[AIB] AIB. Le biblioteche per la libertà d'accesso all'informazione, Bologna, 2006-05-18/19

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Saluto del presidente dell'Associazione

Mauro Guerrini

Ringrazio tutti gli intervenuti a questo convegno, organizzato dall'Associazione Italiana Biblioteche.

Ringrazio la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, che ci ospita, e il suo direttore, Pierangelo Bellettini, che ha accettato con entusiasmo di ospitarci nella splendida cornice della Sala Stabat Mater. Ringrazio inoltre tutti gli sponsor, che con il loro contributo hanno reso più agevole l'organizzazione di questa giornata.

Il convegno riprende la terza sessione del 52º congresso nazionale dell'Associazione, prevista per lo scorso 25 novembre e annullata per via dello sciopero generale proclamato contro i tagli al bilancio della cultura (legge finanziaria 2006), al quale il CEN aveva deciso di aderire.

Rispetto al programma del congresso, il convegno odierno si propone di declinare gli aspetti qualificanti della tematica dell'accesso nel campo dei servizi, delle risorse informative, della normativa, dei prodotti della ricerca, della fruizione.

Nel titolo del convegno ricorrono tre parole che costituiscono le direttrici dei lavori di queste due giornate: libertà, accesso, informazione.

Il tema della "libertà" è fondativo per le biblioteche. "La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia -- recita il manfesto UNESCO -- dipendono da un'istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza al pensiero, alla cultura e all'informazione".

È sul terreno della libertà d'accesso all'informazione che si gioca la possibilità di vederci assegnato un ruolo nella costruzione di una nuova economia e di nuovi assetti sociali basati sulla conoscenza. Il Consiglio Europeo, riunitosi a Lisbona nel marzo 2000, nella relazione conclusiva ha affermato: "Ooccorre che ogni cittadino possieda le competenze necessarie per vivere e lavorare in questa nuova società dell'informazione. Mezzi diversi di accesso dovranno impedire l'esclusione dall'informazione. Deve essere intensificata la lotta contro l'analfabetismo. I disabili dovranno essere oggetto di particolare attenzione". E ancora: "I sistemi europei di informazione e formazione [...] dovranno offrire possibilità di apprendimento e informazione adeguate ai gruppi bersaglio nelle diverse fasi della vita: giovani, adulti, disoccupati e persone occupate soggette al rischio che le loro competenze siano rese obsolete dai rapidi cambiamenti".

Questi obiettivi, secondo il Consiglio Europeo, sono raggiungibili attraverso tre componenti principali: lo sviluppo di centri locali di apprendimento, la promozione di nuove competenze di base, in particolare nelle tecnologie dell'informazione.

Non si parla esplicitamente delle biblioteche ma si evoca in maniera circostanziata il nostro ruolo, la nostra mission, i nostri compiti nel campo della formazione continua, del sostegno ai processi di inclusione sociale, dell'alfabetizzazione informatica.

Il tema della libertà d'accesso all'informazione evoca inoltre un orizzonte valoriale e -- possiamo dire -- etico nel quale si inscrive l'attività degli istituti in cui lavoriamo: è una funzione che è stata sottolineata più volte e a più riprese ma che deve essere sottratta alla genericità delle dichiarazioni di principio o peggio, della propaganda, per essere calata e declinata all'interno di sistemi politici, culturali ed economici storicamente determinati, nei quali le opzioni normative, le variabili tecnologiche, le politiche e le priorità degli attori che concorrono a definire il "sistema" della lettura e dell'istruzione finiscono per condizionare fortemente la possibilità di esercitare realmente (da parte del cittadino) il diritto di accesso all'informazione.

Le biblioteche sono il luogo in cui è possibile esercitare tale diritto, perché garantiscono la trasmissione libera della conoscenza, la crescita degli individui e lo sviluppo della società civile.

Questi principi sono alla base della legislazione in tema di biblioteche dei più avanzati paesi dell'Unione Europea e hanno dato luogo, in presenza di investimenti adeguati e duraturi nel tempo, allo sviluppo di sistemi bibliotecari nazionali efficaci e realmente al servizio di tutti i cittadini.

