecari dell’Area mediterranea e sarà un’opportunità unica per migliorare la conoscenza reciproca di istituzioni che hanno forti radici comuni ma che difficilmente cooperano.
Tra i risultati attesi della Conferenza di Milano c’è quindi quello di un impatto nelle istituzioni bibliotecarie dell’Area mediterranea che vada al di là dell’evento, per costruire le basi di una salda collaborazione.
La Sezione Educazione e aggiornamento dell’IFLA sta organizzando una sessione della Conferenza IFLA 2009, ospitata dall’Università di Milano. Questa sessione sarà in particolare dedicata alle scuole di biblioteconomia nel Mediterraneo e sarà centrata sul Processo di Bologna [1] e il suo impatto sulla riforma che tutte le università dell’Area stanno realizzando.
La preparazione di questa sessione è stata lo stimolo per promuovere una rete di scuole di biblioteconomia [2], con un primo incontro che si è tenuto a Zadar, in Croazia, lo scorso 1° febbraio. Erano presenti all’incontro rappresentanti di Italia e Croazia (rispettivamente rappresentate dall’Università di Parma e dall’Università di Zadar, organizzatori e promotori della riunione), insieme a rappresentanti di Francia (ENSSIB), Slovenia (Università di Lubiana), Austria (Fachhoschul-Studiengang Burgenland), Ungheria (Università della West Hungary), Turchia (Università di Ankara), Polonia (Università N. Copernicus), Regno Unito (Università di Loughborough) e con l’adesione di Portogallo (Università di Porto) e Spagna (Università di Barcellona), insieme ad altre università dell’Africa del Nord che non sono potute intervenire. Questa rete deve intendersi come un gruppo per ora di volontari, non limitata ai confini dell’area geografica definita dal Mediterraneo e aperta a successive adesioni, con un impegno a incontrarsi almeno una volta all’anno, nelle diverse sedi dei partecipanti.
Tutti i partecipanti alla riunione hanno brevemente introdotto i risultati della riforma di Bologna nelle loro università.
Nell’ambito del quadro di riferimento comune del Processo di Bologna, le scuole di biblioteconomia dell’Area mediterranea stanno seguendo strade diverse, legate alle differenze delle legislazioni nazionali e soprattutto alle diverse regolamentazioni delle singole università, spesso vincolate a criteri di razionalizzazione economica e di aggregazioni disciplinari tradizionali. Tuttavia possono essere indicate linee di convergenza, da intendere sia come opportunità che come sfide per la professione.
Si può dire che la riforma ha migliorato la formazione dei bibliotecari, con il generale riconoscimento dello status accademico della professione, per il cui accesso occorre una laurea in Biblioteconomia o di primo livello o di specializzazione. Il titolo universitario come accesso alla professione ora è la norma, anche in nazioni come l’Austria, dove prima si diventava bibliotecari lavorando in una biblioteca. Tuttavia, restano ancora aperte le scuole professionali non universitarie, su cui prima si fondava la formazione professionale. Pur se già esistono i primi laureati di corsi post-laurea, in alcune nazioni la qualifica iniziale richiesta è di primo livello.
Un’altra tendenza comune è la presenza di corsi finalizzati a un profilo bibliotecario in diverse facoltà degli atenei, sia quelle tradizionalmente connesse ai bibliotecari sia quelle indirizzate ad altre professioni. Questo comporta un problema di riconoscimento dei titoli accademici per l’ammissione di studenti che vengono da altri percorsi e intendano seguire corsi di master in biblioteconomia.
Ad esempio in Ungheria hanno deciso di accettare tutti gli studenti che vengono da altre facoltà.
La riforma ha reso possibile anche avviare dei corsi innovativi, spesso in collaborazione con facoltà scientifiche e tecniche o altre scuole di biblioteconomia. Ad esempio le università di Osijek e Zadar offrono a professionisti di biblioteche, archivi e musei un corso in Informatology, concentrato sull’applicazione delle nuove tecnologie, seguito da un master in Information science, e un dottorato, in lingua inglese. Nel disegno di questo curriculum sono stati coinvolti molti dei diretti interessati, a cominciare dai professionisti e dagli studenti.
