Il Researchers’ use of academic libraries and their services è uno studio relativo all’uso, da parte dei ricercatori britannici, delle biblioteche accademiche e dei loro servizi, pubblicato nell’aprile 2007 e commissionato alla Key Perspectives Ltd [1] dal Research Information Network [2] e dal Consortium of Research Libraries [3].
Nella prefazione i rappresentanti dei due enti, Michael Jubb e Robin Green, indicano i motivi della ricerca e il contesto di riferimento: il cambiamento, negli ultimi dieci anni, delle tipologie di relazioni tra ricercatori e biblioteche accademiche, la diversa disponibilità di risorse informative e le nuove modalità di erogazione dei servizi, nonché le aspettative, anch’esse nuove, rispetto agli stessi servizi, hanno portato alla necessità di approntare uno studio che servisse a fornire basi solide per capire come le biblioteche hanno sviluppato, modificandoli, servizi e strategie di offerta dei servizi, e come i ricercatori, da parte loro, hanno fatto uso dei nuovi servizi.
Inoltre, ulteriore motivazione della ricerca è stata quella di offrire una prospettiva sui cambiamenti a breve e medio termine ai quali, da un lato e dall’altro, bibliotecari e ricercatori andranno incontro.
Se è vero che per secoli le biblioteche accademiche hanno avuto un ruolo centrale nel supportare la ricerca in ogni ambito disciplinare, corrono però adesso un grosso rischio, e cioè, se non si adattano rapidamente ai cambiamenti in atto, agli sviluppi tecnologici, alle nuove modalità di reperire risorse informative in linea, potranno perdere o quanto meno allontanare i ricercatori che, da parte loro, si sono adattati e si stanno adattando rapidamente ai nuovi modi di fare ricerca e di usufruire dei servizi delle biblioteche più all’avanguardia.
A fronte di nuove possibilità e strategie di ricerca, nascono inevitabilmente nuove aspettative che le biblioteche dovranno essere in grado di comprendere e di soddisfare, dopo averne pianificato la migliore gestione.
Diventa insomma prioritario per le biblioteche accademiche comprendere i bisogni informativi dei ricercatori e assicurare loro servizi adeguati alle esigenze e alle nuove aspettative, spesso non del tutto dichiarate; diventa inoltre importante capire le nuove modalità con le quali lavorano i ricercatori, come svolgono l’e-research, come si sviluppano i rapporti interdisciplinari, che si riscontrano con maggiore frequenza rispetto al passato, come si collabora con altre istituzioni, come ci si adatta alla crescita imponente di risorse digitali e come se ne usufruisce.
La ricerca è stata condotta all’interno di biblioteche accademiche, con la collaborazione di 300 bibliotecari e di oltre 2250 ricercatori del Regno Unito ai quali è stato garantito l’anonimato; si è svolta attraverso la creazione e la gestione di gruppi di lavoro e la somministrazione di interviste e questionari.
Questo rapporto, in prima istanza, vuole essere uno strumento di analisi dello stato corrente delle interazioni tra ricercatori e bibliotecari, tra ricercatori e biblioteche accademiche; inoltre si pone certamente come uno strumento utile per contribuire a una migliore comunicazione tra gli attori già indicati e gli stakeholder che, basandosi su questo studio, saranno in grado di costruire migliori politiche bibliotecarie per gli anni a venire.
Dalla ricerca emerge con chiarezza un dato: i ricercatori britannici ritengono nella maggior parte dei casi che le loro istituzioni bibliotecarie stiano facendo effettivamente un buon lavoro nel fornire loro informazioni necessarie per le ricerche; a ogni modo, è tempo di riflettere sui ruoli futuri delle biblioteche e sulle future responsabilità rispetto ai cambiamenti ai quali vanno incontro tutti gli attori coinvolti nel ciclo della ricerca (ricercatori, istituzioni, biblioteche).
Un altro elemento emerso, e del resto già noto, è quello relativo alla notevole diminuzione negli ultimi cinque anni del numero di ricercatori e studiosi che si recano fisicamente in biblioteca, in particolar modo nel settore scientifico; i ricercatori scelgono in prevalenza forme di accesso a materiali digitali accessibili in linea e messi a disposizione, anche ma non solo, dalle loro biblioteche.
Meno evidente è la “fuga dalle biblioteche” nei settori delle arti e della letteratura, anche se è possibile notare un comportamento analogo, dal momento che in tutti i settori della ricerca si riscontra una tendenza da parte degli utenti a usare forme di aiuto digitale (mediante mail, chat, blog, e altri sistemi), a effettuare ricerche su nuovi OPAC in grado di fornire maggiori servizi rispetto al passato, a utilizzare documenti in formato digitale, a usare l’ILL e a mettere in atto una serie di strategie formali e informali con le quali aggirare le biblioteche che pongono un qualunque tipo di barriera nell’erogazione immediata di servizi.
Da quanto si legge in conclusione del report, che è accompagnato in ogni capitolo da grafici e dati statistici di facile lettura, occorre quindi lavorare perché le biblioteche favoriscano l’accesso ai propri materiali, sia tradizionali sia digitali, e affinché esse stesse, in cooperazione, attivino programmi di scambio di servizi e di utenti.
simona.inserra@unict.it
[1] http://www.keyperspectives.co.uk
[2] http://www.rin.ac.uk
[3] http://www.curl.ac.ik