Nel nostro paese l'investimento pubblico nella cultura è drammaticamente al di sotto della media europea (0,2 % del PIL); le biblioteche operano in un contesto non regolamentato da una legislazione organica e caratterizzato da risorse esigue e soggette a progressiva riduzione. In Italia è assente qualsiasi politica nazionale che riconosca l'investimento nelle biblioteche come un elemento fondamentale per la democrazia, per l'integrazione e per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. Le punte di eccellenza dei servizi bibliotecari, che pure non mancano, sono quasi sempre il frutto di congiunture favorevoli o della lungimiranza di singole amministrazioni pubbliche, quasi mai l'esito di logiche di sistema in grado di orientare lo sviluppo e l'attività del servizio bibliotecario nazionale in tutte le sue articolazioni.

La funzione svolta dalle biblioteche in questo campo deve essere ribadita con forza nel momento in cui l'orizzonte di valori a cui ho fatto cenno poc'anzi è messo in discussione da accordi internazionali che tendono a modificare in senso restrittivo la normativa sul diritto d'autore.

Mi riferisco, in particolare, alle misure restrittive della libertà di accesso ai contenuti culturali previste da alcune direttive comunitarie, che hanno progressivamente sbilanciato il quadro normativo europeo a favore dei detentori dei diritti di sfruttamento economico delle opere dell'ingegno.

Dalle politiche del copyright e dai meccanismi di controllo sui sistemi di trasferimento dell'informazione dipendono non solo la quantità e la diffusione, ma anche la qualità e la libertà stessa della conoscenza diffusa. Le attuali dinamiche politiche, economiche, tecnologiche della produzione e della circolazione di contenuti scientifici e culturali tendono a ricondurre alla nozione di "eccezionalità" il libero accesso alla produzione editoriale (tradizionale ed elettronica) in nome di un malinteso concetto di libera concorrenza che è nei fatti alterato dal consolidamento progressivo di grosse concentrazioni imprenditoriali. Si tratta dei medesimi potentati che sono riusciti a trasformare una legittima istanza di tutela della produzione editoriale nelle lingue dei paesi nord europei in una direttiva europea che postula il principio del "risarcimento" per i presunti danni cagionati dalle biblioteche ai loro interessi economici mediante l'attività di prestito; o che, attraverso le proposte lanciate dalla Federazione Europea degli Editori, mirano a prevedere norme ancora più rigide per l'utilizzo delle risorse digitali in biblioteca [1].

La direttiva 92/100/CE, nota al mondo dei bibliotecari per via della mobilitazione che ha fatto seguito all'avvio di una procedura di infrazione avviata nei confronti del nostro Paese per il suo errato recepimento, prevede la "remunerazione del diritto di prestito" agli autori da parte delle biblioteche.

L'Associazione Italiana Biblioteche ha espresso la propria posizione di contrarietà a ogni provvedimento teso a porre a carico delle biblioteche o delle loro amministrazioni una "tassa sul prestito". La tutela degli autori e il sostegno all'editoria europea e italiana sono obiettivi fondamentali, che possono e devono integrarsi con quello della libera circolazione dei saperi, garantito dalle biblioteche.

L'AIB ritiene che sia necessaria una ripresa forte e decisa di attività nei confronti dell'opinione pubblica e sul nuovo Governo, per scongiurare la possibilità che, in caso di condanna da parte della Corte di Giustizia europea, ci si trovi a dover assumere provvedimenti normativi d'urgenza, senza possibilità né tempo di meditare adeguatamente sulle soluzioni più opportune.

A tale proposito il convegno odierno è l'occasione per avviare ufficialmente una campagna contro il prestito a pagamento, che sarà illustrata durante la tavola rotonda di domani pomeriggio.

Riteniamo inoltre che l'AIB debba confrontarsi con le associazioni consorelle sulla portata e le conseguenze dell'applicazione della direttiva 92/100/CE nelle diverse regioni comunitarie, con l'ambizione di riuscire a modificarla.

La tavola rotonda di domani è il primo tentativo di suscitare il confronto: vi parteciperanno -- e li ringrazio -- i colleghi delle associazioni dei bibliotecari francesi (Anne Le Lay) e spagnoli (Pedro Hipola) e Klaus Kempf, direttore della StaatsBayerische Bibliothek: li ringrazio tutti


La tutela dei diritti d'autore ci conduce direttamente verso il tema dell'Open Access [2], al quale sarà dedicata buona parte della sessione odierna e che è stato recentemente oggetto di un seminario AIB [3].

Nato in ambito universitario per porre rimedio a una conformazione sempre più oligopolistica dell'editoria accademica digitale, particolarmente nel settore dei periodici, il movimento dell'open access ha avuto un primo riconoscimento ufficiale in Italia alla fine del 2005 [4]: nel novembre scorso, a Messina, si è svolto un importante convegno in cui la commissione biblioteche della CRUI ha avviato un progetto per coinvolgere gli atenei italiani nel movimento dell'OA.

