[AIB] AIB notizie 20 (2008), n. 1
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Biblioteche, le nuove forme di integrazione culturale
intervista a Sandra Rios Balderrama

a cura di Gimena Campos Cervera e Valeria Arena

«Siamo un microcosmo all’interno di una società più grande».
Con questa espressione la bibliotecaria americana Sandra Rios Balderrama ha descritto le attività e i servizi che caratterizzano il suo lavoro di librarian in California [1]. Il 23 maggio 2007, Sandra Balderrama ha partecipato a una Face2Face video webchat organizzata dall’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, ed è stata intervistata da Myra Brown, Information Resource Officer.
A questo evento, che si è svolto in lingua inglese e la cui trascrizione è disponibile sul sito web dell’Ambasciata [2], hanno partecipato bibliotecari di vari paesi, tra cui Grecia e Germania, e bibliotecari di diverse città italiane. L’attività di Sandra è volta a promuovere il multiculturalismo e l’integrazione degli stranieri attraverso servizi forniti dalle biblioteche. Un lavoro, il suo, cominciato quando negli Stati Uniti volgevano al termine i movimenti per i diritti civili.
Sono state queste esperienze a influenzare il suo modo di concepire le biblioteche, ad alimentare in lei la voglia di renderle accessibili non solo per i nuovi immigrati, ma anche per le tradizionali comunità multiculturali che da diverse generazioni vivevano in America.

Negli Stati Uniti, le biblioteche servono popolazioni multiculturali fin dal 1800, quando migliaia di europei di diversi paesi e lingue, emigrarono oltreoceano.
Prima di questo incontro a Roma, Sandra aveva partecipato a una serie di workshop in Grecia proprio per affrontare temi riguardanti l’immigrazione e i cambiamenti demografici della popolazione: «nel corso di questo viaggio – ha dichiarato – ho imparato che abbiamo continuamente bisogno di comunicare e di condividere informazioni, soprattutto perché il fenomeno dell’immigrazione è in forte crescita».
Comunicare diventa, pertanto, la parola chiave quando si pensa a prospettive di integrazione, ed è per questo motivo che tra i servizi offerti nelle biblioteche americane è previsto l’insegnamento della lingua inglese. Il primo passo in questo processo, anche quando ci si relaziona con chi non ha alcuna conoscenza, è quello di insegnare a dire “ciao”; poi è necessario che i bibliotecari attivino programmi specifici per capire anche la cultura e le tradizioni di quel paese.
Come possiamo – ha ribadito la Balderrama – garantire la qualità di un servizio per le popolazioni multiculturali se non sappiamo nulla della loro cultura? Ecco quindi che occorre imparare a conoscere la loro musica, la loro arte, il loro stile di vita per trovare un canale di comunicazione immediato, a volte più loquace delle stesse parole.
Da tutto ciò si comprende facilmente come una biblioteca pubblica possa divenire uno spazio speciale e assumere un ruolo centrale nel processo di assistenza e servizio agli immigrati.
Ma oltre alla non conoscenza della lingua inglese, le biblioteche americane devono affrontare problemi legati al basso livello di scolarità degli utenti stranieri nella loro lingua e cultura di origine.

Come attrarre allora nelle biblioteche persone che non sanno né leggere né scrivere nella propria lingua madre? I linguaggi grafici sono molto utili in questi casi: disegni, fotografie, e anche un servizio di interpretariato nelle lingue straniere più frequenti.
Per organizzare servizi di questo tipo, occorre contare su personale “culturalmente competente”.
Non bastano le conoscenze biblioteconomiche, è necessario aggiungere quelle competenze interculturali che permettano al bibliotecario di avvicinarsi a utenti di culture diverse, rispettando le differenze ed enfatizzando i punti in comune. Negli Stati Uniti, questi “mediatori culturali” sono sempre più presenti nelle biblioteche.

Anche le associazioni di bibliotecari capiscono l’importanza di queste competenze; l’ALA [3] e l’IFLA [4] hanno interi capitoli dedicati alle risorse multiculturali e alle linee guida in questo ambito. Sandra è esperta in formazione di bibliotecari di questo tipo.
«Si comincia dalla presa di consapevolezza dei propri valori culturali: occorre guardarli non più come assoluti, ma inseriti in un contesto culturale definito; è da lì che si può iniziare a guardare le altre culture senza preconcetti, cercando di comprendere le differenze ma soprattutto di valorizzare i punti in comune».
Tra i molteplici interrogativi posti nel corso della Face2Face, una certa attenzione è stata posta anche al problema della religione: spesso, infatti, ci si confronta con persone di credo diversi; quali sistemi di approccio adottare in queste circostanze? «Ho imparato – ha sottolineato Sandra – che non possiamo sempre separare religione e identità culturale per cui al primo posto dobbiamo porre il rispetto: se ci sono aspetti che non conosciamo o non comprendiamo, non esiste altra strada se non quella di far domande e provare a identificarsi in quella cultura. Negli Stati Uniti la libertà religiosa è un valore molto forte; dobbiamo cercare di perpetuarlo anche in condizioni di difficoltà».
Nel corso dell’intervista sono stati forniti numerosi indirizzi e contatti per ricevere ulteriori informazioni su queste particolari forme di integrazione. Anche da parte delle università si registra un grande sostegno nel promuovere programmi che supportino progetti di integrazione.
Tuttavia, come la stessa Balderrama ha sottolineato, per portare avanti attività di questo tipo bisogna essere disposti a lavorare molto su se stessi: occorre sempre cercare di apprendere qualcosa in più sulle altre culture: analizzarle, comprenderle fino in fondo senza aver mai paura delle differenze.

CamposG@state.gov


[1] Sandra ha collaborato con l’Ufficio per la diversità culturale dell’ALA (American Library Association) e con l’associazione Reforma (National Association to Promote Library and Information Services to Latinos and the Spanish-Speaking). Attualmente lavora come consulente indipendente per biblioteche e servizi informativi.
[2] Crossroads signify changes: U.S. libraries and multiculturalism, trascrizione integrale: http://italy.usembassy.gov/Face2Face/?f2f=009/.
[3] http://www.ala.org/ala/yalsa/profdev/multicultural.cfm.
[4] http://www.ifla.org/VII/s32/index.htm.


CAMPOS CERVERA, Gimena - ARENA, Valeria. Biblioteche, le nuove forme di integrazione culturale. Intervista a Sandra Rios Balderrama. «AIB notizie», 20 (2008), n. 1, p. 12.

Copyright AIB 2008-01, ultimo aggiornamento 2008-01-18 a cura di Zaira Maroccia
URL: http://www.aib.it/aib/editoria/n20/0112.htm3

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