Un’importante differenza evidenziata nella riunione è quella legata alla determinazione dei crediti ECTS per le stesse discipline e per contenuti simili. Nell’ambito di un comune obiettivo di una migliore armonizzazione dei corsi, Anna Maria Tammaro ha introdotto i risultati del progetto europeo European Curriculum Reflections e ha illustrato le linee guida di EUCLID (Associazione dei docenti di biblioteconomia europei) presentate all’ultima Conferenza BOBCATSS. Le linee guida, come risultato delle attività dell’EUCLID Board dal 2005 al 2008, evidenziano i valori fondamentali che devono essere presenti in un curriculum per i bibliotecari, strutturati in tre elementi:
Quello che stiamo vivendo è da considerare un periodo di grande cambiamento e le scuole di biblioteconomia devono adattarsi a un contesto che cambia, anche innovando la propria offerta formativa.
Le linee guida puntano a un livello di qualificazione professionale alto, con un background accademico che renda il bibliotecario capace di avere un ruolo attivo nelle trasformazioni della società, in cui le competenze strettamente tecniche, come quelle della catalogazione, si combinano con competenze di gestione, di politica dell’informazione, di legislazione e soprattutto di saper fare ricerca applicata.
In sintesi, il modello europeo è più rigido in confronto al modello americano, dove gli studenti trovano molta più flessibilità nel costruirsi un curriculum personalizzato, con corsi obbligatori, ma anche molti corsi facoltativi.
Un problema da evidenziare è che il Processo di Bologna propone un modello orientato al mercato del lavoro, ma questo in parte è in conflitto con sistemi educativi centrati su una base culturale generica e ampia e con stratificazioni di competenze interne alle università stesse.
Un’importante decisione presa dalla rete di scuole di biblioteconomia è la realizzazione di un volume sulle problematiche e le realizzazioni del Processo di Bologna nelle scuole dell’Area. Che altro si propone di fare la rete di scuole di biblioteconomia? Le prime attività comuni sono:
1. Mobilità degli studenti e stage internazionali.
Si è deciso di organizzare delle scuole estive per gli studenti del primo livello (laurea triennale), sul modello di esperienze analoghe fatte con gli Stati Uniti. Questo consentirà agli studenti dell’Area di capire approcci diversi alle biblioteche, anche migliorando la comprensione multiculturale e la cooperazione.
2. Registro della ricerca.
Sarà importante conoscere le ricerche in corso nelle diverse istituzioni, anche al fine di arrivare a centri di competenza e specializzazione su cui basare sinergie e collaborazioni future per la didattica. Sarà sviluppato a tal fine un sito web, iniziando a raccogliere le ricerche in corso e concluse, al fine di diffondere i risultati raggiunti.
3. Promozione della professione.
È necessario oggi arrivare a una migliore comprensione della professione, anche attraverso un’opera di comunicazione alla società volta a promuovere il ruolo attuale e quello possibile dei bibliotecari. La necessità di promozione include anche i docenti di biblioteconomia, che non godono attualmente di una buona considerazione all’interno dell’università rispetto a discipline con più solida base scientifica. Verrà avviata una prima indagine, con lo scopo di arrivare a un programma comune di promozione.
La discussione è stata molto vivace e concreta, con la costituzione di alcuni gruppi di lavoro per realizzare le prime attività comuni. La prossima riunione della rete di scuole di biblioteconomia sarà organizzata a Parma nel marzo 2009.
annamaria.tammaro@unipr.it
[1] Il Processo di Bologna è il monitoraggio della riforma della formazione universitaria, avviata dopo la Dichiarazione di Bologna firmata nel 1999 dai rappresentanti degli Stati europei. Gli obiettivi perseguiti dovranno essere realizzati entro il 2010.
[2] Si adotta per convenienza il termine “scuole di biblioteconomia” intendendo con questo termine le istituzioni universitarie che fanno corsi per i bibliotecari. A evidenza delle differenze di diversi sistemi formativi, non esiste infatti in Europa una denominazione unica e certa per definire in modo univoco i corsi per i bibliotecari.