Si tratta di un primo importante passo verso la creazione di un sistema nazionale di repository aperti, che dovrà necessariamente condurre alla definizione puntuale della loro fisionomia. Di questo argomento parleranno Susanna Mornati e Paola Gargiulo nel loro intervento.

Varrà la pena ricordare -- anche se è un problema ampiamente noto -- che l'attività di ricerca negli atenei italiani è in massima parte sostenuta da finanziamenti pubblici e che le università -- per rendere disponibili i prodotti della ricerca alla comunità scientifica e didattica -- sono costrette a pagare una seconda volta (sotto forma di royalties per abbonamenti a periodici) per vederli pubblicati. I prezzi dei periodici, specie nel campo scientifico, hanno subito un abnorme aumento negli ultimi decenni del secolo scorso, mettendo in crisi le politiche di sviluppo delle collezioni delle biblioteche universitarie. Il movimento per l'accesso aperto potrebbe, in questo senso, rappresentare una valida alternativa per le biblioteche accademiche.


Un altro tema trattato durante i lavori è quello della conservazione:

Il tema del deposito legale, tornato alla ribalta dopo l'approvazione -- sulla quale nessuno scommetteva più -- del regolamento ex L. 106/94 nella penultima riunione del Governo, ripropone questioni importanti e a lungo dibattute, che saranno oggetto della relazione di Paola Puglisi e Carlo Federici.

L'enorme massa di documenti pubblicati annualmente in Italia rappresenta la memoria dell'attività editoriale del nostro paese, dunque per via indiretta anche la memoria della produzione intellettuale: conservare, ordinare devono essere attività finalizzate alla piena fruizione di questa ricca e stratificata memoria.


Il contributo che i bibliotecari possono dare all'affermazione della libera circolazione dell'informazione è ampio ed articolato: dal sostegno alle iniziative alla sensibilizzazione degli autori, dalla partecipazione a progetti diretti alla creazione di OA alla definizione di progetti e servizi che realizzino le condizioni per il pienoaccesso da parte di tutte le fasce di popolazione, con particolare attenzione per gli "ultimi", coloro che hanno difficoltà specifiche e riconosciute.

Il tema del ruolo che i bibliotecari possono assumere nel nuovo scenario creatosi con lo sviluppo delle nuove forme di diffusione della conoscenza sarà affrontato anche nel prossimo Congresso nazionale dell'Associazione, che si terrà a Roma il 18-20 ottobre prossimi.


A margine del programma di questo convegno vorrei ricordare due altri appuntamenti: la presentazione degli atti di un convegno internazionale sullo sviluppo delle raccolte che si è tenuto proprio in questa sala il 18 febbraio dell'anno scorso: Current issues in collection development: Italian and global perspectives, a cura della Commissione Nazionale Biblioteche delle Università e della Ricerca, e dell'IFLA Standing committee on acquisition and collection development.

Infine, stasera alle 20.30 presso l'Antica Salsamenteria Tamburini avrà luogo la cena a tema organizzata dal Gruppo bibliotecari gourmand "Olindo Guerrini", denominata "Quel che resta del giorno", con menù tratto da L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa di Olindo Guerrini.

A tutti auguro un proficuo lavoro.

Bologna, 18 maggio 2006


Note

1.   Si veda in proposito FEP [Federation of European Publishers] response to Communication from the European Commission "2010: digital libraries" all'URL: <http://europa.eu.int /information_society /activities /digital_libraries /consultation /replies /consult_results /fep_a302619.pdf> [PDF 176 k].

2.   "The literature that should be freely accessible online is that which scholars give to the world without expectation of payment" (Budapest Open Access Initiative).

3.   Open access: strategie e nuove tecnologie per rinnovare la comunicazione scientifica. Roma, 10-13 ottobre 2005. Docente: Susanna Mornati. Si veda in proposito il resoconto a cura di Sandra Di Majo, pubblicato su AIB notizie 10-11/2005.

4.   "Gli atenei italiani per l'Open Access: verso l'accesso aperto alla letteratura di ricerca". Università degli Studi di Messina, Aula Magna, 4-5 novembre 2004. -- <http://www.aepic.it/conf/index.php?cf=1>.


© AIB 2006-06, aggiornamento 2006-07-06
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